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Autore: WillowG    25/11/2009    1 recensioni
Quattro ragazze ricevono l'eredità della nonna,morta assassinata anni prima.Un libro ed una chiave per aprirlo.Così il loro destino si lega a quello di quattro viaggiatori.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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20 È molto tempo che non posto più un capitolo di questa fic…  ma sappiate che, nonostante ciò, non è stata abbandonata. Ho avuto un blocco nello scrivere enorme, e solo in questi ultimi tempi, con la vita che ha deciso di rimettersi un pochino in sesto, ho ritrovato la voglia di pigiare i pulsanti della tastiera.
A voi la lettura!

Capitolo 20
-Ricatti e draghi volanti.-

Caleb ammise a sé stesso che questo risveglio non era dei migliori. La testa gli pulsava, come se un’ape impazzita vi si fosse persa dentro, ed ogni centimetro quadrato del suo corpo era dolorante, in primis il punto in cui la ferita al ventre era quasi guarita.
Ma, in effetti, dopo aver passato giorni e giorni in convalescenza, non poteva dire di non esservi un poco rassegnato.
Fece per stiracchiarsi, le ossa scricchiolarono in protesta per lo scomodo giaciglio su cui era stato costretto a riposare. Solo allora si accorse delle catene.
Spalancò gli occhi di colpo, improvvisamente conscio di cosa gli fosse capitato. Lo scontro con Shiba. La morte del demone lupo per mano di Rigel. La disperazione di lei. La comparsa di Artemius. E l’attacco dei due demoni gemelli.
Spalancò gli occhi, e si guardò freneticamente attorno, fino a quando il volto di Artemius non finì nel suo raggio di visione.
-Ma bene. Vedo che hai già ripreso conoscenza …- Disse questi, sorridendo appena. Uno di quei sorrisi gelidi e privi di emozioni che ormai Caleb conosceva bene. -Meglio così. Risparmi fatica ai miei due nuovi aiutanti. Ti presento Cain e Abel.- Artemius continuò a parlare, indicando i due demoni in armatura alle sue spalle. Uguali identici, ma speculari nei colori degli occhi e dei capelli. La testa di Caleb ne ricordava bene la forza fisica, mascherata dall’esilità della loro muscolatura, e dai volti da ragazzini. I due Demoni che avevano distrutto il villaggio.
-Vorrei poter dire che è un piacere conoscervi.- Ringhiò il demone dai capelli argentei, la voce venata di sarcasmo rabbioso. Un pugno lo raggiunse ancora prima di poter aggiungere una battuta. Il mondo divenne come in bianco e nero per qualche istante, mentre si riprendeva dal colpo. Poi, il volto di Artemius tornò ben visibile agli occhi di Caleb. Il sorriso sparito, sostituito da un’espressione rabbiosa.
-Ti avevo mandato ad uccidere, Caleb.- Sibilò il demone più anziano, il pugno ancora stretto. -Ed invece? Sei stato così debole non solo da farti curare dai nostri nemici. Ma ti sei anche unito a loro … ed hai persino spinto Rigel a rivoltarsi contro di me, e ad uccidere il povero Shiba … Dimmi, Caleb, c’è un qualche motivo che possa impedirmi di ucciderti?- Le iridi dorate del demone più giovane scintillarono, rabbiose quanto quelle di Artemius.
-Va all’inferno. Quello che stai facendo è sbagliato, e lo sai!- Artemius s’irrigidì, ma non colpì di nuovo il ragazzo. Si chinò più vicino, fino ad arrivare a sussurrargli in un orecchio.
-Cosa c’è di sbagliato, nel voler conoscere il proprio creatore? L’essere che ci ha permesso di venire al mondo?- Un istante di silenzio, nel quale Caleb non ribatté. Ciò incitò il demone più anziano a riprendere a parlare. -Siamo vicini, Caleb. Molto. Vicini. Abbiamo faticato ed aspettato troppo tempo, perché quelle donne ci fermino. Quelle quattro donne sono le sole creature in grado di vanificare ogni nostro sforzo. Solo loro hanno il potere di tenere il nostro creatore prigioniero.- Gli occhi dorati si tinsero di follia. Pura, paranoica, febbrile follia. Un brivido scese lungo la schiena di Caleb.
