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Autore: Naco    02/12/2009    1 recensioni
Due ore.
Dopo quelle due ore, non ci sarebbe stato più nulla.
[Spoiler degli ultimi capitoli (57 e 61) del manga]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TWO HOURS

A lui, del trascorrere del tempo, non era mai importato un granché. Le sue giornate erano sempre state tutte simili l’una all’altra, senza alcun particolare evento che potesse essere ritenuto così interessante da permettergli di definire quel giorno come “speciale”. Non che la sua fosse, o fosse mai stata, una vita piatta; ne aveva di cose da fare, lui, tra la scuola, le esercitazioni personali, la preparazione ai concorsi che si avvicendavano e le serate in cui gli veniva chiesto di suonare, magari con i suoi genitori, o per qualche evento particolare; tuttavia, la sua vita era stata sempre dedicata a quelle attività, fin da piccolo, perciò, che si trattasse di presenziare a una serata di gala con i suoi, oppure di partecipare a un concorso, al quale probabilmente avrebbe anche vinto il primo premio, per lui non faceva molta differenza: doveva semplicemente suonare come sapeva fare, né più, né meno.
Per questo motivo, dunque, l’orologio gli era sempre e solo servito a controllare di non arrivare mai in ritardo a qualcuno di questi appuntamenti o come semplice guida per l’organizzazione delle sue giornate. Non era un ragazzo ritardatario, anzi, spesso si presentava persino in anticipo; per questo motivo, non l’aveva mai consultato con l’ansia tipica di chi teme l’avvicinarsi di un dato momento, né tanto meno di chi aspetta, invece, con trepidazione che qualcosa si verifichi.
Tuttavia, quel giorno, lanciando una rapida occhiata al suo orologio da polso, si chiese se il tempo era sempre trascorso così velocemente o se, ultimamente, avesse deciso, per un motivo a lui sconosciuto, di accelerare la sua corsa. Sorrise di quel pensiero un po’ infantile: un’ora era composta da sessanta minuti e un minuto era composto da sessanta secondi, punto. Era un dato di fatto, oggettivo e inoppugnabile; certo, quella divisione era stata creata dall’uomo per le proprie esigenze, ma questo non significava che potesse velocizzarsi o rallentare a proprio piacimento solo per fargli un piacere o un dispetto.
Non era il tempo a scorrere troppo velocemente, quel giorno; era lui a desiderare che quel momento non arrivasse. Semplicemente.
Due ore.
Mancavano soltanto due ore al concerto - il loro concerto - che avrebbe concluso il festival della cultura e che avrebbe sancito il loro ritorno alla vita di tutti i giorni. Quello che sarebbe stato la sua ultima performance prima della partenza per l’Europa.
Quanti ultimi concerti c’erano stati nella sua vita, fino ad allora? Tanti, tantissimi. L’ultima esibizione in un concorso, l’ultimo concerto per la fine delle scuole medie, l’ultima prova… E quante ultime due ore c’erano state in quelle occasioni? Tante, tantissime. E lui non aveva mai guardato quel quadrante con un cipiglio così serio, né tanto meno vi aveva prestato così tanta attenzione. Aveva davvero ragione sua madre nel dire che era cambiato, in quei mesi, e non soltanto per quanto riguardava il suo modo di suonare.
Lui non era uno stupido ed era perfettamente conscio del perché continuasse a pensare a quelle due ore.
Dopo quelle due ore tutto sarebbe finito. Sarebbe finito quel gruppo che, grazie al concorso scolastico, si era formato; certo, per loro non aveva mai provato un profondo interesse, è vero, e non tutti i suoi componenti godevano, o avevano sempre goduto, della sua stima, figuriamoci del suo affetto, ma inevitabilmente aveva finito per legarsi a loro in un modo che non avrebbe mai creduto possibile.
Dopo quelle due ore avrebbe detto addio a quei sorrisi e soprattutto a quelle note che, quando suonavano insieme, riempivano l’aria di una melodia meravigliosa, nonostante le loro diversità e divergenze.
E dopo quelle due ore lei avrebbe saputo. Sarebbe stato costretto a rivelarle che la partenza era più vicina di quanto le avesse fatto intendere, che non avrebbe completato con loro l’anno di studi e che, soprattutto, non avrebbe più potuto aiutarla ad esercitarsi con il violino – a meno che Tsuchiura non l’avesse già fatto, s’intende. Magari avrebbe dovuto anche spiegarle perché non le avesse mai rivelato la verità, ma si rese conto che a quel quesito non avrebbe saputo come ribattere, semplicemente perché la risposta non la conosceva neanche lui.
Dopo quelle due ore, non ci sarebbe stato più nulla.
Scosse la testa, allontanandosi dalla finestra dalla quale stava guardando, senza realmente vederlo, il giardino gremito di studenti: non aveva neanche senso pensarci, a quel punto. Una volta arrivato in Inghilterra, la sua vita sarebbe stata assorbita da quei ritmi e da altri problemi, e non ci avrebbe più pensato; anche gli altri, sicuramente, l’avrebbero dimenticato subito, ricordandolo magari solo come il vincitore di quel concorso a cui, una volta, quando erano al liceo, avevano partecipato tutti insieme. Anche lei probabilmente lo avrebbe fatto, presa da tutt’altre questioni a lui sconosciute; del resto, non era una studentessa della sezione di musica e quasi certamente nella sua vita si sarebbe dedicata ad altre attività, non certo al violino. Chissà se almeno avrebbe continuato a suonalo, anche solo per hobby, e se avrebbe ricordato ancora i suoi consigli…
Due ore. Soltanto due ore. Centoventi stupidissimi minuti nello scorrere infinito del tempo
Ma allora, perché faceva così male?
La porta si aprì e il suo sguardo incrociò quello del professor Hanazawa.
“Ha bisogno di me, sensei?”
L’insegnante non rispose, ma si affacciò alla finestra per ammirare lo stesso paesaggio che anche lui aveva osservato fino a pochi minuti prima.
“Pare che stia procedendo tutto per il meglio. Non trovi, Tsukimori-kun?”
“Direi di sì.”
“Siete migliorati tantissimo in questi mesi e non vedo l’ora di poter ascoltare il vostro concerto. Sarà sicuramente un’esibizione magnifica!”
“Sì.”
“Beh…” il professor Hanazawa gli diede una pacca sulla spalla, a mo’ di incoraggiamento “Continuo il mio giro di perlustrazione. Perché non vai anche tu a goderti la festa prima che finisca?”
Lui scrollò le spalle, come se non gli importasse. “Mancano solo due ore al concerto, professore. Preferisco esercitarmi.”
Il professore lo fissò per un attimo. “Mancano ancora due ore, Tsukimori-kun. E in due ore possono accadere tante, tantissime cose. Belle o brutte, non importa. Non è il tempo a comandarci, anche se sembra il contrario: siamo noi i suoi padroni, perché noi decidiamo come impiegarlo. Sempre.”
Tsukimori-lun guardò la schiena del suo docente allontanarsi e tornò ad osservare i ragazzi che, in giardino, continuavano i loro festeggiamenti. La sua attenzione fu catturata da una ragazza con i capelli rossi che scherzava e chiacchierava allegramente con i suoi amici: mancavano soltanto due ore alla fine di tutto, eppure gli altri studenti continuavano a divertirsi come se quella giornata sarebbe durata per sempre.
“Non è il tempo a comandarci, anche se sembra il contrario: siamo noi i suoi padroni, perché noi decidiamo come impiegarlo. Sempre.”
Appoggiò il violino nella custodia e la richiuse. Quasi quasi avrebbe ascoltato il consiglio del suo insegnante: dopotutto, mancavano ancora due ore alla loro esibizione e fare un salto a vedere cosa stessero combinando gli altri non gli parve poi così una cattiva idea.

