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Autore: Hailia    23/11/2009    3 recensioni
Quella sera, erano tutti pronti per andare al Luna Park. Aoi, nonostante tutta la sua collezione di ombretti fosse andata, si era fatto coraggio perché quella sera avrebbe fatto stragi. Salirono tutti sulla macchina e partirono, tutti più o meno impazienti.
Genere: Parodia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una calda mattina d’estate, gli uccellini cinguettavano, il caldo aleggiava sulla casa dei nostri beniamini. Reita era steso sul divano a leggere Panorama solo perché c’erano i DVD porno allegati;
Uruha giocava al PC con la birra in mano e Aoi non era ancora uscito dal bagno, Kai, a differenza degli altri, stava cucinando per tutti.
Finalmente, dopo tanto tempo, il chitarrista moro uscì.
Reita, esclamò: «Nonno! Ma quanto cavolo ci hai messo?»
Aoi, di risposta, disse: «Zitta, brutta scimmia pelosa, che tu non ti lavi neanche!»
Reita, difendendosi, rispose: «Non è vero!».
All’improvviso uscì dalla sua cameretta Ruki vestito con un kirugumi di un cagnolino e col PC rosa confetto in mano. Così facendo, si rivolse a Kai con il suo linguaggio da bambino di sei anni: «Kai-chan! Guarda, guarda! Perché non andiamo al Luna Park?» Kai, lasciatosi convincere dal piccolo puff.. dal “bambino” puccioso, rispose: «Mi sembra un’ottima idea!». Aoi,Reita e Uruha, però, ragionevolmente, protestarono dicendo: «Non se ne parla! E’ una cosa da bambini!»
A quel punto, per far felice il suo amato bimbomin… bimbo puccioso, Kai mise in atto il piano “Su, ci sono ragazze terrorizzate”: «Ma dai, su, ci saranno tante ragazze…»
Aoi,Reita e Uruha, visto che molte volte li aveva ingannati così, si sforzarono di scampare al richiamo, dicendo «No, non ci convincerai!» Kai, solleticandoli un altro po’, aggiunse: «…Terrorizzate e in cerca di affetto…»
Aoi, Reita e Uruha, morti di figa quali sono, cedettero: «Quando partiamo?»
Kai, fingendo di fare il finto tonto e con un sorrisino demente sul visino, rispose: « Facciamo oggi pomeriggio?»

In un posto indefinito del mondo, sottoterra, lontana da occhi ed orecchie indiscreti, c’era la base super segreta delle Fungirls! Vi si accedeva tramite uno scivolo, ben nascosto e vi si usciva tramite Macchina del Teletrasporto. L’atrio era sempre affollato di ragazze pseudo dark, con magliettine dei Tokyo Hotel, Cinema Bizarre, dARI… che mettevano le canzoni dei propri idoli col cellulare e le cantavano a squar-ciagola, spesso stonando, inutile dire che c’era sempre un gran caos. La base aveva le mura dipinte di nero e di fucsia, con il pavimento in ceramica nera , e una scritta argentata a caratteri cubitali diceva:
“O voi che entrate, benvenute nel nostro Pink Universe” con un inglese maccheronico.
E, in un angolo, incorniciato da ghirigori dorati e da foto di Avril Lavigne c’era l’ascensore, che portava alle varie stanze delle fungherls e quelle dei loro idoli. Quella che c’interessa è quella riservata ai The GazettE.
La stanza era tutta tappezzata di poster dei nostri poveri 5 ragazzi, e sul soffitto c’era scritto, in rosa, con un linguaggio smsese e molto sgrammaticato: “Il j-rock non morirà mai!”.
Tante ragazzine con accessori “pucciosiH”, pizzi di plastica (tentando di emulare le Gothic Lolita), occhiali a mosca e poco cervello nella scatola cranica erano radunate attorno ad un tavolino.
Bimbettafigatroppopuccia97 , leader del gruppo VIVOXIGASET, disse: «Ragazze, cioè, li dobbiamo troppo rapire! C’è, io voglio spupazzare troppo Aoi!»
«Hanno abboccato! Cioè, i GazettE hanno abboccato!» esultò Alfredagazelover, col pc fucsia e nero in mano. Quindi, tutte esultarono, felici, compresa Cioccolatinafèscionpinkrock, che ruppe anche il pavimento visto il suo enorme peso.
Dopo aver riparato il pavimento, che stava sopra alla stanza dedicata a miyavi e dopo aver tirato su Cioccolatinafèscionpinkrock, le fungirls partirono verso il Giappone, con 10 euro a testa.

