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Autore: Meiss    24/11/2009    1 recensioni
Nella storia che sto per narrarvi, mi duole dirlo, non ci saranno lieti fini. Ne lieti inizi…e dubito che troverete qualcosa di lieto anche nel mezzo.
Questo perché i miei ricordi sono intrisi d’odio, di vendetta e di tante, tantissime lacrime...

Inghilterra, giorni nostri,Alice si trasferisce dopo la morte della mamma.Va a vivere dalle zie, che fino ad allora non ha mai conosciuto; dentro una grande villa che ha mobili antichi, tappeti polverosi e strani angoli oscuri. E mentre cerca di abituarsi al nuovo stile di vita, ecco che le cominciano ad accadere degli strani fatti inspiegabili...
Volete saperne di più? Non vi resta che leggere ^^...
E' vietato inserire il doppio tag < br > nelle introduzioni. Lely1441, assistente amministratrice
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap.6

“ Allora ricapitoliamo per bene tutta la faccenda.”
Priscilla è in camicia da notte, ha uno scialle poggiato sulle spalle di color pagliericcio e tiene tra le mani una tazza di latte caldo. Fuori si accende nella notte il richiamo di un gufo; la sua voce si avvicina alla casa e poi si spenge di colpo.
“ Avete sentito?” chiede Theo incredibilmente a disagio; è seduto scomodamente sopra quella sedia nel salotto di Priscilla ed ha gli occhi incollati alla tenda di uno dei bovindi che nasconde la finestra e tutto quel che c’è fuori.
“ E’ un uccello notturno, sta calmo” cerca di dire Alice.
Theo vorrebbe replicare ma Priscilla lo fulmina con lo sguardo.
“ Ho detto: ricapitolando…” e marca quell’ultima parola. “ Hai letto per metà il Diario di Edmoore Moore e hai scoperto il perchè le due Casate si danno battaglia da tutti questi anni.”
“ I Moore e i Vannuver, si.”
“ Anche se fatico a credere che in tutto questo ci sia di mezzo la magia…”
“ Credici Priscilla” dice Alice, “ mia zia Marion non mi avrebbe mai consegnato un Diario fasullo. Quel che c’è scritto dentro questo quaderno è tutto vero. Me l’ha confermato anche Peter.”
“ Da quando in qua lo chiami Peter?” chiede Priscilla attenta.
“ Da quando ho capito che forse è dalla mia parte…dalla nostra parte…”
Theo e Priscilla ora la fissano.
“ Quale parte Alice? Tu hai preso una posizione in tutta questa storia?”
“ Io so solo che il paese è caduto vittima di un’ingiustizia” dice Alice, punta gli occhi sul Diario pogiato sul tavolo, “ un’ingiustizia lunga venti anni. E tu Priscilla, magari, non crederai alla magia ma…ma io ci credo. Io in quella biblioteca, oggi pomeriggio, ho percepito qualcosa…Ed ora non chiedermi che cosa, io non lo so, ma so che è magia quella…E la ringrazio perché mi ha permesso di salvare Theo…e…”
Di colpo Alice tace. Le parole sfuggono al suo controllo perché ha troppe frasi da dire in testa e sente il cuore agitato. Theo allunga una mano e la poggia delicatamente sul palmo chiuso di Alice; basta quel gesto, un semplice gesto, e Alice sente l’ansia placarsi.
“ Peter Vannuver ti ha detto di finire di leggere il Diario, giusto?” le chiede.
“ Ha detto che solo finendolo si potrà capire tutta la storia.”
“ Allora leggiamolo” dice Theo, allunga l’altra mano e prende il Diario, lo fa scivolare lentamente verso Alice. “ A voce alta. Leggicelo.”
Alice lancia uno sguardo a Priscilla. Sa che lei non crede a quelle cose; la sente distante e impaurita e vorrebbe solo darle quella sicurezza che quel Diario ha trasmesso a lei.
Apre il Diario e lo sfoglia saltando tutte quelle pagine che già conoscono, fino ad arrivare al punto in cui, per colpa della luce ( o di Peter Vannuver, chissà…) è stata interrotta.

Inevitabilmente, già.
