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Autore: Prof    23/11/2009    3 recensioni
E c'era un'altra volta una bambina che vestiva una mantellina rossa, che portava sempre con sè un quadernino nero nero sul quale scriveva sempre, sempre e sempre.
E un'altra volta ancora c'erano tre bambini monelli, un orfanotrofio, un cattivo direttore (pure vecchio, tra l'altro) e uno scintillante elicottero giallo canarino.
Effettivamente ce n'era un tempo di gente mica a posto...
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Peter L

Parte 6



- L'abbiamo colpito! L'abbiamo colpito! - esultò con gran dignità il Capitan Kira, mentre correva per tutto il ponte con le braccia a mo' di areoplano, con tanto di piroette e simulazione del classico e intremontabile rombo del motore.
I pirati della Yotsuba, anche se teoricamente avrebbero dovuto essere allenati a tali particolari comportamenti del capo, non potevano non fissarlo a dir poco allibiti.
- Ma no! - ululò Shimura, - Il ponte non era ancora asciutto! Avevo messo tutta la mattinata per passare lo straccio. - piagnucolò, osservando pieno di sconforto le evidenti macchie di sporco lasciate dai passi esultanti del capitano. La vita del pirata a volte poteva essere davvero dura.
- Ragazzi, - li richiamò Namikawa con un sibilò, - questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
- Oddio! E adesso basta! Io pulisco e voi sporcate subito!
Tutti fissarono Shimura con un misto di incredulità, sbigottimento e incazzatura. Soprattutto incazzatura.
- Idiota! Era in senso metaforico! - lo richiamò Ooi con la sua proverbiale gentilezza.
Namikawa, come se la sua performance non fosse stata per nulla demolita dallo scemo della nave, continuò il suo discorso da capo-figo della situazione.
- Miei compagni, il momento è finalemente giunto. Nulla ci potrà fermare. Il destino ha voluto così e noi lo faremo. Perché noi siamo la Yotusba. E perché il momento è giunto. E perché le stelle ci stanno indicando la via. E noi non possiamo fare altro che seguirle. E...
- Senti, Namikawa, diamoci 'na mossa che qui si fa notte!
L'uomo dai lunghi capelli neri lisci e setosi, le fonti ci dicono che usava Pantene, perché lui valeva, senza dare il minimo segno di irritazione per la maleducazione e la totale mancanza di una qualsiasi sensibilità artistica o, almeno, intellettual-stilistica, non chiedeva tanto, riprese il suo onorato discorso, come se niente fosse successo. In verità gli saltata addosso una voglia omocida nei confronti dell'essere che aveva osato, e dico osato, interrompere il suo, il suo!, magnifico discorso. Solo una cosa lo consolava. Ooi era calvo. Quindi non valeva. Eh già, grande era la filosofia di Pantene.
Dunque parlò così:
- Giunto è il momento che la Yotsuba Group torni di nuovo a dominare con il terrore i Sette Mercati Finanziari!
Fulmini e saette.
Anche se due nanosecondi prima c'era un sole spaccapietre. Non a caso l'Isola che Non C'è è l'incubo di tutti i meteorologi del mondo. A parte Giuliacci; lui riesce  ci becca sempre. Sempre!
I compagni annuirono determinati. Quello era l'inizio della loro rinascita. E sarebbe diventata anche la fine di tutti i loro nemici. Fama, soldi, potere, donne... tutto nelle loro mani!
- Muahaha!!! Siamo sempre noi i più cattivi! -ulularono con cattiveria, ma sottovoce. Non volevano certo che il capitano Kira li scoprisse; non avrebbero di certo retto ad un'altra sera senza cena.
Fu Mido il primo a smettere di ridere come un assatanato.
- Immagino che tu abbia già un piano, Namikawa.
Il diretto interessato, socchiuse gli occhi, portò le mani intecciate davanti al viso, a nascondere un probabile mezzo ghigno. Poi parlò:
- No.
Calò il silenzio tra i pirati, interrotto solo dal lontano schiamazzo del Capitano Kira.
- Non è vero che si sono schiantati per un loro errore, Ryuk! Faceva tutto parte del mio piano! Del mio geniale piano!