-Devono morire, Fratellino. Quelle quattro devono morire. È l’unico modo per impedire loro di nuocerci. A noi e a Lui. Abbiamo lavorato troppo, ci siamo spinti troppo lontani. Abbiamo risvegliato poteri e conoscenze troppo grandi per lasciarci fermare. Ormai, la nostra è una via senza ritorno.- Il demone dai capelli argentei resse lo sguardo del suo ex capo, il cuore invaso di triste consapevolezza. Ora lo aveva capito. Quello che aveva davanti non era più l’Artemius che lo aveva cresciuto. Era solo un corpo che gli somigliava. Poteva vederlo, in quelle iridi una volta piene di affetto e tenerezza, ma ora vuote, colorate solo da odio alternato a follia.
Si chiese solo come diavolo avesse fatto a non accorgersene prima. In qualche modo, il potere che stava corrodendo la barriera che teneva rinchiuso il loro creatore, aveva corroso anche Artemius. Il demone dai capelli argentei chiuse gli occhi, impedendosi di piangere.
-Non a questo prezzo …- Mormorò, con voce incrinata. Artemius rimase in silenzio per qualche lungo istante, come indeciso su cosa fare. Alla fine sbuffò, deluse ed esasperato.
-In tal caso.- Disse, alzandosi in piedi. Caleb ne seguì i movimenti, attento. -Dovrò trovare qualcosa che per te renda questo prezzo più ragionevole.- Si chinò davanti a Rigel, ancora priva di sensi. Il bellissimo viso rilassato nel sonno. Simile ad una maschera di porcellana. Artemius le sollevò appena il mento con una mano, facendo sì che Caleb ne potesse vedere bene il profilo.
-Dimmi, Caleb.- Continuò il demone moro, con un tono quasi conviviale. -La Sua vita è un prezzo abbastanza ragionevole per te?-
-Non oserai …- Ringhiò il giovane, combattendo contro le catene. Artemius sorrise appena.
-Lei mi ha tradito, come te, Fratellino. Non potrei comunque farmene più nulla di lei. Non potrei fidarmi. Ma, se tu sei così legato a Rigel … potrei anche decidere di tenerla in vita … in cambio di quel piccolo favore. E chissà: se sarai bravo, magari potrei anche decidere di perdonarvi entrambi.- Caleb continuò a restare in silenzio. Il volto contratto nel tentativo di restare impassibile. Artemius si alzò in piedi, lasciando andare Rigel. Le striature argentee dei capelli scintillanti alla luce delle torce. -Pensaci bene, Caleb. Potrebbe tornare tutto come prima. Io, tu e Rigel, e la piccola Maya. Potremmo riavere la nostra famiglia … Potremo ricongiungerci al nostro Creatore, a nostro Padre. Oppure … solo io e Maya avremo questo onore. Certo, sarà un po’ penoso spiegare a Maya perché la sua sorella maggiore è morta … ma come tutti i bambini, se ne farà una ragione …-
-Non … non voglio farlo …- Sussurrò Caleb. Ma le parole suonavano inutili anche a lui.
-Tu e Rigel siete i più legati, tra tutti noi. Siete nati nello stesso istante, dallo stesso ceppo. Neppure io e Grima avevamo un legame simile, e lui era nato solo poco dopo di me. Converrai che le vite di quattro umane non possono essere più importanti, per te, della Sua, vero?- Caleb abbassò lo sguardo. -Siete stati creati nello stesso momento. Nella stessa notte di luna. Siete inscindibili. Legati indissolubilmente.- Di nuovo i suoi occhi dorati s’incontrarono con quelli uguali, eppure così diversi di Artemius. Dal loro angolo, i due demoni gemelli si sussurrarono qualcosa tra loro. Ma il demone più anziano non vi fece neppure caso. Un sorriso trionfante era tornato a rivestirgli le labbra.
-Molto bene. Mi sembra che ci siamo messi d’accordo.- Caleb non rispose. Artemius aveva vinto. Ed era bastato guardarsi negli occhi per comprenderlo. Ma in realtà, Artemius sapeva già da tempo di aver vinto. Non appena aveva minacciato la vita di Rigel. Lo aveva compreso ben prima dello stesso Caleb.