Ma non fu facile scovarli. Si nascondevano bene. E a differenza mia e di Zivren, gli altri due Doni non avevano conti in sospeso. Quindi non perdevano nulla a non rivelarsi.
Non ero neanche sicuro che esistessero realmente gli altri due elementi.
Le mie sicurezze le avevo abbandonate da tempo; erano morte insieme a Malinka.
Mentre i giorni passavano e osservavo Ancreell mutare sotto i miei occhi, Zivren Burrogh ebbe una visione.
Venne da me agitatissimo, ricordo che nel correre sul corridoio mandò in frantumi il vaso della dinastia Ying di mia madre. Quando quella povera donna se ne accorse ebbe un mezzo infarto.
Tentai di calmarlo, ma aveva gli occhi spalancati dal terrore e non riuscivo a comunicare con lui.
“ Li ho visti…Dentro l’acqua…Erano lì…” continuava a dire in preda ad una sorta di attacco di panico.
“ Calmati, mettiti seduto” tentavo di dire spingendolo verso le nostre poltrone, “ ti prendo un bicchiere d’acqua.”
Lui mi piantò le sue mani sulle braccia e mi fissò.
“ Dammi un recipiente pieno d’acqua e dell’olio!”
“ Zivren cerca di…”
“ Dammeli!!” urlò.
Le urla riecheggiarono per tutta la villa e mia madre comparve dal corridoio, con ancora mezzo vaso stretto tra le mani.
“ Edmoore ma che succede?”
“ Restane fuori madre!”
“ Edmoore…”
Le chiusi la porta in faccia; la sentii bussare e urlare.
“ Hai cambiato questa casa!” strillava. “ Hai portato la sventura in questo paese! Dio ti punirà Edmoore!!”
Dio? E chi ci ha mai creduto in Dio…La mia povera madre! Non poteva di certo sapere che in realtà la Natura stessa mi aveva già punito.
Corsi a prendere quel che Zivren mi aveva chiesto. Non l’avevo mai visto in quello stato; era pallido e sudato, aveva profonde occhiaie e le iridi dilatate come un drogato. Andava avanti e indietro con la testa, quasi come un bambino che cavalca un pony giocattolo, e bisbigliava strane parole tra le labbra. Parole che non riuscivo a decifrare.
Tornai con un catino dei panni riempito con dell’acqua e una caraffa d’olio.
“ Zivren..”
“ Pogiali vicino ai miei piedi!” mi ordinò lui e riprese a bisbigliare.
Feci come mi aveva ordinato. Una volta che il catino fu messo ai suoi piedi Zivren cadde in ginocchio vicino ad esso e afferrò entrambi i manici avvicinando il volto all’acqua. Aveva respirato a fatica per tutto il tempo ma quando il suo naso sfiorò la superficie del catino sembrò riprendere il respiro. Sembrò star meglio.
“ Zivren cosa…”
“ Ora ti chiederò di fare una cosa Edmoore” disse lui ma fissava sempre l’acqua, “ e qualunque cosa accada tu non devi fermarmi…hai capito?”
“ Cosa..”
“ Hai capito?!”
“ Si.”
“ Metti l’olio dentro quest’acqua” ordinò lui.
Anche se titubante iniziai a versare l’olio dentro il catino un po’ per volta.
“ Perché stai facendo questo Zivren?” chiesi io.
“ Perché è necessario che tu veda, Edmoore” disse lui, “ perché solo se vedi potrai credere.”
“ Ma…Ma io credo nel tuo potere Zivren!”
“ Lo so” e sorrise senza guardarmi, “ ma non potrai credere a quel che ti farò vedere, ora….Metti l’olio, tutto.”
Rovesciai interamente la caraffa dell’olio e Zivren si zittì. Si zittì ed io l’osservai. Le mani che stringevano il catino erano divenute incredibilmente ferme e forti. Il suo viso era una maschera di cera. Immobile, serio e distante. Sembrava vagare in altri mari.
Poi di colpo mi caddero gli occhi sopra l’acqua del catino e li spalancai. L’acqua aveva preso a vorticare. E più vorticava più le macchie d’olio si univano e diventavano grandi e strane. Assumevano forme diverse; si allungavano, si spaccavano e al loro interno apparivano ombre e persone.
