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Autore: Noire    23/11/2009    3 recensioni
Piccolo Missing Moment della long fic Wonderland! Cosa succede quando ci si ritrova a pensare tutto l'opposto di ciò che si credeva? Hope you like it!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Et voilà! Piccolo ma importante Missing Moment della mia long fic "Wonderland!"
Precisamente, il primo incontro tra Vi e Joe xD
Shot che avevo in programma da un po', spero che vi piaccia.
E soprattutto che mi facciate sapere la vostra opinione!
Baci & buona lettura...

Eleonora





- Vic, te l'ho già detto che non ho la minima voglia di entrare lì dentro?
Lei mi fulminò quasi con lo sguardo, sbuffando e scostandosi una ciocca di capelli corvini dalla fronte.
- L'hai detto circa un milione di volte, ma me lo hai promesso, non puoi tirarti indietro ora!
Sospirai, distogliendo gli occhi dai suoi e prendendo a fissarmi la punta degli stivali. Avevo deciso di vestirmi bene quella sera, anzi, a dire la verità era stata Victoria a deciderlo.
Perciò adesso ero avvolta in un vestitino nero a stampe blu che mi arrivava al ginocchio, appena più stretto in vita da una cintura sempre nera. Stranamente, quella mise accentuava ancor di più l'azzurro cupo dei miei occhi, e donava strani riflessi ai miei capelli biondo scuro. Ero stata quasi costretta a farci caso, dal momento che avevo passato circa un'ora davanti allo specchio, assieme a Vic, esasperando persino il mio armadio per decidere cosa indossare.
Lei era nervosa, era chiaro dal modo in cui tormentava i suoi capelli e si rosicchiava le unghie, o almeno ci provava. Il dubbio si fece strada nei miei occhi.
- Come si chiamava quello più grande?
Lei mi scoccò un'occhiata stizzita.
- Kevin, Vi, si chiama Kevin! Forza, ripetimeli di nuovo.
Accidenti a me. Mi sforzai di ricordare i nomi che avevo ripetuto più o meno per tutto il pomeriggio.
- Allora...il ricciolino è Nick. Il più grande si chiama Kevin, perciò il mezzano dev'essere...Jordan.
Potevo quasi vedere il fumo uscire dalle orecchie della mia migliore amica.
- Non Jordan, Joseph! Joe. Non è tanto difficile!
Io agitai una mano in segno di resa.
- Ok, ok, non ti agitare!
Certo, "non ti agitare". Era più o meno come porre una palla all'inizio di una discesa e chiederle di non rotolare. Ma dopotutto, era ovvio che si sentisse così.
Aveva conosciuto Nick qualche settimana prima, e quando me lo aveva detto non avevo realizzato immediatamente chi fosse. Quando poi mi aveva rivelato l'appartenenza del suddetto Nick alla band dei Jonas Brothers, avevo pensato ad uno scherzo davvero ben congegnato.
Purtroppo per me, però, quello non era affatto uno scherzo, e perciò, mossa a compassione dal suo evidente stato emotivo le avevo promesso che l'avrei accompagnata ad incontrarlo di nuovo.
Per quel motivo adesso ci trovavamo nella mia auto, in attesa che un corpulento bodyguard ci desse il segnale di via libera per l'ingresso nel backstage.
Avevo preso pesantemente in giro i Jonas Brothers fino al giorno prima, perciò mi era risultato piuttosto difficile applicarmi seriamente per imparare i loro nomi, apprendere i comportamenti da evitare e adoperarmi in qualsiasi altro modo per evitare ogni eventuale figuraccia. Il risultato era che adesso anche io ero piuttosto nervosa, anche se l'idea di poter indirizzare loro qualche frecciatina ben nascosta mi faceva sorridere. Sapevo che Vic non avrebbe approvato, però.
Dopo circa un quarto d'ora, un nerboruto omone nero si avvicinò alla macchina, bussando al finestrino e facendoci cenno di scendere. Quanta pomposità. Scossi appena la testa, mentre lui si spostava e io aprivo lo sportello.
- Andiamo, dai.
Vic mi seguì, raggiungendomi dopo pochi secondi. Era il grande momento. Wow.
Seguimmo lo scimmione fino ad una porta di metallo, attirando immediatamente su di noi lo sguardo del migliaio di ragazzine affollate davanti alla porta principale. Meraviglioso, proprio quello che volevo. Sul mio volto si dipinse una smorfia di fastidio, mentre ci affrettavamo il più velocemente possibile verso quella maledettissima porta e sparivamo all'interno dell'edificio, le schiene letteralmente perforate da centinaia di occhi e le orecchie piene di parole irripetibili dedicate esclusivamente a noi.
Quando ci trovammo al sicuro nel backstage, mi concessi qualche secondo per prendere fiato e verificare che Vic respirasse ancora. Lei adesso sorrideva, anche se un'ombra di nervosismo era ancora visibile nei suoi occhi.
Non ebbi il tempo di dirle nulla, perchè solo qualche secondo dopo sentimmo delle voci provenire dal corridoio, e un attimo più tardi Nick, il ricciolino, fece il suo ingresso tra noi.
