Ed ecco qui il secondo capitolo.
Ho imparato che è bene ribadire i diritti d’autore di
J.K.Rowling su tutti i personaggi (o gran parte, comunque) di questa
fanfiction, sappiate quindi che non mi deve essere tributato alcun merito per
la loro personalità strabiliante: è tutta opera sua, che, in quanto a fantasia,
non ha proprio niente da invidiare a nessuno.
Ok, piccola premessa: tutte le domande che vi sono sorte
leggendo il precedente capitolo in questo non troveranno necessariamente risposta.
Siamo ancora all’inizio della storia: prima che Draco e
Hermione possano anche solo considerarsi amici ci vorrà ancora un po’ di tempo.
Mi dispiace se con queste parole ho deluso le aspettative
di quelli che speravano che le cose sarebbero andate diversamente, del resto
dare un via lento al loro rapporto mi sembra una delle uniche strade possibili
per renderlo credibile.
Ribadito questo, vi lascio alla
lettura.
The Draco and Hermione’s Opera
2° capitolo.
La nemesi naturale [parte prima]
*** *** ***
You can be an asshole of the grandest kind
You can withhold like it's going out of style
You can be the moodiest baby
And I've never met anyone as negative
As you are sometimes
Tu puoi essere un idiota della peggior specie
Tu puoi fingere che non sia nel tuo stile
Tu puoi essere la persona più insopportabile
E io non ho mai conosciuto qualcuno di così odioso
Come sei tu a volte
(Everything - Alanis Morissette)
*** *** ***
Domenica
10 Novembre. Ore 17.28
Hogwarts.
Entrata Torre Grifondoro.
Draco sbuffò seccato per la decima volta. Erano
almeno quindici minuti che stava aspettando invano che quella psicolabile si
facesse viva. Quindici minuti che imprecava mentalmente contro di lei. Quindici
minuti che sopportava su di sé gli sguardi curiosi e mordaci dei Grifondoro.
Certo, perché quella cretina aveva avuto la brillante idea di dargli
appuntamento davanti alla sua fetida Sala Comune!
Sentì un moto di vomito
salirgli in gola: Appuntamento… che termine
raccapricciante in un simile contesto.
Giuro che se non arriva entro un minuto a
partire da ora io me ne vado!
« Ma quello è Malfoy! » Esclamò una voce attonita alle sue
spalle.
Emise un undicesimo sbuffo, forse anche più
seccato di quelli precedenti. Conosceva il possessore di quella voce. In quell’ultimo
periodo assomigliava un po’ troppo a Potter perché potesse passare inosservato
agli occhi di chiunque. Faceva beneficenza ai pidocchi dei primi anni come
aveva fatto lui. Giocava in quella che era stata la sua degenere squadra.
Riciclava le sue scadenti amicizie. Ribatteva a tono con il suo stesso
disgustoso patriottismo. Stava persino con la ragazza che prima sbavava dietro
a quella patetica imitazione di mago.
Avrebbero dovuto cominciare a chiamarlo San
Thomas! Sebbene, ovviamente, non sarebbe mai suonato bene come San Potter.
« Complimenti, Thomas: anche se ti manca il cervello hai un ottima
vista. » Lo apostrofò con sarcasmo, girandosi verso di lui.
Notò solo a quel punto la gracile figura che gli era
avvinghiata morbosamente al braccio destro. Sembrava una ventosa. Gli ci volle
poco per riconoscerla come Ginny Weasley. Era famosa anche lei, a scuola, ma
solo perché era la sua ragazza e la sorella minore del caro vecchio Lenticchia,
il cagnolino da compagnia di Potter. Il portiere più incapace che si fosse mai
visto nella storia del Quidditch, per intenderci. Una sorta di concentrato di
incompetenza e sciatteria.
In una parola: una della più grandi nullità di
tutti i tempi.
Si soffermò sull’espressione di quella piattola.
Lo scrutava altezzosamente, con una strana aria di sufficienza. Era davvero
ributtante. Non c’era niente di peggio di una nevrotica proletaria che si
atteggiava a primadonna.
« Che diavolo ci fai qui? » Domandò seccamente Dean, distogliendolo
dai suoi pensieri.
Dal tono poteva dedurne che non aveva ancora
digerito la faccenda del giorno prima. Poco male: era un problema
esclusivamente suo! Se non avessero continuato a rinfacciarglielo o
spiattellarglielo davanti alla faccia se ne sarebbe tranquillamente
dimenticato. Ai suoi occhi quell’argomento appariva davvero privo di rilevanza.
« Non sono affari che ti riguardano,
Thomas. » Rispose Draco laconico. « Quindi gira a largo. »
« Vorremmo farlo. » Intervenne acida Ginny. « Ma, vedi,
quella davanti a cui sei è la nostra Sala Comune.”
« Grazie a dio. » Commentò Draco tagliente.
« Nessuno ti obbliga a stare qui. » Ribatté duro Dean.