Artemius Si alzò in piedi in silenzio, rompendo il contatto visivo con il demone più giovane, ormai spezzato. Fece un cenno a Cain e Abel di seguirlo, poi parlò di nuovo.
-Molto bene. Domattina ti lascerò andare dai tuoi amici … per l’ultima volta. Qualunque cosa tu faccia. Ma spero, per il bene di Rigel, che farai la scelta più saggia.- E, senza voltarsi più indietro, il demone uscì dalla stanza, seguito dai suoi nuovi guerrieri.
Passarono alcuni minuti, prima che Caleb riuscisse a trovare la forza di fare un qualunque movimento. Chiuse gli occhi, per frenare un paio di lacrime di sconforto. Ma questo gli fece solo vedere più chiaramente i volti dei suoi nuovi amici. Le sue vittime designate. Di nuovo.
-Perdonatemi …- Mormorò, con le corde vocali strozzate da singulti appena trattenuti. Accanto a lui, Rigel si mosse appena nel sonno, come a percepire lo stress del suo compagno.

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Sulla soglia del tempio sotterraneo, dove la roccia assumeva le più svariate sfumature verdi, Artemius si fermò in contemplazione. Sull’altare di roccia, il libro era aperto, come sempre. La sfera al suo interno, mandava bagliori. Davanti ad esso, la piccola Maya, teneva le manine alzate sulla boccia scura. Il demone sorrise.la sfera altro non era che un passaggio. La concretizzazione della barriera invisibile tra i tre mondi: il Tenkai, il Tengiku e Gaya. Una barriera che cinquecento lunghi anni avevano indebolito, e che ora stava soccombendo di fronte ai poteri di una bambina. Unica creatura in grado di sciogliere quel sigillo.
-Fratellone!- Gridò la piccola, non appena si accorse della presenza del demone più anziano.
Non appena questo entrò nella caverna, un razzo dai capelli castani gli schizzò incontro. Il demone sorrise appena, e si piegò su un ginocchio, per meglio vedere in viso la piccola Maya. Grandi occhi dorati ancora innocenti e curiosi, ma in quel momento trapassati da dolore.
-Qualcosa non va, sorellina?- Chiese delicatamente, per non spaventarla. La piccola annuì veemente, ed indicò il libro sull’altare.
-Non voglio più fare questa cosa!- Fece la piccola, con voce decisa. Artemius represse a stento un ringhio.
-E per quale motivo? Pensavo che quella bella palla ti piacesse …- Maya scosse il capo, irremovibile.
-Adesso non più! Quando la uso mi fa male!- E per dare più forza alla sua affermazione, la bambina mostrò i palmi delle mani: delle brutte ustioni le arrossavano la pelle morbida. Il demone sorrise amabilmente, e soffiò delicatamente sulle manine ferite.
-Ecco, adesso non fa più male, vero?- Maya lo fissò con un’espressione scettica. Artemius fece finta di nulla, e continuò a parlare. -Adesso vai, e continua col tuo compito, va bene?-
-No!- Urlò decisa la piccola. Gli occhioni colmi di lacrime rabbiose. L’uomo dei capelli striati emise un sibilo.
-Vedi di non fare i capricci, Maya … Vai subito a fare il tuo lavoro.-
-No! No, no e NO!- S’impuntò la piccola, pestando i piedini per terra. Artemius strinse le labbra. Un’ondata d’ira lo stava invadendo, ma non lasciò che ciò intaccasse il suo autocontrollo. Le sue classiche tattiche di persuasione non avrebbero avuto successo. Maya era una bambina, e minacce o punizioni fisiche non sarebbero servite a nulla, se non a renderla più ingestibile. I bambini possono essere ingenui, ma anche testardi.
Il demone posò una mano sulla testa della piccola, mentre un finto sorriso rassicurante gli curvava le labbra.
-Lo sai perché ti ho portato qui Maya? Ormai è passato un po’ di tempo …-
-Per farmi vedere la palla.- Annuì la bimba, con calma, ma senza perdere il tono arrabbiato, segnale che non aveva di certo cambiato le sue posizioni. Artemius continuò.