Tutti i GazettE erano sul divano e discutevano sulla questione “Luna Park”.
Aoi, con il sangue che gli colava dal naso, domandò: «Secondo te, quando ci saranno più pollastrelle?»
Ruki, con la sua espressione intelligiente, fece: «Ma anche ora, zio Aoi!» intanto pensava: “Sìsì, così lo convinco e ci andiamo ora! *risata satanica* Come sono furbo!”
Kai, con la sua aria da “mammina” disse: «No, no, oggi dobbiamo rimettere a posto la casa!» Ma Ruki, col suo fare puccioso: «Ma Kai-chan!»
All’improvviso suonò il campanello, e Kai andò ad aprire.
Kai, inchinandosi: «Buongiorno signor rompis… manager!»
Tutti, nell’udire il nome di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato si misero sull’attenti.
Il Manager dalla faccia perennemente incazzata, disse: «Buongiorno fannulloni! Sono venuto qua per vedere come state, e per dirvi di filare subito in sala prove, cretini!»
Ruki, inginocchiandosi e piangendo come se gli fosse morto il cane: «Addio Luna Park! Addio giostre!», Aoi, invece, imitò Ruki, ma disse: «Addio belle pollastrelle!»
Il manager, ignorando i piagnistei vari, prese i cinque musicisti per le orecchie,li trascinò fuori dalla porta e li fece andare nella sala prove a suon di calci nel fondoschiena.
Così, la band dovette rinunciare all’uscita del Luna Park. Ma il giorno dopo…
«KAICHAAAAN! Andiamoandiamoandiamoandiamo!»
L’essere saltellante era entrato in camera di Kai, urlando come un ossesso.
Svegliatosi di soprassalto (e quindi di cattivo umore), il batterista disse: «Stupido ess… Caro Ruki-chan mio, che ore sono?»
«Ciono le sette!»
Kai, sentendolo, pensò: “Oh mamma, questo qua si è svegliato alle sette per assillarmi?”quindi, disse: «Ahem, ma andiamoci stasera!» «Perché, Kai-chan?» chiese l’essere saltellante con una faccia pucciosamente pucciosa. Kai, a quel punto, assunse un’aria maleficamente malefica, e disse:«Perché sennò dovrai dire addio alla tua cintura leopardata di Gucci! »
«No! La cintura leopardata di Gucci no! »
«Sì! La cintura leopardata di Gucci sì! »
«Ok, Kai-chan, allora andiamoci stasera».
E così, strascicando i piedi, l’essere ora non più saltellante se ne andò a rompere le scatole a qualcun altro.
E quel qualcuno, purtroppo per Ruki, era Aoi.
«Aoi-chan, facciamo un girotondo?» Chiese il nanerottolo, che, per tutta risposta, venne buttato fuori. Per vendicarsi, il vocalist decise di piangere e di urlare come un ossesso, tanto da disturbare Kai, i vicini, tutto il Giappone, tutto il mondo, e persino i lunari e i conigli lunari.
Kai, allora, incazzato come una bestia, chiese: «Chi diavolo ha fatto piangere Ruki-chan?» Ruki, sempre piangendo, indicò la stanza di Aoi.
Kai prese in braccio il vocalist (stavolta con un kirugumi da Pikachu) e lo cullò per farlo calmare. Ruki si addormentò facilmente.
Poi, il leader prese una siringa e la riempì di sonnifero. Iniettò quindi il sonnifero nel braccio di Aoi, nonostante le sue proteste.

I due si svegliarono legati ad una sedia, davanti ad un tavolo. Sul tavolo c’erano una serie di cosmetici ed uno dei pupazzi preferiti di Ruki. Davanti a loro c’era Kai, seduto su una sedia, davanti a loro.
«Aoi caro» cominciò Kai «Ami molto truccarti, no?»
Aoi annuì. A quel punto, Kai si alzò con un gran sorriso, prese un cestino e buttò tutti i cosmetici lì dentro. Aoi sbiancò e si sarebbe anche messo ad urlare, se non fosse per il cerotto che gli tappava la bocca.
«E ora, caro Ruki-chan, veniamo a te» disse Kai con un largo sorriso sollevando il pupazzo, «Saluta Bu-chan per l’ultima volta» continuò il batterista,tirando fuori un paio di forbici. Ruki cominciò a sudare e a sgambettare quando Kai cominciò a tagliare il pupazzo.
Quando finì era disteso per terra, sempre legato alla sedia, piagnucolando qualcosa di incomprensibile.
Aoi, poveretto, era direttamente svenuto.

