Kimi Kiss Pure
Rouge
Fan-fiction
dedicata interamente al personaggio
di Yoshino Yumi e alla fine del suo
primo amore.
CALDE LACRIME COLMANO
DOLCEMENTE IL SUO CUORE
Fra le montagne di
Hakone e la baia
di
Sagami, si erge Odawara. La
stretta
vicinanza con Hakone, meta turistica per eccellenza, porta
questa
cittadina ad essere uno dei principali punti di transito del nostro
Paese. Qui,
le immagini del monte Fuji e
del parco naturalistico nazionale,
abbondano ovunque: fra cartoline, calendari e opuscoli di viaggio.
Questa è la regione, con le sue numerose stazioni termali, le vallate
con i
soffioni vulcanici, la suggestiva regione dei Cinque
Laghi e lo stesso Fuji-san.
Infondo, non è difficile capire
il perché sia una delle aree di vacanze e per il tempo libero più
amate. Odawara rispetto a Tokyo è molto più vivibile.
Comunque, a ripensarci adesso, mi piaceva
anche
la sfrenata e affollata vita di Tokyo.
Sospiro, continuando a camminare lungo il viale del porto.
Enoura è sicuramente il
quartiere che preferisco di Odawara.
Questo luogo è noto per il suo mare pulito e non a
caso la vita marina è molto florida e ricca.
Abbasso lo sguardo verso il mare e abbozzo un piccolo sorriso.
Incredibile, ho appena
intravisto una testuggine marina!
Dovrei sentirmi molto entusiasta di questa mia scoperta, eppure non lo
sono
affatto. Forse perché
nella mia testa risuona ancora un solo ed unico nome…
L’ultima volta che ci siamo incontrati fu durante la cerimonia di
chiusura del
festival della cultura. Da allora sono già trascorsi velocemente tre
mesi.
Ti ricordi ancora di me, Sanada-kun?
«Che freddo che fa!» Constatai, portandomi poi le mani sul volto e
soffiandoci
dentro, come se quel gesto potesse riscaldarmi. Inutile dire che
ormai
siamo in inverno e che questa mattina ho tirato fuori il primo
maglioncino.
«Il grande freddo è alle porte.» affermo con un filo di voce,
voltandomi e
ammirando poi, gli alberi spogli, senza vita apparente, e i vapori
nebbiosi
esalati dalle labbra della gente che cammina per la strada.
Da un po’ ho rinnovato il taglio dei miei capelli con un look molto più
sbarazzino.
Sai, se mi incontrassi, scommetto che non mi riconosceresti!
Ammetto a me stessa rievocando ancora una volta il suo volto.
Alzo gli occhi al cielo scorgendo all’orizzonte le cupi nubi grigie,
molto probabilmente fra
poco giungerà la pioggia.
Sorrido.
Sono certa che anche tu starai pian piano cambiando, del resto siamo
creature
volubili e in continua evoluzione.
Abitiamo in due città a oltre quaranta minuti di distanza, l’una
dall’altra.
Una lontananza tutto sommato breve, eppure ho l’impressione di essere
dall’altra parte del continente.
Ti manco, almeno un po’?
Ovunque volti lo sguardo scorgo grigio ovunque.
Sarà forse dovuto al grigiore che attanaglia la città, con queste sue
strade di
asfalto che a volte mi sembrano così tanto soffocanti quanto delle
catene di
ferro, o forse sarà dovuto anche al mio umore, che certo non si può
dire dei
più sereni.
Noia.
Vanescente malinconia.
E' tutto quello che mi trasmetta questa tetra e rigida giornata di
dicembre.
Avanzo a passo spedito fra la
folla, soffermandomi d’improvviso nello scorgere un
gruppetto di
ragazzi con la cartella fra le spalle, probabilmente frequentano le
scuole secondarie,
penso poi, riprendendo a camminare. Nulla di cui stupirsi,
io stessa sono ancora una studentessa. Anche se,
in verità, quei ragazzi mi hanno fatto rimembrare un nostalgico ricordo
lontano
della mia vita trascorsa a Tokyo.
