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Autore: LADY ROSIEL    23/11/2009    2 recensioni
{ PG/Focused: Hoshino Yuumi }
In quell’attimo la tua voce era così profonda e lievemente disperata, dilaniata da un tacito segreto che portavi nel cuore da tanto - troppo - tempo.
Ci lasciammo poco dopo, con una stretta di mano che ti chiesi in nome della nostra amicizia.
Non c’era bisogno di altre parole, quei tuoi occhi zaffiro che mi guardavano dispiaciuti parlavano da soli. Anche il quel momento, involontariamente, tu eri con lei…
Sciolsi il contatto leggero delle nostre mani.
Agonizzante, traumatico, silenzioso dolore.
Con esso stavo maturando anche la consapevolezza che quei nostri momenti gioiosi mai sarebbero potuti tornare, e per un breve attimo ebbi la sensazione che quei ricordi, tanto ricercati e voluti, stessero bruciando l’uno dopo l’altro.
Fu un secondo, eppure mi era sembrato così verace da spaventarmi.
Fu quasi come soffocare nel più perfetto dei silenzi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Kimi Kiss Pure Rouge
Fan-fiction dedicata interamente al personaggio
di Yoshino Yumi e alla fine del suo primo amore.


CALDE LACRIME COLMANO
DOLCEMENTE IL SUO CUORE


calde3 kiski kiis

Fra le montagne di  Hakone e la baia di Sagami, si erge Odawara.  La stretta vicinanza con Hakone, meta turistica per eccellenza, porta questa cittadina ad essere uno dei principali punti di transito del nostro Paese. Qui, le immagini del monte Fuji e del parco naturalistico nazionale, abbondano ovunque: fra cartoline, calendari e opuscoli di viaggio.
Questa è la regione, con le sue numerose stazioni termali, le vallate con i soffioni vulcanici, la suggestiva regione dei Cinque Laghi e lo stesso Fuji-san.
Infondo, non è difficile capire il perché sia una delle aree di vacanze e per il tempo libero più amate. Odawara rispetto a Tokyo è molto più vivibile. Comunque, a ripensarci adesso, mi piaceva anche la sfrenata e affollata vita di Tokyo.
Sospiro, continuando a camminare lungo il viale del porto. 
Enoura è sicuramente il quartiere che preferisco di Odawara.
Questo luogo è noto per il suo mare pulito e non a caso la vita marina è molto florida e ricca.

Abbasso lo sguardo verso il mare e abbozzo un piccolo sorriso. 
Incredibile, ho appena intravisto una testuggine marina! 
Dovrei sentirmi molto entusiasta di questa mia scoperta, eppure non lo sono affatto. Forse perché nella mia testa risuona ancora un solo ed unico nome…
L’ultima volta che ci siamo incontrati fu durante la cerimonia di chiusura del festival della cultura. Da allora sono già trascorsi velocemente tre mesi.

Ti ricordi ancora di me, Sanada-kun?

«Che freddo che fa!» Constatai, portandomi poi le mani sul volto e soffiandoci dentro, come se quel gesto potesse riscaldarmi. Inutile dire che ormai siamo in inverno e che questa mattina ho tirato fuori il primo maglioncino.
«Il grande freddo è alle porte.» affermo con un filo di voce, voltandomi e ammirando poi, gli alberi spogli, senza vita apparente, e i vapori nebbiosi esalati dalle labbra della gente che cammina per la strada.
Da un po’ ho rinnovato il taglio dei miei capelli con un look molto più sbarazzino.
Sai, se mi incontrassi, scommetto che non mi riconosceresti!
Ammetto a me stessa rievocando ancora una volta il suo volto.
Alzo gli occhi al cielo scorgendo all’orizzonte le cupi nubi grigie, molto probabilmente fra poco giungerà la pioggia.
Sorrido.
Sono certa che anche tu starai pian piano cambiando, del resto siamo creature volubili e in continua evoluzione.
Abitiamo in due città a oltre quaranta minuti di distanza, l’una dall’altra.
Una lontananza tutto sommato breve, eppure ho l’impressione di essere dall’altra parte del continente.

