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Autore: Loop    01/12/2009    3 recensioni
Andrea s'è perso per i boschi di Trento, con una ciocca di capelli in mano. Lo sfondo è quello della grande guerra: due giovani e le trincee, la fame, il dolore, la morte. Liberamente tratta dall'omonima canzone.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Andrea
Andrea


Capitolo I

Andrea s'è perso per i boschi di Trento, con una ciocca di capelli neri in mano. Si guarda intorno, e non riconosce gli alberi, tutti brutti e scuri, tutti a lutto. Povero Andrea, che ha un magone in gola e non vuole piangere, perché ha promesso che non piangerà, che sarà forte.
Glielo aveva detto che forse non sarebbe tornato. Gli aveva raccomandato di nascondersi, di mettere via provviste, di proteggere la vecchia madre che ormai non vedeva più. Poi s'era tagliato un riccio scuro, uno di quelli più belli che gli cadevano sulla fronte come ad accarezzarla, e glielo aveva dato.
Ricordati di me, per piacere.
Poi gli aveva appoggiato un bacio sulla bocca, aveva stretto al collo la camicia allacciando l'ultimo bottone, e col tascapane a pendere su un fianco si era chiuso la porta alle spalle. Senza girarsi, perchè non ce l'avrebbe fatta a resistere, lo sapeva, non ce l'avrebbe fatta e avrebbe mandato tutto alla malora, avrebbe lanciato il berretto e il tascapane e si sarebbe chiuso con Andrea dentro casa per sempre. Così Andrea gli aveva guardato le spalle per l'ultima volta.
E quando alla moglie era arrivata quella lettera, che diceva che lui era morto, ch'era disperso e quant'altro sui monti di Trento, Andrea aveva fatto fagotto ed era partito. Era morta ormai la vecchia mamma, e non c'era più nulla da perdere.
Andrea non si poteva far capace di aver perso anche l'amore, che proprio non era possibile il mondo ti crollasse addosso a quella maniera, e così era partito per cercarlo, avesse dovuto ribaltare tutte le montagne di Trento fino in Francia, e far pianura delle Alpi.
E adesso Andrea non lo sa se uscirà da quei boschi, ma non ha paura di questo. Lo troverà, ne è sicuro. E' li da qualche parte.

La guerra è arrivata come una peste, e ha falciato le teste di tutti i giovani contadini. Andrea non l'avevano preso perché è cagionevole di salute, e la tosse non lo lascia mai. Ma quanti ce n'erano di ragazzi che manco vent'anni e già li buttavano nelle trincee, senza spiegargli neppure come tenere in mano un fucile.
I campi sono uno spettacolo pietoso: senza chi li lavora, si sono abbruttiti e addormentati, e le donne e i bambini non sanno manco da che parte cominciare. I vecchi piangono giorno e notte la loro infermità e i figli che non rivedranno, e la morte che vive con loro e che non se li vuole portare.
Il paese di Andrea era bello, sereno. C'era tanta gente, si mangiava bene. Poi tutto s'è sfasciato, e ormai nessuno riconosce più le vecchie strade.
E mentre si rigira tra i boschi, cerca di ricordarsi com'era il suo viso, ma i tratti tornano sfocati, confusi. Gli occhi si annebbiano e perdono le sfumature: sono solo celesti, di un celeste bellissimo che non riesce a ricordarsi. Si ricorda che sono celesti perché in paese era famoso per i suoi begli occhi. Occhi francesi, come sua madre, morta giovane, ancora bella.
La mamma di Andrea bella non l'era mai stata. La vecchiaia non s'era, perciò, portata via nulla, e dunque non era stata crudele. Aveva solo marcato quei contorni rozzi di contadina del sud, che al paese non piacevano a nessuno.
Andrea con gli occhi neri e la pelle bianca s'era sempre distinto dagli altri ragazzi, biondicci e bruciati dal sole. S'era sempre distinto anche fra le ragazze, che un po' lo disprezzavano e un po' lo cercavano con finto disinteresse e una forzata noia. E qualche volta Andrea si divertiva pure a prenderle in giro, le ragazze del paese, a sfotterle un po', corteggiandone qualcuna particolarmente bella e particolarmente vanesia e poi umiliandola davanti a quanta più gente possibile.
Con una ragazza non c'era mai stato davvero, e non aveva intenzione di starci. Nuda, aveva visto solo sua sorella da bambino, e niente di quei pezzi di pelle l'aveva turbato.
A casa lo sapevano Erminia e la mamma, ma non ne parlavano mai. Passerà, pensava la mamma. Guai, pensava Erminia.
Poi Erminia s'era sposata ma di casa non se n'era voluta andare, e con la scusa che il padre era morto oramai da tempo, aveva convinto quel citrullo del marito ad abitare nella vecchia casa, che tanto Andrea se ne andrà presto, diceva, e con la mamma chi rimane? Non si può lasciarla sola, è vecchia, non ce la fa.
E Andrea lo guardava di sottecchi quel ragazzone muscoloso che s'era presa la sorella, non gli piaceva. Era bruto, volgare, ignorante. Non era colpa sua e va bene, ma erano mica finiti, i ragazzi al paese? Era bello, un bel pezzo di giovane. Uno che a guardarlo ti viene voglia di accarezzargli il collo, di togliergli la camicia tirata sui bicipiti fino a volersi strappare. Lo doveva riconoscere, Andrea, che averlo fra le cosce era una tentazione troppo grande per qualunque ragazza.
E qualche volta – non spesso, neanche di rado però – lo guardava farsi il bagno. Si spogliava d'un colpo, buttando tutto a terra, e s'immergeva senza pietà le carni nella vasca bollente. Allora diventava tutto rosso, e faceva grossi sospiri per il vapore che gli toglieva l'aria. Andrea, da dietro le assi del muro costruito alla bene e meglio, faceva il più piano possibile mentre quell'omaccione cominciava a toccarsi nell'acqua, con il braccio striato di peli biondi che si muoveva in acqua a un ritmo costante, lento abbastanza da far salire la febbre ad Andrea.
Di notte sentiva i rumori dalla camera da letto della sorella – nonostante si trovasse dall'altra parte della casa – , sentiva i rantoli furiosi del cognato che si abbattevano violenti sulle pareti, e con gli occhi chiusi, qualche volta che aveva voglia, si portava una mano fra le gambe e seguendo il ritmo di quei portentosi ruggiti, immaginava di stare al posto della sorella, con le cosce strette ai fianchi lisci del giovane contadino.
Continuava a disprezzarlo, nonostante questo. Riconoscendo però che, tra tanti difetti, c'era anche un grosso pregio.


  
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