Zivren puntò il dito sopra una delle tante forme.
“ Guarda..” mi disse.
Ed io guardai.

“ Era un Veggente!!” esclamò Theo interrompendo la lettura.
“ Tu devi sempre interrompere tutto” lo guarda male Priscilla.
“ Ho soltanto notato che sta usando l’olio!”
“ E allora?”
“ L’olio e l’acqua sono i conduttori principali per predire il futuro” spiega Theo, “ difatti si dice che se rompi un’otre d’olio ti potrebbe morire qualcuno. L’olio è molto potente.”
“ Si ma non potevi aspettare che finisse di…”
“ Sentite qui!!” esclama Alice zittendoli.
Riprende a leggere.

Vidi Ancreell nel futuro.
Non mi apparve molto cambiata. Le case erano pressappoco sempre le stesse, forse con qualche strada in più…ma i volti della gente si erano incupiti. Su ognuno sembrava gravare il peso della mia maledizione.
“ La gente è triste…” dissi.
“ Il paese cambierà nome” proruppe la voce di Zivren; ma non sembrava la sua voce, aveva un tono più basso e profondo. Lui muoveva le labbra ma quella voce non era sua.
“ Scomparirà dalle cartine e in Inghilterra nessuno si ricorderà più di Ancreell, ne della gente che vi abita dentro. E non sarà possibile partire, ne abbandonare il paese. Sarà concesso soltanto di uscirne temporaneamente. Questa è la maledizione che la Natura ha deciso per questo luogo.”
Nel vorticare di figure riconobbi la mia villa. Sembrava abbandonata.
“ Questa è casa mia..”
“ Non più” tornò a parlare la voce che non era di Zivren. “ La perderai. Dovrai cederla perché non ti è concesso vedere il futuro.”
“ Ma cosa..”
“ Tu morirai Edmoore Alan Moore” riprese la voce, “ e morirai perché il destino si compia.”
Ero a dir poco scioccato. Lo guardavo senza saper che dire ma Zivren, o chi per lui, continuava a fissare il vorticare dell’acqua e non alzava il viso, non rompeva quel contatto.
“ Non ho paura di morire…”
“ Lo so” riprese quella voce, “ tu l’hai sognata molte volte la morte. L’hai desiderata mentre eri a letto scosso da rimpianti e colpe; mentre cercavi di trovare una soluzione, un controincantesimo per ciò che avevi fatto…L’hai cercata la morte ma ella non ti ha mai risposto. Ed ora…mentre osservi ciò che accadrà, ti dico che tu non ci sarai per farne parte…”
Il vorticare cambiò di colpo e dentro il catino apparvero delle figure.
La vidi e per poco non allungai una mano nel tentativo di afferrarla oltre l’acqua, rompendo inevitabilmente il contatto tra Zivren e il Futuro. Per mia fortuna mi bloccai in tempo con il cuore in gola.
“ Malinka…”
“ Sei sicuro?” chiese divertita la voce, “ osserva meglio.”
L’osservai. No, non era lei. Malinka non aveva quei capelli corti neri e quel taglio buffo, non avrebbe mai indossato quei calzoni stracciati sotto le ginocchia, ne quella maglietta così viola…
E poi, Malinka aveva gli occhi di un verde intenso. Un verde che amavo paragonarlo ai campi dell’Irlanda. Mentre la ragazza che le somigliava mostruosamente aveva gli occhi bicolore.
Il destro verde, il sinistro azzurro.
“ Ma è uno scherzo questo?” chiesi. Ero anche un po’ arrabbiato oltre che confuso.
“ No, lei è reale” riprese la voce, “ ed anche se le somiglia, non sarà come lei.”
“ Cosa vuoi dirmi? Mi sembra di rivederla in quella ragazza…”
“ La maledizione che tu hai generato, alimentata dall’odio di Uros Vannuver, si ripercuoterà nel futuro, Edmoore Alan Moore” scandì per bene la voce dalla bocca di Zivren.
“Questo paese cadrà vittima dell’oblio e della dimenticanza.”
Caddi in ginocchio davanti il catino pieno d’acqua mentre altre immagini ed altre persone si intervallavano come sprazzi di colori su di una tela ancora incompleta.