***



Mello schiuse gli occhi. Gli girava la testa e provava dolore per tutto l'addome. Stordito, si chiese cosa diavolo fosse successo. Poi ricordò tutto: La Signora in Giallo, Roger il Furioso, Peter L, Trilli, e infine lo schianto. Lo schianto?!
Si alzò di colpo, ottendo di essere attreversato da una miriade di lancinanti fitte, e scrutò vigile tutta la zona circostante. Ma dov'erano finiti gli altri?
Notò i numerosi detriti dell'ormai defunto Trilli; erano sparsi qua e là. Lo schianto doveva essere stato fortissimo.
Si diresse verso un mucchio di detriti giallo-canarino alla ricerca di qualsiasi indizio. Chissà se la piattola bianca era rimasta schiacciata... come del resto era giusto che fosse accaduto.
- Sono qui sopra, idiota.
All'udire quella voce Mello fece un salto di tre metri dallo spavento, per poi subito voltarsi verso un albero frondoso.
In cima c'era...
- Near! - ringhiò per nulla felice. - Guarda che non ti stavo mica cercando, stupido nano bianco!
Il nanerottolo bianco neanche si diede pena di cambiare espressione. Come se la cambiasse ogni tanto.
- Certo, certo, di' pure quello che vuoi. Tanto si intuiva benissimo dalla tua espressione che desideravi ardentemente che io fossi rimasto schiacciato da quei detriti laggiù. Per fortuna, ci deve essere quanche divinità lassù che mi è favorevole, la sorte mi ha permesso di non farmi neanche un graffio...
Era incredibile come il solo parlare di Near avesse quel effetto travolgente su Mello. Un effetto che si può classificare tranquillamente sotto le parole "odio omicida".
- Hei! Ma chi ti credi di essere! Anch'io non mi sono fatto nulla! - replicò prima di sentire una dolorosa fitta percorrergli tutta la schiena.
- Mi sorprendi Mello; e dire che ti devo proprio ringraziare, visto che sei stato proprio tu ad attutire la mia caduta.
Il bambino sentì distintamente la sua mandibola toccare terra per lo stupore.
- Tu vuoi dire che mi hai usato come MATERASSO?!
- Bé, non intenzionalmente...  - replicò con quello che doveva essere un tono innocente.
- E adesso che cavolo ci fai lassù?!
- Arrivaci da solo, genio.
Il ragazzino era stato fin troppo paziente. Per i suoi limiti. Già limitati di natura. E al grido - Scendi giù, stupida scimmia nana delle nevi! - cominciò la scalata dell'albero, mentre la suddetta "scimmia", quasi annoiata, constatò il motivo di tanta sua premeditata prudenza. Beninteso, non che si fosse arrmpicato da solo fin lassù, figurati se si metteva a fare tutto quello sforzo fisico, mica era Eracle! Con molta semplicità, dopo essere caduto su quel disastro ambulante denominato Mello, era rimbalzato sull'albero. Massimo rendimento con il minimo sforzo.
Lo schernì così:
- Adesso hai capito perché sono qua sopra?
Mello ruggì, ma la sua ascesa fu interrotta da una noce di cocco sparatagli in testa dalla "scimma". Cadde con il culo per terra, lottando con se stesso per non urlare di dolore. E la piattola, oh, ne era sicuro, se la stava godendo come un matto, dietro a quel finto viso impassibile.
E all'urlo di guerra "Me la pagherai!" ripartì alla carica.
- Fermo lì!
Una grossa mano lo trattenne per la spalla, prima che riuscisse a completare la sua (giusta) missione omicida. Il bambino della Wammy's House si girò lentamente, e gli saltò agl'occhi lei, conosciuta in tutto il mondo, oggetto di culto in tutti i Paesi, colei che rappresentava la moda imperitura; stiamo parlando di, sì avete capito bene, di lei, la famosa pettinatura afro.
L'uomo dalla pettinatura afro, per la cronaca vi era un uomo attaccato, tenendo ancora saldo per la spalla un piccolo Mello imbambolato dalla scoperta del secolo, richiamò i suoi compagni.
- Ide! Mogi! Matsuda! Ho trovato qualcosa!
