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Autore: Unusualize    25/11/2009    1 recensioni
La lotta di una ragazza contro la vita.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le porte del paradiso si chiudono alle mie spalle quando apro gli occhi per la prima volta,
e chissà quando riuscirò più a riaprirle…
Mi si presenta davanti l’inferno: la vita…
Non è una cattiva vista:
è seducente, anzi direi bellissima, ad un primo impatto.
Mi tende una mano, sorridendo dolce,
questa creatura dai capelli rosso fuoco,
i denti d’avorio,
la pelle di marmo e gli occhi che sembrano una fetta di cielo…
Sono dannatamente tentata di intrecciare saldamente le mie dita alle sue,
tutto sembra perfetto,
da quella parte, dalla parte della vita…
Non riesci, non puoi, evitare di avvicinarti a lei, le mani in avanti,
mentre ti chiama con la voce incantevole di una sirena,
ma puoi già sentire un alito gelido attraversarti la viscere mentre a mala pena riesce a sfiorare la tua mano tesa a mezz’aria.
Vorresti ritirarla, spaventata, impaurita, smarrita,
e intanto noti dietro di lei le migliaia di creature
che da tempo hanno abbandonato il sorriso
che fino a pochi istanti prima avevi anche tu in volto, felice di andare da lei.
Ti giri, vuoi tornare indetro, vuoi tornare al tuo paradiso,
ma lei, la maledetta vita, allora ti prende per le spalle,
e ti sbatte in un dirupo.
Il sorriso si è fatto ghigno,
gli occhi azzurri, neri come la pece,
le unghie curate, lunghe e affilate come artigli.
Allora sei abbandonato a te stesso
mentre osservi impietrita come tutti, intorno a te,
tentino disperatamente di scalare quel dirupo,
spezzandosi le unghie nel miserabile tentativo di vedere ancora la luce,
lasciando macchie di sangue sulla roccia cercando libertà.
Noti che qualcuno ce la fa,
se ne torna correndo ai cancelli del paradiso,
scuotendoli violentemente finchè questi non si aprono di nuovo.
Eppuri noti che, nonostante la gente se ne vada,
la calca non è diminuita.
Già… perché per ogni persona che se ne va,
ne arriva una nuova, una nuova anima da illudere.
La vedi, vero? Quella figura che sta cadendo giù dal dirupo,
proprio come te:
la rossa lo guarda dall’alto,
mentre lui cade giù, giù, sempre più giù…
E arriva al tuo fianco senza fare rumore,
e si guarda intorno spaventata e,
come te,
cerca di tornare indietro, e nel tuo subconscio sai che non ci riuscirà prima di te, non deve farlo!
Non puoi permetterti che un’anima soffra meno di quanto abbia fatto tu,
in questo schifo di mondo!
“Per ogni secondo che io sono rimasta qui, lui deve rimanerci dieci!” pensi sprezzante e maligna, spingendolo lontano dal muro.
Ma anche tu vieni spinta via, da gente che è lì da prima di te,
ed è giusto.

Lotti contro la corrente,
che ti spinge lontana da quella che credi essere l’unica salvezza da questo mondo: tornare di sopra!
Ti arrampichi sulla pietra, ma è liscia!
Ti ferisci le dita tentantando come una pazza di scalfirla, crearti un varco.
Niente… sembra uno specchio liscio e lucido.
Ma come? C’era gente che ci era riuscita!
Per loro non è stato così difficile perché la loro roccia era frastagliata e segnata dalle sofferenze.
Ma per te, che sei appena caduta,
e non sai ancora cosa sia il vero dolore,
nonstante le tue dita siano insaguinate
e le lacrime ti segnino il viso:
la tua roccia è perfettamente piana,
totalmente inacessibile.
E’ un qualcosa di soggettivo creato da un dio capriccioso,
che sembra godere nel vedere le proprie creature soffrire in questo modo,
in questo mondo.
Perché per ogni secondo che un altro è stato lì, prima di te,
e prima di me,
tu,
ed io,
dobbiamo rimanerci altri dieci…
cento…
mille…!

Lasci che ti spintoni indietro,
quella calca che non ha ancora capito,
o forse non vuole capire.
Ora li guardi da fuori:
ti incanta vedere come non si arrendano,
sempre a lottare, a urlare,
sempre con la forza, sempre con il fiato… e non si stancano mai.
Pensi ingenuamente che sei l’unica a pensare a certe cose,
che sei l’unica a non reagire e a stare lì,
immobile, zitta, neutra.
Poi la senti…
Credi di essere impazzita, perché non è semplicemente possibile che tu l’abbia sentita davvero.
Allora chiudi gli occhi e stai ad ascoltare.
La senti di nuovo:

una risata…!
Spalanchi gli occhi,
cercando la fonte di quel riso,
piccolo,
ma è pur sempre il suono spensierato di una persona…
com’è che si dice?
Ah, si… felice!
Ti volti e lo vedi.
Percepisci un tumulto dentro il petto:
è così bello, sono così belli!
Si, perché non è da solo, ma è in un gruppetto di privilegiati, pensi tu.
Privilegiati…
Sanno ancora cosa significhi ridere,
essere felici,
provare gioia…
cosa che tu facevi solo nel tuo paradiso personale, nel Tuo mondo.
Non riesci ad esserlo in questo danato inferno,
ma vedere lui ti da una sorta di carica,
una motivazione per aprire gli occhi la mattina e ricominciare a lottare per farti valere.
Speri un giorno di poter diventare come loro,
che sembrano adirittura più belli con quel sorriso sincero sulle labbra,
forse allora il mondo, la vita, ti piacerà,
e adirittura pregherai che la tua parete di roccia
non si scalfisca mai prima della sua.

Ringrazierai, quello che definivi un dio malefico,
di averti sbattuto in faccia i cancelli del paradiso e di averti spedito sulla Terra
quando finalmente ti sveglierai e la prima cosa che vedranno i tuoi occhi sarà il suo sorriso.
Solo allora tu sarai capace di ricambiare altrettanto onestamente,
quando finalmente capirai che la vita è un privilegio,
quando saprai che non vale la pena lottare per tornare indietro,
quando vorrai vivere ogni attimo della tua esistenza.

Quando capirai che la vita…
è per i vivi!




Inizialmente dedicata ad A. L., ora condivisa con tutti. Perchè l'autolesionismo ti fa sentire meglio solo per qualche minuto.
  
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