Titolo: De
Amicitia Perdita
Prompt: 002,
INTERMEZZO
Fandom: Saint Seiya
Pairing: Lune e
Minos
Rating: VERDE
Genere: Introspettivo,
Malinconico
DE
AMICITIA PERDITA
“Queste
dimore infernali non sono state assegnate
senza
giudizio e giudice: Minosse inquisitore
scuote
l'urna dei fati, convoca l'assemblea
dei
morti silenziosi, li interroga, ne apprende
i
delitti e la vita…”
(Virgilio,
Eneide VI,539-543)
POV
LUNE
Il
Primo Cerchio dell’Hades, Il Tribunale.
Tutte
le anime giungono sin qui, siano esse degne di lode o di infamia, tutte si
radunano in questo luogo, dopo aver superato l’ostacolo delle infide e profonde
acque del fiume, accompagnate dall’avido Charon previo pagamento di un obolo
d’argento.
Gruppi
di spiriti lamentosi si assiepano ai cancelli di questo luogo sacro, gemendo
disperatamente e cercando all’ultimo momento di pentirsi dei peccati commessi;
ma è tutto inutile, ciò che è stato non potrà cambiare.
Quasi
non sento più il riecheggiare dei miei passi sul freddo marmo del vestibolo,
ogni rumore è coperto dal loro pianto; corpi chini e curvi, sotto il peso di
tanti peccati, ombre di quello che sono stati in vita e condannati al castigo
eterno nel cerchio infernale che più si addice ad ogni anima
persa.
Li
vedo sfilare davanti a me, volti consumati e privi di qualunque espressione,
lineamenti appena abbozzati, simili a feti deformi e piedi strascicati sul
pavimento.
La
mia frusta colpisce inesorabile la più vicina di queste anime erranti,
riducendola ben presto al silenzio.
Come
se fossero state colpite a loro volta, anche tutte le altre si azzittiscono, il
vestibolo torna tranquillo e austero come deve essere.
Odo
in lontananza i passi frettolosi dei soldati semplici che si avvicinano, ma non
me ne curo assolutamente.
Mi
allontano, scoccando un’ultima, intensa occhiata di disprezzo alla penosa
sfilata delle anime, inoltrandomi nei corridoi bui e
silenziosi.
Il
Cosmo del Sire Hades impregna ogni cosa, la Surplice sotto la tunica freme,
sembra quasi che respiri.
Non
riuscirò mai ad abituarmi a questa situazione.
“Le
chiedo scusa, signor Rune…”
La
voce di uno dei soldati mi giunge fastidiosa alle orecchie, stridula e
inopportuna; mi volto di scatto, guardandolo seccato, “Il nobile Minos la
attende, signore. Mi ha pregato di condurla in anticamera e..” ma non gli
permetto di concludere che lo supero senza proferire
verbo.
L’orlo
della mia veste sfiora il suolo, accompagnando il suono dei miei passi
finalmente udibile.
Questa
chiamata giunge inaspettata, lo devo ammettere.
Da
quanto tempo era che la mia presenza in anticamera non era
richiesta?
Sembra
passato un periodo infinito, anche se in questo luogo la concezione dello
scorrere del tempo è ben diversa da quella a cui ero abituato, eppure so per
certo che non devono essere trascorsi molti giorni dal nostro
arrivo.
Da
quel giorno in cui il Sire Hades ci ha chiamato a sé, rendendoci parte del suo
grande esercito guidato dalle 108 Stelle Malefiche.
Dal
giorno in cui l’insita nobiltà nell’animo del mio carissimo amico d’infanzia
prese il sopravvento su di lui, allontanandolo sempre più da
me.
Senza
accorgermene, mi ritrovo a pensare: come uno schiaffo mi sembra di risentire il
vento gelido dei fiordi sulla mia pelle, mi sembra di riudire i versi acuti
delle sule(1) mentre scendono in picchiata, sfruttando i venti, per immergersi
nelle gelide onde per pescare.
Quando
le mie giornate passavano con il ruggito dell’oceano tumultuoso nelle
orecchie.
Giorni
lontani nel tempo, quando tra noi c’era una sorta di patto, una tacita
ammirazione, sterminata, che io provavo nei suoi confronti, quei momenti in cui,
malgrado il silenzio, tra noi non v’erano barriere.
Giorni
troppo lontani.
Quel
sentimento che avevo idealizzato e cristallizzato nel mio cuore, adesso ha perso
ogni significato, l’abisso che ci separa è troppo oscuro da
superare.
Simile
a un dio, il piedistallo su cui si trova è irraggiungibile, il potere che
detiene è impossibile da eguagliare.
In
fondo, è uno dei Giudici Infernali, Comandanti del Divino Sire
Hades.
E
io sono un semplice procuratore.
Il
suo procuratore.
È
tutto quello che mi è rimasto del passato, di quella antica
complicità.
La
possibilità di stargli, seppur in modo così effimero, vicino, seguirlo nella sua
scia.
Senza
che me ne sia accorto, sono finalmente giunto in anticamera, il silenzio è
opprimente qui, come non lo è in nessun altro luogo di queste sacre contrade;
alzo lo sguardo, lo vedo davanti a me, altezzoso nella sua surplice, il suo
Cosmo mi avvolge, sono letteralmente soggiogato.
“Lune”,
la sua voce penetrante mi riscuote; rapidamente, mi inchino, abbassando lo
sguardo: “Nobile Minos.” Come è odiosa questa espressione, davvero è tutto
perduto?
La
sua voce altezzosa riecheggia sotto le alte volte: “Lune, il sire Hades mi ha
convocato al suo cospetto, la Guerra Sacra contro i nemici sta per cominciare.
Prenderò il comando delle truppe assieme a Rhadamatis e Aiacos” mi comunica
lapidario.
Il
mio cuore ha un tuffo.
“Tu
resterai qui,” aggiunge, crepandomi ulteriormente l’anima, “Il tuo compito sarà
continuare il mio, il giudizio delle anime è affidato a
te.”.
Null’altro
mi dice, odo i suoi passi pesanti allontanarsi fino a sparire del
tutto.
E capisco di averlo perso per sempre.