Subito sbucarono dalla boscaglia altri due uomini, vestiti, come quello dalla pettinatura afro, con giacca e cravatta.
- Lo hai trovato Aizawa?
- Di lui nessuna traccia, ma guardate lì; quelli sono senza dubbio i resti di Trilli.
Il tizio grande e grosso allora, quello con la faccia quadrata appena arrivato, con un cenno indicò i due bambini.
- Questi li ho trovati qui. Chissà da dove spuntano. - Riferì l'uomo che si doveva chiamare Aizawa.
- RAGAZZI!
Tutti si voltarono verso il punto da cui era provenito quel richiamo animale; dopo una manciata di secondi interminabili, uscì dalla boscaglia, tutto trafelato e con la giacca poco elegantemente avvolta attorno alla vita, un sudatissimo e affaticatissimo ragazzotto.
- Ma anf... perché... uff... non mi aspettate... anf... anf... mai? - protestò.
- Perché sei troppo lento, Matsuda! - gli rispose acido quello che doveva chiamarsi Ide.
- Non è vero. Punf... siete voi ch siete troppo velo-ooooOOO--!!!
Non finì la frase; precipitò prima a terra come una pera cotta. Near e Mello lo osservarono come se fosse stato uno strano ibrido tra una lumaca e un Power Ranger azzoppato.
Il tizio dalla capigliatura afro sbuffò sonoramente, con evidenza scocciato dalla situazione.
- Matsuda! è possibile che ti fai sempre riconoscere?!
- Ma non è colpa mia! - mugugnò, - Sono inciampato in... in... - guardò nel punto in cui c'era il fatal ostacolo, - Ah! eccolo! In questo piede nudo! - concluse raggiante, sollevandolo pure.
Il gelo cadde sui presenti.
- Che schifo! - esclamò Ide, constatando da quanto quel piede non riceveva un'adeguata pulizia.
- L! -  Tutti scrutarono sorpresi Mello, che aggiunse: - Riconoscerei quel piede nudo tra mille! Quello è L!
- C'è poco da riconoscere, -obiettò Near dalla cima dell'albero, - chi altro vuoi che giri spudoratamente a piedi nudi?
- Ma se anche tu lo fai!
- Io ho le calze.
Mello fu di nuovo trattenuto da Aizawa, mentre Near, o altrimenti definito nanetto bianco, ottavo nano scolorito, ameba schifosa, e altri coloriti epiteti, veniva preso, per la collottola, dal tizio grande e grosso e con la faccia quadrata, che a quanto pare si chiamava Mogi, e si sistemato sulle sue spalle. Da lì si godeva una vista meravigliosa, soprattutto perché si riusciva a colpire con straordinaria precisione la testa di Mello con i noccioli delle ciliege.
Il gruppo si apprestò in soccorso di L; con fatica, unicamente di Mogi, lo estrassero dal cespuglio di rovi in cui era finito. Bé, con fatica... A Mogi bastò prenderlo per il piede e dare un bello strattone, con la stessa grazia che si usa per strappare via le strisce di ceretta.
- Bleah! Ha la bava alla bocca! - fece notare Mello.
- Tranquillo, è normale. - lo rassicurò testa-afro, - Starà sognando, come al solito, di aver trovato un biglietto d'oro in una barretta di cioccolato e di essere entrato nella fabbrica di Willy Wonka. - sbuffò rassegnato.
- Matsuda! Te l'avevo detto di non fargli vedere quel dannato film! Adesso è un casino svegliarlo!
- Uffi! Ma non è colpa mia! Mi sono distratto per due minuti e poi...
- Di pure che ti sei perso a guardare Forum di Vita dalla Moschea! sempre a vedere quelle stronzate! - lo rimproverò Ide.
- Ragazzi, è inutile litigare. - intervenne da paciere Aizawa. - Dobbiamo trovare un modo per svegliarlo senza traumatizzarlo.
Il terrore comparì prepotente sui loro volti.
- Stai scherzando, vero? - balbettò incredulo Ide, - Non vorrai farlo veramente?
Il silenzio di Aizawa fu eloquente; quello era l'unico modo per poter agire.
- Ma di che diamine state parlando? - sbottò Mello.
I volti degli uomini lì presenti si rabbuiarono.
- Capitò solo una volta... - cominciò a spiegare Ide.