« Anzi, non sei proprio il benvenuto. Faresti bene ad andartene. »
« Credimi, Thomas… » Gli assicurò Draco con l’abituale tono
mellifluo. « Se potessi lo farei. Purtroppo, però, non mi è
possibile. » Rivolse uno sguardo nauseato a Ginny. « E lei
dovrebbe sapere perché… »
« Oh già… » Replicò la rossa, aggrottando le sopracciglia con
fare sprezzante. « Sei stato invitato… »
« Cerchiamo di usare dei termini
appropriati. » Scattò prontamente il Serpeverde, punto sul vivo. « Io
non sono stato invitato! »
Dean lo ignorò e si rivolse alla propria ragazza,
inarcando un sopracciglio piuttosto contrariato:
« E
chi ha avuto questa brillante idea? »
« Io. »
Hermione era improvvisamente comparsa in mezzo a
loro e a quel punto li scrutava con attenzione, chi più allegramente, chi meno.
La solita mezza dozzina di libri sotto braccio. Gli abiti indecenti della
mattina. I cespugliosi capelli svolazzanti. E stampata sul viso l’abituale
espressione rilassata e disinvolta. Troppo rilassata e troppo
disinvolta per quella specifica occasione.
Almeno, troppo per i suoi gusti.
« Sei in ritardo, Granger. » Sbottò, fissandola con astio.
« Ti sbagli. » Replicò tranquillamente lei, controllando il
suo orologio da polso. « Sono perfettamente in orario. »
« Ma io sono qui da quindici minuti. » Obiettò, aggrottando la
fronte.
« E’ un problema tuo. » Disse Hermione con disinteresse.
« Se arrivi prima dell’ora prefissata non posso farci niente. »
Draco si astenne dall’eccepire.
Non che non volesse, tutt’altro: si sarebbe
volentieri giocato il tutto per tutto se solo avesse avuto la possibilità di
ricavarci qualcosa. Ma, purtroppo, Hermione aveva dalla sua parte una mano
sfacciatamente vincente: la sua precaria sufficienza in Pozioni e, soprattutto,
l’ormai radicata consapevolezza che gli era indispensabile ottenerla. Aveva
sfoderato quell’asso nella manica giusto la mattina, dimostrando di saperlo
usare a dovere. Era una giocatrice temibile, quella Granger. Sino a che avesse
avuto quel vantaggio, quindi, avrebbe rinunciato a cercare lo scontro con lei.
Ne andava della sua reputazione di eterno
vincente.
« Perché dovevate incontrarvi? » Aveva domandato nel frattempo
Dean, studiando il Serpeverde con crescente diffidenza oltre che con acceso
rancore.
« Hermione deve dargli ripetizioni di Pozioni. » Spiegò Ginny
stranamente compiaciuta della cosa.
« Infatti… » Tagliò corto la bruna, precedendo Dean che aveva
appena socchiuso la bocca con l’intenzione di indagare ulteriormente. « …e
siamo piuttosto in ritardo sulla tabella di marcia, perciò, scusate, ma io e
Malfoy siamo costretti a metterci subito al lavoro. » Volse il capo verso
Draco. « Forza, muoviti. »
« Non darmi ordini! » Protestò di
riflesso. Non avrebbe cercato lo scontro. D’accordo. Lei, però, non doveva
provocarlo! Altrimenti doveva aspettarsi di sentirsi rispondere per le rime.
« Va bene. » Asserì
imperturbabile Hermione. « Allora resta lì. »
« Certo. » Confermò convinto lui.
Anche lei però sembrava piuttosto convinta a non
farsi toccare dalla sua decisione. Diede infatti un ultimo, sbrigativo ma
comunque affettuoso saluto a Ginny e a Dean, e poi se ne andò. Tranquillamente.
Non si girò indietro neanche una volta per vedere se la stava seguendo:
continuò a passo spedito sino al termine del corridoio e infine svoltò a
destra, scomparendo dalla sua vista.
Imprecò mentalmente contro la sorte! Dannazione,
cosa gli toccava fare per una stupida sufficienza! La raggiunse a grandi
falcate e le si accostò.
« Non sono venuto perché me lo hai
detto tu. » Puntualizzò acre.
« No, certo… » Lo assecondò
piattamente Hermione.
« E non parlarmi con quel tono! »
La fulminò gelido. Era un tono che gli mandava i nervi a fior di pelle!
Hermione al posto di ribattere sospirò, alzando
gli occhi al cielo. Anche quell’atteggiamento gli mandava i nervi a fior di
pelle! Non fece però in tempo a farglielo presente. La Grifondoro aveva infatti
allungato il passo, lasciandolo indietro. La raggiunse di nuovo, deciso a
imporle di rallentare, ma ancora non vi riuscì: si trovò di nuovo distanziato
di qualche metro. La ragazza aveva accelerato ulteriormente.
E no, questo è veramente troppo!
« Fermati! » Ansò cercando di imprimere alla propria voce un
tono di comando.
« No. » Disse subito Hermione, senza neanche rallentare.
« Non voglio fare troppo tardi. »
« Tardi per cosa? » Chiese Draco, spiazzato.
