HARRY POTTER E L'OCCHIO DELLA CONOSCENZA
LEGAL DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della
serie sono di proprietà di J.K. Rowling. Io sono solo
un fan scemo.
Occhio agli SPOILER su Order of Phoenix!!! Se non
avete ancora letto il libro e non volete anticipazioni, non leggete!
Privet Drive era illuminata dal sole d'estate. La bella stagione portava con sé
la spensieratezza e l'armonia di un tempo senza ore e minuti, desideroso solo
di essere vissuto dagli abitanti del quartiere in pace e tranquillità,
possibilmente in compagnia di un buon bicchiere di limonata fresca. Quasi tutti avevano adottato quella dolce filosofia di vita in quei
dintorni e si beavano tranquilli crogiolandosi su sedie a sdraio o scrutando
pigramente l'erba del prato sempre più lunga solo per il gusto di decidere che
non sarebbe stato male lasciarla crescere ancora un po'.
Quasi tutti si godevano quella calda estate.
Quasi tutti.
Il numero quattro era il simulacro perfetto del sepolcro imbiancato: una casa
come le altre dotata di quell'aspetto ridente del
quale ogni angolo, quel giorno, sembrava risplendere che celava al suo interno
una gelida atmosfera.
Entrando, la viscosità della tensione accumulata era fitta come la nebbia di
Londra e rendeva difficile anche respirare. In qual momento,
il punto focale che emanava quell'aura pesante era situato in cucina. Le
pareti animate dai colori scelti con cura maniacale da
Petunia Dursley nulla potevano contro gli sguardi bassi e il silenzio che
regnava sovrano tra i commensali di un pranzo consumato insieme solo per
formalità. Il ruminare nervoso del grasso uomo seduto a capotavola era
accompagnato dal poco piacevole rumore prodotto dalla bocca piena di un
ragazzino il cui peso si rapportava decisamente male
alla statura. Al centro di quella tempesta di pensieri inespressi stava un
ragazzo piuttosto magro che portava un paio di vecchi occhiali tondi, una
maglietta leggermente lisa che gli andava ormai piccola e un paio di jeans
talmente scoloriti da sembrar bianchi. I capelli arruffati, poi, non avrebbero
certo suggerito ad alcuno l'idea che Harry Potter fosse un ragazzo benestante.
Da quando era tornato a Privet Drive per le vacanze, per Harry era stata guerra
fredda con i Dursley. Le minacce di Moody a zio Vernon, supportate, oltre che
da Arthur Weasley, anche da Lupin e Tonks, avevano avuto
l'effetto di tramutare l'arrogante e despotico atteggiamento della famiglia
adottiva di Harry in una prova di nervi nella quale, comunque, il giovane
Potter era avvantaggiato. Nonostante la barriera di ostinato
silenzio dietro la quale era stato confinato, non potendo essere più
apertamente oggetto di angherie, Harry traeva beneficio dalle domande ispirate
da una malcelata paura che gli venivano rivolte alternativamente da zio Vernon
e da zia Petunia:
"Hai scritto ai tuoi amici, Harry?"
Da quando Moody aveva minacciato di presentarsi a casa loro se non si fossero
avute notizie di Harry per tre giorni di seguito gli zii del ragazzo, con
disinteresse talmente ostentato nella sua falsità da risultare gratificante per
lui, si informavano sempre sui contatti del nipote con i suoi amici.
Questa era una cosa che Harry trovava divertente: le stesse persone che avevano
cercato con ogni mezzo di tenerlo fuori dal suo mondo,
ora si preoccupavano che non perdesse mai il contatto con esso. Harry credeva
persino di aver notato dei minuscoli puntini segnati sul calendario ad
intervalli di tre giorni l'uno dall'altro.
Questa posizione di superiorità nei confronti dei Dursley avrebbe potuto
rendere Harry soddisfatto ma un'ombra continuava a
pesare sul suo cuore.
