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Autore: Mimi18    02/12/2009    5 recensioni
[Rockin\' Heaven]
Ogni singolo essere umano ricorderà la prima volta che Radio Freccia si presentò.
La voce giovanile di un presentatore esordiente per nulla imbarazzato e quella dai toni più maliziosi di una giovane donna la cui vita avrebbe potuto essere intrecciata a quella del collega, forse.
Quella notte, il ventitre dicembre 2001, quasi due milioni di ascoltatori si sintonizzarono su quella radio, pronti a scoprire le vite di gente normale e canzoni sconosciute.
Canzoni che raccontano di noi, di voi, di loro.[Terza classificata e vincitrice del premio originalità al contest "Da una frase..." indetto da Hachi92. ;)]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Radio Freccia - our songs

 

C’era una stazione radio vecchia ed in disuso nell’ultimo distretto del quartiere di Shibuya.

Ogni tanto, qualche ragazzino vi entrava per giocare a guardie e ladri, qualche coppietta ci si nascondeva per pomiciare in santa pace e a volte i barboni vi si accampavano per la notte.

Era il sedici novembre 2001 quando un gruppo di giovani azionisti, forse durante il loro primo vero lavoro, andarono ad osservare il posto.

Un paio di telefonate e tanto lavoro occupò quei giorni freddi, incuriosendo la gente che solitamente aveva girato a largo da quel posto quasi malfamato.

Ogni singolo essere umano ricorderà la prima volta che Radio Freccia si presentò.

La voce giovanile di un presentatore esordiente per nulla imbarazzato e quella dai toni più maliziosi di una giovane donna la cui vita avrebbe potuto essere intrecciata a quella del collega, forse.

Quella notte, il ventitre dicembre 2001, quasi due milioni di ascoltatori si sintonizzarono su quella radio, pronti a scoprire le vite di gente normale e canzoni sconosciute.

Canzoni che raccontano di noi, di voi, di loro.

«Buonasera gente, qui Satoshi per l’esordio di Radio Freccia, la radio che parlerà di voi e nessun altro.»

«Qui è Mioko, la gal di Shibuya. Che ne pensate di inaugurare la Radio con il nostro primo pezzo? A te l’onore, Satoshi!»

La voce di Mioko era squillante. Attirò subito l’attenzione di lavoratori stanchi, uomini le cui vite ormai rasentavano il banale e studenti appena scaricati dalle proprie ragazze, a due giorni da Natale.

Satoshi la guardava ammirato, il sorriso vispo di quando era solamente un liceale e ancora non sapeva nulla di lei, se non il nome.

«Iniziamo con la canzone che ci ha accompagnato durante la creazione di questa stazione radio, signori. You don’t nothing to love»

Mioko sorrise, le guance imporporate ed il cuore che batteva, mentre le prime note di quella canzone si perdevano nell’aria della stanza e per tutta Tokyo.

 

 

Ventitre dicembre 2001, stazione ferroviaria di Shibuya [318 parole]

Taguchi sbadigliò sonoramente, guardando con occhi lucidi di stanchezza l’orologio gigantesco appeso sopra la sua testa.

Il treno che aspettava era in ritardo di ben dieci minuti, e la paura che esso non passasse più aveva preso il sopravvento in lui.

Erano le undici meno un quarto ed aveva finito di lavorare ad un progetto importante da poco; avrebbe semplicemente voluto andare a festeggiare con un paio di amici e magari qualche donna, così da non dover tornare al suo spoglio appartamento di periferia, che non vedeva un sorriso da quando la sua ultima ragazza l’aveva piantato, due mesi prima.

«Sei un maniaco nerd del lavoro!» gli aveva sputato addosso senza alcuna pietà, andandosene sbattendo la porta in un gesto che lui aveva giudicato fin troppo teatrale.

Sul momento non se ne era preoccupato: quella donna non aveva mai apprezzato particolarmente le sue passioni, né era riuscita a comprendere nulla dell’io di Taguchi.

Senza contare che non ne era davvero innamorato. Quella donna era frivola, le sue passioni si stagliavano dallo shopping all’estetica, per finire ai giornali di moda.