«Dovrei smetterla di vivere nel passato.» ammetto mentre la
consapevolezza che
il passato non potrà più tornare, mi trafigge il petto con forza.
Ora la mia vita è in questa città, nella mia nuova scuola e con i miei
nuovi
compagni di classe. Persone del tutto sconosciute che però hanno deciso
di
tendermi le loro mani, prendendosi subito cura di me, dimostrandosi
molto più
eloquenti e disponibili di quanto pensassi.
Non dovrei certo lamentarmi, ciononostante sento molto la vostra
mancanza, amici miei.
A volte vorrei avere il coraggio di prendere in mano la cornetta del
telefono e
chiamarvi, però, tutte le volte la paura mi annichilisce e riaggancio
ancor
prima di aver digitato alcun numero. Se vi chiamassi, però, sono certa
che il suo ricordo non svanirà mai
dal mio cuore.
No, non sono ancora pronta a sostenere una conversazione con lui.
«Kouichi.»
Al solo pensiero di venire a conoscenza
di fatti che lo possano riguardare, mi
si stringe il cuore e l’angoscia non fa altro che aumentare.
E' quasi come soffocare nel più perfetto dei silenzi.
E’ come se il mio cuore e i miei sentimenti con esso, si siano
rinchiusi in
una prigione di dolore senza fine.
Non posso ancora dimenticarlo, è troppo presto, me ne rendo conto solo
ora.
So bene di non poter continuare a vivere nel su ricordo, eppure non
riesco a
contrastare in alcun modo la parte debole del mio carattere che, giorno
dopo
giorno mi logora l’anima.
Non sono la persona forte che vorrei diventare.
Non lo sono per niente.
Chiudo gli occhi trattenendo le lacrime che repentinamente sgorgano dai
miei
occhi sin troppo sinceri per poter mentire alle persone che mi stanno
intorno,
rassicurandole che va tutto bene.
«Kouichi…» E’ tutto ciò che in questo momento riesco
a dire.
Io e te.
io e te avremmo dovuto frequentato i tre anni delle scuole superiori
insieme, e
saremmo rimasti insieme anche dopo.
“Per sempre.” – Era questo che mi sussurravi ogni volta
che
uscivamo insieme.
Chissà perché ne eravamo così convinti.
Ricordo ancora la tua espressione smarrita quando ti guardai negli
occhi
dicendoti:
«Grazie per avermelo detto. Ti ho sempre osservato e avevo capito i
tuoi
sentimenti.»
Di certo non ti saresti mai atteso una simile risposta, non da me, non
dopo che
mi confessasti di non poter più mantenere la promessa che ci eravamo
scambiati
e di non potermi più stare accanto.
Sorrido amaramente mentre, ancora una volta, rivivo quel momento nella
mia
mente.
Eri in piedi di fronte a me, con la testa bassa, quando ammisi
effettivamente i tuoi sentimenti, confessandomi di amare
un’altra, di
amare lei: Mizusawa Mao, la tua amica d’infanzia.
In quell’attimo la tua voce era così profonda e lievemente disperata,
dilaniata
da un tacito segreto che portavi nel cuore da tanto – troppo – tempo.
Ci lasciammo poco dopo, con una stretta di mano che ti
chiesi
in nome della nostra amicizia.
Ti ringraziai per le tante emozioni e i tanti ricordi che mi avevi
donato.
Ero disperatamente afflitta
al pensiero di lasciarti andare per
sempre dalla mia vita ma, al tempo stesso ero davvero
felice di
averti potuto incontrare e conoscere.
Ti guardai negli occhi per un ultimo istante, non c’era bisogno di
altre
parole, quei tuoi occhi zaffiro che mi guardavano dispiaciuti parlavano
da
soli.
Nonostante tu fossi lì con me il tuo cuore era molto, molto distante
dal mio.