Sirius…
La scomparsa del padrino bruciava ancora, non tanto per la conseguente
distruzione di tutte le sue speranze di lasciare i Dursley, ma soprattutto
perché Sirius aveva rappresentato un punto di riferimento importantissimo per
il giovane mago. Harry si era rivolto a lui quasi identificandolo con il
genitore che non aveva avuto, forse per via della profonda amicizia che lo
aveva legato proprio a suo padre, James Potter.
L'umore di Harry era altalenante al riguardo. Passava dal dolore all'astio nei
confronti di Sirius.
Perché sei morto? Non avevi il diritto di morire. Non DOVEVI morire!
Contrariamente all'anno passato, almeno, le lettere di
Hermione e di Ron non erano davvero mancate. I suoi amici gli avevano scritto almeno
tre volte alla settimana e la povera Edvige aveva
trascorso un'estate massacrante. Anche Lupin e Tonks
si erano fatti sentire. Tuttavia la cautela traspariva
chiaramente da tutte quelle missive.
Spero che tu stia bene…
Capisco come ti senti ma devi farti coraggio…
Lui non avrebbe voluto che tu stessi tanto male…
Harry si alzò da tavola appena ebbe finito di mangiare. Fu il primo a finire
perché la sua porzione era sensibilmente più scarsa di quella degli altri, in
linea con la nuova tattica offensiva dei Dursley, mirata a fargli ogni
sgarberia possibile dissimulandola dietro l'apparente insignificanza. Era stato
un periodo costellato di caute frecciatine e di minuscole dimenticanze
come quando non gli avevano detto che sarebbero usciti fuori a cena lasciandolo
a casa con solo un panino semipietrificato da mangiare.
Harry andò a rinchiudersi nella sua stanza con la penna e le pergamene che gli
era stato permesso di tenere in camera purché fuori dalla
vista di zio Vernon, quando entrava. Teoricamente il suo rendimento, vista la
possibilità di studiare senza nascondersi, avrebbe dovuto essere migliore ma
dell'intera risma di pergamene che possedeva, quasi la metà giaceva a terra
ridotta in pezzi.
Harry si sedette al piccolo tavolo coperto di cianfrusaglie e cercò di comporre
almeno due righe del tema in quattro pergamene che doveva svolgere per Piton.
Il voto del suo G.U.F.O. in Pozioni era risultato essere quella A richiesta dal
professore responsabile della casa di Serpeverde perché uno studente potesse
seguire il corso di Pozioni per il M.A.G.O. e quindi il ragazzo si era
ritrovato ad essere ammesso al corso che doveva seguire, per quanto di
malavoglia, per poter sperare di diventare un Auror. A salvarlo, oltre
all'assenza di Piton il giorno dell'esame, era stata la domanda sulla pozione
Polisucco nel compito scritto. Alle altre domande non aveva risposto con grande precisione ma la prova pratica aveva dato risultati
insperatamente buoni. La sua ammissione al corso di Pozioni, descritta da
Piton, probabilmente sarebbe suonata come "Si azzardi a rendere meno della
perfezione, Potter, e la butto fuori dalla mia
classe".
Radici di lucernine e uova di rovofalco. Affinità e differenze. In quali
casi le une sono più indicate delle altre.
Lo scricchiolio della penna seguiva di malavoglia le
parole che Harry iniziò a tracciare.
La lucernina, o felce lanterna, ha nelle sue radici il potere della
rigenerazione. E' pertanto indicata per…
Un rabbioso svolazzo che si protrasse in uno scarabocchio grande quanto il foglio
seguì questa prima, stentata frase. Se avesse presentato al professore di
Pozioni una simile stupidaggine questi sarebbe stato
capace di fargli ingoiare venti radici di lucernina per dimostrargli che la
loro supposta capacità rigenerante aveva effetti curiosamente simili a
quelli di un veleno.
Quasi sentì la voce di Hermione che lo rimproverava.
Ma Harry… la lucernina è indicata nel
Compendio ai veleni naturali come una delle piante da maneggiare con
particolare attenzione.