Lui aveva bisogno di una donna con i suoi stessi pensieri, magari appassionata di manga e particolarmente sensibile. Con quel tocco di femminilità che non rovinava nulla e con quella noncuranza per l’aspetto esteriore che proprio a lui non era mai interessato.

Sorrise, mentre le parole non smetterai mai di amare il suo sorriso di una canzone troppo smielata per essere vera lo riportavano alla realtà.

L’improvviso rumore del treno in arrivo lo risvegliò dalle sciocche fantasie in cui era caduto (di nuovo), con una ragazza dai capelli neri troppo impegnata e che di sparire nel cassetto più remoto della sua mente proprio non ne aveva voglia.

Salendo sul treno ebbe la certezza che, l’indomani, avrebbe chiamato Akira per un caffè insieme. Come ai vecchi tempi, nessun impegno, solo amicizia.

Già, valla a raccontare a qualcun altro, Sota.

 

Satoshi osservò Mioko negli occhi color cioccolato e si ritrovò a pensare a Sawa.

Chissà come se la passava. Era da tempo che non sentiva lei e Ran, troppo impegnati nella loro vita sentimentale perfetta.

Sorrise amaro, cliccando il tasto per riprendere i contatti con il mondo – Tokyo.

«Quando ero al liceo ero un grandissimo idiota» esclamò senza alcun nesso logico, facendo scuotere la testa alla ragazza seduta di fronte a lui.

Mioko lo sapeva bene, quello. L’aveva sempre osservato di sottecchi e con affetto quasi possessivo, tanto da sentirsi esageratamente sbagliata, a volte.

«Ero innamorato pazzo di una ragazza. La ragazza di uno dei miei migliori amici» continuò Satoshi sollevando lo sguardo verde speranza sulla collega, che arrossì.

Sapeva anche quello? Sì, ovvio. Quando quella realtà le fu svelata le si spezzò il cuore in mille pezzi.

«Mi sono comportato da stupido, ho cercato di rovinare il loro rapporto»

Satoshi era imbarazzato e lo sapeva, Mioko.

Si era comportato da perfetto ragazzo infantile di quindici anni, andando anche ad intaccare un’amicizia che durava da chissà quanto.

Eppure, nonostante sapesse quanto lui fosse sciocco, infantile, frivolo, decisamente poco attraente e indomabile si era innamorata di lui.

Perché l’amore è cieco ed al cuor non si comanda, no?

«Poi sono rinsavito e ho fatto altri mille errori. Ma non avevo il potere di scegliere di chi innamorarmi, non ero e non sono Dio»

 

Ventitre dicembre 2001, studi cinematografici di Hokkaido [351 parole]

Terada allungò i piedi sul tavolino, buttando la testa sui cuscini comodi del divano.

Era un vantaggio che Haruki fosse un attore di livello piuttosto elevato e che gli venissero concessi certi privilegi, come camerini dotati dei comfort più vantaggiosi.

Chiuse gli occhi la donna, riaprendoli subito dopo per poter osservare il ragazzo che era stato il suo primissimo (e unico) lavoro entrare nella stanza, la camicia sbottonata probabilmente da qualche fan incallita.

«Puoi andare a fare la doccia, se vuoi. Io aspetterò» le disse con un sorriso ammaliatore, facendole attorcigliare le budella.

Una donna della sua età – trentasette anni suonati – non avrebbe mai dovuto perdersi in simili cottarelle adolescenziali, senza contare con attori di cinque anni più giovani e di elevata popolarità.

Terada si ripeteva costantemente che il suo essere single non dipendesse dal proprio cuore scalpitante ogni qual volta Haruki la guardava, anche solo di sottecchi; cercava di imporsi ai suoi stessi sentimenti, che ormai erano più che evidenti.

Sugishita la guardò mentre si sollevava e ne ammirò ancora una volta la bellezza di donna. Quella stessa bellezza che lui da sempre desiderava, forse fin troppo.

Le aveva rovinato numerosi appuntamenti – senza mai pentirsene, ovviamente – e lei non l’aveva mai sgridato.

