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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    24/11/2009    1 recensioni
"Il Primo Cerchio dell’Hades, Il Tribunale. Tutte le anime giungono sin qui, siano esse degne di lode o di infamia, tutte si radunano in questo luogo, dopo aver superato l’ostacolo delle infide e profonde acque del fiume, accompagnate dall’avido Charon previo pagamento di un obolo d’argento. Gruppi di spiriti lamentosi si assiepano ai cancelli di questo luogo sacro, gemendo disperatamente e cercando all’ultimo momento di pentirsi dei peccati commessi; ma è tutto inutile, ciò che è stato non potrà cambiare." Lune riflette, dolorosamente. SECONDO PROMPT DELLA BDT!
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: De Amicitia Perdita
Prompt: 002, INTERMEZZO
Fandom: Saint Seiya
Pairing: Lune e Minos
Rating: VERDE
Genere: Introspettivo, Malinconico

 

DE AMICITIA PERDITA

 

“Queste dimore infernali non sono state assegnate

senza giudizio e giudice: Minosse inquisitore

scuote l'urna dei fati, convoca l'assemblea

dei morti silenziosi, li interroga, ne apprende

i delitti e la vita…”

(Virgilio, Eneide VI,539-543)

 

POV LUNE

Il Primo Cerchio dell’Hades, Il Tribunale.

Tutte le anime giungono sin qui, siano esse degne di lode o di infamia, tutte si radunano in questo luogo, dopo aver superato l’ostacolo delle infide e profonde acque del fiume, accompagnate dall’avido Charon previo pagamento di un obolo d’argento.

Gruppi di spiriti lamentosi si assiepano ai cancelli di questo luogo sacro, gemendo disperatamente e cercando all’ultimo momento di pentirsi dei peccati commessi; ma è tutto inutile, ciò che è stato non potrà cambiare.

Quasi non sento più il riecheggiare dei miei passi sul freddo marmo del vestibolo, ogni rumore è coperto dal loro pianto; corpi chini e curvi, sotto il peso di tanti peccati, ombre di quello che sono stati in vita e condannati al castigo eterno nel cerchio infernale che più si addice ad ogni anima persa.

Li vedo sfilare davanti a me, volti consumati e privi di qualunque espressione, lineamenti appena abbozzati, simili a feti deformi e piedi strascicati sul pavimento.

La mia frusta colpisce inesorabile la più vicina di queste anime erranti, riducendola ben presto al silenzio.

Come se fossero state colpite a loro volta, anche tutte le altre si azzittiscono, il vestibolo torna tranquillo e austero come deve essere.

Odo in lontananza i passi frettolosi dei soldati semplici che si avvicinano, ma non me ne curo assolutamente.

Mi allontano, scoccando un’ultima, intensa occhiata di disprezzo alla penosa sfilata delle anime, inoltrandomi nei corridoi bui e silenziosi.

Il Cosmo del Sire Hades impregna ogni cosa, la Surplice sotto la tunica freme, sembra quasi che respiri.

Non riuscirò mai ad abituarmi a questa situazione.

“Le chiedo scusa, signor Rune…”

La voce di uno dei soldati mi giunge fastidiosa alle orecchie, stridula e inopportuna; mi volto di scatto, guardandolo seccato, “Il nobile Minos la attende, signore. Mi ha pregato di condurla in anticamera e..” ma non gli permetto di concludere che lo supero senza proferire verbo.

L’orlo della mia veste sfiora il suolo, accompagnando il suono dei miei passi finalmente udibile.

Questa chiamata giunge inaspettata, lo devo ammettere.

Da quanto tempo era che la mia presenza in anticamera non era richiesta?

Sembra passato un periodo infinito, anche se in questo luogo la concezione dello scorrere del tempo è ben diversa da quella a cui ero abituato, eppure so per certo che non devono essere trascorsi molti giorni dal nostro arrivo.

Da quel giorno in cui il Sire Hades ci ha chiamato a sé, rendendoci parte del suo grande esercito guidato dalle 108 Stelle Malefiche.

Dal giorno in cui l’insita nobiltà nell’animo del mio carissimo amico d’infanzia prese il sopravvento su di lui, allontanandolo sempre più da me.

Senza accorgermene, mi ritrovo a pensare: come uno schiaffo mi sembra di risentire il vento gelido dei fiordi sulla mia pelle, mi sembra di riudire i versi acuti delle sule(1) mentre scendono in picchiata, sfruttando i venti, per immergersi nelle gelide onde per pescare.

Quando le mie giornate passavano con il ruggito dell’oceano tumultuoso nelle orecchie.

Giorni lontani nel tempo, quando tra noi c’era una sorta di patto, una tacita ammirazione, sterminata, che io provavo nei suoi confronti, quei momenti in cui, malgrado il silenzio, tra noi non v’erano barriere.

Giorni troppo lontani.

Quel sentimento che avevo idealizzato e cristallizzato nel mio cuore, adesso ha perso ogni significato, l’abisso che ci separa è troppo oscuro da superare.

Simile a un dio, il piedistallo su cui si trova è irraggiungibile, il potere che detiene è impossibile da eguagliare.

In fondo, è uno dei Giudici Infernali, Comandanti del Divino Sire Hades.

E io sono un semplice procuratore.

Il suo procuratore.

 

È tutto quello che mi è rimasto del passato, di quella antica complicità.

La possibilità di stargli, seppur in modo così effimero, vicino, seguirlo nella sua scia.

 

Senza che me ne sia accorto, sono finalmente giunto in anticamera, il silenzio è opprimente qui, come non lo è in nessun altro luogo di queste sacre contrade; alzo lo sguardo, lo vedo davanti a me, altezzoso nella sua surplice, il suo Cosmo mi avvolge, sono letteralmente soggiogato.

 

“Lune”, la sua voce penetrante mi riscuote; rapidamente, mi inchino, abbassando lo sguardo: “Nobile Minos.” Come è odiosa questa espressione, davvero è tutto perduto?

 

La sua voce altezzosa riecheggia sotto le alte volte: “Lune, il sire Hades mi ha convocato al suo cospetto, la Guerra Sacra contro i nemici sta per cominciare. Prenderò il comando delle truppe assieme a Rhadamatis e Aiacos” mi comunica lapidario.

 

Il mio cuore ha un tuffo.

 

“Tu resterai qui,” aggiunge, crepandomi ulteriormente l’anima, “Il tuo compito sarà continuare il mio, il giudizio delle anime è affidato a te.”.

 

Null’altro mi dice, odo i suoi passi pesanti allontanarsi fino a sparire del tutto.

E capisco di averlo perso per sempre.

   
 
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