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Autore: Megabyte    30/09/2003    1 recensioni
Sesto anno per Harry e i suoi amici. La seconda guerra si svolge fra le silenziose trame dei Mangiamorte e le altrettanto segrete contromosse dell'Ordine della Fenice. Il ricordo dimenticato di un'antica progenie non poteva scegliere momento peggiore per riaccendersi e ciò che questo risveglio porta con sè viene fortemente ambito da entrambe le fazioni.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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HARRY POTTER E L'OCCHIO DELLA CONOSCENZA

 

LEGAL DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della serie sono di proprietà di J.K. Rowling. Io sono solo un fan scemo.

Occhio agli SPOILER su Order of Phoenix!!! Se non avete ancora letto il libro e non volete anticipazioni, non leggete!



Privet Drive era illuminata dal sole d'estate. La bella stagione portava con sé la spensieratezza e l'armonia di un tempo senza ore e minuti, desideroso solo di essere vissuto dagli abitanti del quartiere in pace e tranquillità, possibilmente in compagnia di un buon bicchiere di limonata fresca. Quasi tutti avevano adottato quella dolce filosofia di vita in quei dintorni e si beavano tranquilli crogiolandosi su sedie a sdraio o scrutando pigramente l'erba del prato sempre più lunga solo per il gusto di decidere che non sarebbe stato male lasciarla crescere ancora un po'.
Quasi tutti si godevano quella calda estate
.
Quasi tutti.
Il numero quattro era il simulacro perfetto del sepolcro imbiancato: una casa come le altre dotata di quell'aspetto ridente del quale ogni angolo, quel giorno, sembrava risplendere che celava al suo interno una gelida atmosfera.
Entrando, la viscosità della tensione accumulata era fitta come la nebbia di Londra e rendeva difficile anche respirare. In qual momento, il punto focale che emanava quell'aura pesante era situato in cucina. Le pareti animate dai colori scelti con cura maniacale da Petunia Dursley nulla potevano contro gli sguardi bassi e il silenzio che regnava sovrano tra i commensali di un pranzo consumato insieme solo per formalità. Il ruminare nervoso del grasso uomo seduto a capotavola era accompagnato dal poco piacevole rumore prodotto dalla bocca piena di un ragazzino il cui peso si rapportava decisamente male alla statura. Al centro di quella tempesta di pensieri inespressi stava un ragazzo piuttosto magro che portava un paio di vecchi occhiali tondi, una maglietta leggermente lisa che gli andava ormai piccola e un paio di jeans talmente scoloriti da sembrar bianchi. I capelli arruffati, poi, non avrebbero certo suggerito ad alcuno l'idea che Harry Potter fosse un ragazzo benestante.
Da quando era tornato a Privet Drive per le vacanze, per Harry era stata guerra fredda con i Dursley. Le minacce di Moody a zio Vernon, supportate, oltre che da Arthur Weasley, anche da Lupin e Tonks, avevano avuto l'effetto di tramutare l'arrogante e despotico atteggiamento della famiglia adottiva di Harry in una prova di nervi nella quale, comunque, il giovane Potter era avvantaggiato. Nonostante la barriera di ostinato silenzio dietro la quale era stato confinato, non potendo essere più apertamente oggetto di angherie, Harry traeva beneficio dalle domande ispirate da una malcelata paura che gli venivano rivolte alternativamente da zio Vernon e da zia Petunia:
"Hai scritto ai tuoi amici, Harry?"
Da quando Moody aveva minacciato di presentarsi a casa loro se non si fossero avute notizie di Harry per tre giorni di seguito gli zii del ragazzo, con disinteresse talmente ostentato nella sua falsità da risultare gratificante per lui, si informavano sempre sui contatti del nipote con i suoi amici. Questa era una cosa che Harry trovava divertente: le stesse persone che avevano cercato con ogni mezzo di tenerlo fuori dal suo mondo, ora si preoccupavano che non perdesse mai il contatto con esso. Harry credeva persino di aver notato dei minuscoli puntini segnati sul calendario ad intervalli di tre giorni l'uno dall'altro.
Questa posizione di superiorità nei confronti dei Dursley avrebbe potuto rendere Harry soddisfatto ma un'ombra continuava a pesare sul suo cuore.
Sirius…
La scomparsa del padrino bruciava ancora, non tanto per la conseguente distruzione di tutte le sue speranze di lasciare i Dursley, ma soprattutto perché Sirius aveva rappresentato un punto di riferimento importantissimo per il giovane mago. Harry si era rivolto a lui quasi identificandolo con il genitore che non aveva avuto, forse per via della profonda amicizia che lo aveva legato proprio a suo padre, James Potter.
L'umore di Harry era altalenante al riguardo. Passava dal dolore all'astio nei confronti di Sirius.
Perché sei morto? Non avevi il diritto di morire. Non DOVEVI morire!
Contrariamente all'anno passato, almeno, le lettere di Hermione e di Ron non erano davvero mancate. I suoi amici gli avevano scritto almeno tre volte alla settimana e la povera Edvige aveva trascorso un'estate massacrante. Anche Lupin e Tonks si erano fatti sentire. Tuttavia la cautela traspariva chiaramente da tutte quelle missive.
Spero che tu stia bene…
Capisco come ti senti ma devi farti coraggio…
Lui non avrebbe voluto che tu stessi tanto male…