Ti manco, almeno un po’?

Ovunque volti lo sguardo scorgo grigio ovunque.
Sarà forse dovuto al grigiore che attanaglia la città, con queste sue strade di asfalto che a volte mi sembrano così tanto soffocanti quanto delle catene di ferro, o forse sarà dovuto anche al mio umore, che certo non si può dire dei più sereni. 
Noia.
Vanescente malinconia.
E' tutto quello che mi trasmetta questa tetra e rigida giornata di dicembre.

Avanzo a passo spedito fra la folla,  soffermandomi d’improvviso nello scorgere un gruppetto di ragazzi con la cartella fra le spalle, probabilmente frequentano le scuole secondarie, penso poi, riprendendo a camminare. Nulla di cui stupirsi, io stessa sono ancora una studentessa. Anche se, in verità, quei ragazzi mi hanno fatto rimembrare un nostalgico ricordo lontano della mia vita trascorsa a Tokyo.
«Dovrei smetterla di vivere nel passato.» ammetto mentre la consapevolezza che il passato non potrà più tornare, mi trafigge il petto con forza.
Ora la mia vita è in questa città, nella mia nuova scuola e con i miei nuovi compagni di classe. Persone del tutto sconosciute che però hanno deciso di tendermi le loro mani, prendendosi subito cura di me, dimostrandosi molto più eloquenti e disponibili di quanto pensassi.
Non dovrei certo lamentarmi, ciononostante sento molto la vostra mancanza, amici miei.
A volte vorrei avere il coraggio di prendere in mano la cornetta del telefono e chiamarvi, però, tutte le volte la paura mi annichilisce e riaggancio ancor prima di aver digitato alcun numero. Se vi chiamassi, però, sono certa che il suo ricordo non svanirà mai dal mio cuore.
No, non sono ancora pronta a sostenere una conversazione con lui.
«Kouichi.»
Al solo pensiero di venire a conoscenza di fatti che lo possano riguardare, mi si stringe il cuore e l’angoscia non fa altro che aumentare.
E' quasi come soffocare nel più perfetto dei silenzi.
E’ come se il mio cuore e i miei sentimenti con esso, si siano rinchiusi in una prigione di dolore senza fine.
Non posso ancora dimenticarlo, è troppo presto, me ne rendo conto solo ora.
So bene di non poter continuare a vivere nel su ricordo, eppure non riesco a contrastare in alcun modo la parte debole del mio carattere che, giorno dopo giorno mi logora l’anima.

Non sono la persona forte che vorrei diventare.
Non lo sono per niente.

Chiudo gli occhi trattenendo le lacrime che repentinamente sgorgano dai miei occhi sin troppo sinceri per poter mentire alle persone che mi stanno intorno, rassicurandole che va tutto bene. 
«Kouichi…» E’ tutto ciò che in questo momento riesco a dire.
Io e te.
io e te avremmo dovuto frequentato i tre anni delle scuole superiori insieme, e saremmo rimasti insieme anche dopo. 
“Per sempre.”  – Era questo che mi sussurravi ogni volta che uscivamo insieme.
Chissà perché ne eravamo così convinti. 

Ricordo ancora la tua espressione smarrita quando ti guardai negli occhi dicendoti:
«Grazie per avermelo detto. Ti ho sempre osservato e avevo capito i tuoi sentimenti.»
Di certo non ti saresti mai atteso una simile risposta, non da me, non dopo che mi confessasti di non poter più mantenere la promessa che ci eravamo scambiati e di non potermi più stare accanto.
Sorrido amaramente mentre, ancora una volta, rivivo quel momento nella mia mente.
Eri in piedi di fronte a me, con la testa bassa, quando ammisi effettivamente i tuoi sentimenti, confessandomi di amare un’altra, di amare lei: Mizusawa Mao, la tua amica d’infanzia. 