Sapeva bene che da anni, ormai, qualcosa tra di loro era cambiato; forse dalla piccola storiella con Sawa, dopo la quale Terada l’aveva consolato in tutti i modi possibili.

Forse fu perché si ricordò delle sue braccia che lo stringevano in un gesto d’improvviso affetto che prese quell’insensata decisione.

La raggiunse con due ampie falcate, parandosi di fronte a lei. La vide spalancare la bocca rossa in una domanda che intuì.

«Terada, penso di essermi innamorato di te» le disse con una sicurezza tale che quasi vacillò la donna.

Fu per un non so che di professionale che si sistemò gli occhiali sul naso, deglutendo piuttosto rumorosamente e cercò di far ragionare senza successo il giovane attore.

Sugishita alla sua ennesima protesta sollevò le spalle, chinandosi per baciarla.

«Non si può scegliere chi amare» canticchiò al suo orecchio al ritmo della canzone che riempiva la stanza, mentre nella mente di Terada la strofa continuava.

Non smetterò mai di amarti.

 

Satoshi e Mioko non erano fidanzati, anche se passavano notti a fare l’amore e a volte si baciavano per strada come dei ragazzini.

Lui pensava di approfittarsi di Mioko, ma ogni qual volta le esprimeva i suoi pensieri la giovane scrollava le spalle e gli diceva ti amo una decina di volte, come se i suoi sentimenti bastassero per entrambi.

«Alla fine del liceo mi dichiarai ad un ragazzo» parlò con voce forte e chiara, stoppando ancora una volta la canzone.

Certi ascoltatori sentirono un piacevole formicolio allo stomaco nell’udire quella voce calda e sensuale, chiedendosi che volto dovesse avere la proprietaria.

«Lui mi rifiutò perché amava un’altra. Lo incontrai anni più tardi, durante un colloquio di lavoro e capii che non l’avevo dimenticato» spiegò con un tono di pianto che fece deglutire Satoshi, allontanatosi per qualche secondo dalla postazione.

Cercò di incrociare lo sguardo di Mioko, ma quest’ultima teneva gli occhi chiusi in direzione del nulla.

Pensò che fosse bellissima.

«Lo amo ancora oggi, perché l’amore non finisce da un giorno all’altro, sapete?»

 

Ventitre dicembre 2001, quartiere Hikarigaoka, Tokyo [357 parole]

Sachi Konishi attraversò il salotto di corsa, ridendo come non mai e saltando con particolare agilità il divano di pelle nera.

Alle sue spalle, Ogawa la chiamò falsamente arrabbiato, apparendo imponente dalla cucina vestito da casa e con un mestolo tra le mani.

«Ehi, honey, guarda che hai fatto!» con tono di voce divertito indicò l’ampia macchia di pomodoro sulla maglietta, facendo scoppiare a ridere di gusto la giovane compagna che da qualche mese conviveva con lui in quella casa.

Lasciando cadere il mestolo a terra, la raggiunse e le si buttò addosso, facendola cadere supina sul divano e sovrastandola.

Sachi sorrise maliziosa, leccandosi le labbra. Già sentiva l’eccitazione di Ogawa tra le sue gambe e ne era particolarmente soddisfatta.

Nonostante avesse da poco compiuto diciotto anni tra loro il sesso non era stato un problema: Sachi era sempre stata pronta per lui, lo amava da sempre.

Nonostante fosse uno snob fissato con i propri capelli e avesse tredici anni più di lei. E non si facesse la barba ogni giorno, spinandola così quando la baciava, proprio come in quel momento.

Ogawa premette per errore il telecomando oltre la testa di Sachi, così che la radio partì immediatamente.

Le lente note di una canzone sconosciuta – la loro – lo fece sorridere contro le labbra al sapore di ciliegia della ragazza.

«Non si può smette di amare» cantò stonato e con voce gutturale, andando ad accarezzarle la pancia piatta e baciandole il collo.

Sachi rise, aggrappandosi alle spalle ampie dell’uomo.