- Non potevamo sapere. - Aizawa era visibilmente scosso. - Stava dormendo in tutta tranquillità, con la bava che sgorgava copiosa dall'angolo della bocca. Dormiva ormai da più di quattordici ore. E allora... - Si fermò, deglutendo rumorosamente. - E allora decidemmo di svegliarlo.
Matsuda ululò alzando le mani al cielo - Oh Zeus Onnipotente! Tu che ci hai donato la Sacra Tv e i Kitkat! Perdonaci! -
Era una situazione rarissima, più o meno frequente quanto le volte in cui lo stesso L aveva indossato delle scarpe, ma Mello e Near non ci stavano capendo niente. Ma proprio nulla. Incredibile, vero?
- Quello che sto cercando di dirvi,- riprese testa-afro, o afro-testa, le fonti sono discordanti, - è che quando un sogno di L viene interrotto, un sogno ad alto tasso di zuccherosità, ecco... quando lui viene svegliato così brutalmente, diventa... cioè non è più lo stesso... diventa... un mostro!
I bambini sobbalzarono.
Non tanto per quello che gli era stato detto, quanto per aver acquistato la consapevolezza di essere capitati in un covo di decelebrati.
- Si trasforma in una terribile, orribile, mostruosa belva, con gli occhi maligni di fuoco, la bava alla bocca, i piedi scalzi e l'andatura da Gobbo di Notre Dame!
- Ma lui gira sempre gobbo... - puntualizzò Mello.
Aizawa lo snobbò bellamente; non voleva certo perdere il pathos che era riuscito a conquistare.
- E non si ferma di fronte a niente. Nulla può fermarlo dal suo sanguigno obiettivo...nulla!
Interruppe il discorso per guardare meglio in faccia i due nuovi venuti. Passò qualche attimo. Continuava a fissarli, ansioso.
- Embé? Che hai da guardare?
Rimase un attimo interdetto. - Ma non mi chiedete qual è il suo obiettivo?
- Sai come ci interessa. - replicò atono Near, mentre tirava fuori, da non si sa bene dove, ma tanto lui è genio e quindi può farlo, un modellino di un caccia tedesco della Seconda Guerra Mondiale alla cui guida era stato posizionato Snoopy.
Aizawa sbuffò piccato; non c'era più rispetto per i poveri sottoposti di L. Sospirò e andò avanti come se nulla fosse: - Il suo obiettivo sono... i dolci!
Qualche attimo di silenzio.
- Tutto qui? A me sembra il solito L. - constatò Mello.
Il giovane poliziotto non poteva credere ai suoi occhi. Insomma, si era impegnato tanto, ci aveva messo tutta la drammaticità barocca, il tono, il ritmo erano perfetti... Possibile che quel corso di teatro tragico non gli fosse servito a nulla?
- Emm...Aizawa?
Possibile che avesse speso tutti quei soldi per nulla?
- Aizawa.
Non riusciva neanche ad impressionare due miseri bambini. Che inetto che era! Che fallito! Che idiot--
- AIZAWA!!!
- E che c'è adesso Matsuda?!
- Emm... ho un piccolo problemino al braccio. - E dicendo questo l'agente mostrò l'arto, che era addentato da un famelico lupo mannaro dal pelo scuro, altrimenti riconosciuto come il superdetective L in in una crisi di astinenza da zuccheri.
- Deduco, da siffatta situazione, che il soggetto preso in analisi stia sognando di addentare qualcosa di estremamente dolce e zuccheroso. - Constatò il piccolo Near dal privilegiato punto di osservazione, ovvero sopra le spalle dell'alto Mogi.
- E io cosa faccio? - piagnucolò Matsuda, mentre cercava invano di liberarsi dalla fatal morsa; tra l'altro si ritrovava anche con tutta la camicia  schifosamente sbavata. Quella firmata D&G. Mica una qualunque, eh!
Grazie ad un attimo di disattenzione, Mello riuscì a divincolarsi dalla presa di pettinatura afro, rapido prese una noce di cocco lì vicina e... SBONK! La lanciò con estrema precisione, e soprattutto con estrema violenza, in testa al detective più intelligente etc... etc... sappiamo l'antifona, no?
La geniale testa rimbombò stranamente vuota.
Pochi secondi, ed L lasciò la presa; rimase imbambolato, oscillando pericolosamente sulle due magre gambe, per poi cadere a terra con un tonfo sordo.
Il gruppetto si avvicinò con circospezione.
