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Autore: wari    30/11/2009    10 recensioni
Sasuke trotterellò fuori dalla sua stanza e gli corse incontro.
«Nii-san!» esclamo felice, abbracciandogli le gambe.
Itachi pregò che almeno il fratellino fosse stato risparmiato da quella che - iniziava a pensare - fosse un'ondata di follia dilagante.
[In revisione, all'incirca]
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
Capitoli:
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3.Cereali e gabinetti




Itachi si guardò allo specchio: sembrava un reduce di guerra, neanche dalle missioni più difficili e impegnative era uscito così distrutto.
Fugaku l'aveva tenuto in piedi tutta la notte per cercare quello che, in cuor suo, Itachi aveva ormai ribattezzato “il fottutissimo pezzetto di metallo”; ma ovviamente non era stata la nottata in bianco a ridurlo come uno straccio calpestato. In effetti riteneva che, se avesse condotto da solo le ricerche, quella gli sarebbe parsa una noiosa, monotona, rilassante missione di livello D.
E invece suo padre l'aveva stressato con una decina di crisi isteriche del tipo “oddio-come-farò-sono-un-disonore-per-il-mio-clan”, intervallate da scatti d'ira funesta e accuse deliranti e infondate, il cui bersaglio erano stati Itachi, Mikoto, Sasuke, lo zio Kotaro (colpevole di volersi sposare) e, poco prima dell'alba, persino il tatami, la casa e varie sconosciute divinità.
«Nii-san...»
Itachi non fece in tempo ad uscire dal bagno, che si  ritrovo davanti il fratellino.
«Che c'è, otouto, devi usare il bagno? Hai ancora mal di pancia? » chiese, stancamente.
Il bambino scosse la testa in segno di diniego.
«Veramente devo dirti una cosa... »
Ma fu interrotto da un'elegante Mikoto in kimono da festa.
«Siete ancora così?! Forza, rischiamo di far tardi!» e prima di dare ai figli il tempo di rispondere, si era già dileguata in cucina per intimare al marito di smetterla di comportarsi come un bambino e andarsi a vestire.
Fugaku, accasciato con la testa sul tavolo, sembrava più propenso a lasciarsi morire: si faceva rotolare l'unica fede rimasta davanti al naso, mugolando parole sconfortate. Mikoto dovette praticamente alzarlo di peso e spingerlo in camera, sbuffando qualcosa sui mariti disordinati e ritardatari.
Itachi e Sasuke assistettero passivamente alla scena con espressione sconvolta.
«Ehm... Che dicevi otouto?» domandò Itachi in tono neutro.
«Oh, sì. Vedi nii-san, ieri...»
«Il campanello! Itachi, vai tu?» 
Itachi alzò gli occhi al cielo.
«Si, Kaa-san! Scusa Sasuke, me lo dici dopo... » borbottò, raggiungendo svelto l'ingresso.


«Buondì, vecchio mio!»
Itachi fu seriamente tentato di richiudere la porta sulla stupida faccia di suo cugino.
«Che ci fai qui, Shisui?» chiese, brusco.
Lui come al solito non si fece problemi di sorta e irruppe in casa, gettando le scarpe in un angolo.
«Non c'è che dire, cugino, la cordialità è sempre stata una delle tue migliori virtù. Comunque, i miei vecchi si sono già avviati alla cerimonia... Con un'ora d'anticipo! Ma siete fuori, gli ho detto! E quindi sono venuto qui, così andiamo insieme» spiegò a nessuno in particolare. «L'avete trovata poi, la fede?»
In risposta, Fugaku esplose fuori dalla sua stanza, sbraitando.
«Trovata? Dove?!»
Shisui si ritrovò ad abbracciare suo cugino con trasporto.
«Togliti. Subito. Di. Dosso. » gli intimò Itachi, emanando furia omicida.
Shisui si staccò, borbottando e ridendo, mentre Fugaku veniva afferrato per la collottola e trascinato di nuovo nella stanza da Mikoto.
«Mi pare di capire che non l'avete...» abbassò la voce, sussurrando. «Trovata».
Itachi si limitò ad alzare le spalle: dopo la nottata appena trascorsa, non aveva una gran voglia di approfondire la questione. Si voltò, quando sentì che qualcosa gli tirava un lembo della maglietta.
«Nii-san...» nella voce di Sasuke c'era una nota di urgenza.
«Che c'è, Sasuke» ringhiò in risposta. Tutta la faccenda stava seriamente iniziando ad irritarlo.
