Autore: Nezu [Kuroi the black]
Fandom: Axis Powers Hetalia
Titolo: Carthago delenda est
Personaggi: Impero Romano, Cartagine [OC]
Rating: arancione
Genere: drammatico, triste, erotico (?), storico (ma mi sembra ovvio trattandosi di APH xD)
Avvertimenti: Flash fic, one-shot, yaoi
Note Autrice: un momento di follia durante inglese credo possa capitare a tutti. In genere
quando capita a me vengono fuori queste assurdità, specie perché passo le mie ore a rimuginare
su pairing assurdi (come avrà notato NekoRika parlando con me xD). Io amo gli OC in Hetalia,
non posso farci nulla, ma Cartagine non posso dire di averlo approfondito più di tanto: quando
avrei dovuto studiarlo non ero così interessata alla storia come lo sono oggi e inoltre essendo
una flash fic non ho scavato a fondo nel personaggio, come mi sono invece ripromessa di fare in
futuro quando riprenderò in mano questo pairing (perché di sicuro lo farò ù_ù).
E sì, per me Cartagine è maschio (non perché volessi fare per forza dello yaoi, ma perché piuttosto
che associare i cartaginesi alla regina Didone mi è più naturale farli risalire ad Annibale ^^).
Spero possiate apprezzare questo mio sclero della terza ora. I commenti sono sempre ben accetti.

Carthago delenda est

Si morse il labbro per non urlare, ma i gemiti si sentivano comunque; più che il dolore fisico
lo uccideva la consapevolezza che quella era, probabilmente, la fine.
< Hai superato ogni limite. Sapevi che saresti stato punito come chiunque altro osi intralciarmi e
così sarà.>
Non avrebbe certo voluto rovinare così i loro rapporti, che a dire il vero non erano mai stati facili,
ma aveva capito che Roma cominciava a vederlo solo come un fastidio più che una minaccia vera e propria
e che in un modo o nell'altro il suo destino era segnato.
"Carthago delenda est", questo l'avevano capito tutti.
E Cartagine stava venendo distrutto, nella maniera più assoluta, con Roma che gli si spingeva dentro
con rabbia: l'avrebbe ucciso, l'avrebbe massacrato a tal punto che non ci sarebbe stato alcun discendente.
Solo terra bruciata e sale.
< Nonne te pudet?> chiese in un soffio al suo orecchio Roma, riferendosi alla sua dignità che stava
letteralmente crollando, pezzo dopo pezzo.
No, non si vergognava: sapeva che erano i suoi ultimi istanti e il fatto che i gemiti avessero cambiato
suono mescolando dolore con piacere ormai non aveva più importanza.

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