Nessuna risposta seguì la sua domanda e bastò
quello ad allarmarlo. Spiccò una piccola corsa e la fiancheggiò. Era faticoso e
difficile starle dietro, ma non demorse: voleva una risposta, per questo fu
serrato nel torchiarla.
« Per che cosa non vuoi fare tardi?
C’è qualcosa che devo sapere? Se è così voglio saperla subito! Mi hai
capito? » Un ragazzo gli passò di fianco, guardandolo storto. Era Colin
Canon, un Grifondoro. Stava andando dalla parte opposta alla loro. Quel
pensiero fece scattare qualcosa nella sua testa. « Ehi! Frena! Dove stiamo
andando? Non dovevamo studiare in quella tua orrida Sala Comune? Che diamine ti
è preso, Granger? Dannazione, pretendo una risposta! Hai capito quello che ho
detto?! Stupida ragazzina arrogante! Fermati!! »
Draco fu davvero ammirevole nella sua
perseveranza.
Per tutto
il tragitto che percorse si esibì in una fitta e serrata discussione. Purtroppo
la tenne più con se stesso che con Hermione, la quale fu anche più tenace di
lui nel tacere compostamente. Ogni tanto la sua espressione si increspava di
insofferenza, era pur vero, tuttavia difese strenuamente la sua posizione,
senza mai rivolgergli neanche un’occhiata.
Solo quando si fermarono lei gli concesse la sua
attenzione, gettandogli uno breve sguardo per fargli intendere che quella era
la loro ultima destinazione. Solo quando si fermarono, del resto, Draco si rese
conto che erano usciti dalle mura di Hogwarts. Per la precisione erano di
fronte ad una casupola piccola e dimessa, che aveva un aspetto quasi selvaggio.
Gli era stranamente famigliare…
Disgustosamente famigliare…
« No. Non puoi averlo fatto… » Inorridì Draco, tra lo
stupefatto e il furibondo.
« E
invece sì. » Lo contraddisse lei pacata. « Alla fine mi è sembrato il
luogo più adatto per studiare. Perché in Sala Comune non avremmo mai potuto
stare in pace. Ho già chiesto il permesso a Silente, che ha accettato e credo
abbia anche già informato Hagrid. » E detto ciò non gli diede neanche il
tempo di indignarsi nella maniera dovuta poiché si avviò a passo sicuro verso
il portone della catapecchia e vi bussò tre volte, dicendo: « Hagrid!
Hagrid sono Hermione. »
Si sentirono diversi rumori provenire dall’interno
della casupola. Ve ne fu uno acuto, che durò poco più di un attimo e che non
riuscì a definire con esattezza. Un altro invece apparve prolungato e
grottesco, ma non c’erano dubbi sul fatto che fosse un latrato di Thor, il
grosso cane del Mezzogigante. Sopra ognuno di questi suoni, comunque, si impose
l’inconfondibile voce di Hagrid, il quale brontolava incomprensibilmente e,
evidentemente, si avvicinava a grandi passi all’ingresso dell’abitazione.
Un secondo dopo aver udito l’ultimo passo, la
porta si aprì e sulla soglia comparve proprio il guardiacaccia.
« Hermione! Che piacere! Silente mi ci
aveva detto che saresti arrivata! » La salutò affettuosamente, mentre un
enorme sorriso storpiava il suo rude faccione peloso.
« Anche per me è un vero piacere,
Hagrid. » Rispose subito lei, con lo stesso trasporto.
Il guardiacaccia non
sembrò accorgersi di Draco poiché il suo umore non si incrinò e, anzi, migliorò
notevolmente. In effetti il Serpeverde era esattamente sulla stessa linea retta
di Hermione e veniva completamente nascosto dalla sua seppur minuta figura. Era
perciò normale che Hagrid non lo notasse. Lui, per contro, avrebbe voluto che
lei fosse di una stazza tale da occludere anche il suo di campo visivo:
la vista di quel Mezzogigante lo disgustava!
« E’ da diversi giorni che avevo
voglia di venire a trovarti… però, beh… non ne ho mai trovato il tempo … »
Continuò a parlare la ragazza, assumendo un tono profondamente dispiaciuto.
« E’ perché sei molto occupata. E’
l’anno dei M.A.G.O! » La giustificò il guardiacaccia con convinzione e
serietà. « Ma, dimmi… » Aggiunse incerto. « Silente mi ci ha
detto che venivi, e per studiare… Come mai? Non è che a me mi ci dispiace,
anzi: devo fare un’incursione nella Foresta e non posso portare Thor, perché ha
il raffreddore, e sono contento che ci sia qualcuno a tenergli compagnia mentre
sono fuori. Sai, non vorrei che si sentisse solo… » La sua fronte si
aggrottò per l’apprensione. « Perché quando si sente solo poi pensa a cose
strane, e magari diventa triste. »
Rimase un attimo basito.
Pensare? Triste? Un
cane? Ma che cavolo stava dicendo?! Come si faceva a dire certe cose?! Quel
Mezzogigante era uno spostato! E quella ragazza era ancora più spostata di lui!