Ide prese un ramoscello, e cominciò a punzecchiare con timore la guancia del detective. - è... morto? -
Non fece in tempo a finire la frase che il presunto morto aprì di scatto gli occhi, con un energico colpo di reni si rialzò e nello stesso lasso di tempo in cui un elettrone percorre la sua orbita intorno al suo protone assunse la cosiddetta posizione del Gufo, inventata da lui medesimo. Non dal gufo, da L.
Per lo spavento tutti i presenti fecero un salto all'indietro; tranne il piccolo Near, perché come ben si sa, se ne sta comodo comodo sulla spalle del nerboruto Mogi.
Poi, constatando con mente fine che il detective col nome più corto del mondo non azzardava a dire una parola, i presenti gli chiesero se stesse bene.
Non rispose subito; anzi, non rispose proprio. Si portò invece le mani sulla testa, cominciò a dondolarsi avanti e indietro piegando il capo,  la bocca splancata in un muto grido pieno del più nero dolore; tipo Fantozzi.
Di fronte a tale abominevole visione, solo una persona osò proferire parola alcuna: - Uffi! Ma non si è trasformato. - Si lagnò Mello.
Incurante L continuò ad esibirsi in quella strana espressione da urlo di Munch, muovendosi convulsamente, tanto che gli altri si erano, dopo un po', stufati di tale spettacolo e avevano preferito deidicarsi perciò alla caccia di insetti.
Purtroppo il quadretto idilliaco fu interrotto da uno strano essere che sgusciò fuori da un cespuglio; era uno strano vecchietto, con folti baffi bianchi, un elegante paio di occhiali e un cappello nero.
Era  giunto a bordo di un bizzarro monociclo.
- Buongiorno, signori - li saluto con un cenno del cappello. - Sono venuto a cercare il famoso detective L. Per caso, lo avete intravisto?
Il gruppetto era allibito.
- Guardi che ci è appena passato sopra.
Il vecchietto si voltò con molta calma, e vide un povero uomo, identificato poi come L, steso a terra prono, con ancora le mani infilate tra i capelli, e le tracce del passaggio di uno pneumatico disegnate sulla maglia bianca, a testimonianza dell'investimento subito.
Con eleganza l'uomo anziano, dire vecchietto sta male, scese dal suo monociclo.
Puntò lo sguardo sui due bambini, li salutò con un leggero inchino, per poi proseguire la sua avanzata verso il detective più bravo del mondo e... SBAM! gli diede una bastonata in testa.
Finalmente Near comprese perché L era quello che era.
Il suddetto detective scattò in piedi come una molla. Si guardò intorno stranito e disse:
- Embé? cosa avete tutti da guardare? - e sfilò dalla tasca dei consunti jeans un gianduiotto che subito fu ingurgitato senza tanti complimenti.
Di fronte alle espressioni sconvolte dei bambini, Aizawa subito li rassicurò spiegandogli che tutto ciò era perfettamente normale. Quindi immaginatevi cosa significasse "normalità" su quell'isola.
- Per rispondere alla domanda di Mogi - riprese L, mentre si appollaiava su un tronco, facendolo assomigliare sempre di più a un gufo.
- Ma Mogi non ha detto nulla! - fece notare argutamente l'acuto Matsuda.
L gli scoccò un occhiata tra l'omicida e l'ira divina. Forse, ipotizzò Matsuda, c'era la remota possibilità che non gli fossero gradite le interruzioni. Forse.
- Taci Matsuda. è la tua opinione contro quella dei tre più grandi detective del mondo messi insieme. E se loro, cioè io, dicono che Mogi ha fatto una domanda, allora Mogi ha fatto una domanda. E ora vorrei tornare all'argomento che stavo per introdurre, prima che qualche altro essere dal quoziente intellettivo di un girino interrompa il  mio sagace pensiero. -
Puntò il dito contro i due bambini.
- Questi mostricciatoli d'ora in avanti ci aiuteranno a catturare Kira. Mostricciatoli, ho l'onore di presentarvi la mia (purtroppo) personale equipe di lavoro: i Bambini Sperduti.