Harry si trattenne dallo stritolare fra le dita l'ultima
penna d'oca che gli era rimasta e si guardò intorno alla ricerca di qualcosa da
spaccare. Il suo proposito distruttivo, che mal sarebbe stato digerito da zio
Vernon, venne dimenticato grazie ad un frullio d'ali
molto familiare: Edvige era ritornata con la risposta di Lupin alla sua ultima
lettera.
Delicatamente, Harry prese il gufo e lo gratificò con una
grattatina sul petto immediatamente ricambiata da un'affettuosa
beccatina. Dopo che ebbe preso la lettera, Harry mandò Edvige nella sua gabbia
per farla rifocillare. L'inizio della lettera di Lupin lasciò il ragazzo a
bocca aperta:
Caro Harry, penso che affiderò la risposta alla tua lettera ad Alastor.
Credo che abbia qualcosa da dirti. Saluti, Lupin.
Immediatamente sotto le due righe vergate dalla mano precisa di Remus iniziava
un accavallarsi irruento di lettere perfettamente
rispecchiante la schietta natura di "Malocchio" Moody.
Harry.
Non ti pare di aver impiegato abbastanza tempo nel compiangere la scomparsa di
Sirius? Mi spiace dirti che non stai mantenendo un comportamento molto maturo.
Ne hai viste tante in questi anni, Harry, e stando le cose nella maniera che
ben conosci, ne vedrai ancora altre.
Se poi pensi davvero di poter intraprendere la carriera di Auror,
sappi che di morti terribili ne vedrai molte, troppe. Un Auror vive il
paradosso di perdere più amici di quanti ne trovi.
Quindi ora smettila di fare il bambino e di continuare a ripetere frasi come non
sono sicuro di poter continuare ad essere al centro di questa guerra dopo quello che è successo e sento ancora lo stesso peso
di quando l'ho visto sparire. Non è questo quello
che ci aspettiamo da te. Non è questo che tu stesso dovresti aspettarti.
Magari sono un po' duro, come dice Remus, ma davvero non credo che ci sia
scelta dato il tuo comportamento. Siamo tutti addolorati per la morte di Sirius
ma non rinunciamo a combattere il solo che ne sia
responsabile.
Cresci, Potter.
Per te stesso e per la guerra che sarai chiamato a
combattere.
Alastor Moody
Harry non poteva credere ai suoi occhi. Come osava Moody rivolgersi a lui in
quel modo? Gli intimava di crescere ma lui era stato privato dei pilastri che
avrebbero dovuto aiutarlo in questo. Non aveva conosciuto i suoi genitori, il
suo padrino era morto davanti ai suoi occhi, aveva dovuto affrontare cose
talmente spaventose da far ritrarre i maghi più esperti e Alastor Moody veniva
a fargli la predica su quanto fosse infantile il suo
comportamento.
Harry si precipitò al tavolino per scrivere una bella risposta alle critiche
dell'ex - Auror ma venne interrotto da un botto alla
finestra. Harry si voltò e vide che sul davanzale giaceva, immobile, un gufo
spennacchiato che portava una lettera.
"Accidenti… vuoi vedere che stavolta Errol ci è
rimasto davvero?"
Si precipitò alla finestra e prese il gufo malandato. Si rassicurò quando
questo arruffò le penne e, dopo aver lasciato prendere ad
Harry la lettera che portava, svolazzò verso Edvige che lo accolse nella
propria gabbia per permettergli di rimettersi in sesto. La nuova missiva era
della signora Weasley:
Carissimo Harry,
Sono appena venuta a sapere della lettera che Alastor ti ha scritto. Mi chiedo
come Remus abbia avuto il coraggio di lasciare che la
spedisse. Non far troppo caso alle sue parole; sai bene che lui non usa mai
mezzi termini. Spero tanto che tu non sia stato ferito dal
suo atteggiamento. Noi persone civili capiamo come ti devi sentire e non
ti incolpiamo di nulla se ancora non hai superato
quello che è successo.