Harry si alzò da tavola appena ebbe finito di mangiare. Fu il primo a finire perché la sua porzione era sensibilmente più scarsa di quella degli altri, in linea con la nuova tattica offensiva dei Dursley, mirata a fargli ogni sgarberia possibile dissimulandola dietro l'apparente insignificanza. Era stato un periodo costellato di caute frecciatine e di minuscole dimenticanze come quando non gli avevano detto che sarebbero usciti fuori a cena lasciandolo a casa con solo un panino semipietrificato da mangiare.
Harry andò a rinchiudersi nella sua stanza con la penna e le pergamene che gli era stato permesso di tenere in camera purché fuori dalla vista di zio Vernon, quando entrava. Teoricamente il suo rendimento, vista la possibilità di studiare senza nascondersi, avrebbe dovuto essere migliore ma dell'intera risma di pergamene che possedeva, quasi la metà giaceva a terra ridotta in pezzi.
Harry si sedette al piccolo tavolo coperto di cianfrusaglie e cercò di comporre almeno due righe del tema in quattro pergamene che doveva svolgere per Piton. Il voto del suo G.U.F.O. in Pozioni era risultato essere quella A richiesta dal professore responsabile della casa di Serpeverde perché uno studente potesse seguire il corso di Pozioni per il M.A.G.O. e quindi il ragazzo si era ritrovato ad essere ammesso al corso che doveva seguire, per quanto di malavoglia, per poter sperare di diventare un Auror. A salvarlo, oltre all'assenza di Piton il giorno dell'esame, era stata la domanda sulla pozione Polisucco nel compito scritto. Alle altre domande non aveva risposto con grande precisione ma la prova pratica aveva dato risultati insperatamente buoni. La sua ammissione al corso di Pozioni, descritta da Piton, probabilmente sarebbe suonata come "Si azzardi a rendere meno della perfezione, Potter, e la butto fuori dalla mia classe".

Radici di lucernine e uova di rovofalco. Affinità e differenze. In quali casi le une sono più indicate delle altre.

Lo scricchiolio della penna seguiva di malavoglia le parole che Harry iniziò a tracciare.