“ Come posso impedirlo?”
“ Non puoi” disse la voce e sembrò vibrare, come la corda di un violino.
Caddi in preda all’ansia, alla tristezza e a quel senso di vuoto che è proprio soltanto di chi, come me, ha provato il castigo nell’essere solo e disprezzato da tutti.
“ Ma puoi preservare questa casa.”
Alzai lo sguardo a quelle parole e fissai Zivren, o chi per lui.
“ Cosa devo fare?”
“ Scrivi un testamento” disse la voce, “ nel quale metterai per iscritto che la villa passerà di diritto alle più anziane delle Owens.”
“ Le Owens?”
“ Non dovrà restare con il tuo cognome questa villa” riprese la voce, “ i Moore sono maledetti. La tua stirpe è maledetta e la casa deve rimanere neutrale. Passala a Marion e Cassandra Owens.”
“ Marion e Cassandra…” ci capivo sempre di meno. Le conoscevo soltanto di vista le tre sorelle Owens e sapevo che la più giovane era scappata di casa insieme ad un tipo di Londra. Era riuscita ad evadere prima della morte di Malinka. “ Ma…non voglio immischiarle in questa faccenda” ripresi a parlare, “ non voglio che…”
“ Loro sono già immischiate nella faccenda” disse la voce, “ la Natura ha già provveduto a renderle partecipi.”
“ Vuoi dire che…”
“ Cercale e fatti spiegare” l’interruppe la voce, sembrava andare di fretta, “ ora io non ho tempo. Una volta che avrai scritto il testamento, riporta su di un Diario tutto ciò che ti è successo. Fai in modo che questo Diario entri in possesso delle Owens…in modo che, a loro volta, esse lo consegnino nelle mani della ragazza che ha il bicolore.”
“ La ragazza simile a Malinka..”
“ Stai iniziando a capire” la voce ebbe un accenno di sorriso. “ Ma ricorda…Solo i Guardiani possono aprire il tuo Diario e leggere la tua storia. Dovrà essere occultato a chiunque altro.”
“ Guardiani?”
“ Coloro che hanno ricevuto il Dono, come questo Umano dal quale io attingo la voce e gli occhi” disse. “ Rispetta questo Patto, Edmoore Alan Moore, e forse, anche se non ci sarai, Ancreell potrà ancora essere salvata.”
La testa di Zivren ciondolò in avanti, perse l’equilibrio e lui cadde con tutto il suo peso dentro la tinozza rovesciando l’acqua sul parquettes del pavimento. L’aiutai a rialzarsi, era storidito e fradicio.
“ Cos’è successo?” continuava a chiedermi. “ Cosa ho detto?”
Mentre asciugavo l’acqua per terra gli raccontai tutto ciò che mi aveva detto. Lui stava in silenzio, di tanto in tanto schiudeva le labbra come per interrompermi ma non lo faceva mai preferiva che concludessi.
Alla fine trasse un lungo e aspro respiro.
“ Cosa vuoi fare?”
“ Scriverò il testamento” dissi, “ e poi il Diario.”
“ Vorrai davvero consegnare la tua casa alle Owens?” chiese lui incredulo.
“ Se voglio salvare il paese, si.”
Mi alzai diretto ad una delle finestre a bovindo. Guardai fuori. Ancreell sembrava un porto luccicante di stelle.
“ Tu non ami questo paese” mi disse Zivren a pochi metri dietro di me. “ Non ne sentiresti la mancanza semmai dovesse soccombere.”
Lo disse con una fermezza e una sicurezza da lasciarmi un secondo spiazzato.
Aveva ragione, come sempre.
“ E’ vero” convenni senza girarmi a fissarlo. Continuavo a guardare Ancreell, come volessi catturare tutte quelle stelle luccicanti. “ Ma Malinka amava questo posto. Lo amava con ogni cellula del suo corpo….E’ colpa mia se è morta, Zivren. E il minimo che posso fare è salvare Ancreell. Lei lo vorrebbe.”
Zivren annuii senza replicare.
“ Posso capirti” disse in un sussurro. “ Cosa vuoi che faccia?”