Lo fissava con comprensione, annuendo con sincera commozione. Che diavolo le
prendeva?! Come faceva a esistere gente così… così… assurda!
L’improvviso mutamento
di tono addotto da Hagrid lo riportò alla realtà.
« Però, Hermione… non sei mai venuta
qui per studiare: sei sempre stata nel castello. Quindi mi chiedevo… »
Esitò un attimo prima di proseguire. « … hai forse litigato con i tuoi
amici? »
« No, non preoccuparti. » Lo
rassicurò Hermione sorridendo. « Non ho litigato con i miei amici. Solo
che… » Si scostò di lato, rendendo il Serpeverde finalmente visibile.
« Non mi sembrava il caso di stare in Sala Comune con lui. »
Hagrid si irrigidì e
zittì all’istante. Un’espressione di cupo stupore calò sul suo volto. Lui, da
parte sua, si limitò a sollevare un sopracciglio, seccato. Passarono diversi
attimi prima che il Mezzogigante riuscisse a ridestarsi dallo stato di mutismo
in cui era caduto. Lo stupore però non scomparve. Quando si rivolse a Hermione,
infatti, era ancora particolarmente turbato dall’inaspettata apparizione.
« Perché è qui anche lui? »
Cominciava a stufarlo il tono con cui gli si riferivano.
« Niente più di quello per cui sono
qui io. » Rispose la ragazza risoluta. « Piton mi ha chiesto di
dargli qualche ripetizione. Per qualche tempo studieremo insieme. »
Il guardiacaccia non si
fece persuadere. Evidentemente i conti non gli tornavano. Come dargli torto,
del resto: se si guardava intorno e vedeva dov’era e con chi aveva a che fare
neanche a lui tornavano i conti. E gli tornarono ancora meno quando si accorse
che i grandi occhi da scarafaggio di Hagrid gli si era posati addosso e avevano
seguitato a fissarlo insistentemente, con sospetto. Da quando in qua si
permetteva di fissarlo in quel modo! Era lo stesso sguardo che gli aveva
rivolto Thomas poco prima e, a quel punto che ci pensava, gli era salita anche
allora una gran voglia di strappargli dalle orbite quegli occhi insopportabili.
« Siamo sicuri che Silente sa che è
con te? » La interrogò infine il Mezzogigante, diffidente.
« Certo. » Confermò Hermione,
avvalorando la sua affermazione con un deciso cenno del capo. « E credo sapesse
anche che dovevi andare nella Foresta Proibita. Te l’ha chiesto lui di andarci,
no? »
« Beh, sì… » Ammise Hagrid
tentennante. « Però… » Si fermò prima di proseguire: lanciò
un’occhiataccia a Draco e si chinò sulla ragazza, come se volesse farsi sentire
solo da lei. Il suo piano però risultò quanto mai vano siccome il sussurro in
cui credette di parlare giunse nitidamente alle sue orecchie: « Sei sicura
di poterti fidare di lui? »
Oh ma andiamo!
Questa era bella! Davvero
bella! Un Mezzogigante che chiedeva a una ragazza come Hermione Granger se si
poteva fidare di lui, Draco Malfoy! Con quel tono poi! Come se fosse uno
stupratore notturno. O uno psicopatico fuggito da Azkaban. O un licantropo che
nelle notti di luna piena si svegliava per fare a brandelli la gente. Era solo
un ragazzo di diciassette anni!
E poi, diamine, anche se
si trattava dell’unica persona capace di irritarlo con un solo gesto, questo
non significava che avrebbe voluto ucciderla!
Beh, Draco, ammetti che
un paio di volte ci hai anche pensato…
E va bene, sì, lo
ammetteva: ci aveva pensato. E magari neanche solo un paio di volte. Magari
ci aveva fatto anche dei progetti più complessi, tipo crocifiggerla a testa in
giù, corroderla nell’acido, oppure – che ne so – buttarla giù dalla torre più
alta di Hogwarts e vederla sfracellarsi al suolo, possibilmente accertandosi
che i suoi amici fossero lì ad assistere. Ma questo non significava niente!
Tutti gli adolescenti avevano di quei pensieri. Era normale! E rimaneva tale
fino a che restavano solo pensieri. Perché c’era una netta differenza
tra le persone che considerano di fare certe cose e quelle che arrivano al
punto di farle. E la differenza stava nel fatto che quelli si chiamavano
assassini. Che quelli erano assassini. Assassini come Bellatrix e
Rodulphus Lestrage. Assassini come i padri di Tiger e di Goyle. Assassini come suo
padre. Ma non come lui. No: lui non lo era. Magari era tutto ciò che di più
turpe e diabolico potesse esserci al mondo, ma non era un assassino.
Non ancora, almeno.