La lucernina, o felce lanterna, ha nelle sue radici il potere della rigenerazione. E' pertanto indicata per…

Un rabbioso svolazzo che si protrasse in uno scarabocchio grande quanto il foglio seguì questa prima, stentata frase. Se avesse presentato al professore di Pozioni una simile stupidaggine questi sarebbe stato capace di fargli ingoiare venti radici di lucernina per dimostrargli che la loro supposta capacità rigenerante aveva effetti curiosamente simili a quelli di un veleno.
Quasi sentì la voce di Hermione che lo rimproverava.
Ma Harry… la lucernina è indicata nel Compendio ai veleni naturali come una delle piante da maneggiare con particolare attenzione.
Harry si trattenne dallo stritolare fra le dita l'ultima penna d'oca che gli era rimasta e si guardò intorno alla ricerca di qualcosa da spaccare. Il suo proposito distruttivo, che mal sarebbe stato digerito da zio Vernon, venne dimenticato grazie ad un frullio d'ali molto familiare: Edvige era ritornata con la risposta di Lupin alla sua ultima lettera.
Delicatamente, Harry prese il gufo e lo gratificò con una grattatina sul petto immediatamente ricambiata da un'affettuosa beccatina. Dopo che ebbe preso la lettera, Harry mandò Edvige nella sua gabbia per farla rifocillare. L'inizio della lettera di Lupin lasciò il ragazzo a bocca aperta:

Caro Harry, penso che affiderò la risposta alla tua lettera ad Alastor. Credo che abbia qualcosa da dirti. Saluti, Lupin.

Immediatamente sotto le due righe vergate dalla mano precisa di Remus iniziava un accavallarsi irruento di lettere perfettamente rispecchiante la schietta natura di "Malocchio" Moody.

Harry.
Non ti pare di aver impiegato abbastanza tempo nel compiangere la scomparsa di Sirius? Mi spiace dirti che non stai mantenendo un comportamento molto maturo. Ne hai viste tante in questi anni, Harry, e stando le cose nella maniera che ben conosci, ne vedrai ancora altre.
Se poi pensi davvero di poter intraprendere la carriera di Auror, sappi che di morti terribili ne vedrai molte, troppe. Un Auror vive il paradosso di perdere più amici di quanti ne trovi. Quindi ora smettila di fare il bambino e di continuare a ripetere frasi come
non sono sicuro di poter continuare ad essere al centro di questa guerra dopo quello che è successo e sento ancora lo stesso peso di quando l'ho visto sparire. Non è questo quello che ci aspettiamo da te. Non è questo che tu stesso dovresti aspettarti.
Magari sono un po' duro, come dice Remus, ma davvero non credo che ci sia scelta dato il tuo comportamento. Siamo tutti addolorati per la morte di Sirius ma non rinunciamo a combattere il solo che ne sia responsabile.
Cresci, Potter.
Per te stesso e per la guerra che sarai chiamato a combattere.
Alastor Moody


Harry non poteva credere ai suoi occhi. Come osava Moody rivolgersi a lui in quel modo? Gli intimava di crescere ma lui era stato privato dei pilastri che avrebbero dovuto aiutarlo in questo. Non aveva conosciuto i suoi genitori, il suo padrino era morto davanti ai suoi occhi, aveva dovuto affrontare cose talmente spaventose da far ritrarre i maghi più esperti e Alastor Moody veniva a fargli la predica su quanto fosse infantile il suo comportamento.
Harry si precipitò al tavolino per scrivere una bella risposta alle critiche dell'ex - Auror ma venne interrotto da un botto alla finestra. Harry si voltò e vide che sul davanzale giaceva, immobile, un gufo spennacchiato che portava una lettera.
"Accidenti… vuoi vedere che stavolta Errol ci è rimasto davvero?"
Si precipitò alla finestra e prese il gufo malandato. Si rassicurò quando questo arruffò le penne e, dopo aver lasciato prendere ad Harry la lettera che portava, svolazzò verso Edvige che lo accolse nella propria gabbia per permettergli di rimettersi in sesto. La nuova missiva era della signora Weasley:

Carissimo Harry,
Sono appena venuta a sapere della lettera che Alastor ti ha scritto. Mi chiedo come Remus abbia avuto il coraggio di lasciare che la spedisse. Non far troppo caso alle sue parole; sai bene che lui non usa mai mezzi termini. Spero tanto che tu non sia stato ferito dal suo atteggiamento. Noi persone civili capiamo come ti devi sentire e non ti incolpiamo di nulla se ancora non hai superato quello che è successo.
Spero di poterti tirar su il morale dicendoti che abbiamo avuto il permesso di tenerti alla Tana per gli ultimi tre giorni di vacanza in modo che si possa andare tutti insieme a Diagon Alley per le spese scolastiche. Ron di certo non vede l'ora di averti qui ed è probabile che anche Hermione sia del gruppo. Proprio il giorno in cui verremo a prenderti lei rientra dalla Bulgaria, sai?
Si parte da casa tua il pomeriggio del 27, d'accordo? Fatti trovare pronto, mi raccomando. Arthur ha di nuovo a disposizione un mezzo di servizio e verrà con quello.
A presto caro. Stai tranquillo e sereno. Noi tutti ti vogliamo bene.
Saluti dalla famiglia Weasley.


"Il pomeriggio del 27? Ma… è oggi!"
Evidentemente Errol ci aveva messo più tempo di quanto la signora Weasley avesse immaginato a portare quella lettera. Harry iniziò ad ammucchiare tutte le sue cose nel vecchio baule che possedeva facendo un tale baccano che zio Vernon salì di corsa, facendo tremare la casa con i suoi pesanti passi e dichiarando all'istante rotta la tattica del silenzio di ghiaccio perpetuata per l'intera estate:
"Cosa stai combinando adesso? EH? Quale stranezza stai architettando ai nostri danni?"
Harry si voltò e rispose duramente al grasso uomo che, con la sua mole, occupava l'intero specchio della porta:
"Mi preparo per andarmene. Non aspetti altro, no? Allegro, zio Vernon, l'estate è finita. Il signor Weasley passa a prendermi tra poco."
La frase suonò a Vernon come una sfida alla sua autorità e, infatti, questo era il ribelle quanto avventato intento di Harry. Dimentico delle minacce di Moody, quindi, l'iracondo padrone di casa riprese le vesti di carceriere e sbraitò:
"TU non andrai da nessuna parte senza il mio permesso. Sono IO il tuo tutore e IO ho piena autorità su di te. Nessuno di quei diversi potrà scavalcarmi. Tu resterai qui fino al giorno in cui ti porterò alla stazione per inaugurare un nuovo anno senza di te!"
Harry si incollerì e urlò di rimando:
"Sei assurdo perfino quando cerchi di farti valere! Non vedi l'ora di sbarazzarti di me eppure saresti disposto a tenermi qui fino all'ultimo minuto che ti è concesso pur di dimostrare che sei tu che comandi. Ma vedrai che…"
Harry sollevò un dito all'indirizzo di zio Vernon e questi, come se si aspettasse di vedere erompere delle fiamme da quel dito puntato, scattò all'indietro chiudendo a chiave la porta e urlando mentre si allontanava:
"Non te ne andrai da qui senza il mio benestare, Potter, e stai pur certo che non lo avrai fino all'ultimo secondo!"
Harry sbatté rabbiosamente il coperchio del baule che rimase aperto visto il disordine con il quale ogni cosa vi era stata gettata dentro. Harry allora lo spinse con rinnovato vigore e quindi vi si sedette sopra costringendo la serratura a scattare. Dall'interno venne un rumore di vetri infranti e il ragazzo si sentì frustrato al solo pensiero delle boccettine di inchiostro che spargevano il loro contenuto su ogni cosa. Sconsolato e con un gran mal di testa, Harry si guardò intorno in cerca di una soluzione. Il suo sguardo si posò su una scatola marroncina sul davanzale.