-Sì. E che altro?-
-Per farmi far cambiare colore alla palla. Mi hai detto che era un gioco.- Gli occhi dorati di Maya lanciarono scintille accusatrici. -Non mi hai detto che faceva male!- Le palpebre si strinsero sugli occhi dorati del demone adulto. Sapeva che sarebbe potuto accadere qualcosa di simile. Le ferite che Maya si stava procurando erano, paradossalmente, un buon segno. Significava che la barriera stava cedendo, ed usava la sua ultima arma di autodifesa, ferendo la creatura che la stava corrodendo.
Artemius lasciò che il suo sorriso diventasse un lieve ghigno. Il muro eretto cinquecento anni prima tra i tre mondi dalle quattro semidivinità veggenti del Tenkai stava per essere abbattuto. E con esso, la Sua prigione. La prigione senza tempo e spazio in cui era stato rinchiuso l’essere che aveva dato il dono della vita a lui ed ai suoi fratelli.
Il ghigno divenne più marcato. E quando Egli fosse stato libero, allora avrebbero punito gli Dei, per essere stati così stolti. Ed anche gli Uomini ed i Demoni. Per averli respinti. Ed avrebbero costruito un nuovo mondo, estraneo al tormentato Tengiku, al privilegiato Tenkai, ed allo sterile e privo di magia Gaya.
Ma perché ciò potesse avvenire, dovevano prima essere portati a termine due compiti: distruggere la barriera tra i tre mondi, ed eliminare le ragazze col potere di restaurare la barriera. Erano le condizioni principali, perché tutto ciò potesse accadere.
E c’era un prezzo da pagare. Una gran parte era già stato pagato, con la morte di Grima. Ma Artemius era ben consapevole che non era che la prima rata del pagamento. Si abbassò a dare un lieve bacio sulle manine di Maya, che sussultò.
-Tu vuoi conoscere il tuo vero papà, vero, Maya?- La piccola non rispose, ma abbassò lo sguardo, trovando improvvisamente le punte delle scarpe particolarmente degne di attenzione. Poi annuì, incerta. Artemius non si lasciò scappare quello spiraglio di debolezza.
-E lo sai che anche io, Rigel e Caleb vogliamo tanto conoscerlo, vero?- Maya annuì di nuovo. Ogni traccia della rabbiosa determinazione di poco prima sparita. Consapevole di ciò, il Demone più anziano continuò a parlare. -Però l’unica che può liberarlo dalla sua gabbia sei tu. Ma se non continuerai a fare il tuo lavoro con la palla, non potremo mai incontrarlo. E chissà quanto ci resteranno male Rigel e Caleb …- Maya tirò su col naso. Calde lacrime le rigavano le guance. Lacrime non più di capriccio e rabbia, ma di sconfitta. Artemius aveva vinto.
-Però … però mi fa male!- Mormorò ancora debolmente la bambina, portandosi le mani al petto. Una supplica, più che una protesta.
-Sono sicuro che una bimba coraggiosa come te può sopportare un po’ di dolore, vero?- Fu la risposta dell’uomo. Poggiò una mano sul capo della giovane demone, e le indicò l’altare. -Ora vai. Hai ancora molto lavoro da fare …- Senza fiatare, Maya si diresse alla sua postazione. Artemius la seguì con lo sguardo, finché non fu certo che le mani della piccola fossero di nuovo sulla sfera, a passare il suo potere corrosivo sulla barriera. Allora imboccò l’uscita della grotta verde, il solito ghigno sulle labbra sottili.
Era ben consapevole di aver appena condannato a morte il più giovane dei suoi simili, la sua sorellina minore. Ma ora che era così vicino al suo obbiettivo, non gli pareva neppure un gran sacrificio.

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Seppure ritardata, la partenza era stata tranquilla. Suzuki si era ripresa alla grande, ed ora, sotto forma di Jeep, faceva rombare il motore che era una meraviglia, accompagnata da Hakuryu, che pareva provare un gran divertimento ad avere un’altra auto senziente come compagna di viaggio.