« Puoi stare tranquillo, Hagrid: sono
sicura di potermi fidare di lui. » In aggiunta alle sue parole Hermione
rivolse al guardiacaccia un sorriso rassicurante. « Vai pure a fare la tua
incursione: qui ce la caveremo benissimo. »
« Spero che tu abbia ragione. »
Si augurò Hagrid in tono grave, evitando di soffermarsi sul sorriso gioviale di
lei. Soffermarvisi, probabilmente, avrebbe significato incrinare la sua
sicurezza nel replicare. « Ma tu mi devi promettere che ci starai
attenta, con quello lì. Ha una faccia che non mi ci piace per niente… »
Non hai idea di quanto
poco mi piaccia la tua di faccia, pezzo di analfabeta pulcioso!
« Prometto che starò attenta. »
Garantì Hermione, rispondendo con una prontezza che gli impedì di dar voce ai
suoi pensieri.
« Va bene… » Biascicò il
guardiacaccia senza rinunciare alla sua circospezione. Non era ancora convinto
che andasse bene. Del resto non sembrava neanche disposto a intavolare una
discussione con la ragazza, siccome rinunciò a obbiettare verbalmente. Per
contro scoccò un’occhiata minacciosa a Draco, intimandogli: « Se quando
torno scopro che le hai fatto qualcosa ti appendo ad un albero a testa in
giù! »
Questa volta, oltre a
provare un’incontrollabile desiderio di ribattere alle provocazioni di Hagrid,
Draco sentì anche uno scalpitante desiderio di deturpargli quell’orrenda faccia
deforme. Mise impulsivamente mano alla bacchetta. Hermione fu però attenta a
scorgere il suo gesto e lesta a dedurre da esso le sue intenzioni. E fu anche
lesta a impedirgli di portarle a compimento. Si frappose infatti fisicamente
tra lui e il Mezzogigante, mentre una seconda volta garantiva a quest’ultimo la
mansuetudine dell’improbabile compagno di studio.
Staccò le dita dalla sua
arma: per questa volta quel guardiacaccia da due soldi l’aveva scampata.
« Allora io vado… » Concluse
Hagrid.
« Sì, vai. » Lo incoraggiò
Hermione dandogli un’amorevole sbuffo sul braccio sinistro.
Spronato definitivamente
da quel gesto il guardiacaccia si smosse finalmente dalla sua statica
posizione. Prese una sacca nera appoggiata ai piedi della porta, se la mise a
tracolla e poi se ne andò. Dopo che ebbe fatto qualche passo in direzione della
foresta si girò verso di loro e rivolse un’ultima feroce occhiata a Draco, poi
scomparve dietro gli alberi.
Rimasero per un attimo
in silenzio. Hermione con lo sguardo ancora rivolto al luogo da cui era sparito
Hagrid. Draco con gli occhi sfuggevolmente rivolti alla ragazza. Avrebbe voluto
decifrare la sua espressione vagamente assorta, ma sapeva che non ci sarebbe
mai riuscito con quelle brevi occhiate evanescenti. Del resto, di puntargli gli
occhi in faccia come se ci fosse qualcosa di interessante da vedere non aveva
la benché minima intenzione. E dunque, che fare?
La voce di lei giunse
provvidenziale a risparmiargli di crucciarsi nel dubbio:
« Ora, preferisci entrare e quindi
indurmi a sopportare la tua presenza o liberarmene prima ancora di aver
iniziato a sopportarla? »
Il tono con cui aveva
parlato era giunto alle sue orecchie paziente e controllato. Troppo
paziente e troppo controllato. Sembrava stesse trattando con un bambino
di cinque anni. Si indignò per quell’imperdonabile oltraggio. Fece dunque per
aprire la bocca e rispondere avventatamente che non era intenzionato a fare
nulla di quello che lei si aspettasse. Ma proprio un secondo prima di dar aria
ai polmoni, si astenne: il desiderio di vanificare i suoi sforzi di mediatrice
era violento, ma lo era anche quello di rimediare a quella maledetta insufficienza.
Era forse il caso di rimettersi, per una volta, al volere di quella bisbetica?
Ricordò le promesse che si era fatto pochi minuti prima. Sì, forse era il caso.
Ma ammetterlo in quella maniera era umiliante. Allora decise che non si sarebbe
rimesso al suo volere, che l’avrebbe solo distrattamente considerato,
per uno meraviglioso slancio di altruismo.
Sì, così poteva andare
bene.
A grandi passi arrivò
sino all’uscio dell’abitazione. Non degnò Hermione neanche di uno sguardo e vi entrò
altezzosamente. Lei, per contro, fece lo stesso, ma con meno alterigia, e si
richiuse la porta alle spalle.
