“Accomodati pure” disse la ragazza
“mmh” fece l'uomo sedendosi.
“Mettiti comodo” disse Hinata “preparo una tazza di the” continuo la fanciulla.
“Grazie” mugugnò lui in risposta
Il salotto era grande e luminoso, con le tre pareti di un bianco sporco con i mattoni a vista.
La quarta, invece, era uno studio delle orchidee di Monet.
Un grosso divano, color crema, troneggiava nel mezzo della stanza attorniato da poltrone spaiate.
Agli angoli della saletta c'erano tele iniziate o bianche, sacchetti di creta e argilla , un abbozzo di statua.
Itachi cercò di restare sveglio, ma Morfeo lo prese tra le sue dolci braccia.
“ Ecco il t.he.!.” esclamò la ragazza, tornando.
“ Vabbeh, d'accordo che non sono una persona interessante... Ma da qui a far addormentare la gente!” disse posando il servizio.
Prese in mano il blocco da disegno.
“vediamo che si può fare” disse afferrando la matita.
Osservò a lungo il volto del ragazzo il corpo e lo scenario.
Poi senza accorgersene, la ragazza, cominciò a tracciare linee lievi come ali di farfalle.
La luce accarezzava il viso di Itachi come una madre amorevole.
Nel sonno il viso del ragazzo cambiava: i tratti si ammorbidivano, la mascella si rilassava i segni della fatica svanivano lentamente.
Però, il suo sonno non era tranquillo; si agitava, muoveva i piedi , stringeva le mani.
“ Per uno che dorme si muove troppo” pensò Hinata con la matita tra le labbra.
Senza pensarci, la fanciulla, si mosso verso un agitato Itachi e gli mise la mano tra i capelli cominciando ad accarezzarli, come con i gatti.
Pian piano il corpo si rilassò.
Senza volerlo ella si mise a cantare una canzone che le cantava la madre, mentre nella stanza si spandeva un lieve odore di gigli e the verde.
Con passo deciso prese una tela e riportò sopra lo schizzo.
Hinata prese i colori ad olio e cominciò a dipingere. Il pennello volava, volava come le rondini verso il sud, e la tela si riempiva di colori. I colori dello sfondo, il creme del divano, i capelli neri, i jeans, le mani e un sorprendente sorriso, bello e triste insieme.
Quel sorriso ,stranamente, la faceva stare male.
Le sembrava di aver scrutato troppo a fondo nell'anima di Itachi, si sentiva invadente, indiscreta.
La mano che copriva gli occhi, sembrava difendere quell'invadenza.
Lasciò asciugare il quadro, dopo avrebbe aggiunto i particolari.
Si sentiva troppo stanca.
Hinata andò nel cucinino a finire il the e togliersi il senso di colpa.
Finì il the e si mise a fissare il quadro e il ragazzo, ripetutamente.
“Ho osato troppo, questa volta” pensò sconsolata la ragazza.
Si sedette su una poltrona e fissò lo studio delle orchidee.
Lentamente i battiti del cuore tornarono ad un ritmo normale e la spossatezza prese possesso del suo corpo.
Quando si svegliò Itachi non c'era più al suo posto un bigliettino con su scritto:
“Grazie”