Sorrideva, e i suoi occhi castani si illuminarono quando incontrarono quelli della mia amica. Istintivamente sorrisi anche io. Erano così carini! Mi si presentò. Aveva una stretta decisa, ma non irruenta.
Dietro a Nick c'era quello che avevo imparato a riconoscere come il fratello maggiore, Kevin. Strinsi la mano anche a lui, mentre ripetevo il mio nome per la seconda volta.
Alla fine, incontrai lo sguardo anche del terzo fratello, quello di cui avevo sbagliato il nome.
Mi sforzai di ricordarmelo, ma non ci riuscii e avvertii il panico farsi strada nella mia mente. Per fortuna, Nick accorse in mio soccorso.
- Violet, questo è mio fratello Joe.
- Molto piacere.
Joe Jonas mi sorrise, e io mi accorsi improvvisamente, e non senza un certo imbarazzo, che era davvero molto, molto carino. E quello era un problema.
Mancava ancora più di mezz'ora all'inizio del concerto, perciò cambiammo stanza, fino ad arrivare in un camerino piuttosto spazioso, con diverse poltroncine disposte attorno ad un tavolino basso. Joe mi era stato vicino per tutto il tragitto, senza smettere di sorridere per un secondo, e la cosa mi turbava.
Forse avrei dovuto dirgli che ero lì soltanto per amore della mia migliore amica, e che quindi poteva risparmiarsi tutte quelle cortesie, ma non lo feci.
Mi sedetti su una delle poltroncine, e poco dopo, contro ogni mia aspettativa, mi ritrovai completamente coinvolta in una discussione con quello che consideravo il più carino dei Jonas, arrivando persino ad avere le lacrime agli occhi dal ridere.
- Cavolo ragazze, dovreste venire a trovarci più spesso, è stressante avere questi due come unica compagnia qua dentro, prima di ogni concerto.
Nick gli scoccò un'occhiataccia.
- Molto divertente, Danger.
L'ultima parola fu accompagnata da un sorrisetto piuttosto maligno. Io mi volsi verso di lui.
- Danger?
A quel punto Nick sorrise, mentre Joe si sporgeva dalla sua poltrona, gesticolando. Nick lo ignorò.
- Non conoscevi il soprannome del mio fratellino?
Il suo ghignò si allargò, e io, mio malgrado, risi. Joe si incupì.
- Sei una carogna.
- Ho imparato dal migliore.
Alla fine Kevin dovette fungere da pacere, sorridendo bonariamente e poggiando una mano sulla spalla di Joe.
- Suvvia, ragazzi, basta. Che figura ci facciamo?
Prima di rispondere, Joe mi guardò di sfuggita, poi si morse il labbro inferiore.
Nick si limitò a stringersi nelle spalle, intrecciando quasi casualmente le sue dita con quelle di Vic che sorrise, raggiante.
- Ok, ok.
Borbottò Joe, contrito. Alla fine, lo stesso bodyguard di prima venne a bussare alla porta, richiamando tutti noi all'ordine. Per loro era ora di suonare.
Si alzarono e noi facemmo lo stesso, seguendoli fin nel corridoio. Nick, che aveva sempre la mano di Vic stretta nella sua, si voltò verso di noi.
- Potete restare dietro le quinte, se vi va di vedere il concerto.
La mia prima risposta, prima di quella sera, sarebbe stata sicuramente un "no" secco e molto poco cortese. Ma non mi andava di deludere Vic, e forse, alla fine, non mi andava nemmeno di deludere Danger. Già, perchè ormai nella mia mente sadica, era così che si chiamava.
Percià annuii, con un sorriso, guadagnandomi un'occhiata di smisurata gratitudine da parte di Victoria.
Anche Joe sembrava entusiasta della cosa. Non potevo affermare con sicurezza che fosse interessato, ma una simpatia c'era senza dubbio. La cosa mi venne confermata quando, poco prima di salire sul palco, con un sorriso piuttosto irriverente si allungò verso di me.
- Posso avere un bacio della buona fortuna?
Io arrossii leggermente, poi scossi la testa divertita. Ma dopotutto non c'era nulla di male, no? Santo cielo, dov'era finita la vera me?
Mi alzai appena in punta di piedi, poggiando le labbra sulla sua guancia liscia, lui sorrise e alla fine salì con gli altri, tra le ovazioni della folla che si era radunata in attesa di vedere i proprio miti.
Io tenevo lo sguardo basso, fino a che Vic non mi raggiunse, punzecchiandomi un fianco e facendomi voltare verso di lei, con una risata.
- Hey!
I suoi penetranti occhi azzurri mi scavarono dentro, con la solita abilità.
- Ti piace?
La sua domanda mi lasciò spiazzata, anche se uno sprazzo di illuminazione apparve in fretta nei miei pensieri, ricacciato prontamente indietro.
- Cosa?
Il suo sorriso era tanto eloquente da indurmi a sfuggire di nuovo il suo sguardo.
- Vi ho visti, Vi.