In quell’attimo la tua voce era così profonda e lievemente disperata, dilaniata da un tacito segreto che portavi nel cuore da tanto – troppo – tempo.
Ci lasciammo poco dopo, con una stretta di mano che ti chiesi in nome della nostra amicizia.
Ti ringraziai per le tante emozioni e i tanti ricordi che mi avevi donato.
Ero disperatamente afflitta al pensiero di lasciarti andare per sempre dalla mia vita ma, al tempo stesso ero davvero felice di averti potuto incontrare e conoscere.
Ti guardai negli occhi per un ultimo istante, non c’era bisogno di altre parole, quei tuoi occhi zaffiro che mi guardavano dispiaciuti parlavano da soli.
Nonostante tu fossi lì con me il tuo cuore era molto, molto distante dal mio.
Anche il quel momento, involontariamente, tu eri con lei.
Sciolsi il contatto leggero delle nostre mani strette fra loro, quella era  l’ultima volta che le nostre mani si sarebbero incontrate. 
Pronunciai un diretto e conciso “addio” e me ne andai. 
Ti lasciai andare da lei, questa volta per sempre.
Quella fu senz’altro la scelta più ardua che feci, la più dolorosa ma anche, paradossalmente, la più altruistica. Se l’amore che provavi per me era svanito, inghiottito dal tempo, non aveva alcun senso restare insieme.
 Tuttavia, da qualche parte del mio cuore, io ti desideravo ancora.

Nella mia testa si stagliava l’immagine di Mizusawa-senpai, allora come non mai.
Era lei la vincitrice, era lei che aveva saputo conquistarti come non ero riuscita a fare io.
Il tuo cuore oramai batteva solo e soltanto per lei, mentre io ne uscivo sconfitta e addolorata. 
Nonostante avessi la consapevolezza di aver compiuto la scelta giusta, non riuscivo a tollerare quella mia bruciante sconfitta e ricordi iniziarono presto a riaffiorare, tormentandomi l’anima. Non capivo come, eppure ero arrivata al punto di riuscire ad odiare Mizusawa.
Avrei voluto incontrarla solo per dirglielo. 
Inaccettabile.
La odiavo come non avevo mai odiato nessuno così intensamente. 
Desideravo la felicità di Sanada-kun ma, al contempo avrei voluto vederla contorcersi dalla rabbia e accettare il fatto che fossi stata io, quella che Kouichi aveva baciato per prima. Ma non appena idealizzai quello che concretamente stavo pensando, rabbrividii. 
Non avrei mai creduto di poter covare simili sentimenti contorti e riprovevoli. 
Rimasi in silenzio, conscia che Mizusawa-sempai non aveva alcuna colpa. Non era certo colpa sua se il suo cuore batteva per Sanada.
In fin dei conti non si sceglie chi amare, si ama soltanto.
Non potevo essere così egoista da distruggerla solo perché anche lei, si era innamorata di lui. Solo perché le dolci parole d’amore, d’ora in poi, sarebbero state indirizzate a risollevare il suo morale e non il mio.
Non sarebbero bastate tutte le parole del mondo a farmi sentire meglio, ne ero consapevole. 

«Lui non esiste più! Le sue braccia non mi stringeranno ancora una volta! E la sua voce non sussurrerà mai più il mio nome! Non più in quel modo.» continuai a ripetermi con rammarico – Le sue labbra… Non le potrò mai più assaporare.» ammisi fra un singhiozzo e l’altro, accovacciata sulla panchina del grande parco dove spesso ci davamo appuntamento. 
Una dopo l’altra, copiosamente, le lacrime scivolavano dal mio viso. E in quel medesimo istante mi lasciai completamente andare in un pianto liberatorio e aspro.

Perché il primo amore ti lascia sempre un sapore agrodolce in bocca?
Perché devono fare così male le ferite del cuore? 