“ Voglio conoscere Marion e Cassandra” mi girai a guardarlo una volta che ebbi scacciato la malinconia dal mio viso. “ In fondo saranno le nuove proprietarie di questa casa…in più, pare che la nostra ricerca si possa dire conclusa amico mio. Gli ultimi due elementi si racchiudono nel loro cuore. Indi per cui, ho un altro valido motivo per essere loro amico.”
“ Te le devo portare?”
“ No” lo superai diretto al mio appendiabiti, “ andremo noi da loro. Non farei mai scomodare due signore per una banale presentazione.”
Presi il mantello indossandolo e l’aspettai. Quando mi raggiunse, aprii la porta della sala, superai mia madre che ancora mi urlava dietro maledizioni e uscii di casa insieme a lui.

Alice alza un attimo gli occhi dal Diario e fissa quelli dei suoi amici.
C’è un po’ di sgomento dentro la sala di casa Hale. Lo si avverte nell’aria, come la scarica elettrica di una medusa.
“ Le tue zie…”
“ E tu…”
“ E’ assurdo!”
“ Dobbiamo finire..”
“ No, basta, non voglio più sapere!” con un gesto Alice chiude il Diario stizzita. Si alza e s’allontana dal tavolo. Fuori il Gufo lancia un altro di quei lugubri richiami.
“ Ecco, ora l’avete sentito?!” si alza di colpo anche Theo e va verso il bovindo della sala.
Priscilla invece prende il Diario tra le mani.
“ Tu devi leggerlo Alice, l’ha detto anche Vannuver e le tue zie…”
“ Non mi importa!”
“ Allora lo leggerò io!” esclama Priscilla ma Theo le prende il Diario dalle mani.
“ Non puoi, deve farlo Alice, tu non sei una Guardiana!”
“ Neanche lei lo è!”
“ Lei è uguale a Malinka!”
“ Oh insomma smettetela!” lancia un urlo Alice riprendendosi il Diario. “ E’ quasi mezzanotte, sono stanca e questo Diario racconta una marea di sciocchezze…”
“ Non sono sciocchezze, l’hai detto tu!” le ricorda Priscilla.
“ L’ho detto quando ancora non avevo letto questo capitolo” cerca di dire Alice, sente il sangue ribollire e non capisce il perché. “ Ti prego Priscilla…”
Priscilla la guarda e scuote la testa.
“ Mi dispiace Alice” dice, “ ma se una cosa si inizia poi la si porta a compimento. E da quanto ho capito, tu sei l’unica che può farlo.”
Le indica il Diario; Alice abbassa lo sguardo e sospira.
“ Io…ho paura di arrivare alla fine…”
Priscilla allunga una mano e prende quella dell’amica.
Accenna un sorriso, una cosa molto rara per lei. Al liceo Priscilla ha poche amiche per questo motivo. Sorride poco perché la trova una perdita di tempo e, soprattutto, perché si dovrebbe sorridere soltanto quando ce n’è veramente l’occasione. E lei ne ha sempre trovate poche di occasioni.
“ Penso che anche il signor Moore ne avesse molta!” le dice.
Fuori il Gufo riprende a strillare. Theo si catapulta di nuovo alla finestra.
“ C’è qualcosa che non va…” dice, ma nessuna delle due lo ascolta.
Adesso Alice ha preso un po’ di coraggio, apre il Diario e rimane un secondo in piedi al centro della stanza prima di sedersi su una delle poltroncine a fiori del salotto e leggere.

C’è davvero una sorta di ironia nel scrivere una storia, non sai mai dove essa ti può condurre alla fine. Non sai mai con chi devi fare i conti e sul finale, di solito, ogni microscopico dettaglio giunge a conclusione. Si apre, come un fiore irradiato dalla luce del sole.
E mostra la sua bellezza…o la sua crudeltà.
Marion e Cassandra, si.
La prima volta che le vidi veramente ( intendo il giorno in cui le andai a trovare insieme a Zivren Burrough) fu anche la prima volta che mi accorsi di essere famoso.
Loro già mi conoscevano. Avevano sentito vociferare la mia importanza nello squilibrio che aveva intaccato Ancreell, ma a differenza della maggioranza delle persone che vi abitavano in quel paese…non serbavano rancore nei miei confronti.
Marion e Cassandra. Erano così diverse l’una dall’altra.