- Hei! ma mica sono bambini!
- Però siamo sperduti!
- Matsuda, ti prego, taci!












x Hoshimi: Anch'io prendo appunti per le recensioni! °_° Batti il cinque compare! XD è vero, quando si arriva alla fine del capitolo si dimentica sempre cosa si voleva scrivere. Classica sindrome cugina di secondo grado di quella dell' "Interrogazione alla Lavagna". Non ci avevo pensato al "L'Ira funesta" (del pelide etc..); ormai frequentando il liceo classico da quattro anni (bastaaa!!!) inserire certe citazioni mi viene automatico. E che dire di "afferandoli saldamente con le due dita"?  è una perfetta antitesi! La mia prof di italiano dovrebbe farmi i complimenti! All' inizio volevo solo scrivere "afferando i comandi saldamente" così da dare l'idea di una scena d'azione all'ultimo respiro. Poi ho pensato che l'azione la compie L, e mi sono resa conto che se scrivevo in quel modo andavo nel puro OOC! Vero?  ;-D

x simone: quando si nomina Edward Cullen si va sempre sul sicuro. XD

x ar21: seriamente, io adoro inventare personaggi che non hanno nè capo nè coda. La signora valigia è uno di questi. ^^

x Selfish: le recensioni come la tua mi riempiono il cuore di gioia, soprattutto quando i lettori affermano che stanno morendo dalle risate. Cioè, spero solo in modo metaforico, non voglio nessuno sulla coscienza! Essendo una fanfic demenziale ogni tanto faccio fare qualche comparsata; io adoro le citazioni! Chi le trova tutte? °__°

x Bankotsu: se tu sei in ritardo a recensire allora io vivo in un altro mondo spazio-temporale. Purtroppo mi rendo conto che mano a mano che si va avanti tutto il racconto è sempre meno assurdo. Non so se essere felice per la mia ragione ritrovata o triste perché non sono neanche in grado di rimanere in uno stato demenziale. Accidenti a me. >.<

x boda: Mello, Matt e Near saranno pure pucciosissimi, ma averli come cugini proprio non te lo consiglio! Ti ritroveresti con il salotto perennemente distrutto. XD

x Genshi: le presentazioni sono delle dannate! A me non viene mai in mente nulla, così scrivo delle stupidate. E sorvoliamo sul fatto che io scrivo sempre delle stupidate.


   
 
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