Fine


Note dell’autrice
Dio mio che parto. Il problema di Tsukimori non è che non ha niente da dire, ma che non conclude mai niente. Cosa farà dopo aver raggiunto gli altri, se si dichiarerà, se parlerà con Hino, non mi è dato saperlo. Sicuramente, a me non ha voluto dirlo e chissà se lo farà almeno con l’autrice. Adesso riesco finalmente a capire perché in quel manga non succede mai niente, dal punto di vista sentimentale! °_° Comunque, non so perché, ma quando parla Tsukimori scrivo sempre in modo strano. °_° Mi ricorda molto lo stile di Heart of ice and fire, sempre su questo manga, che scrissi due anni fa.
Per chi si stesse chiedendo da dove esce ‘sta roba: mi sono ispirata all’ultimo capitolo uscito in inglese (numero 61). Nelle ultime pagine, Tsukimori dice semplicemente: “L’ultima performance, eh?”, ma io ho voluto dargli un tempo preciso e parlare tramite lui.
Perché due ore? Perché è il prompt della Criticombola di Criticoni (Numero 53). XD Dunque un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. XD
Quindi, un grazie grande quanto una casa a Def che ha avuto l’idea per questa iniziativa e a chi ha pensato quel prompt (non ricordo chi fu, ma mi pare non io. XD).
Un enorme grazie anche a Solarial che, come sempre, si è letta questa storia in anteprima e mi ha dato il suo parere. Arigatou, Sol! :**
Come sempre, le critiche e i soliti pomodori – o qualsiasi altro frutto od ortaggio preferiate XD – sono sempre ben accetti!
   
 
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