Non conobbi Elisewen. Mi confidò Marion, parecchio tempo dopo il nostro primo incontro, che sua sorella più giovane era andata a vivere a Londra dove, tra il lavoro di barista e quello di cantante, si guadagnava i soldi per la sopravvivenza.
Marion era la maggiore ed era anche quella che mi risultò subito simpatica. Quando si muoveva sembrava danzare, e con lei danzavano i suoi lunghi capelli color oro.
“ Vi ho sentito arrivare” mi disse quando ci venne ad aprire alla porta.
Io non capivo come avesse potuto sentirci e glielo feci presente; lei sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori.
“ Il vento è amico mio.”
Da quella frase compresi tutto.
Sua sorella Cassandra invece non era così. Era scontrosa, irrascibile, non sorrideva mai e preferiva star sola con quel suo dolore interno che nessuno sapeva decifrare.
Quando gli strinsi la mano per poco non mi ustionai. Era caldissima!
Il Vento e il Fuoco. Eccoli lì di fronte a me.
Ciò che mi impressionò subito fu il fatto che Marion Owens avesse gli occhi bicolore.
Glielo feci presente e lei sorrise.
“ Si, è strano, nessun’altro ha questa particolarità nella mia famiglia” mi confidò.
Ma allora la ragazza che avevo visto nel catino con Zivren, chi era?
Zivren stesso continuava ad ammirare Marion e i suoi occhi, senza capacitarsi di una simile cosa. Se li studiava attentamente tanto che Cassandra gli lanciò uno sguardo ammonitore, come a volergli dire: “ la smetti di guardare mia sorella come un maniaco?”
Mi venne da sorridere e ciò fu molto strano; dopo la morte di Malinka lo avevo perso il sorriso.
Ci servirono il tè e ci raccontarono di cosa gli accadde e dei loro strambi poteri.
Cassandra fu quella meno restia al racconto; non sembrava convivere molto bene con il Fuoco.
Alla mia domanda di cosa si provasse a maneggiare un elemento instabile come quello, lei mi rispose, “ Adesso prendo un pacchetto di fiammiferi e te l’accendo sulla pelle così capisci cosa si prova!”
Poi si era alzata e aveva lasciato la stanza.
Marion ci fissò con un’espressione di compiacenza.
“ Non è facile per lei” ci spiegò, “ non è come avere la Terra o l’Acqua o l’Aria. Si sa che il potere più distruttivo e ingestibile è il Fuoco. E lei serba tanta rabbia dentro…davvero troppa. Questo non l’aiuta per niente.”
“ Mi dispiace io..”
“ Fai bene a dispiacerti” mi troncò il discorso con garbo, “ perché di certo non li volevamo questi poteri. Ma poco servono le tue scuse ora, quel che è fatto è fatto. Ora dimmi, cosa sei venuto a fare qui da noi?”
Rimasi colpito da quel suo lato del carattere così forte.
“ Ho intenzione di lasciarvi in eredità la mia casa.”
Lei incassò la notizia senza battere ciglio, posò le sue labbra sulla tazzina del tè e bevve un lungo sorso socchiudendo gli occhi. Quando la riposò sul piattino tornò anche a fissarmi.
“ Stai scherzando?”
“ Mai stato più serio.”
“ E, questa folle idea, da dove l’hai tirata fuori? Da uno di quei tuoi libri maledetti con cui hai ucciso Malinka Deeb e condannato noi tutti?”
Mi colpì in pieno ma non affondai perché Zivren si mise in mezzo.
“ E’ colpa di una mia visione.”
“ Ah questa ancora non l’avevo sentita…”
“ E’ la verità signorina Owens. Io attraverso l’Acqua vedo il futuro.”
“ Va bene, signor Burrough” lo canzonò lei, “ e allora dimmi, in questo futuro cos’hai visto?”
Presi la parola.
“ Non ci sarà un’opportunità per questa città se non consegno la villa nelle vostre mani.”
“ Non mi pare che mia sorella abbia chiesto un tuo parere…” Cassandra ricomparve sull’uscio della porta ed evidentemente aveva sentito tutto. “ Il signor Burrough ha perso la lingua?”