Strano. Che cos'è questa? Prima non c'era…
Con cautela, Harry la prese
in mano. Dal peso sembrava vuota. L'etichetta sul fianco recava la scritta Harry Potter. Harry osservò interdetto quella scatola misteriosa, incerto se aprirla o meno. Come se fosse seccata dalla sua indecisione, la scatola decise di fare da sola: immediatamente sotto il suo nome apparve la scritta Ricevuto e la parte superiore si spalancò di colpo mentre l'etichetta spariva in una vampata di fuoco. Un istante dopo Harry si trovò a guardare negli occhi Arthur Weasley, la cui testa era sbucata fuori dalla scatola. Il signor Weasley, sorridendo, esordì:
"Ciao, Harry!"
Con un grido spaventato, Harry lasciò cadere la scatola.
"Ouch. Fai attenzione ragazzo. Niente paura. Aspetta un momento…"
Come se venisse fuori da una botola, il signor Weasley uscì dalla scatola e si eresse in tutta la sua statura lisciandosi la vecchia tunica color melanzana.
"Come va, figliolo? Sei pronto a partire?"
Harry, incapace di rispondere, stava lì a fissare alternativamente la piccola scatola e il signor Weasley che, dal canto suo, sorrideva:
"Niente male, eh? Il nuovo sistema di spostamento del Ministero della Magia. E' frutto di una collaborazione con… oh! Ma guarda! Una lanternina!"
Arthur Weasley era un noto appassionato di oggetti babbani e la sua attenzione era stata attirata dalla lampadina montata sopra il letto di Harry. L'uomo la scrutò con vivo interesse, quindi chiese ad Harry:
"Potresti prestarmela? Io ho rotto l'ultima che avevo cercando di inserirla in una di quelle… ehm… prese elettriche. Ma come si fa ad accenderla se gli attacchi sono diversi? Ah, capisco! C'è bisogno di questo supporto, vero? Che cosa interessante."
"Sì… bè… lo prenda pure, se vuole."
Arthur Weasley non se lo fece ripetere e, prendendo l'intero portalume, disse:
"Molto gentile da parte tua
. Te lo restituirò per la prossima estate. Non credo che i tuoi zii te ne darebbero un altro."
Estrasse la bacchetta e la puntò sul baule di Harry.
"Hai preso tutto, ragazzo?"
Harry annuì e il signor Weasley pronunciò:
"Wingardium Leviosa!"
Il baule di Harry si sollevò e, diretto dal signor Weasley, si tuffò nella scatola, sparendo. Il padre di Ron indicò il contenitore di cartone:
"Su, coraggio, salta dentro."
Harry esitava:
"Ehm… signor Weasley… è sicuro?"
Questi estrasse un'etichetta in tutto e per tutto uguale a quella che era svanita poco prima con sopra scritto Tana e la attaccò sul fianco della scatola.
"Non preoccuparti, ragazzo
. Garantita dal Ministero della Magia e da…"
Venne interrotto dal vocione di zio Vernon che veniva da fuori la porta:
"Tu! Che stai facendo? Adesso ti insegno io a fare tanto baccano."
Un istante dopo le serrature scattarono, la porta si aprì e gli occhi dell'uomo, iniettati di sangue, si spalancarono alla vista di Arthur Weasley. Dimenticando il timore per la scatola, Harry saltò dentro di essa. Fu preso dal panico quando i suoi piedi non incontrarono il pavimento e in un istante si sentì affondare a tutta velocità come se si fosse gettato in un pozzo. Le pareti della sua stanza sparirono dietro quelle della scatola, mentre la sua testa vi svaniva dentro seguendo il resto del corpo. Per un istante tutto fu nero, Harry ebbe un capogiro, causato dal fatto di non avere nulla su cui puntare lo sguardo, quindi cadde fragorosamente incontrando una superficie solida.