Il bambino pigolò poche parole incomprensibili, senza smettere di fissarsi i piedi.
«Ti alleni per comunicare con i pipistrelli, Sasuke chan?» ghignò Shisui.
Itachi lo rimproverò con un'occhiataccia e si piegò all'altezza del fratellino.
«Che dicevi, otouto?» chiese, mostrando più pazienza di quanta ne avesse in realtà.
Lui alzò gli occhi. Li riabbassò. Si schiarì la voce. Si tormentò un po' la maglietta...
«Sasuke, in giornata, però!»
«Credodisaperedov'èlafededitousan» sciorinò, tutto d'un fiato.
«Sai dov'è? Davvero? » chiese Shisui, entusiasta.
La reazione di Itachi fu molto più misurata. Dopo il primo istante di gioia, si disse che, se la fede fosse stata intatta o recuperabile, Sasuke non si sarebbe di certo posto tutti quei problemi prima di parlare. Chiuse gli occhi per un momento, pregando di sbagliarsi.
«E dove sarebbe...? »
Altri pigolii. Poi, incalzato dalle occhiate del fratello e del cugino, alzò la voce di mezzo decibel.
«L'ho mangiata, nii-san».


«E se lo mettessimo a testa in giù?»
Itachi bocciò la proposta del cugino tirandogli un'orrenda statuina in alabastro, un souvenir da Suna, regalo di una vecchia zia svampita.
Shisui la schivò con destrezza e si piazzò davanti a Sasuke, scrutandolo in viso con aria meditabonda.
«E allora che facciamo, Itachi?» chiese  «Non so se lo sai, ma mancano meno di venti minuti all'inizio della cerimonia!»
Itachi lo ignorò, continuando a misurare la stanza a grandi passi. 
Fugaku e Mikoto si erano avviati, anche se il primo era stato praticamente trascinato dalla moglie. Itachi non aveva mai visto suo padre in quelle condizioni. Sembrava invecchiato di dieci anni nell'arco di  una sola sera.
E anche se Shisui continuava a sostenere che al matrimonio, con quell'espressione contrita, lo zio Fugaku avrebbe fatto un figurone perché tutti avrebbero pensato che si stesse commuovendo, Itachi non era riuscito a lasciarlo in quello stato pietoso; così aveva trovato il tempo di comunicargli che (forse, ma proprio forse, con una bassissima percentuale di certezza) aveva una (vaghissima) idea di dove potesse essere finita la fede e che (forse, ma proprio forse, con una bassissima percentuale di certezza) lui e Shisui gliel'avrebbero riportata in tempo per lo scambio degli anelli.
Ma, sebbene questo avesse restituito un po' di colore al viso sciupato di suo padre, Itachi si era chiesto se non fosse crudele instillare delle probabili false speranze nell'animo già prostrato di Fugaku. Soprattutto perché sapeva che, nel posto dove era finita, c'erano solo due modi per recuperare la fede.
Opzione uno: espulsione del materiale gastrico dal cavo orale.
Opzione due: evacuazione della materia fecale da...beh, preferiva non pensarci.
«Insomma, cugino... Vomito o cacca?»
Shisui lo riportò violentemente alla cruda realtà.
Sasuke stava iniziando ad assumere un'aria seriamente preoccupata, seduto sul tavolo, mentre loro lo osservavano con aria critica, come fosse una cavia da laboratorio.
Itachi sospirò.
«Tu sei assolutamente sicuro di aver ingoiato quell'anello, otouto?»
Sasuke annuì per la decima volta.
«Ho rovesciato i cereali, quelli puzzolenti con l'ape sulla scatola. Quelli che piacciono tanto a te, nii-san...»
Shisui strabuzzò gli occhi, ma la risata gli morì in gola, stroncata da un'occhiata omicida di Itachi.
«Non trovavo i pomodori, ma avevo fame... E così ne ho mangiati un po'. Solo che sono a forma di anello e pure le fedi sono a forma di anello... E allora io... » il resto si perse in un borbottio incomprensibile.
Shisui zittì il guginetto, schiarendosi la voce.
«La faccenda è chiara, Itachi. Bisogna prendere una decisione. Se vuoi sapere il mio parere... » aggiunse, ignorando un'eloquente occhiata che esprimeva tutto il disinteresse che Itachi provava nei nei confronti del suo parere. «Secondo me, l'opzione uno-barretta-missione-vomito, è decisamente la più praticabile. »
Sasuke rabbrividì, rivolgendo al cugino lo stesso sguardo terrorizzato di una vittima al suo carnefice.