Osservo con disinteresse l’oceano che oggi sembra volermi chiamare a tutti i costi, nel frattanto che la mia mente si lascia andare a reminiscenze, ormai distanti ma ancora adesso dolorose. Metto le mani nelle grandi tasche del cappotto blu che indosso, cercando di resistere ancora un po’ a questo freddo pungente che mi giunge contro. Sospiro rassegnata. 
Ricordo di essermi sentita la ragazza più fortunata di questo mondo, quanto tu, Sanada Kouichi, mi dicesti di voler diventare il mio ragazzo. Non posso negare di aver trascorso con te il più bel periodo della mia vita, almeno sino ad ora.
Ero felice e sapevo che potevo contare sempre su di te e sul tuo sostegno. 
Onestamente non posso dire che era tutto divertimento e gioia, ma non ero mai sola.
I sentimenti e le sussulti che mi hai regalato posso quasi paragonarle a quelle di un sogno, un bellissimo sogno, ma pur sempre fragile ed evanescente.

Distrattamente gioco con una ciocca di capelli, mentre tento di rimettere insieme i tasselli degli ultimi giorni trascorsi con te.
Malgrado tutte le attenzioni e le premure che avevi verso di me, avevo sempre il timore che tutto potesse finire da un istante all’altro.
Eri davvero troppo importante per me, Kouichi…
Mi guardavi sempre dolcemente, sorridendomi.
Mi abbracciavi e quando riuscivi a prendere più coraggio mi baciavi teneramente,  rassicurandomi di essere l’unica per te. 

Allora lo credevo davvero, lo desideravo più di ogni altra cosa.
In quei brevi ed intensi istanti credevo veramente di aver compreso dove fossero l’eternità, l’anima, il cuore e tutto ciò che avevo sempre agognato. 

Sono sempre stata una persona introversa e particolarmente diligente soprattutto nell’osservare i comportamenti delle persone che mi circondavano, questo lo sapevi bene. E forse, è stato grazie o per colpa di questo, che sono riuscita a notare i tuoi piccoli e poco percettibili mutamenti che stavano compiendo i tuoi sentimenti con l’avanzare dei giorni e delle settimane. Non eri certo il tipo da arrabbiarsi o ritirarti in te stesso quando le cose andavano male, piuttosto stavi ore impegnandoti al massimo delle tue possibilità per tentare di raddrizzare le cose. Non mi era mai capitato di sorprenderti a rimuginare ore ed ore su i tuoi pensieri con quello sguardo totalmente assente, senza mai agire, senza mai aprirti con qualcuno. E quando ti chiesi cosa avessi, mi rispondesti che andava tutto bene e che non vi era nulla di cui preoccuparsi. Io però, capii ugualmente. 
Avevo sempre saputo che avevi già da molto tempo una persona importante a cui donavi ogni tua minima attenzione, anche quando non ti domandava nulla. Il tuo sorriso non mentiva, era tremendamente sincero quando incontrava il suo sguardo. 

Quella persona preziosa non ero io. 

All’inizio elucubrai fossero solo mie suggestioni create dalla mia immensa paura nel poterti perdere, poi però, qualcosa iniziò pian piano a prendere forma. 
Non erano più solo mie supposizioni, me ne resi conto quel tardo pomeriggio.

Ti Ricordi? 

Stavamo finalmente provando la tanto attesa scena clue del nostro primo film del club di teatro. Eravamo tutti particolarmente tesi ma indubbiamente entusiasti di essere finalmente arrivati all’ultimo giorno di riprese. Solo pochi giorni ancora e la nostra produzione cinematografica, sarebbe stata definitivamente pronta per essere visionata dagli altri studenti, nel giorno tanto atteso del festival scolastico. 
Tu e Mizusawa eravate l’uno di fronte all’altro, Hiiragi stava riprendendo come era suo solito fare, ed io e gli altri eravamo lì, dietro alla telecamera ad assistere allo svolgersi della scena cercando di aiutare come meglio potevamo.