« Allora… » Eruppe una volta che
si fu seduta ed ebbe appoggiato delicatamente sul tavolo i libri che portava
sotto braccio. « … il prossimo compito di Pozioni sarà il Veritaserum. E’
una pozione molto complicata: l’anno scorso in pochissimi abbiamo preso un voto
decente, ma comunque non hai di che preoccuparti: il test è solo questo
sabato. »
Il Serpeverde, che non
si era ancora deciso a sedersi, nauseato dall’odore e dalla sporcizia di quel
luogo, a quelle parole ebbe un sussulto:
« Solo sabato? Soli sei giorni
per studiare? Ma è troppo poco! Non potrò mai prepararmi in tempo! »
« Sei giorni vanno bene. » Lo
contraddisse Hermione con calma. « Basterà seguire scrupolosamente il
percorso di recupero che ho preparato. »
« Come sarebbe a dire? » Domandò
Draco senza celare una punta di preoccupazione. « Che significa che sarà
opportuno seguire il percorso di recupero che hai preparato? »
« Ti avevo detto che eravamo in
ritardo sulla tabella di marcia, no? » Replicò lei succinta.
« Pensavo che stessi
scherzando! » Esclamò sconvolto, sbarrando gli occhi e fissandola con
sgomento.
« Questo vuol solo dire che pensare
non ti si addice. » Osservò laconica Hermione.
Draco sentì un moto di
rabbia agitarsi nello stomaco. Non fece però in tempo a sfogarlo perché
Hermione stessa gli schiaffò davanti alla faccia un enorme volume rilegato in
cuoio, che gli precluse la vista e l’attenzione su tutto il resto. Solo una
volta ripresosi dallo stupore riuscì a leggere il titolo stampato a grosse
lettere argentate sulla copertina: “L’unico manuale per maghi autodidatti”.
« Oltre a seguire il mio programma,
per far sì che tu ottenga i risultati sperati devi anche imparare a memoria
questo libro nel giro di un mese. » Disse in tono spiccio la Grifondoro,
riferendosi all’oggetto che impugnava.
« T-tutto? » Biascicò
scandalizzato Draco. Era forse pazza? Come diavolo avrebbe fatto a imparare a
memoria un mattone di almeno 800 pagine in un mese?! No, anzi, come diavolo
avrebbe mai potuto imparare un mattone di almeno 800 pagine?
Tanto più che odiava
profondamente leggere.
« Se ti avessi ritenuto capace di
memorizzare tutte le 1176 pagine di questo manuale avrei rifiutato di aiutarti
per l’eccessivo senso di inferiorità che avrei nutrito nei tuoi
confronti. » Puntualizzò pungente Hermione, allontanando il libro dal viso
del ragazzo. « Devi impararne solo 48. »
« Beh ma… » Cercò di controllare
il tono di voce. « … ma sono comunque troppe in così poco tempo! Non ce la
farò mai! »
« E invece ce la farai. » Tagliò
corto lei. « E ora seduto: dobbiamo cominciare col mio programma. »
Era talmente sconvolto
che non riuscì a opporre resistenza e si sedette convulsamente di fronte alla
ragazza. Esitò a chiedere in cosa consistesse la fantomatica attuazione del
programma di Hermione, ma lei gliene mise a parte comunque, e lui deglutì posto
di fronte alla sua spiegazione:
« E’ un programma diviso in tre fasi,
che ovviamente corrispondono alle tre pozioni che costituiranno l’argomento dei
compiti. Quella che interessa a noi, perciò, per il momento è solo quella sul
Veritaserum. Come ti ho già detto è una pozione difficile e necessita prima uno
studio approfondito dei singoli ingredienti, in modo che, conoscendone le
caratteristiche, per te sia più semplice ricordarne l’ordine e la dose quando
dovrai utilizzarli. Perciò in questi primi cinque giorni noi ci concentreremo
sullo studio. Qui insieme, intendo, e tu, per conto tuo, con “L’unico manuale
per maghi autodidatti”. » Fece una piccola pausa, poi aggiunse con
naturalezza. « Venerdì faremo una prova pratica della pozione. Abbiamo
tempo di farne solo una, e poco prima del test, ma naturalmente andrà tutto per
il meglio se seguirai le mie direttive. »
« M-ma è assurdo. » Balbettò
Draco, sconvolto dalle parole che aveva sentito. « Considerando le ore di
scuola, il Quidditch e lo studio delle altre materie praticamente non dovrei
dormire per portare avanti un simile programma! »
« Non dire idiozie. » Lo freddò
prontamente la Grifondoro. « Dovresti solo rinunciare al tuo tempo libero
per un po’ di tempo, fino a che non ti sarai abituato a questo stile di vita e
potrai giostrare con maggior destrezza i tuoi impegni. »
« Non dirne tu di idiozie,
Granger! » Ringhiò il ragazzo, sobillato dal tono con cui gli si era
rivolta. « Nessun essere umano potrebbe mai abituarsi a questo genere di
ritmi! »
« Guarda che questo genere di ritmi sono
frutto della tua sconsideratezza. » Gli fece aspramente presente Hermione.
« E comunque conosco almeno cinque esseri umani che ci sono
riusciti. »
« Se uno di questi è Paciock… »
Replicò Draco mordacemente. « … allora ti conviene dire che sono quattro,
gli esseri umani, perché i risultati scadenti a cui è sempre incorso
quell’incompetente non possono certo considerarsi un vanto per i tuoi
metodi. »
Hermione lo fulminò con
uno sguardo.