"Harry! Ti sei fatto male?"
La voce preoccupata di Hermione riportò Harry indietro dal mondo pieno di stelle nel quale era finito. Si rialzò, stordito, e si guardò intorno. Si trovava in una grande stanza, arredata elegantemente e illuminata da un bel sole. C'era profumo di fiori e le pareti erano di un bianco immacolato. Solo il soffitto differiva da quello che ci sarebbe stato in una suite imperiale: semplicemente non esisteva. Un grande rettangolo nero che faceva perdere lo sguardo stava al suo posto. Attraverso le enormi finestre adornate da tende di porpora Harry distinse la sua camera, ingigantita. Hermione rise:
"Hai fatto una faccia così divertente quando il signor Weasley ti ha salutato, Harry…"
La giovane strega era cresciuta di un paio di centimetri, almeno questa era l'impressione di Harry, il suo sguardo acceso e il sorriso radioso testimoniavano il fatto che la sua estate era stata decisamente felice.
Almeno per qualcuno lo è stata.
In un istante anche il signor Weasley fu là, piovendo letteralmente dal soffitto ma atterrando più elegantemente di Harry.
"Che caratteraccio che ha tuo zio, Harry…"
Puntò gli occhi sulla finestra ed Harry si rese conto che, sebbene non si avvertisse nulla all'interno, la scatola si era sollevata e volava verso l'esterno. Gettando uno sguardo alla finestra alle sue spalle, il ragazzo fece un salto: un enorme zio Vernon con la bocca spalancata in un ruggito tendeva le sue manone rosse e sudate verso di loro. Fortunatamente la scatola fu più veloce e lasciò l'omone a sbraitare e a tendere le braccia al cielo mentre si sporgeva fuori dalla finestra, trattenuto dall'accorsa zia Petunia e osservato dagli occhi porcini di Dudley, carichi di spavento.
Pensando a quello che i vicini avrebbero detto circa quello strano episodio, Harry sogghignò e rivolse un saluto ironico allo zio:
"Alla prossima estate, Vernon."
Insieme ad Arthur e ad Hermione, che si erano divertiti un mondo in quella sortita a casa di Harry, il ragazzo andò a sedersi sul divano verde foderato di velluto mentre delle tazze fumanti di cioccolata calda fluttuavano verso di loro. Harry commentò:
"Caspita… quanto lusso…"
Hermione gli rispose:
"Caramell ha molto da farsi perdonare, Harry
. Questa è la scatola destinata alle autorità importanti. Di solito è proprio il ministro a farne uso."
Arthur Weasley continuò:
"Non è affascinante come quelle vostre macchine con muovitore a scoppio…"
Hermione lo corresse:
"Motore, signor Weasley."
"Oh, sì
. Ma è un modo rapido di viaggiare perché non sono in molti a poterselo permettere. L'abbiamo acquisito recentemente e ne siamo molto soddisfatti anche se temiamo che sarà inutilizzabile a Dicembre."
Harry ipotizzò:
"Forse a causa del cattivo tempo?"
Ma il signor Weasley scosse la testa:
"No, no. La scatola non ne risente
. A causa del traffico intenso, Harry."
"Ma… non ha detto che è un sistema poco usato?"
"Sì, ma vedi… questo modo di viaggiare è il frutto di una collaborazione. Le linee in realtà non ci appartengono. Appartengono al nostro partner. Quello sì che è pieno di soldi. Fino a qualche tempo fa questo era un suo servizio privato."
"E chi sarebbe questo partner?"
Arthur Weasley sorrise:
"Credevo fosse chiaro, Harry. E' Babbo Natale."
Divertito dallo sguardo stralunato di Harry, il signor Weasley continuò:
"A Dicembre viaggiano tante di quelle lettere per lui in questo modo…"

