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Autore: uchihagirl    24/11/2009    5 recensioni
Pensare, scervellarsi, incupirsi, cercare di risolvere enigmi, rimuginare: per tutta la sua vita, Senri Shiki aveva ritenuto che queste non fossero di certo pratiche che si addicevano a lui, che preferiva lasciare gli intrighi e le pianificazioni al capo dormitorio Kuran, così come la gelosia A Ruka, la curiosità ad Aidoh e la premura a Kain - senza tutto ciò, la sua vita andava avanti in modo più lineare, senza troppo inutile frastuono.
La crescita.
[ShikiCentric].[Accennatissimo ShonenAi].
A BellaBlack: tanti auguri, cara.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Senri Shiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A BellaBlack, la mia carissima Bella, persona adorabile e – posso già dirlo – unica, che ha inconsapevolmente betato questa fic, pensata e scritta con il solo scopo di celebrare i suoi due anni su Efp.
Perché le sono grata di popolare l'archivio - ormai da un biennio - di grandi fan fiction.
 E perché Shiki è il tuo – nostro – preferito.
 

 

 

 

Senri Shiki – I remember the moment when everything changed.


 

Pensare, scervellarsi, incupirsi, cercare di risolvere enigmi, rimuginare: per tutta la sua vita, Senri Shiki aveva ritenuto che queste non fossero di certo pratiche che si addicevano a lui, che preferiva lasciare gli intrighi e le pianificazioni al capo dormitorio Kuran, così come la gelosia A Ruka, la curiosità ad Aidoh e la premura a Kain - senza tutto ciò, la sua vita andava avanti in modo più lineare, senza troppo inutile frastuono.

 

Per Shiki non aveva senso passare i giorni ad angosciarsi pensando a come avrebbe potuto salvare sua madre, donna bellissima e sofferente egoista, alla quale non riusciva a negare nulla - i pochi secondi passati tra le sue braccia valevano per lui tutto il sangue che le regalava ogni volta, nonostante sapesse bene di vivere solo un’illusione, dimenticandosi in quegli attimi di essere giusto solo un’ancora cui aggrapparsi e non un figlio da proteggere, per lei. Era pazza e non aveva altri al mondo che lui, non c’era molto su cui scervellarsi: le cose stavano così e Senri poteva soltanto piegare le ginocchia e porgerle il collo, offrendole ciò di cui aveva bisogno – e non importava quanto potesse essere doloroso, faticoso e umiliante; andava fatto e Shiki non si sarebbe sottratto a tale dovere.

 

Era inutile stare troppo a pensare chi amasse o desiderasse di più tra Rima e Ichijo e scegliere tra di loro – come invece era obbligata a fare Yuki Cross con Kiryu e il nobile Kaname – gli sembrava senza senso. Quello che provava per Ichijo era un’altra cosa rispetto a ciò che sentiva per Rima: i due sentimenti, sebbene simili, non si accavallavano mai.

Difatti, non sapeva né come né perché il rapporto tra lui e Rima si fosse fatto sempre più stretto, fino ad arrivare a sentirsi sorprendentemente soddisfatto perché, per un servizio di abiti matrimoniali, doveva poggiare le labbra su quelle sottili della compagna di classe. Quella volta si erano baciati di fronte a tanti click, ripetutamente, senza pronunciare mezza parola al riguardo, poi non avevano più smesso. Sembrava a entrambi così normale essere sempre fianco a fianco e, di tanto in tanto, avvicinarsi di più per sfiorarsi, leggendo negli occhi dell’altro la stessa impenetrabilità – erano così simili che non avevano neppure bisogno di guardarsi, per comunicare e sostenersi a vicenda.

 

Anche nella relazione con Ichijo i perché e i percome non erano importanti o influenti: poiché i loro clan erano da tempi immemori alleati, in un modo o nell’altro Senri era cresciuto con quel ragazzo così poco vampiro e così tanto umano, solare, attivo, gentile e sempre disponibile – la sua più completa antitesi – e per lui era stato normale quanto baciare Rima, accostare i canini appuntiti al dito ferito di Takuma, durante la festa per i suoi diciotto anni. E allo sguardo sconcertato e alla domanda: “L’hai fatto apposta, vero?”, non era riuscito a rispondere nulla se non un distratto quanto eloquente “…Mh?”, troppo inebriato dal sapore del sangue di Ichijo - irresistibile – per prestare attenzione al mondo intorno a lui. Poco importava che un gesto simile avesse rivelato a tutti la loro relazione: la voglia di lui era troppo impellente per essere contenuta. Si rendeva conto che era inutile e dannoso resistergli: desiderava Takuma, che lo pretendesse prima o dopo, cosa cambiava?

 

Così come Shiki sapeva tutte queste cose, era conscio anche del fatto che non aveva senso marcire nell’odio, maledicendo suo padre, dapprima uno sconosciuto senza nome, poi svelatosi il purosangue Kuran, uomo sanguinario e spietato. Rido, quello schifoso stronzo – come lo chiamava spesso sua madre –, aveva ignorato il figlio per anni, per poi spuntare da una vasca di sangue - che schifo – e possedere il suo corpo – ma solo per qualche settimana, giusto in tempo per riacquistare la forma originaria: non considerava Senri neanche degno di essere il suo ricettacolo, quel bastardo. Per Shiki era troppo faticoso, insensato, quasi, detestare Rido, nonostante lo usasse per minacciare Ichijo e tentare di uccidere Kaname: anche se si fosse impegnato a indirizzare tutto l’odio latente verso suo padre, questi non lo avrebbe mai lasciato libero – anche se se ne fosse andato dal suo corpo lo avrebbe tormentato, lo sapeva, costringendolo a piegarsi alla sua volontà.

Shiki non si piaceva: era solo un annoiato modello che viveva secondo i suoi personali bisogni, seguendo l’istinto – come una pigra bestia. Era il figlio di una pazza madre egoista e di un infame purosangue, sfruttatore di donne e assassino – avrebbe preferito rimanere un bastardo con il nome del clan materno. Era un' indolente senza spina dorsale che si era fatto manovrare da Rido come un burattino, arrivando a ferire Rima con le sue stesse mani – non aveva neppure cercato di sfuggire alla presa salda di suo padre, troppo sorpreso e arrabbiato e umiliato e sofferente per reagire. Era un codardo, uno stupido. E gli andava bene così.

Fino a che…

 

“Shiki… tu devi avere più amore per te stesso!”

Hai ragione, Rima.

 

E tutto cambiò.

 
   
 
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