Chiuse gli occhi, cantando con più intonazione.

«Non si può scegliere chi amare»

E per loro era davvero così. L’età non aveva contato nulla – alla fine – e coloro che li circondavano sembravano essersene fatta una ragione.

Sachi l’aveva sempre amato, con tutti i suoi difetti e mai quell’amore era sfumato negli anni.

Ogawa, nonostante la sua vanità e il suo essere pieno di sé, aveva trovato qualcuno che riuscisse ad eguagliarlo per bellezza e a completarlo dentro.

Che poi si trattasse di una diciottenne già affermata nel campo della moda, leggermente vanitosa e con manie possessive non importava.

Infondo, non si poteva scegliere la persona da amare, no?

 

Satoshi si stiracchiò, sentendosi comunque teso mentre Mioko attraversava la stanza e andava a sedersi sulle sue gambe.

Arpionò i suoi fianchi formosi, sentendo improvvisamente il cuore in gola.

«Che stai facendo?» domandò con voce strozzata, mentre lei gli levava le cuffie dalle orecchie.

Mioko premette il tasto per parlare agli ascoltatori, la mano libera poggiata sulla spalla destra di Satoshi e il microfono davanti alle labbra.

«Sapete, non importa quanto tempo passi e come sia l’altro. Quando ti innamori ti innamori e basta. Se lui è brutto chiudi gli occhi, se ha un pessimo carattere o è troppo diverso cerchi di adattarti, se ama un altro gli stai vicino per quanto sia possibile. Non siete d’accordo?»

Guardò Satoshi negli occhi, premendo il tasto “muto” e lasciando che le note di una canzone rock dei Blast inondasse l’aria satura di amore di Tokyo.

Si piegò su di lui e lo baciò, spingendosi contro il suo corpo, strusciandosi e passandogli ogni singolo sentimento che provava in quel momento.

Rabbia, ira, eccitazione, desiderio, speranza, follia, amore.

«Mioko, è proprio vero che t’innamori quando meno te l’aspetti»

 

Ventiquattro dicembre 2001, Radio Freccia [158 parole]

Mioko si stropicciò gli occhioni blu e sbadigliò rumorosamente, facendo mugugnare Satoshi sdraiato al suo fianco sul divano in pelle che loro stessi avevano comprato durante l’allestimento della sala.

Guardò il computer di fronte a lei lampeggiare e lesse piuttosto stupita il numero di messaggi ricevuti.

567 messaggi, 723 richieste di chiamate e il milione superato di ascoltatori.

Aprì il primo messaggio con titubanza e per quasi non scoppiò a ridere.

«Spero che tu e quell’idiota di Kido abbiate risolto le vostre...divergenze. Perdonalo se è un po’ tardo. Io e Akira prendiamo un caffè insieme, oggi. Salutacelo e buon lavoro! S.T.»

Rise di gusto leggendo le iniziali, mentre la canzone della notte prima ricominciava a suonare lentamente nella sua testa.

Accarezzò con distrazione la testa scarmigliata di Satoshi Kido, osservando poi i primi fiocchi di neve che al di là del vetro cominciavano a cadere.

Non si può scegliere chi amare, non si può smettere di amare.

Mai.

 

N/A

Checché chiunque ne possa pensare, questa è una raccolta di Flash!Fic il cui filo conduttore è la radio da cui viene trasmessa la canzone – da me intitolata You don’t nothing to love – e che riporta le frasi a volte come sono, a volte differenti della citazione da usare.

Per quanto riguarda la scelta del cambio di lavoro di Kido e l’età di Terada...mi sono presa una licenza poetica. J

 

Parlando del contest, diciamo che ne sono pienamente soddisfatta: terza classificata, quando i personaggi non sapevo manco se fossero IC o OOC. Ecco, beh io ho considerato questo punto un po’ come un muro da scavalcare, e visto il giudizio positivo di Hachi92 ho il cuore in pace.

Non so chi leggerà questa Fic, forse nessuno, ma se ci fosse un’anima pia che volesse farmi sapere cosa ne pensa... *_*

Love you,

Cà.

 

   
 
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