Quella sera, erano tutti pronti per andare al Luna Park. Aoi, nonostante tutta la sua collezione di cosmetici fosse andata, si era fatto coraggio perché quella sera avrebbe fatto stragi.
Salirono tutti sulla macchina e partirono, tutti più o meno impazienti.

«Ruki-chan! Dai la manina!» disse Kai, tendendo la mano al “nanetto malefico” come lo chiama Aoi. Ma Ruki incrociò le braccia al petto, imbronciato, dicendo: «Sono grande, ora non do più la manina», poi indicò una giostra, e disse, con gli occhi che sembravano due diamanti: «Kai-chan! Andiamo, andiamo, andiamo!» Sospirando, Kai prese la mano di Ruki, che lo trascinò al primo di una serie di infiniti giri sulle giostre.

Invece, Aoi aveva appena abbordato una ragazza al bar, e le stava giusto raccontando una barzelletta sporca. Era mora ed eterocromia: aveva un occhio azzurro ed uno verde. Reita e Uruha, invece, si stavano bevendo una birra guardando con disapprovazione tutto ciò. Ad un certo punto, arrivò una ragazza che prese per mano la ragazza che aveva abbordato Aoi. «Amore, andiamo a fare quella giostra là? Ho già preso i biglietti!» le disse quella, con i capelli rossi e neri che il vento faceva muovere.
«Certo, come no! Andiamo!» e così, la preda di Aoi baciò l’altra ragazza.
Aoi fissava le due con una faccia sconcertata. «Oh, questa è la mia ragazza, Aoi. Si chiama Haruka» e così le due se ne andarono, mano nella mano.
Nel frattempo, Reita ed Uruha si erano messi a ridere come due cretini, e Uru aveva anche versato della birra a terra. In quel momento, arrivarono Kai e Ruki, il primo reduce da venti giri sulla solita giostra, il secondo saltellante. «Aoi-chan, Uru-chan, Rei-chan! Abbiamo trovato una giostra fighissima!Venite con noi!»
«Ma…»
«Venite con noi!» fece Kai con una voce a dir poco spaventosa.
Inutile dire che tutti andarono in quella giostra, chi saltellante e chi un po’ meno. La giostra era una grande casa, che voleva sembrare disabitata. Sulla porta in legno c’era la scritta “Haunted house”.
Notarono subito che nessuno in fila alla cassa. I ragazzi fecero il biglietto, ed entrarono. Si ritrovarono in un atrio stretto, buio e poco illuminato, con quadri che volevano sembrare d’epoca.
Proseguirono, con Ruki che stringeva la mano di Kai. Si ritrovarono all’improvviso dentro ad un grande atrio, questa volta ben illuminato, e con tre poltrone al centro. L’atrio era arredato da mobili d’epoca. All’improvviso, la casa tremò, prima più lentamente, poi, pian piano, sempre più forte. Sentirono che la casa veniva sollevata, e poi il rombo di un motore di un camion.
«Kai-chan! Ho paura!» piagnucolava Ruki, aggrappandosi al batterista.
Invece, Aoi recitava con uno teschio in mano una poesia inventata sul momento:
«Nel mezzo del cammin di nostra vita,
mi ritrovai per un Luna Park oscuro,
che la via di casa era smarrita.

Ah quanto a dir era cosa dura,
esto Luna Park grande e affollato e pieno di giovini ragazze,
che nel pensier rinova la gioia!... »

[nda: nessun Dante Alighieri è stato maltrattato durante la stesura di questa “poesia”]
Uruha e Reita si limitavano a guardare tutto ciò che li circondava con occhi sbarrati.


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CHU!
Questa è la mia prima fanfiction, ma proprio prima prima in assoluto!
Spero che vi sia piaciuta, non siate troppo cattivi! >w<

Hailia
  
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