Harry non era sicuro se Arthur Weasley stesse scherzando oppure no, a proposito del partner del Ministero della Magia. Prima che potesse approfondire, però, fuori dalla finestra apparve l'immagine inconfondibile e calorosa della casa della famiglia Weasley.
Harry ed Hermione subivano il fascino di quel posto, soggiogati dall'affetto che emanava quel rifugio, forse un pochino sgangherato nell'aspetto, ma che poggiava su fondamenta molto più solide di quelle di qualunque altra casa. La costruzione stessa emanava un'atmosfera di benvenuto che inebriava chiunque vi si avvicinasse. Arthur Weasley corse alla finestra e fece segno ai ragazzi di seguirlo:
"Venite, forza. Viste da qui le cose sono divertentissime."
Il giardino della casa sembrava una giungla ai passeggeri della scatola e la Tana stessa raggiungeva un'altezza ai loro occhi inimmaginabile. Due grandi mani presero la scatola e la sollevarono. Dalla finestra si vedeva il semplice disegno a quadretti di un grembiule da cucina. Quando la scatola venne di nuovo appoggiata a terra, in un'enorme sala che Harry riconobbe come la cucina, Arthur Weasley disse al ragazzo:
"Coraggio. Devi semplicemente saltare."
Harry guardò Hermione che gli sorrise e, per rassicurarlo, spiccò un salto. Harry la vide schizzare verso il soffitto inesistente e svanire dentro di esso. Un istante dopo la gamba della ragazza, gigantesca, era visibile fuori dalla finestra.
Harry, un tantino eccitato, saltò e si sentì trascinato verso l'alto da una forza incredibile. Ai suoi occhi le pareti della cucina della signora Weasley si avvicinarono come per schiacciarlo, ma l'effetto cessò appena Harry ebbe raggiunto le dimensioni normali. Ebbe appena il tempo di sistemarsi gli occhiali sul naso che si ritrovò circondato dall'abbraccio di Molly Weasley.
"Harry, caro! Che piacere immenso vederti! Non ho dato pace a Silente perché mi permettesse di portarti lontano dai tuoi odiosi zii almeno un giorno ogni tanto ma lui mi ha concesso solo questi ultimi giorni di vacanza. D'altronde sappiamo bene che, quando non sei a Hogwarts, il posto più sicuro per te è quella casa."
"Anche a me fa piacere rivederla, signora Weasley. Non si preoccupi. Ormai non è più così terribile."
Una voce allegra li interruppe:
"Harry!"
"Ron!"
I due amici andarono l'uno verso l'altro sorridendo felici. Un'estate era troppo lunga perché non sentissero la mancanza l'uno dell'altro. Ron tenne ad informare subito Harry di una cosa alla quale teneva moltissimo:
"Mi sono allenato come un matto quest'estate. Fred e George mi hanno aiutato a migliorare in velocità e senso della posizione."
Le voci dei gemelli si fecero sentire da dietro le spalle del fratello:
"Non è stato facile."
"Prima era una frana. Ora è solo scarso."
"Abbiamo dovuto comprargli una Nimbus 2001 per dargli più stabilità."
Harry sgranò gli occhi:
"Cosa avete fatto?"
I due si impettirono, orgogliosi:
"Gli affari per noi vanno estremamente bene. Abbiamo comprato la nuova scopa volante a Ron, una nuova batteria di stoviglie alla mamma e a papà… bè… un bel mucchio di oggetti babbani."
La signora Weasley disse con severità:
"Ragazzi, ricordate che i soldi non sono tutto."
La risposta dei due fu pronta:
"Ma averne un po' non guasta, eh, mamma? Ora scusate ma dobbiamo fare l'inventario del nuovo set di scherzi brevettati Weasley. Prevediamo un grosso guadagno prima che inizino le scuole. Tutti vorranno fare scorta di scherzi prima di andarsi a rinchiudere a Hogwarts."
Voltarono i tacchi e se ne andarono. Ron disse a Harry:
"Credo di aver finalmente capito perché quei due avessero tanta fretta di lasciare Hogwarts per aprire quel negozio di scherzi. Le loro motivazioni si leggevano sui loro volti quando se ne sono venuti con tutti quei regali per noi. Penso che non siano rimasti insensibili ai sacrifici fatti da mamma e papà durante questi anni. Credo che sia stato il loro modo di comunicare loro che non avevano intenzione di lasciare che continuassero a cavarsela sempre con… ehm… difficoltà. Volevano disperatamente portare dei soldi a casa e, per la miseria, ci stanno riuscendo."