Le due auto viaggiavano di pari passo, una a fianco all’altra, tanto da permettere ai due gruppi, quello delle ragazze, e quello dei Saiyuki Boys di parlare tra di loro.
-Davvero sei stato rinchiuso in una grotta per cinquecento anni?- Gli occhi blu-verdi di Gaia erano spalancati dalla sorpresa, mentre ascoltava Goku raccontare il suo incontro con Sanzo. Il ragazzo annuì.
-Già, ma proprio non so perché …-
-Magari avevi divorato tutte le provviste del Tenkai …- Buttò lì Gojyo. Sigaretta stropicciata tra le labbra, e vena pulsante sulla tempia, del tutto simile a quella perennemente presente sul viso del monaco biondo. Questi sintomi, uniti ad un malumore misterioso che lo aveva colpito dalla sera dei fuochi d’artificio, lo avevano reso argomento di discussioni più o meno serie tra Goku e Gaia per buona parte della mattinata. Che la Sanzite fosse davvero una malattia contagiosa?
-Ahh, maledetto Kappa pervertito, perché non ti fai gli affari tuoi?!- Ruggì Goku, cercando di tirare un calcio al rosso.
-Paura di far brutta figura con la tua bella?- Sibilò questi, abbastanza piano da non farsi sentire dalle passeggere della Jeep nera, ma abbastanza forte da farsi capire dai suoi vicini.
-Ma di che stai parlando, scarafaggio al sugo!- Esplose il ragazzino, genuinamente senza capire la frecciata di Gojyo, ma intuendo dal tono che non poteva essere qualcosa di positivo.
-Su, su, ragazzi … non è il caso d’iniziare una rissa in una giornata così bella e tranquilla …- Tentò, seppur già rassegnato, d’intervenire Hakkai.
-Tsk! Lasciali fare … il Kappa non ha altri modi per scaricare tutta la frustrazione repressa …- Hakkai dovette guardare due volte al suo fianco, e pulire ben bene il monocolo, per essere certo che nel sedile accanto al suo vi fosse seduto proprio Sanzo. E che fosse proprio lui a dirgli di non fermare la rissa che si svolgeva nei sedili posteriori di Hakuryu.
-Sicuro di stare bene, Sanzo?- Chiese timidamente il moro, il cui solitamente tranquillo sorriso appariva quantomeno tremante. La lieve, sadica risatina che venne dal monaco gli fece venire i brividi lungo la schiena.
-Perdi tempo a parlare con quel sadico.- Fece Lara, seduta accanto a Nika, che guidava. Hakkai notò che anche la rossina appariva tutt’altro che serena. Anzi, se i lampi che scaturivano dalle iridi verdi erano di qualche significato, non doveva essere di umore migliore di Gojyo. Lara comprese la domanda non detta, e fornì la risposta.
-Ieri sera, mentre tu e Martha andavate alla locanda con Gaia e Goku, il prete qua presente …- Disse, indicando il biondino.
-Quante volte devo ripeterti che NON SONO UN PRETE!!!- Lara ignorò le lamentele di Sanzo e continuò la sua spiegazione.
-… Grazie alla sua geniale trovata di inseguire Gojyo per tutta la durata dei fuochi d‘artificio, sparando tra la folla come un forsennato, è riuscito nell’impresa di farsi arrestare. E per salvarsi il culo, il signorino si è fatto riconoscere come Monaco Sanzo, ed ha detto di star inseguendo un infedele, mettendo nei casini anche Gojyo. Risultato? Sono stati sbattuti in galera tutti e due. Così io e Nika abbiamo dovuto provvedere a pagare la cauzione, ma intanto, Gojyo è rimasto dentro tutta la notte come lui …-
-Notte che io e Gojyo avevamo in programma di passare DA SOLI!!!- Concluse in vece della cugina Nika, lanciando alcuni sguardi-saetta a Sanzo. Un lieve rossore avvolse le guance di Hakkai. Conoscendo i due soggetti, e vedendo il grado di nervosismo della coppia, non era difficile immaginare quali fossero i progetti dei due …
-Certo che mi sembra davvero assurdo che voi ragazzi siate dei Demoni …- Cambiò prudentemente discorso Martha. L’argomento era venuto fuori la mattina stessa, per richiesta delle ragazze, che ancora non avevano bene a mente la definizione di “Demoni”.