Spero di poterti tirar su il morale dicendoti che abbiamo avuto il permesso di
tenerti alla Tana per gli ultimi tre giorni di vacanza in modo che si possa
andare tutti insieme a Diagon Alley per le spese
scolastiche. Ron di certo non vede l'ora di averti qui ed è probabile che anche
Hermione sia del gruppo. Proprio il giorno in cui verremo a prenderti lei
rientra dalla Bulgaria, sai?
Si parte da casa tua il pomeriggio del 27, d'accordo? Fatti trovare pronto, mi
raccomando. Arthur ha di nuovo a disposizione un mezzo di servizio e verrà con
quello.
A presto caro. Stai tranquillo e sereno. Noi tutti ti vogliamo bene.
Saluti dalla famiglia Weasley.
"Il pomeriggio del 27? Ma… è oggi!"
Evidentemente Errol ci aveva messo più tempo di quanto la signora Weasley avesse immaginato a portare quella lettera. Harry iniziò ad
ammucchiare tutte le sue cose nel vecchio baule che possedeva facendo un tale
baccano che zio Vernon salì di corsa, facendo tremare la casa con i suoi
pesanti passi e dichiarando all'istante rotta la
tattica del silenzio di ghiaccio perpetuata per l'intera estate:
"Cosa stai combinando adesso? EH? Quale stranezza stai architettando ai nostri danni?"
Harry si voltò e rispose duramente al grasso uomo che, con la sua mole,
occupava l'intero specchio della porta:
"Mi preparo per andarmene. Non aspetti altro, no? Allegro, zio Vernon,
l'estate è finita. Il signor Weasley passa a prendermi tra poco."
La frase suonò a Vernon come una sfida alla sua autorità e, infatti, questo era
il ribelle quanto avventato intento di Harry. Dimentico delle minacce di Moody,
quindi, l'iracondo padrone di casa riprese le vesti di carceriere e sbraitò:
"TU non andrai da nessuna parte senza il mio permesso. Sono IO il tuo
tutore e IO ho piena autorità su di te. Nessuno di
quei diversi potrà scavalcarmi. Tu resterai qui fino al
giorno in cui ti porterò alla stazione per inaugurare un nuovo anno senza di
te!"
Harry si incollerì e urlò di rimando:
"Sei assurdo perfino quando cerchi di farti valere! Non vedi l'ora di
sbarazzarti di me eppure saresti disposto a tenermi
qui fino all'ultimo minuto che ti è concesso pur di dimostrare che sei tu che
comandi. Ma vedrai che…"
Harry sollevò un dito all'indirizzo di zio Vernon e questi, come se si
aspettasse di vedere erompere delle fiamme da quel dito puntato, scattò
all'indietro chiudendo a chiave la porta e urlando mentre si allontanava:
"Non te ne andrai da qui senza il mio benestare, Potter,
e stai pur certo che non lo avrai fino all'ultimo secondo!"
Harry sbatté rabbiosamente il coperchio del baule che rimase aperto visto il
disordine con il quale ogni cosa vi era stata gettata dentro. Harry allora lo
spinse con rinnovato vigore e quindi vi si sedette sopra costringendo la
serratura a scattare. Dall'interno venne un rumore di vetri infranti e il
ragazzo si sentì frustrato al solo pensiero delle
boccettine di inchiostro che spargevano il loro contenuto su ogni cosa.
Sconsolato e con un gran mal di testa, Harry si guardò intorno in cerca di una
soluzione. Il suo sguardo si posò su una scatola marroncina sul davanzale.
Strano. Che cos'è questa? Prima non c'era…
Con cautela, Harry la prese in mano. Dal peso sembrava vuota.
L'etichetta sul fianco recava la scritta Harry Potter. Harry osservò
interdetto quella scatola misteriosa, incerto se aprirla o
meno. Come se fosse seccata dalla sua indecisione, la scatola decise di
fare da sola: immediatamente sotto il suo nome apparve la
scritta Ricevuto e la parte superiore si spalancò di colpo mentre
l'etichetta spariva in una vampata di fuoco. Un istante dopo Harry si trovò a
guardare negli occhi Arthur Weasley, la cui testa era sbucata fuori dalla scatola. Il signor Weasley, sorridendo, esordì:
"Ciao, Harry!"
