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Autore: Dark Sider    30/11/2009    3 recensioni
C’era un gatto.
Camminava elegante e sinuoso sul terriccio gelato dalla brina mattutina.
C’era un gatto.
Era nero. Era del colore che, associato a quei felini, si dice porti sfortuna.
C’era un gatto.
Passeggiava indifferente, come se ciò che gli accadeva intorno non gli importasse. Come se lui non facesse parte di quel tutto.
Sotto il cielo coperto da nubi pesanti, Itachi Uchiha mosse qualche passo verso la fitta boscaglia, lasciando alle spalle il covo nascosto dell’Akatsuki.

[V classificata al contest sugli animali indetto da _S_t_a_r_ e Shizue Asahi]
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CATS LIE

 

 

 

 

 

C’era un gatto.

Camminava elegante e sinuoso sul terriccio gelato dalla brina mattutina.

C’era un gatto.

Era nero. Era del colore che, associato a quei felini, si dice porti sfortuna.

C’era un gatto.

Passeggiava indifferente, come se ciò che gli accadeva intorno non gli importasse. Come se lui non facesse parte di quel tutto.

Sotto il cielo coperto da nubi pesanti, Itachi Uchiha mosse qualche passo verso la fitta boscaglia, lasciando alle spalle il covo nascosto dell’Akatsuki.

Vedendo, poi, quel gatto nero che, ora, si era messo seduto ed era perso nella contemplazione di quella pace divina, il ninja sentì il bisogno di fermarsi anch’egli. Il rumore degli ultimi passi riecheggiò nell’aria densa di silenzio finché non fu inghiottito dal nulla e scomparve senza lasciare traccia.

Il gatto gli dava le spalle, così come lui dava le spalle a quel covo tenuto segreto.

Itachi poteva capirlo, poteva immaginarlo anche se non riusciva a vedere il muso del felino, che gli occhi così sfuggevoli e freddi del gatto stessero perlustrando tutte le cose che erano comprese nel suo campo visivo sempre mantenendo, però, quell’aria indifferente che faceva pensare che il gatto, in realtà, non fosse concentrato su niente in particolare.

 

Come Itachi, che aveva sempre osservato il suo adorato fratellino Sasuke senza che lui se ne accorgesse.

 

La miglior arma dei gatti è la finzione.

I gatti fingono sempre.

Per questo, non ci si può mai fidare di loro.

 

Non ci si poteva mai fidare di Itachi. Persino lui, a volte, non si fidava di se stesso.

 

Il felino dal manto nero si distese delicatamente sulla terra gelata, cominciando a leccarsi accuratamente una zampa.

A Itachi venne in mente, guardandolo, che un’altra caratteristica dei gatti è quella di essere maniaci della pulizia. Della perfezione.

 

Doveva essere tutto perfetto. Sempre. Anche per lui. Anche per Itachi.

 

Il gatto lanciò un lugubre miagolio che riecheggiò a lungo nel silenzio innaturale, facendo rabbrividire Itachi, benché il ninja non provasse paura.

Lui non aveva mai paura. Di niente.

Non ne aveva avuta davanti al compito che gli era stato affidato e che gli aveva rovinato l’esistenza.

E non ne avrebbe di certo avuta di fronte ad un gatto.

Il felino si voltò verso l’Uchiha, squadrandolo per un attimo, come se fosse caduto in uno strano trance che ruppe lui stesso pochi attimi dopo, alzandosi agile da terra e andando a sedersi un po’ più lontano.

Diffidente.

I gatti sono diffidenti.

 

Non si fidava Itachi. Era diffidente verso le persone che non conosceva. Persino con i suoi familiari.

Persino con Sasuke.

 

Il ninja traditore mosse qualche passo verso il gatto, come a voler stabilire un contatto che, sapeva, non ci sarebbe stato.

Perché erano così i gatti: esseri sempre avvolti in quell’aura di mistero; anime silenziose così enigmatiche da sembrare irreali.

 

Forse era per quello che Sasuke aveva sempre guardato ad Itachi con ammirazione, rispetto e una certa paura.

Forse anche lui lo vedeva come un essere troppo lontano, troppo irraggiungibile.

Così distante…

 

Vedendo che il gatto non aveva alcuna reazione, Itachi si avvicinò ancora un po’.

Ora, solo qualche metro lo separava dal felino.

Ma  Itachi sapeva che quello di avvicinarsi era un privilegio che il gatto aveva voglia di fornirgli.

Perché i gatti non sono generosi. Mai.

I gatti sono egoisti.

