"La
questione è molto semplice: sto parlando di follia.
Probabilmente
la mia amata cioccolata mi ha dato alla testa, ne mangerei un
quadratino anche adesso.
Ma adesso devo capire dove
mi trovo, e perché i miei vestiti sono di un orribile
azzurro.
Troppi alberi. È tutto troppo verde, dovrebbe essere
nero."
Il biondo si diresse [i
n c a z z o s o]
verso la piccola radura. Magari con meno alberi avrebbe capito come
uscire da quel posto che odorava di pioggia.
Un fruscio attirò la
sua attenzione, e impugnando la sua pistola gridò un qualche
sproloquio.
Una figura bianca sbucò dal cespuglio dietro Mello
che impallidì.
Il pallido coso
proferì parola.
«È tardi, è tardi!»
Riconobbe la voce, Dio
se lo fece.
I sei piedi di bionda minaccia isterica si pararono
davanti a quello che doveva essere un coniglio.
«Maledetto nano,
Near, che cazzo ci fai qui?»
Impresse la forma della canna della
pistola
sulla
fronte dell'albino.
«È tardi!»
«Dammi delle cazzo di
risposte.»
Near riuscì ad allontanarsi saltellando
mentre Mello gli andava dietro promettendo di porre fine alla sua
esistenza.
Osservò il coniglio albino infilarsi in una porticina
piccola e viola.
"Non sarà così demente da mettersi nei
guai, no?"
Anche lui, il cioccolatomane,
scivolò dentro al passaggio per poi trovarsi immerso in un fitto
buio.
"Come al solito quel monocromo mi ha creato solo
problemi."
Una eco lo raggiunse e seguì la provenienza della
voce; cadde.
Scendeva lentamente in un baratro di colori
-troppi-.
Arrivò al pavimento perplesso, e squadrò bene la
stanza.
Ampia, con una tappezzeria orrenda, colorata, un'eresia
per ogni qualsivoglia buongusto. Il pavimento era beige, liscio e
scivoloso — ma peggio di qualsiasi altra cosa vi era una sola via
d'uscita, nella quale si era appena tuffato il coniglio della
malora.
Considerando bene di non aver molta scelta, per la seconda
nel giro di - quanto tempo è passato? - seguì Near.
Silenzioso e
risoluto si fece spazio fra le enormi foglie di alberi che non
possono esistere, vedendo il lontananza una luce bluastra.
Salì
su per una grande scala, e osservò l'animale seduto sulla
foglia.
«Chi sei tu, essere dalle gnomiche dimensioni?»
La
pistola di Mello era grigia, con l'impugnatura rivestita in pelle.
Era fantastica, per lui. E in quel momento vedere il grilletto
scendere sarebbe stata una soddisfazione infinita, un reale e
tangibile godimento.
«Chi sei tu?» ripeté, avvicinandosi, e
rendendo palese la sua identità.
«Yagami, dimmi dove siamo.
Adesso»
«Io
non so chi tu sia, ma posso darti questo.»
Posò fra le mani del
demoralizzato ragazzo due funghi di cioccolata.
«Non so se
essertene grato o spararti immediata—»
Light sparì in una
nuvola di denso fumo non finendo di ascoltare e senza salutare.
"
'Fanculo. Almeno adesso ho il cioccolato."
I funghi si
mossero, e il viso di Mello si convulse in una smorfia di
ribrezzo.
«Mellyyyy!»
Il biondo morse il fungo che aveva
parlato e diventò grandissimo.
Il secondo vegetale spiegò cosa
erano in grado di fare se mangiati, dell'ingrandimento e della
riduzione della scala.
«...ed è per questo che devi morderci con
prudenza.»
«Voi due siete Matt e Matsuda. Anche voi in questa
assurda storia.»
Il Mattfungo chiese sua spiegazione fosse stata
chiara ed ottenne un mugolio di assenso.
«Riassumendo, funghetti,
se mordo Matsuda divento grande, e se mordo Matt
rimpicciolisco.»
«Esattamente.»
«Non era una domanda.»
Si
incamminò in una direzione indefinita
dopo aver riposto gli eloquenti vegetali.
"Voglio sapere come
sono finito in questo posto inculato." sospirò "e come
uscirne".
Non prestando più attenzione alla via si addentrò
nel bosco e una specie di musica lo fece trasalire.
Una gatta con
i capelli neri lo osservava ridendo da un ramo. Era l'amichetta di
Yagami, Kiyomi Takada.
«Tu non sai dove devi andare,
Bello mio
devi scappare,
Prendi la via a destra
E non puoi s—»
Un
colpo secco.
Mello non represse l'impulso, oh, non questa
volta.
"Morta, e mi ha dato anche l'indicazione.
Vantaggioso"
Rise fra sé, e proseguì.
Scorse una
villa in lontananza. "Stavolta mi sono rotto."
Irruppe
violentemente, ma il suo fare iroso svanì alla vista di
Watari.
Vestito da coniglio.
In smoking.
Se
Mello fosse stato un uomo meno orgoglioso si sarebbe messo a
piangere.
Al fianco del distinto coniglio sedeva Ryuzaki con un
cilindro in testa.
"D'accordo, non è semplice follia,
devono avermi drogato. E fatto il lavaggio del cervello. E
traumatizzato, tanto."
Rimase
in silenzio anche di fronte alle urla del detective e del maggiordomo
che inneggiavano al “cambio di posti.”
Quando
tutti si tranquillizzarono, Mello, sedette vicino al cappellaio.
«Come
devo fare per uscire di qui?»
«Oh, come, vuoi del tè?»
«No, voglio
una via d'uscita.»
«Oh, vorresti dire che oggi è il tuo
non-compleanno?
Watari! Abbiamo un non-compleanno!»
«Un
non...eh?»
I
due uomini iniziarono la loro canzoncina snervante,
infinita,
che fece desiderare al biondo di perdere l'udito il prima possibile.
Bip.
Bip. Bip.
«Buongiorno.»
La voce di Matt era distaccata, la sua attenzione era tutta sulla sua
fedele PSP.
«Non
sei più un fungo.»
Matt
spense il videogioco, guardò il compagno negli occhi e semplicemente
fece la domanda più ovvia e scontata che potesse fare in quel
momento.
«Quale
fungo?»
«Almeno
avevi un buon sapore.»
Matt
rimase in silenzio per un po', poi riprese il suo difficile compito
di portare il personaggio del gioco fuori dalla grotta.
«Tu
sei pazzo.»