« Sbaglio o avevo detto di portare
rispetto per i miei amici? »
Non replicò: era meglio
chiuderla lì la questione. Lei dovette pensarla allo stesso modo, siccome non
aggiunse altro sull’argomento e invece riprese quello precedente, come se nulla
fosse.
« Allora, vediamo un po’… » Mormorò mentre sfogliava attentamente le
pagine ingiallite di un squadernino rattoppato su cui sembravano esserci molte
altre annotazioni. « Gli appunti dovrebbe essere da queste parti… no,
niente: non ci sono. Allora dove posso averli scritti? Forse… beh, si, in
effetti potrebbero essere benissimo anche lì… anzi, ora che ci penso, credo
proprio che siano lì … » La ricerca si fece più serrata. Durò anche
qualche minuto, perché sembrò divenire necessario leggere gli illeggibili
sottotitoli che infestavano quelle pagine. Infine, però, il viso le si illuminò
trionfante: « Eccoli! »
« Alla buon ora. » Commentò
gelidamente Draco.
« Da quale ingrediente preferisci
iniziare? » Gli domandò placidamente Hermione, ignorando il suo
intervento.
« Che ne so… » Rispose tagliente.
« Sei tu quella che sa sempre cosa è meglio fare, no? »
« Effettivamente credo che sarebbe
meglio cominciare dagli occhi di rana in salamoia. » Ammise la ragazza
senza cogliere la malizia delle sue parole. O comunque cogliendola ma fingendo
di non esservi riuscita.
« E allora cominciamo da quello,
muoviamoci. » Dichiarò il Serpverde impazientemente, incrociando le
braccia sul petto in segno di stizza. Non ne poteva già più!
« Va bene. » Concordò Hermione
sfregandosi le mani l’un con l’altra, mentre un’inquietante luccichio saettava
nei suoi occhi. « Cominciamo. »
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***
*** ***
Domenica
10 Novembre. Due ore dopo
Capanna di Hagrid.
« Basta! » Esclamò Draco
disperato, mettendosi le mani nei capelli. « Basta non ne posso più! Basta! »
« Oh, quante storie. » Minimizzò
Hermione, che per contro era – o quanto meno cercava di apparire –
assolutamente rilassata. « Parli come se avessimo studiato
ininterrottamente per giorni. »
« Non parlare al plurale! »
Sibilò il ragazzo scoccandole un’occhiata velenosa. « Noi non
abbiamo fatto nulla! Tu non hai fatto niente! Io ho
fatto tutto! »
« Sì, Malfoy, hai fatto tutto
tu. » Lo assecondò lei, scettica, mentre riponeva dietro l’orecchio una
dispettosa ciocca ribelle. « Per passare alle code di salamandra
essiccate… »
« Per passare a… cosa? »
Stridé Draco mentre un tremito di rabbia isterica lo scuoteva da capo a piedi.
« Io non passo proprio a niente! Non ne posso più! Quante volte devo
ripetertelo ancora perché ti entri in testa? Non intendo fare più niente che abbia
a che fare con pozioni! Niente che abbia a che fare con lo studio! Niente che
abbia a che fare con questa dannata scuola! » Scrollò il capo, pestando
con fervore un pugno sul tavolo. « Niente che abbia a che fare con te!
Razza di despota! Di tiranna! Di… di… »
« Infatti. » Riprese scocciata
Hermione, interrompendo il fiume d’insulti che le venivano così amabilmente e
naturalmente rivolti. Era tutta la sera che non faceva che apostrofarla con
epiteti assurdi. Non che non lo facesse da tutti e sei i lunghi anni che
avevano difficoltosamente convissuto in quella scuola, ma a tutto c’era sempre
stato un limite. Per dirne una: che la chiamasse Mezzosangue aveva ormai poca
importanza, ma che le desse della despota… beh, questo stava cominciando ad
infastidirla! « Stavo semplicemente dicendo che torneremo a parlare degli
altri ingredienti domani, sebbene io speri che questa sera ti degnerai di darci
un’occhiata. »
« L’unica cosa che mi degnerò di fare
questa sera è di buttarmi sul letto e dormire! » Esclamò all’apice
dell’esasperazione il Serpeverde, chiudendo bruscamente un volume di botanica.
« Male. » Sentenziò severamente
lei. « Molto male: l’unico modo per riuscire a memorizzare le cose è
allenare la mente a ricordarle. »
« E chi se ne frega! » Tuonò
Draco con un cipiglio folle. « Io voglio solo farla riposare la mia mente!
E se questo significa che non memorizzerò un cavolo, chi se ne frega! »
« La tua leggerezza ti impedirà di
perpetuare le tue ambizioni. » Considerò Hermione asciutta.
« Il tuo dispotismo invece ti porterà
ad una morte violenta prima di aver potuto anche solo immaginare delle
ambizioni! » Scattò Draco lanciandole uno sguardo di fuoco.
« Si da il caso, Malfoy… » Gli
fece seccamente presente la ragazza. « … che è solo grazie al mio dispotismo,
se siamo riusciti ad ottenere dei risultati, oggi. »
« Sbagliato! » Gridò il
Serpeverde alzandosi di scatto e gesticolando fanaticamente con le braccia.