 

Perché, Itachi, sei stato così egoista da voler tenere la verità tutta per te?

Perché devi farlo soffrire così?

 

Sospirando, il ninja dai capelli corvini si fermò.

Sapeva perché si sentiva così attratto da quel gatto: semplicemente perché era come lui.

Silenzioso...

 

Perché Itachi era sempre lì, anche se non lo si vedeva.

 

Bugiardo, perché ti fa credere di aver creato un legame con lui…

 

<< Itachi, mi aiuti ad allenarmi con gli Shuriken? >>

<< Non oggi, Otouto. Mi dispiace, sarà per un’altra volta >>.

 

Ma, in fondo, così buono da essere pronto all’estremo sacrifico…

 

<< Sei sicuro di poter portare a termine questa missione? >>

<< Si… sterminerò il clan Uchiha >>.

 

Da essere pronto a vivere una vita in solitudine, fatta di menzogne…

 

<< Ho sterminato il clan per saggiare le mie capacità >>.

 

Da essere pronto a viere una vita da rinnegato…

 

<< Se vuoi davvero uccidermi, devi odiarmi >>.

 

Il gatto lanciò di nuovo un’occhiata alle sue spalle, verso Itachi ma, questa volta, rimase dov’era.

Perché, in fondo, i gatti si fidano solo dei propri simili…

… Ma mai abbastanza…

Perché il richiamo dell’istinto restava sempre troppo forte.

 

“Non glielo dico. Non posso dirgli la verità…”

 

I gatti sono solitari.

Sono bugiardi.

Sono soli.

E, per questo, alla fine si autodistruggono. A volte per il bene degli altri, a volte solo per disperazione.

 

<< Perdonami, Sasuke. Sarà l’ultima volta >>.

 

Ormai Itachi era accanto al gatto.

Si inginocchiò ed allungò una mano per accarezzarlo, attratto da quell’essere così somigliante a lui.

Lo desiderava. Desiderava poter vincere la sua diffidenza.

Desiderava farselo amico; perché lui non era mai stato amico di nessuno: nemmeno di se stesso.

Ma quello, quando capì cosa volesse fare Itachi, scattò velocemente in piedi e corse via, sparendo in pochi secondi nella fitta boscaglia.

Itachi rimase immobile, fissando attonito il punto in cui era sparito il gatto.

Poi, sospirando, si tirò in piedi.

Dopotutto quello era un gatto: se la doveva aspettare una reazione del genere.

E così era solo.

Di nuovo.

La pioggia cominciò a cadere dal cielo carico di nubi coprendo l’impronta del corpo che il gatto aveva lasciato a terra.

E anche tutte quelle di Itachi che, silenzioso e rapido, se n’era andato.

Ogni taccia di esseri che avessero camminato in quel rettangolo di terra fu presto cancellata come se non fossero mai esistiti.

Come se Itachi non ci fosse mai stato.

Costretto a vivere, come sempre, nell’ombra e nella menzogna.

Come un gatto.

 

 

 

 

 

***

5° classificata… Sisi sono soddisfatta *_*

Sinceramente, pensavo di essere arrivata ultima XD

Riporto il giudizio:

 

 

V° classificata: Lovy chan


Titolo: Cats lie

Stile e grammatica: 8 punti
Originalità: 8.5 punti
IC dei personaggi: 4 punti
Attinenza alla traccia: 9.5 punti
Parere personale: 8.5

Totale: 38.5

Shizue: La grammatica non era un gran che, ti consiglio di rileggerla per bene. Ma comunque lo stile è scorrevole e piacevole come sempre ^^
La fic è abbastanza originale, il sorteggio ti è stato con i personaggi ^^
Ti sei attenuta alla traccia e hai reso bene le somiglianze tra Itachi e il gatto (Mentre leggevo la fic il mio bel gattone mi fissava steso sul letto, era inquietante xD).
Nel complesso la fic mi è piaciuta, adoro anche Itachi... * TT ^ TT * Anche se non è la migliore che hai scritto ^^ è un po' malinconica ma bella. ITACHI! *_*

_S_: Una parola: magnifica.
Introspettiva, triste, realistica.
Hai descritto in modo perfetto la situazione, il momento.
Purtroppo non ho un gatto, altrimenti a quest'ora lo starei già spupazzando di coccole, dopo aver letto la tua fic.
Sembrava quasi di vederlo, Itachi mentre guarda il gatto allontanarsi.
Brava, davvero.

 

 

Complimenti alle altre partecipanti e alle podiste ^^

 

 

 

  
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