«Riuscivamo a stare così tanto insieme proprio perché siamo amici d’infanzia! E proprio questo ha alimentato il mio amore per te! Non importa come ci siamo incontrati! Ti amo.» Non furono esattamente queste le battute del copione che avresti dovuto recitare.
Non potevo certo ipotizzare che fossero delle semplici battute improvvisate, poiché quelle esatte te le eri scordate.
No, non le avresti mai potute scordare in quel modo, quel copione dopotutto, lo avevi scritto proprio tu!
Nell’istante successivo, anche Mizusawa dichiarò di amarti e quando finalmente i vostri volti e le vostre labbra si stavano per incontrare in quel tanto sospirato bacio.
Avvertii una fitta al cuore così forte da dolermi il petto.
Stavi per baciarla, stavi per baciare Mizusawa-senpai.
Poi però, ti ritrassi quando prima di chiudere gli occhi la vidi piangere.
Hiiragi fermò le riprese e tutti quanti si congratularono con voi per la veridicità della vostra interpretazione, tutti all’infuori di me.
Provai una tristezza senza confini nel momento in cui ebbi la conferma di tutto.

Sanada-kun…
Tu desideravi baciarla da così tanto tempo, non è cosi?

Il tuo sentimento per lei si era rafforzato secondo dopo secondo, poco per volta, ma inesorabilmente. Non avresti più potuto frenare quelle tue emozioni, non avresti più potuto guardarla in volto senza far galoppare il tuo cuore di trepidazione.
Non avresti più potuto starmi accanto amandomi come eri riuscito a fare sino ad allora.
Era tutto finito. 
Era accaduto così velocemente da stroncarmi il respiro in gola.
Faceva male, davvero male! 
Agonizzante, traumatico, silenzioso dolore.
Con esso stavo maturando anche la consapevolezza che quei nostri momenti gioiosi mai sarebbero potuti tornare, e per un breve attimo ebbi la sensazione che quei ricordi, tanto ricercati e voluti, stessero bruciando l’uno dopo l’altro.
Fu un secondo, eppure mi era sembrato così verace da spaventarmi. 

Vi amavate entrambi, ara questa la pura e tagliente verità.

Soffoco uno piccolo spasmo.
Sebbene siano trascorsi tre mesi, quel dolore non è ancora svanito.
Sento il petto contrasi come una morsa stritolatrice, ho quasi l’affanno e il ritmo cardiaco è di colpo aumentato. 
«Devo calmarmi.» Mi ripeto mentalmente, maledicendomi per aver avuto nuovamente l’insana voglia di voler vivere ancora quei momenti malinconici. Come se i sogni che faccio quasi tutte le notti non siano già abbastanza da sopportare! 
Quei sogni, sono solo istantanee di quel periodo, inequivocabilmente. 
Non li posso fermare, proprio come non posso fermare le fitte al cuore al risveglio sapendo che tu, Kouichi, non saresti stato in classe a fissarmi sorridente, dolce e amabile, in tutto quello che mi raccontavi. 
No, tu non tornerai mai più da me, devo farmene una ragione.
Il tuo amore così schietto per Mizusawa non può certo scemare da un momento all’altro. L’amore che vi lega è così profondo e consolidato dagli anni che io, la piccola e silenziosa Yuumi, non posso certo spezzarlo né tanto meno incrinarlo.
E a dir la verità, nemmeno lo desidererei. 

Non ti dimenticherò mai, mio prezioso primo amore. 
E tu, per favore, non dimenticarmi, Sanada
Kouichi.

Soffro come un cane che è stato appena abbandonato dal suo padrone, sanguino e agonizzo nel ricordo del passato e sogno di poter, un giorno, rivedere la vera felicità, proprio come allora. Tuttavia, non sono così spietata da bramare la vostra separazione.
«Desidero solo la tua felicità, mio amato Sanada-kun.» continuerò a ripeterlo all’infinito.
Lo so; almeno siano a quando i miei sentimenti per te non si saranno affievoliti e potrò parlarti senza versare lacrime. 
Solo alloravorrei poterti incontrare ancora una volta.
Solo da amici. 
Ora come ora, non ne sarei ancora capace.
Non riuscirei a guardare nelle profondità dei tuoi occhi senza provare ancora una volta, amore.

Mi asciugo le lacrime facendomi forza.
Aspetterò e stringerò i denti sino a quando non ne sarò capace. 

Aspettatemi sino ad allora, miei cari amici. 

 

-    Hoshino Yuumi – 


   
 
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