Con un grido spaventato, Harry lasciò cadere la scatola.
"Ouch. Fai attenzione ragazzo. Niente paura. Aspetta un momento…"
Come se venisse fuori da una botola, il signor Weasley
uscì dalla scatola e si eresse in tutta la sua statura lisciandosi la vecchia
tunica color melanzana.
"Come va, figliolo? Sei pronto a partire?"
Harry, incapace di rispondere, stava lì a fissare alternativamente la piccola
scatola e il signor Weasley che, dal canto suo, sorrideva:
"Niente male, eh? Il nuovo sistema di spostamento del Ministero della Magia. E' frutto di una collaborazione con… oh! Ma guarda! Una lanternina!"
Arthur Weasley era un noto appassionato di oggetti
babbani e la sua attenzione era stata attirata dalla lampadina montata sopra il
letto di Harry. L'uomo la scrutò con vivo interesse, quindi chiese ad Harry:
"Potresti prestarmela? Io ho rotto l'ultima che avevo cercando di
inserirla in una di quelle… ehm… prese elettriche. Ma
come si fa ad accenderla se gli attacchi sono diversi? Ah, capisco! C'è bisogno
di questo supporto, vero? Che cosa interessante."
"Sì… bè… lo prenda pure, se vuole."
Arthur Weasley non se lo fece ripetere e, prendendo l'intero portalume, disse:
"Molto gentile da parte tua. Te lo restituirò per la prossima
estate. Non credo che i tuoi zii te ne darebbero un altro."
Estrasse la bacchetta e la puntò sul baule di Harry.
"Hai preso tutto, ragazzo?"
Harry annuì e il signor Weasley pronunciò:
"Wingardium Leviosa!"
Il baule di Harry si sollevò e, diretto dal signor Weasley, si tuffò nella
scatola, sparendo. Il padre di Ron indicò il contenitore di
cartone:
"Su, coraggio, salta dentro."
Harry esitava:
"Ehm… signor Weasley… è sicuro?"
Questi estrasse un'etichetta in tutto e per tutto uguale a quella che era
svanita poco prima con sopra scritto Tana e la attaccò sul fianco della
scatola.
"Non preoccuparti, ragazzo. Garantita dal Ministero della Magia e
da…"
Venne interrotto dal vocione di zio Vernon che veniva
da fuori la porta:
"Tu! Che stai facendo? Adesso ti
insegno io a fare tanto baccano."
Un istante dopo le serrature scattarono, la porta si aprì e gli occhi
dell'uomo, iniettati di sangue, si spalancarono alla vista di Arthur Weasley.
Dimenticando il timore per la scatola, Harry saltò dentro di essa.
Fu preso dal panico quando i suoi piedi non incontrarono il pavimento e in un
istante si sentì affondare a tutta velocità come se si fosse gettato in un
pozzo. Le pareti della sua stanza sparirono dietro quelle
della scatola, mentre la sua testa vi svaniva dentro seguendo il resto del
corpo. Per un istante tutto fu nero, Harry ebbe un capogiro, causato dal fatto
di non avere nulla su cui puntare lo sguardo, quindi cadde fragorosamente
incontrando una superficie solida.
"Harry! Ti sei fatto male?"
La voce preoccupata di Hermione riportò Harry indietro dal mondo pieno di
stelle nel quale era finito. Si rialzò, stordito, e si guardò intorno. Si
trovava in una grande stanza, arredata elegantemente e illuminata da un bel
sole. C'era profumo di fiori e le pareti erano di un bianco immacolato. Solo il
soffitto differiva da quello che ci sarebbe stato in una suite imperiale:
semplicemente non esisteva. Un grande rettangolo nero
che faceva perdere lo sguardo stava al suo posto. Attraverso le enormi finestre
adornate da tende di porpora Harry distinse la sua
camera, ingigantita. Hermione rise:
"Hai fatto una faccia così divertente quando il signor Weasley ti ha
salutato, Harry…"
La giovane strega era cresciuta di un paio di centimetri, almeno questa era
l'impressione di Harry, il suo sguardo acceso e il sorriso radioso testimoniavano il fatto che la sua estate era stata
decisamente felice.