Anche il quel momento, involontariamente,
tu eri con lei.
Sciolsi il contatto leggero delle
nostre mani strette fra loro, quella era l’ultima volta che le
nostre
mani si sarebbero incontrate.
Pronunciai un diretto e conciso “addio” e me ne
andai.
Ti lasciai andare da lei, questa volta per sempre.
Quella fu senz’altro la scelta più ardua che feci, la più dolorosa ma
anche,
paradossalmente, la più altruistica. Se l’amore che provavi per me era
svanito,
inghiottito dal tempo, non aveva alcun senso restare insieme.
Tuttavia, da qualche parte del mio
cuore, io ti desideravo ancora.
Nella mia testa si stagliava l’immagine di Mizusawa-senpai, allora come
non
mai.
Era lei la vincitrice, era lei che aveva saputo conquistarti come non
ero
riuscita a fare io.
Il tuo cuore oramai batteva solo e soltanto per lei, mentre io ne
uscivo
sconfitta e addolorata.
Nonostante avessi la consapevolezza di aver compiuto la scelta giusta,
non
riuscivo a tollerare quella mia bruciante sconfitta e ricordi
iniziarono presto
a riaffiorare, tormentandomi l’anima. Non capivo come, eppure ero
arrivata
al punto di riuscire ad odiare Mizusawa.
Avrei voluto incontrarla solo per dirglielo.
Inaccettabile.
La odiavo come non
avevo mai odiato nessuno così intensamente.
Desideravo la felicità di Sanada-kun ma, al contempo
avrei
voluto vederla contorcersi dalla rabbia e accettare il fatto che fossi
stata
io, quella che Kouichi aveva baciato per prima. Ma non appena
idealizzai quello
che concretamente stavo pensando, rabbrividii.
Non avrei mai creduto di poter covare simili sentimenti contorti e
riprovevoli.
Rimasi in silenzio, conscia che Mizusawa-sempai non aveva alcuna colpa.
Non era
certo colpa sua se il suo cuore batteva per Sanada.
In fin dei conti non si sceglie chi amare, si ama soltanto.
Non potevo essere così egoista da distruggerla solo perché anche lei,
si era
innamorata di lui. Solo perché le dolci parole d’amore, d’ora in poi,
sarebbero
state indirizzate a risollevare il suo morale e non il mio.
Non sarebbero bastate tutte le parole del mondo a farmi sentire meglio,
ne ero
consapevole.
«Lui non esiste più! Le sue braccia non mi stringeranno ancora una
volta! E la
sua voce non sussurrerà mai più il mio nome! Non più in quel modo.»
continuai a
ripetermi con rammarico – Le sue labbra… Non le potrò mai più
assaporare.» ammisi
fra un singhiozzo e l’altro, accovacciata sulla panchina del grande
parco dove
spesso ci davamo appuntamento.
Una dopo l’altra, copiosamente, le lacrime scivolavano dal mio viso. E
in quel
medesimo istante mi lasciai completamente andare in un pianto
liberatorio e
aspro.
Perché il primo amore ti lascia sempre un sapore agrodolce in bocca?
Perché devono fare così male le ferite del cuore?
Osservo con disinteresse l’oceano
che oggi sembra volermi chiamare a tutti i costi, nel frattanto che la
mia
mente si lascia andare a reminiscenze, ormai distanti ma ancora adesso
dolorose. Metto le mani nelle grandi tasche del cappotto blu che
indosso,
cercando di resistere ancora un po’ a questo freddo pungente che mi
giunge
contro. Sospiro rassegnata.
Ricordo di essermi sentita la ragazza più fortunata di questo mondo,
quanto
tu, Sanada Kouichi, mi dicesti di voler diventare il mio
ragazzo.
Non posso negare di aver trascorso con te il più bel periodo della mia
vita, almeno sino ad ora.
Ero felice e sapevo che potevo contare sempre su di te e sul tuo
sostegno.