Cercai di svicolare.
- Ah sì? Pensavo che fossi concentrata su qualcos'altro.
Il suo sorriso non vacillò nemmeno un po', gongolante in modo quasi insopportabile.
- Non fare la finta tonta, Vi. Ti piace. Ti piace Joe.
Le tappai velocemente la bocca con una mano.
- Stai zitta!
Mugugnò qualcosa, perciò la lasciai di nuovo libera di parlare. Stavoltà bisbigliò.
- Okkei, okkei. Però è vero!
Io mi morsi il labbro inferiore, mentre le prime note di chissà quale canzone cominciavano a risuonare per tutto l'auditorium.
- Potrebbe piacermi, va bene? Ma gradirei che tu non facessi tanta pubblicità.
Era trionfante. Tanto trionfante che avrei voluto schieffeggiarla. Infantile, vero?
Lei si strinse nelle spalle.
- Non vedo cosa ci sia di male.
Aveva ragione, in fondo. Solo che il mio orgoglio mi impediva di confessare con naturalezza quello che pensavo.
Non dicemmo più una parola, sistemandoci in modo da vedere il concerto in tutta tranquillità. Mio malgrado, il mio sguardo virava molto spesso su Joe, e sapevo benissimo che Vic se ne era accorta, anche se era molto più impegnata a contemplare Nick, con occhi quasi adoranti.
Un paio di volte, mi parve quasi di vedere i suoi occhi incrociare i miei, di sfuggita, durante una canzone. Arrossii entrambe le volte.
Quando il concerto finì, avevo quasi paura di fronteggiare la realtà. Già, come se averlo ammesso davanti a Vic cambiasse le cose. Lui scese dal palco, sorridente, leggermente sudato. Era ancora più carino, così.
Nick stampò un bacio sulla guancia della mia amica, poi ci sorrise.
- Ci cambiamo e torniamo subito, ok?
Detto fatto, dieci minuti dopo erano di nuovo con noi. Kevin fu il primo ad arrivare.
- Allora? Vi è piaciuto il concerto?
Con grande sorpresa di Vic, fui io a rispondere.
- Molto!
E non avevo nemmeno mentito. Certo, la loro musica non era la mia perferita, ma sentirla suonare dal vivo, vederla nei loro occhi, me l'aveva fatta apprezzare molto di più.
Gli occhi di Victoria erano tanto sgranati che dovette riscuotersi quando Nick le circondò la vita con le braccia.
Joe era appena comparso vicino a me. Quasi mi dispiaceva, dover andare via di lì a poco.
Quando lo feci presente, i suoi occhi si incupirono e Vic si imbronciò. Mi dispiaceva dover fare la cattiva della situazione, ma ero pur sempre una liceale, e non potevo permettermi di tornare a casa a orari impensabili.
Poco prima dell'ora stabilita per "l'addio", Joe mi prese in disparte. Io lo seguii, leggermente nervosa fino alla porta di metallo che avevamo oltrepassato all'inizio della serata. Santo cielo, sembrava passato un secolo.
Il suo sorriso mi confondeva, perciò distolsi lo sguardo.
- Mi sono divertito stasera.
Sbattei le palpebre, il battito cardiaco lievemente accelerato, tornando a guardarlo.
- Anche io.
Risposi, sinceramente, accennando un sorriso.
- Mi piacerebbe rivederti.
Sentivo il cuore rimbombare nelle mie orecchie, mentre i miei occhi si spalancavano per lo stupore. Joe Jonas mi aveva davvero chiesto un appuntamento? Cercai di non sembrare troppo stupida e soprattutto di non balbettare, mentre gli rispondevo.
- Anche a me.
Santo cielo, ma non riuscivo a dire nulla di più sensato di "anche io, anche a me"? I suoi occhi si illuminarono, poi mi chiese il mio numero di cellulare. Glielo dettai, scandendo bene ogni numero, ancora incredula.
In un certo senso, la cosa mi divertiva. Erano le mie reazioni a divertirmi. Mi appoggiai alla porta, sorridendo tra me.
- A cosa pensi?
Mi chiese lui, incuriosito, e io non potei fare a meno di rispondergli con tutta sincerità.
- Io ti ho sempre odiato.
Lui non smise nemmeno per un secondo di sorridere, anzi si strinse nelle spalle.
- Non lo sapevi? Amore e odio sono più simili di quanto si creda.
Quella frase mi fece arrossire, e indignare. Pensava già che lo amassi? Che faccia tosta.
- Sbruffone.
Borbottai, scuotendo la testa. Due secondi dopo fui raggiunta da Vic, ma feci in tempo a voltarmi un'ultima volta verso di lui, mentre uscivamo. Sembrava che il mio commento lo avesse solo divertito.
- Ti chiamo io allora.
La sua risata mi raggiunse, e io scossi la testa. Ma stavo sorridendo.
Vic mi rivolse un'occhiata tremendamente interrogativa.
- Tu devi spiegarmi un sacco di cose.
Io risi, i capelli scompigliati dalla brezza serale.
- Abbiamo un sacco di tempo.

  
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