Almeno per qualcuno lo è stata.
In un istante anche il signor Weasley fu là, piovendo letteralmente dal
soffitto ma atterrando più elegantemente di Harry.
"Che caratteraccio che ha tuo zio, Harry…"
Puntò gli occhi sulla finestra ed Harry si rese conto che, sebbene non si
avvertisse nulla all'interno, la scatola si era sollevata e volava verso
l'esterno. Gettando uno sguardo alla finestra alle sue spalle, il ragazzo fece
un salto: un enorme zio Vernon con la bocca spalancata in un ruggito tendeva le
sue manone rosse e sudate verso di loro. Fortunatamente la scatola fu più veloce
e lasciò l'omone a sbraitare e a tendere le braccia al cielo mentre si sporgeva
fuori dalla finestra, trattenuto dall'accorsa zia
Petunia e osservato dagli occhi porcini di Dudley, carichi di spavento.
Pensando a quello che i vicini avrebbero detto circa quello strano
episodio, Harry sogghignò e rivolse un saluto ironico allo zio:
"Alla prossima estate, Vernon."
Insieme ad Arthur e ad Hermione, che si erano
divertiti un mondo in quella sortita a casa di Harry, il ragazzo andò a sedersi
sul divano verde foderato di velluto mentre delle tazze fumanti di cioccolata
calda fluttuavano verso di loro. Harry commentò:
"Caspita… quanto lusso…"
Hermione gli rispose:
"Caramell ha molto da farsi perdonare, Harry. Questa è la scatola
destinata alle autorità importanti. Di solito è proprio il
ministro a farne uso."
Arthur Weasley continuò:
"Non è affascinante come quelle vostre macchine con muovitore a
scoppio…"
Hermione lo corresse:
"Motore, signor Weasley."
"Oh, sì. Ma è un modo rapido di viaggiare
perché non sono in molti a poterselo permettere. L'abbiamo
acquisito recentemente e ne siamo molto soddisfatti anche se temiamo che sarà
inutilizzabile a Dicembre."
Harry ipotizzò:
"Forse a causa del cattivo tempo?"
Ma il signor Weasley scosse la testa:
"No, no. La scatola non ne risente. A causa del traffico intenso,
Harry."
"Ma… non ha detto che è un sistema poco usato?"
"Sì, ma vedi… questo modo di viaggiare è il frutto di una collaborazione.
Le linee in realtà non ci appartengono. Appartengono al nostro partner. Quello sì che è pieno di soldi. Fino a qualche tempo fa
questo era un suo servizio privato."
"E chi sarebbe questo partner?"
Arthur Weasley sorrise:
"Credevo fosse chiaro, Harry. E' Babbo Natale."
Divertito dallo sguardo stralunato di Harry, il signor Weasley continuò:
"A Dicembre viaggiano tante di quelle lettere per lui in questo
modo…"
Harry non era sicuro se Arthur Weasley stesse
scherzando oppure no, a proposito del partner del Ministero della Magia. Prima
che potesse approfondire, però, fuori dalla finestra apparve
l'immagine inconfondibile e calorosa della casa della famiglia Weasley.
Harry ed Hermione subivano il fascino di quel posto, soggiogati dall'affetto
che emanava quel rifugio, forse un pochino sgangherato nell'aspetto, ma che
poggiava su fondamenta molto più solide di quelle di
qualunque altra casa. La costruzione stessa emanava un'atmosfera di benvenuto
che inebriava chiunque vi si avvicinasse. Arthur
Weasley corse alla finestra e fece segno ai ragazzi di seguirlo:
"Venite, forza. Viste da qui le cose sono divertentissime."