Onestamente non posso dire che era tutto divertimento e
gioia,
ma non ero mai sola.
I sentimenti e le sussulti che mi hai regalato posso quasi paragonarle
a quelle
di un sogno, un bellissimo sogno,
ma pur sempre fragile ed evanescente.
Distrattamente gioco con una ciocca di capelli, mentre tento
di
rimettere insieme i tasselli degli ultimi giorni trascorsi con te.
Malgrado tutte le attenzioni e le premure che avevi verso di me, avevo
sempre
il timore che tutto potesse finire da un istante all’altro.
Eri davvero troppo importante per me, Kouichi…
Mi guardavi sempre dolcemente, sorridendomi.
Mi abbracciavi e quando riuscivi a prendere più coraggio mi baciavi
teneramente, rassicurandomi di essere l’unica
per te.
Allora lo credevo davvero, lo desideravo più di ogni altra
cosa.
In quei brevi ed intensi istanti credevo veramente di aver compreso
dove
fossero l’eternità, l’anima, il cuore e tutto ciò che avevo sempre
agognato.
Sono sempre stata una persona introversa e particolarmente diligente
soprattutto nell’osservare i
comportamenti delle persone che mi circondavano, questo lo sapevi bene.
E forse, è stato grazie o per colpa di
questo, che sono riuscita a notare i
tuoi piccoli e poco
percettibili mutamenti che stavano compiendo i tuoi
sentimenti con
l’avanzare dei giorni e delle settimane. Non eri certo il tipo da
arrabbiarsi o
ritirarti in te stesso quando le cose andavano male, piuttosto stavi
ore impegnandoti
al massimo delle tue possibilità per tentare di raddrizzare le cose.
Non mi era
mai capitato di sorprenderti a rimuginare ore ed ore su i tuoi pensieri
con
quello sguardo totalmente
assente, senza mai agire, senza mai aprirti con qualcuno. E quando ti
chiesi
cosa avessi, mi rispondesti che andava tutto bene e che non vi era
nulla di cui
preoccuparsi. Io però, capii
ugualmente.
Avevo sempre saputo che avevi già da molto tempo una
persona importante a cui donavi ogni tua
minima attenzione, anche quando non ti domandava nulla. Il tuo sorriso
non
mentiva, era tremendamente sincero
quando incontrava il suo sguardo.
Quella persona preziosa non ero io.
All’inizio elucubrai fossero solo mie suggestioni create dalla mia immensa paura nel poterti
perdere, poi però, qualcosa iniziò pian piano a prendere forma.
Non erano più solo mie supposizioni, me ne resi conto quel tardo
pomeriggio.
Ti Ricordi?
Stavamo finalmente provando la tanto attesa scena clue del nostro primo
film
del club di teatro. Eravamo tutti particolarmente tesi ma indubbiamente entusiasti di
essere finalmente arrivati all’ultimo giorno di riprese. Solo pochi
giorni
ancora e la nostra produzione cinematografica, sarebbe stata
definitivamente
pronta per essere visionata dagli altri studenti, nel giorno tanto
atteso del
festival scolastico.
Tu e Mizusawa eravate l’uno di fronte all’altro, Hiiragi stava
riprendendo come
era suo solito fare, ed io e gli altri eravamo lì, dietro alla
telecamera ad
assistere allo svolgersi della scena cercando di aiutare come meglio
potevamo.
«Riuscivamo a stare così tanto insieme proprio perché siamo amici
d’infanzia! E proprio questo ha alimentato il mio amore per te! Non
importa
come ci siamo incontrati! Ti amo.» Non furono esattamente
queste le
battute del copione che avresti dovuto recitare.
Non potevo certo ipotizzare
che fossero delle semplici battute
improvvisate, poiché quelle esatte te le eri scordate.
No, non le avresti mai potute
scordare in quel modo, quel copione dopotutto, lo avevi scritto proprio
tu!
Nell’istante successivo, anche Mizusawa dichiarò di amarti e quando
finalmente
i vostri volti e le vostre labbra si stavano per incontrare in quel
tanto
sospirato bacio.