Al pensare una cosa simile Harry sentì un profondo rispetto nascere in lui nei confronti dei gemelli. L'anno prima si era sentito in colpa per aver dato loro il denaro necessario ad avviare la loro attività, tenuto conto anche del fatto che la signora Weasley non era molto d'accordo ma ora ne era felice.
"Ehi… non si saluta?"
Hermione si era rivolta in maniera scherzosamente severa a Ron. Il ragazzo dai capelli rossi sembrò piuttosto in difficoltà nel dover riconoscere che c'era anche lei.
"Ehm… scusa Hermione. Come stai?"
"Quanto entusiasmo… sto bene, grazie."
Il tono di Ron si fece vagamente sibillino:
"E' stata una bella estate?"
Hermione capì a cosa si riferiva Ron e, incrociando le braccia, si fece vaga.
"Ah, sì… la Bulgaria è un bel posto. Forse le città sono un po' troppo squadrate ma nel complesso non c'è male."
"Uhm…"
Harry capì che a Ron non era andato giù il fatto che Hermione avesse passato l'estate in compagnia di Viktor Krum, lo studente straniero conosciuto due anni prima e chiaramente interessato alla giovane strega.
La signora Weasley, percependo la leggera tensione, stemperò gli animi con una buona notizia:
"Sai, Harry, Percy e Arthur hanno fatto pace. Dopo il riconoscimento da parte del Ministero del ritorno di… Tu-sai-chi… Percy ha fatto le sue scuse ad Arthur ed è tornato a vivere con noi."
Ron commentò freddamente:
"Influenzato dalla politica di Caramell anche nei rapporti con la famiglia, Percy…"
"Non sparlare di tuo fratello, Ron. Lui ha fatto quello che credeva giusto."
Ron bisbigliò ad Harry:
"Sì. Per la sua carriera…"
Improvvisamente Harry si ricordò di Errol e, dopo averlo preso dalla gabbia di Edvige, lo porse alla signora Weasley.
"Signora Weasley… Errol è arrivato da me poco prima che passasse il signor Weasley… non è ridotto molto bene…"
Molly prese il gufo e lo mise nella sua gabbia:
"Non preoccuparti, Harry, ormai ho perso il conto di quante volte ho dato Errol per spacciato e…"
Si voltò di scatto:
"Quando hai detto che è arrivato?"
Harry, colpito dall'espressione della madre di Ron, rispose timidamente:
"Ehm… poco prima che arrivasse la scatola…"
La signora Weasley ebbe un moto di esasperazione:
"Oh, santo cielo. E dire che lo avevo mandato da te quattro giorni fa! Questo gufo è assurdo!"
La mente di Harry si gettò in un rapido ragionamento
Se Errol è partito quattro giorni fa ed è arrivato insieme ad Edvige che è più veloce di lui portando una lettera che si riferiva a quella di Moody… significa che Edvige ha dovuto fare un viaggio lunghissimo per tornare indietro con la risposta di Lupin.
"Ehm… signora Weasley…"
"Sì, Harry caro?"
"Lupin e Moody non sono proprio… nelle vicinanze, vero?"
Molly Weasley si fece seria in volto e capì quale era stato il ragionamento di Harry.
"Credo che stiano sbrigando… qualche commissione per Silente. Credo fuori del paese, sì."
Harry fece un tentativo pur sapendo che non avrebbe portato a nulla:
"E lei sa di che si tratta… per caso?"
"Oh, probabilmente niente. Lasciamo perdere questo argomento."
L'evasività della signora Weasley lasciò capire ad Harry che le acque si stavano muovendo e che probabilmente era l'Ordine della Fenice ad occuparsene. Harry scambiò un'occhiata significativa con Ron ed Hermione, entrambi incuriositi al pari di Harry. Intenzionata ad interrompere quel traffico di sguardi ormai fin troppo conosciuti, Molly disse in fretta:
"Sedetevi, ora. Preparerò un bel po' di frittelle e poi potrete andare magari ad allenarvi col Quidditch."
La combinazione delle frittelle e della parola magica Quidditch attenuò la curiosità dei ragazzi ma non la spense. Come un fuoco sotto la cenere, la loro curiosità covava irrequieta.



  
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