Il giardino della casa sembrava una giungla ai
passeggeri della scatola e la Tana stessa raggiungeva un'altezza ai loro occhi
inimmaginabile. Due grandi mani presero la scatola e la sollevarono. Dalla
finestra si vedeva il semplice disegno a quadretti di un grembiule da cucina. Quando la scatola venne di nuovo appoggiata a terra, in
un'enorme sala che Harry riconobbe come la cucina, Arthur Weasley disse al
ragazzo:
"Coraggio. Devi semplicemente saltare."
Harry guardò Hermione che gli sorrise e, per
rassicurarlo, spiccò un salto. Harry la vide schizzare verso il soffitto
inesistente e svanire dentro di esso. Un istante dopo
la gamba della ragazza, gigantesca, era visibile fuori dalla
finestra.
Harry, un tantino eccitato, saltò e si sentì trascinato verso l'alto da una
forza incredibile. Ai suoi occhi le pareti della cucina della signora Weasley
si avvicinarono come per schiacciarlo, ma l'effetto cessò appena Harry ebbe
raggiunto le dimensioni normali. Ebbe appena il tempo di sistemarsi gli
occhiali sul naso che si ritrovò circondato dall'abbraccio di Molly Weasley.
"Harry, caro! Che piacere immenso vederti! Non ho
dato pace a Silente perché mi permettesse di portarti lontano dai tuoi odiosi
zii almeno un giorno ogni tanto ma lui mi ha concesso solo questi ultimi giorni
di vacanza. D'altronde sappiamo bene che, quando non sei a Hogwarts, il posto
più sicuro per te è quella casa."
"Anche a me fa piacere rivederla, signora Weasley. Non si preoccupi. Ormai
non è più così terribile."
Una voce allegra li interruppe:
"Harry!"
"Ron!"
I due amici andarono l'uno verso l'altro sorridendo felici. Un'estate era
troppo lunga perché non sentissero la mancanza l'uno dell'altro. Ron tenne ad
informare subito Harry di una cosa alla quale teneva moltissimo:
"Mi sono allenato come un matto quest'estate. Fred e George mi hanno
aiutato a migliorare in velocità e senso della posizione."
Le voci dei gemelli si fecero sentire da dietro le spalle del fratello:
"Non è stato facile."
"Prima era una frana. Ora è solo scarso."
"Abbiamo dovuto comprargli una Nimbus 2001 per dargli più stabilità."
Harry sgranò gli occhi:
"Cosa avete fatto?"
I due si impettirono, orgogliosi:
"Gli affari per noi vanno estremamente bene. Abbiamo comprato la nuova
scopa volante a Ron, una nuova batteria di stoviglie alla mamma e a papà… bè…
un bel mucchio di oggetti babbani."
La signora Weasley disse con severità:
"Ragazzi, ricordate che i soldi non sono tutto."
La risposta dei due fu pronta:
"Ma averne un po' non guasta, eh, mamma? Ora scusate
ma dobbiamo fare l'inventario del nuovo set di scherzi brevettati Weasley.
Prevediamo un grosso guadagno prima che inizino le
scuole. Tutti vorranno fare scorta di scherzi prima di andarsi a rinchiudere a
Hogwarts."
Voltarono i tacchi e se ne andarono. Ron disse a
Harry:
"Credo di aver finalmente capito perché quei due avessero
tanta fretta di lasciare Hogwarts per aprire quel negozio di scherzi. Le loro
motivazioni si leggevano sui loro volti quando se ne sono venuti con tutti quei
regali per noi. Penso che non siano rimasti insensibili ai sacrifici fatti da
mamma e papà durante questi anni. Credo che sia stato il loro modo di
comunicare loro che non avevano intenzione di lasciare che continuassero a
cavarsela sempre con… ehm… difficoltà. Volevano disperatamente
portare dei soldi a casa e, per la miseria, ci stanno riuscendo."
Al pensare una cosa simile Harry sentì un profondo rispetto nascere in lui nei
confronti dei gemelli. L'anno prima si era sentito in colpa per aver dato loro
il denaro necessario ad avviare la loro attività, tenuto conto anche del fatto
che la signora Weasley non era molto d'accordo ma ora
ne era felice.
