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Autore: Nemo5    01/12/2009    3 recensioni
Piccola favola che ho creato quasi di getto. Si è mai provato a guardare il mondo con gli occhi di un soldatino di plastica? Abbiamo mai pensato cosa pensa lui di noi?
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Soldatino, canta canta

Cosa canta il soldato, soldatino

Dondolando dondolando gli scarponi…

(Mercanti di Liquore)

 

Tutti fermi.

Mi trovo nella prima fila. Dietro di me, altri novanta.

Siamo vestiti tutti uguali: caschetto che copre quasi gli occhi, divisa da guerra e pantaloni militari, guanti in pelle, stivali contro le intemperie, fucile leggero.

Però qualcosa, sotto di noi, impedisce di muoverci.

Qualcosa di freddo, inossidabile, duro.

Sempre nella stessa posizione: gomito destro piegato verso il basso, mano sinistra alta per reggere la canna del fucile, occhi che fissano il vuoto, faccia seriosa. Qualcuno è anche piegato, con il sinistro alzato e la gamba destra a terra, e con gli occhi fissa il mirino: sono i cecchini.

La fanteria leggera è sempre la prima a muoversi in battaglia. Noi poveri soldatini di plastica non abbiamo il dono del movimento, ma c’è qualcosa che ogni tanto ci alza e ci fa cambiare postazione. Che cosa sia di preciso non lo so, ma so di certo che ci alza, ci fa muovere, ci fa cadere, ci fa combattere.

Noi la chiamiamo “La Cosa”.

Dietro la fanteria leggera di solito ci sono due schieramenti: cavalleria e fanteria pesante. I nostri cavalli hanno tutti una zampa anteriore alzata, e il muso diagonale rivolto verso il basso. I carro armati hanno i cingolati che si muovono davvero, ed emettono un leggero scricchiolio ogni volta. Il loro cannone non spara, ma a noi ci fa lo stesso paura. Li invidio, almeno loro possono muoversi quasi autonomamente.

La Cosa non pensa ai sentimenti di noi poveri soldatini di plastica della fanteria leggera. Non avete idea di quanto faccia male perdere i propri fratelli, vederli cadere schiacciati sotto i carro armati, o sbranati da mostri, dinosauri, o animali che la Cosa ci manda contro. Il fatto strano è che ogni volta li ritrovo sempre affianco a me, pronti per una nuova battaglia.  

Non è proprio un bene.

Li perdo più e più volte, e soffro ripetutamente il dolore per la perdita dei miei amici.

Le battaglie le perdiamo. La Cosa non ci fa mai vincere.

Mai.

Combattiamo contro tutto e contro tutti. Non posso dire con coraggio, siccome non ci muoviamo da nessuna parte e non facciamo nulla. Non respiriamo nemmeno.

E’ la Cosa che ci comanda.

Siamo assoggettati da questo essere superiore, che fa di noi ciò che vuole.

Ho pianto parecchie volte. Ho visto i miei compagni, amici, morire per mano di qualcosa di superiore. Anch’io sono morto, sotto un carro, ucciso dalla fanteria nemica, sbranato da strani animali. Poi diventa tutto buio, ed ecco che in un attimo sono di nuovo sul campo di battaglia, nella prima fila della fanteria leggera.

A quale scopo questa tortura continua?

Perché la Cosa ci fa continuamente combattere e continuamente soffrire?

Si pensa che ci vuol vedere morire per i suoi scopi. Quali siano non lo so, ma di certo richiedono un sacco di morti prima di soddisfarli.

Spero che prima o poi le battaglie finiscano, e che noi piccoli soldatini di plastica potremmo finalmente vivere in pace.

Ora sono qui, davanti ad un’altra schiera di soldatini di plastica colorati di rosso.

La Cosa ne sposta uno verso di me.

Punta il suo fucile sul mio collo.

La Cosa mi fa cadere a terra.

Una volta come tante, mi fa cadere e mi fa morire, per terra, ucciso da un soldatino ignoto.

Ma questa volta è diverso.

Vedo la Cosa, sopra di me.

Mi guarda.

Spero di aver soddisfatto il suo volere.

 

 

Piccola storiella, narrata dal punto di vista di un soldatino di plastica. Chi non ha mai giocato con i soldatini, facendoli morire contro altri soldatini o contro strani mostri? Ma qualcuno si è mai chiesto se questi soldatini provassero dolore, se pensassero qualcosa di noi che li facciamo morire, se ci chiamano in qualche modo?

Penso ci sia molto da riflettere.

 

Nemo.

 

  
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