Avvertii una fitta al cuore così forte da dolermi
il petto.
Stavi per baciarla, stavi per baciare Mizusawa-senpai.
Poi però, ti ritrassi quando prima di chiudere gli occhi la vidi
piangere.
Hiiragi fermò le riprese e tutti quanti si congratularono con voi per
la veridicità della vostra
interpretazione, tutti
all’infuori di me.
Provai una tristezza senza confini nel momento in
cui ebbi la conferma di tutto.
Sanada-kun…
Tu desideravi baciarla da così tanto tempo, non è cosi?
Il tuo sentimento per lei si era rafforzato secondo dopo secondo, poco
per
volta, ma inesorabilmente. Non
avresti più potuto frenare quelle tue emozioni, non avresti più potuto guardarla
in volto senza far galoppare il tuo cuore di trepidazione.
Non avresti più potuto
starmi accanto amandomi come eri riuscito a fare sino ad allora.
Era tutto finito.
Era accaduto così velocemente da stroncarmi il respiro in gola.
Faceva male, davvero male!
Agonizzante, traumatico, silenzioso dolore.
Con esso stavo maturando anche la consapevolezza che quei nostri
momenti
gioiosi mai sarebbero potuti tornare, e per un breve attimo ebbi la
sensazione
che quei ricordi, tanto ricercati e voluti, stessero bruciando l’uno
dopo
l’altro.
Fu un secondo, eppure mi
era sembrato così verace da spaventarmi.
Vi amavate entrambi, ara questa la pura e tagliente verità.
Soffoco uno piccolo spasmo.
Sebbene siano trascorsi tre mesi, quel dolore non è ancora svanito.
Sento il petto contrasi come una morsa stritolatrice, ho quasi
l’affanno e il
ritmo cardiaco è di colpo aumentato.
«Devo calmarmi.» Mi ripeto mentalmente, maledicendomi per aver avuto
nuovamente
l’insana voglia di voler vivere ancora quei momenti malinconici. Come
se i
sogni che faccio quasi tutte le notti non siano già abbastanza da
sopportare!
Quei sogni, sono solo istantanee
di quel periodo, inequivocabilmente.
Non li posso fermare, proprio come non posso fermare le fitte al cuore
al
risveglio sapendo che tu, Kouichi, non saresti stato in classe a
fissarmi
sorridente, dolce e amabile, in tutto quello che mi raccontavi.
No, tu non tornerai mai più da
me, devo farmene una ragione.
Il tuo amore così schietto per Mizusawa non può certo
scemare da un momento all’altro. L’amore che
vi lega è così profondo e consolidato dagli anni che io, la piccola e silenziosa Yuumi, non
posso certo spezzarlo né tanto meno incrinarlo.
E a dir la verità, nemmeno lo desidererei.
Non ti dimenticherò mai, mio prezioso primo
amore.
E tu, per favore, non dimenticarmi, Sanada Kouichi.
Soffro come un cane che è stato appena abbandonato dal suo
padrone, sanguino e
agonizzo nel ricordo del passato e sogno
di poter, un giorno, rivedere
la vera felicità, proprio
come allora. Tuttavia, non sono così spietata da bramare la vostra
separazione.
«Desidero solo la tua felicità,
mio amato Sanada-kun.» continuerò a ripeterlo all’infinito.
Lo so; almeno siano a quando i
miei sentimenti per te non si saranno affievoliti e potrò parlarti
senza
versare lacrime.
Solo allora, vorrei
poterti incontrare ancora una volta.
Solo da amici.
Ora come ora, non ne sarei ancora capace.
Non riuscirei a guardare nelle profondità dei tuoi occhi senza provare
ancora
una volta, amore.
Mi asciugo le lacrime facendomi forza.
Aspetterò e stringerò i denti sino a quando non ne sarò capace.
Aspettatemi sino ad allora, miei cari amici.