-Vero?- Rispose con un sorriso Hakkai, mentre ringraziava ogni entità soprannaturale che aveva fatto cadere dal cielo quella dolce creatura che era Martha. Essere proprio sulla traiettoria degli sguardi omicidi che Nika stava lanciando a Sanzo non era esattamente la cosa più tranquillizzante di questo mondo. Soprattutto perché la ragazza aveva una deliziosa glock e sapeva usarla. -Gli apparecchi di controllo dell’energia demoniaca funzionano molto bene …- E, come per sottolineare la sua affermazione, si sfiorò con una mano i piercing che gli adornavano l’orecchio.
-Veramente non mi riferivo solo all’aspetto …- Scosse il capo la brunetta, facendo così danzare anche i suoi lunghi capelli mossi. -È che tra tutti voi, l’unico che, a prima vista, direi che è un Demone mimetizzato, è Sanzo …- Una vena cominciò a disegnarsi sulla tempia di Sanzo.
-Caratterialmente, ci puoi giurare …- Annuì Lara. Goku e Gojyo cominciarono a trattenere le risatine. La vena continua a gonfiarsi.
-Per me lui è peggio di un Demone … ha uno sguardo molto più crudele …- Continuò Nika. Ormai la vena era ad un passo dall’esplosione, mentre Goku e Gojyo, si tenevano una mano sulla bocca a vicenda: scoppiare adesso a ridere, equivaleva a morte certa.
-Pensa che quando sono arrivata in questo mondo, lui è stato quello che da subito mi ha messo più paura …- Ricordò Gaia, dando la bastonata finale alla pazienza del bonzo.
-MALEDETTE STREGHE!!! VE LO DO’ IO IL DEMONE …- Harisen già in mano, Sanzo era già lì lì per schizzare sull’altra jeep, quando notò con la coda dell’occhio i due passeggeri del sedile posteriore che si sbellicavano, ormai senza ritegno.
TONK! BONK!
-AHIO! Maledetto monaco violento!!!- Ululò Gojyo, tenendosi il capo, esattamente come Goku.
-AHIA! Sanzo, ma perché!? Stavolta noi non abbiamo fatto nulla!- Borbottò il ragazzino, più offeso che dolorante. Un’occhiata gelida del biondo, fece morire ogni ulteriore lamentela.
-Perché voi eravate più vicini. E perché stavate ridendo.- Le passeggere della jeep nera ridacchiarono, divertite dalla situazione.
Anche Hakkai si lasciò andare ad una breve risata, ma subito divenne serio. Troppa allegria. Troppa pace e tranquillità. Troppo. Strano …
-Hey, Hakkai, tutto bene? Mi sembri un po’ pensieroso …- Chiese Goku, sfuggito agli attacchi del monaco biondo. Anche Sanzo e Gojyo fermarono la loro disputa, e indirizzarono la loro attenzione al demone dagli occhi verdi. Anche le ragazze smisero di ridere, attente ad ogni parola. Hakkai sorrise, leggermente imbarazzato da tutta l’attenzione che aveva attirato su di sé.
-No, non è nulla davvero!- Rise, concentrandosi sulla guida. Poi aggiunse. -È solo che … insomma, è già un po’ che non incontriamo problemi sul loro cammino. O almeno, problemi armati e con istinto omicida. Da quando Caleb se ne era andato per la sua strada, non abbiamo più subito alcun genere di attacco. E questo mi preoccupa un po’ … non vorrei che … ecco, fosse la classica “quiete prima della tempesta” …-
-YAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!- Neppure il tempo di terminare il discorso, che un razzo con le ali, della stazza di un cavallo o pco meno, volò rasoterra tra le due jeep, e solo per pura prontezza di riflessi, tutti abbassarono la testa in tempo.
-MA CHE DIAVOLO …- Ruggì Gojyo, sigaretta spezzata in due penzolante dalla bocca, e capelli ovunque.
-HAKKAI, TU ZITTO NO, EH?!- Esplose Sanzo, dando voce al pensiero collettivo.