“ Sfortunatamente” iniziò Zivren contraendo la mascella per la rabbia, “ non sono in grado di ricordare una previsione quando mi accade.”
Questo però non sembrò convincere le due sorelle. Entrambe ci fissavano duramente.
“ E’ la verità” cercai di dire io.
“ Non voglio la tua casa Edmoore Moore” Marion si alzò dal suo posto e portò la tazzina sul vassoio. “ Non voglio essere l’ultima salvezza di questo posto.”
“ Non sarai l’ultima salvezza” spiegò Zivren, “ ma una sorta di Guardiano. Dovrai…Dovrete vigilare sulla casa quando Edmoore non ci sarà più…”
“ Mi prendi in giro? Perché dovresti morire?” Cassandra mi lanciò uno sguardo sprezzante.
“ Perché ho causato troppo male a questo paese” dissi fissando quei penetranti occhi ramati, “ e alla gente che, come voi, è costretta a viverci. La Natura non va sfidata. Esige un prezzo da pagare e questa volta il prezzo è molto alto.”
Marion e Cassandra Owens non replicarono; quella fu la prima volta, da quando misi piede dentro la loro modesta casa, che non aprirono bocca per contraddirmi.
Fu come se avessero accettato. Come se avessero capito.
Marion prese il vassoio e mi guardò.
“ Ora vorrei rimanere da sola con mia sorella, credo che abbiamo delle faccende importanti sulle quali discutere” ci disse.
Io e Zivren ci alzammo poiché sapevamo che quello di Marion era il suo congedo.
Quando fummo fuori dalla casetta, il tempo era peggiorato. Nell’aria si respirava già l’odore di pioggia benché ancora non fosse caduta, e mi accorsi che il vento adesso era molto più freddo rispetto al nostro arrivo di quel pomeriggio.
“ Accetteranno?” mi domandò Zivren annullando il silenzio tra noi.
“ Una cosa è sicura, amico mio, entrambe hanno capito la gravità della faccenda…”
“ Gli occhi di Marion..”
“ Li ho notati” convenni mentre uscivamo in strada, “ e sono quasi certo che la ragazza della tua visione è collegata alla famiglia Howens.Ma ancora non capisco come…”

Un richiamo. Questa volta più lungo, e così incredibilmente vicino al vetro del bovindo. I tre ragazzi girano la testa quasi all’unisono; Priscilla smette di agitare il suo piede, Theo scosta le tende dal vetro e Alice segue quel suo ultimo movimento.
“ Ma che…”
Priscilla e Alice rimangono fulminate nel loro posto, come bellissime statue di pietra con le bocche aperte e gli occhi increduli; mentre Theo osserva lo strano fenomeno che sta scoppiando fuori dall’appartamento degli Hale.
Miliardi e miliardi di animali notturni volteggiano dentro il buio fatto d’inchiostro della notte su Post-Amcluv. C’è un furioso frullare d’ali, e di tanto in tanto si alzano strani versi.
“ Ora ci credete?” chiede Theo.
“ Ma cosa sono?”
“ Gufi, Priscilla...”
“ E cosa vogliono?”
“ Nulla, credo…ascoltano la voce di Alice che legge il Diario.”
Alice ha un brivido, gli occhi incollati dietro il vetro ad osservare il volo di tutti quei Gufi.
“ Come fai a sapere che sono qui per lei?” chiede Priscilla spaventatissima, nascosta dietro le spalle dell’amica.
“ Perché credo di capirli” dice Theo.
C’è qualcosa nell’aria che vibra.
I Gufi l’hanno percepito all’istante.
Un’antico scritto che si risveglia…dolcemente cullato dalla voce dell’unica persona in grado di leggerlo.
Post-Amcluv dorme mentre Ancreell, in silenzio, attende.

Ecco qua il sesto capitolo *-* spero vi piaccia!! ho scoperto l'utilità dei font e ne sono rimasta colpita...infatti li userò sempre d'ora in poi XD!!Grazie ancora a Niggle per l'incoraggiamento XD!! sono contenta che ti piaccia, vedrai che andando avanti il mistero s'infittisce...ma si dipana anche, abbi fede!!
Con questo vi saluto bella gente :*
**Elizabeth**

  
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