"Ehi… non si saluta?"
Hermione si era rivolta in maniera scherzosamente severa a Ron. Il ragazzo dai
capelli rossi sembrò piuttosto in difficoltà nel dover riconoscere che c'era
anche lei.
"Ehm… scusa Hermione. Come stai?"
"Quanto entusiasmo… sto bene, grazie."
Il tono di Ron si fece vagamente sibillino:
"E' stata una bella estate?"
Hermione capì a cosa si riferiva Ron e, incrociando le braccia, si fece vaga.
"Ah, sì… la Bulgaria è un bel posto. Forse le città sono un po' troppo squadrate
ma nel complesso non c'è male."
"Uhm…"
Harry capì che a Ron non era andato giù il fatto che
Hermione avesse passato l'estate in compagnia di Viktor Krum, lo studente
straniero conosciuto due anni prima e chiaramente interessato alla giovane
strega.
La signora Weasley, percependo la leggera tensione, stemperò gli animi con una
buona notizia:
"Sai, Harry, Percy e Arthur hanno fatto pace. Dopo il riconoscimento da
parte del Ministero del ritorno di… Tu-sai-chi… Percy
ha fatto le sue scuse ad Arthur ed è tornato a vivere con noi."
Ron commentò freddamente:
"Influenzato dalla politica di Caramell anche nei rapporti con la
famiglia, Percy…"
"Non sparlare di tuo fratello, Ron. Lui ha fatto quello che credeva
giusto."
Ron bisbigliò ad Harry:
"Sì. Per la sua carriera…"
Improvvisamente Harry si ricordò di Errol e, dopo
averlo preso dalla gabbia di Edvige, lo porse alla signora Weasley.
"Signora Weasley… Errol è arrivato da me poco prima che passasse il signor
Weasley… non è ridotto molto bene…"
Molly prese il gufo e lo mise nella sua gabbia:
"Non preoccuparti, Harry, ormai ho perso il conto di quante volte ho dato
Errol per spacciato e…"
Si voltò di scatto:
"Quando hai detto che è arrivato?"
Harry, colpito dall'espressione della madre di Ron, rispose timidamente:
"Ehm… poco prima che arrivasse la scatola…"
La signora Weasley ebbe un moto di esasperazione:
"Oh, santo cielo. E dire che lo avevo mandato da
te quattro giorni fa! Questo gufo è assurdo!"
La mente di Harry si gettò in un rapido ragionamento
Se Errol è partito quattro giorni fa ed è arrivato
insieme ad Edvige che è più veloce di lui portando una lettera che si riferiva
a quella di Moody… significa che Edvige ha dovuto fare un viaggio lunghissimo
per tornare indietro con la risposta di Lupin.
"Ehm… signora Weasley…"
"Sì, Harry caro?"
"Lupin e Moody non sono proprio… nelle vicinanze, vero?"
Molly Weasley si fece seria in volto e capì quale era stato il ragionamento di
Harry.
"Credo che stiano sbrigando… qualche commissione per Silente. Credo fuori
del paese, sì."
Harry fece un tentativo pur sapendo che non avrebbe portato a nulla:
"E lei sa di che si tratta… per caso?"
"Oh, probabilmente niente. Lasciamo perdere questo argomento."
L'evasività della signora Weasley lasciò capire ad Harry che le acque si
stavano muovendo e che probabilmente era l'Ordine della Fenice ad occuparsene.
Harry scambiò un'occhiata significativa con Ron ed
Hermione, entrambi incuriositi al pari di Harry. Intenzionata ad interrompere
quel traffico di sguardi ormai fin troppo conosciuti, Molly disse in fretta:
"Sedetevi, ora. Preparerò un bel po' di frittelle e poi potrete andare
magari ad allenarvi col Quidditch."
La combinazione delle frittelle e della parola magica Quidditch attenuò la curiosità dei ragazzi ma non la spense. Come un
fuoco sotto la cenere, la loro curiosità covava irrequieta.