-Scusatemi …- Fece il demone moro, decidendo che non era il momento di sottolineare che lui, proprio, non poteva avere colpa alcuna.
-Un drago?!- Esclamò Gaia, tirandosi su, quel tanto da vedere che cosa era quasi precipitato sulle teste del gruppo.
-Ha qualcosa sulla schiena!- Notò Martha, risistemandosi gli occhiali, cadutigli nella confusione generale. Nika piegò la testa da un lato con fare critico.
-È molto più grande della mia Suzuki …-
-Guardate! Torna indietro!- Avvertì Lara. - TUTTI GIU’!!!- Di nuovo il grosso drago sfiorò le teste dei ragazzi, che di nuovo si abbassarono appena in tempo. Ma, a questo punto, troppo spaventati per restare nella loro forma di auto, Hakuryu e Suzuki ripresero le loro forme normali, lasciando cadere sulla strada bagagli e passeggeri. Quest’ultimi bestemmianti e doloranti.
-È un Hiryu! Un drago da viaggio! Ed ha un passeggero in groppa!- Notò Hakkai, tirandosi in piedi. Sanzo ringhiò appena, sfoderando la S&W, mentre un ghigno sadico si faceva largo sul volto solitamente corrucciato.
-Grazie per la lezione di biologia. Ora facciamo fuori questo scocciatore.-
-Dal tono di voce sembra quasi che ti stia divertendo …- Commentò Lara, gocciolone sulla nuca. Ma qualcosa non quadrava: il cavaliere del drago volante sembrava più interessato a fare acrobazie aeree, che ad attaccare. E le urla che lanciava di certo non facevano pensare a nulla di aggressivo. Anzi.
-AIUUUUTOOOOOO!!!-
Un momento di silenzio sbigottito passò tra i ragazzi, mentre il drago performava un altro paio di piroette fuori controllo.
-Per cavalcare a quel modo un Hiryu, il nostro amico deve essere come minimo ubriaco …- Fece Gojyo, goccia allibita sul capo, mentre si ficcava in bocca una nuova sigaretta. Hakkai si portò una mano sul mento, meditabondo.
-Eppure quella voce mi è familiare …-
-OCCHIO CHE RITORNA!!!- Urlarono in contemporanea Gaia e Goku, schizzando di lato, imitati da Hakkai, Nika, Lara e Martha, giusto in tempo per evitare una nuova picchiata fuori controllo. Non così tanta fortuna la ebbero Sanzo e Gojyo, che in una nuvola di polvere, finirono letteralmente investiti da bestia e passeggero, scomparendo dalla vista dei loro compagni.
Per qualche istante, le ragazze e i due Demoni non riuscirono a scorgere nulla dei loro compagni, se non quando il polverone sollevato dall’Hiryu iniziò a dissiparsi.
-Cavoli, che atterraggio …- Fece una voce femminile, appartenente al cavaliere del drago. Gli occhi di Hakkai e Goku si spalancarono a dismisura.
-Non ci credo …- Mormorò Cho. La polvere lasciò intravedere la sagoma del drago, poi quella della proprietaria della voce: una sagoma di donna, non più alta di Goku o Gaia, con orecchie a punta e capelli mossi raccolti in una coda.
-La conoscete?- Chiese Lara, mentre i contorni del volto della ragazza caduta dal cielo (letteralmente!) si facevano sempre più distinti. Gli occhi già grandi di Goku si trasformarono in due vassoi dorati.
-L … Lirin?!- Con un sorriso ed una linguaccia, la sorella minore di Kougaiji salutò il gruppo di Sanzo allargato.
-Salve a tutti! Sono venuta a portarvi un messaggio del mio fratellone …-

-Fine capitolo 20-

Lo so, come capitolo non era granché, ma dopo tanto tempo che non scrivevo più, cercate di chiudere un occhio, ok? Poi, non so come mai, ma quando scrivo dei saiyuki boys con le mie ragazze, mi escono sempre fuori delle cavolate al confine del ridicolo, quando scrivo di Artemius, Caleb e compagnia, divento drammatica. Che volete farci … prendetemi così come sono, se potete ..
I commenti sono sempre ben accetti ^_^
ciao
  
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