«Non devi preoccuparti, Sasuke chan, faremo in fretta!» ghignò il carnefice, scrocchiandosi le dita. «Un bel pugno nello stomaco e vedi come torna tutto su!»
Itachi assestò a lui un violento diretto alla bocca dello stomaco.
«Tu provaci, Shisui, e io ti defenestro» scandì, minaccioso. Il cugino rantolò qualcosa, tossendo. «Allora... » proseguì Itachi, degnandolo della stessa attenzione che avrebbe riservato ad uno qualsiasi dei mobili. «E se provassimo con una purga?»
Sasuke cercò, balbettando, di avere una delucidazione sul significato di quell'inquietante parola, ma Itachi ignorò anche lui.
«Oh, si! Potremmo provare a rimpinzarlo di prugne secche!» propose Shisui in tono brillante. Neanche il pugno era riuscito a cancellargli il solito sorriso ebete dalla faccia.
Itachi alzò gli occhi al cielo. 
Il cugino deficiente, il padre psicolabile... Tutte a lui capitavano. Se continuava così un giorno sarebbe uscito di testa e li avrebbe uccisi tutti...
«Ci serve qualcosa di rapido» affermò, riscuotendosi a malincuore dalla dolce fantasia omicida.
L'orologio a muro indicava crudelmente che mancavano pochi minuti all'inizio della cerimonia. Immaginò Fugaku che tentava di affogarsi nel fiume per il disonore. Scosse la testa, scacciando quell'immagine: eanche suo padre poteva essere tanto stupidamente attaccato all'onore del clan da suicidarsi per una così futile mancanza. O si?
«Allora mi sa che dobbiamo ficcargli due dita in gola» sentenziò Shisui, scompigliando con aria sadica i capelli del suo terrorizzato cuginetto, che deglutì, pallido.
«Ma... Ma perché, Shisui san?» chiese, tremante.
«Perché, nanerottolo, dobbiamo recuperare quel dannato anello che hai ingoiato e quindi, a meno che tu non abbia una voglia matta di fare la popò, dovremo tirarlo fuori alla vecchia maniera...»
«Ma io l'ho già fatta la cacca».
Shisui e Itachi si guardarono, costernati.
«Cioè... » iniziò Itachi «Tu avresti... Avresti già...»
Sasuke annuì, solennemente.
«Presto! Il bagno!»
Si precipitarono nella stanza, ben consapevoli che correre non serviva a nulla. Ormai di sicuro Sasuke aveva già...
«Scaricato, ovviamente!» si lamentò Itachi, guardando sconsolato il suo riflesso, nell'acqua pulita nel water. «Possibile che per una volta che potevi, anzi, dovevi dimenticare di tirare lo sciacquone, tu abbia scaricato?» disse, inveendo contro Sasuke, che li aveva seguiti in silenzio.
«Scusami, nii-san. Non lo farò più, promesso».
«Cos...? No, certo che lo devi...! Insomma, non puoi mica lasciare la tua, beh, nel... Oh, insomma. Lasciamo perdere» concluse, sospirando davanti all'espressione confusa di Sasuke.
Inutile arrabbiarsi: ormai non c'era più nulla da fare. Forse Fugaku avrebbe fatto seppuku davanti all'altare, macchiando di sangue il kimono della sposa e poi il suo fantasma sarebbe tornato per perseguitarlo... “spergiuro di un figlio...mi hai tradiiitoo! 
«Toc toc! Sei morto in piedi, cugino? »
«Scusate, mi ero un attimo perso... Hai detto qualcosa?»
«Dicevo di smontare il gabinetto».
Itachi ci mise quasi due secondi per carpire il significato di quelle parole.
«Smontare il... Ma dimmi, Shisui, a colazione ti sei fatto un paio di damigiane di sake?»-
Shisui si nascose dietro a Sasuke, altrettanto terrorizzato dallo scatto del fratello.
Itachi fece l'ennesimo profondo sospiro della giornata. Se continuava cosi, li avrebbe ammazzati tutti. Tutti, dal primo all'ultimo.
«Ascolta, cugino... » iniziò Shisui, cauto. «C'è una remota possibilità che l'anello sia ancora nelle tubature. Sai, tempo fa mia nonna aveva perso un'orecchino nel lavandino e alla fine l'abbiamo recuperato».
Itachi lo scrutò a lungo negli occhi.
«E come avete fatto...?»
«Eheheh, lo vedrai...»
Più tardi, Itachi si disse che avrebbe fatto meglio a non chiederlo.




  
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