« L’unica cosa che devo al tuo dispotismo è il fatto che mi siano saltati
i nervi! »
Lo vide voltarsi,
furioso, e dirigersi a grandi passi verso la porta d’ingresso. Probabilmente se
ne stava andando…
« Malfoy. »
« Che vuoi? » Sbraitò il ragazzo
girandosi verso di lei.
« Il libro. » Disse pacatamente
Hermione, allungandogli “L’unico manuale per maghi autodidatti”. « Non
vorrei che te ne dimenticassi. »
Draco tremò. I suoi
occhi si iniettarono di sangue: un lampo d’incontenibile odio li attraversò. Lo
vide per un attimo incerto: ucciderla o andarsene insultandola pesantemente?
Credeva fossero queste le opzioni tra le quali scegliere. Al contrario egli
tornò indietro, afferrò brutalmente il libro e solo dopo se ne andò in
silenzio, sbattendo la porta dell’abitazione con una forza tale che i cardini
di ferro cigolarono.
Se
n’è andato…
Non si sorprese per la
meravigliosa sensazione di leggerezza e gioia che provò nel rendersene conto.
Se n’era andato! Che meraviglia! Niente più urla strazianti, niente più insulti
assurdi, niente più occhiate assassine. Basta, tutto finito! Inspirò
profondamente, sempre più soddisfatta della scoperta, e rimase qualche minuto
immobile, immersa nell’incantevole silenzio che solo a quel punto si era
impossessato di quella stanza.
Un silenzio di cui
avrebbe potuto innamorarsi se solo Hagrid non l’avesse nuovamente infranto,
entrando irruentemente nell’abitazione e facendo nuovamente cigolare i cardini
di ferro battuto dell’ingresso.
« Sono tornato! » Annunciò
perentoriamente. Il cipiglio minaccioso con cui parlò le fece supporre che
credeva di trovare anche Draco ad attenderlo. E infatti, dopo aver misurato la
stanza con sguardo sospetto, il Mezzogigante aggrottò la fronte e domandò
confuso: « Dov’è Malfoy? »
« Se n’è andato proprio poco
fa. » Rispose tranquillamente, con un’alzata di spalle.
« Bene! » Esclamò Hagrid con
decisione, chiudendo la porta alle sue spalle. « Meno hai a che fare con quel tipo, meglio è. »
« Non vorrei deluderti, Hagrid,
ma con quel tipo dovrò averci a che fare piuttosto spesso dato che
ho accettato di dargli ripetizioni di Pozioni. » Replicò Hermione con un
sorriso tra il consapevole e il rassegnato.
« Ecco… » Borbottò cupamente
Hagrid, sedendosi davanti a lei. « E’ proprio questo che non capisco:
perché tu abbia accettato di aiutarlo. Avresti dovuto lasciarlo bollire nel suo
brodo! »
« Se ti può consolare comincio a
credere che avrei dovuto farlo davvero. » Commentò la ragazza in un
sospiro.
In effetti, nonostante
sul momento non avesse riscontrato alcun segno di eccessiva insofferenza, a
quel punto si rendeva ben conto di quello che erano realmente state quelle due
ore di studio con Malfoy. Sfiancati? Allucinanti? Pazzesche? Spaventose? Le
venivano in mente una serie infinita di aggettivi e non aveva la forza
materiale di sceglierne uno appropriato. Era praticamente sfibrata, totalmente
spossata, globalmente sfinita.
E pensare che di
resistenza lei ne aveva sempre avuta da vendere…
« Puoi sempre farlo ora. »
Intervenne ad un tratto Hagrid, diventato improvvisamente entusiasta.
« Vai da Piton e digli che non vuoi più aiutare la sua pupilla. »
« Assolutamente no! » Rispose
prontamente Hermione, scotendo il capo con in viso un’espressione vagamente
indignata e cominciando a borbottare sommessamente, incrociando le sopracciglia
in segno di offesa. « Non mi piace prendere un impegno e poi non riuscire
a portarlo a termine. » Storse le labbra in una smorfia. « Mi fa
sentire incapace. »
Ovvero, una delle
sensazioni più insopportabili in assoluto!
Era come sentirsi
addosso un prurito fastidioso che per quanto lo si gratti non se ne va mai via.
Come avere sul palato il sapore impossibile del calcificante per denti che per
quanti gelati si mangi persiste per giorni. Come ricordarsi dell’unico voto al
di sotto della O che aveva preso l’anno prima che, per quante E avesse potuto
prendere, sarebbe sempre stato uno macchia incancellabile nel suo curriculum
vitae!
Dannazione, quella
maledetta A! Quanto aveva imprecato per quel voto osceno! Quante parole
sconosciute aveva inventato per dar voce alla sua rabbia! E tutto perché? Beh,
ovviamente perché “Mister Tatto” aveva
deciso di farle saltare i nervi proprio il giorno prima del compito di Pozioni!
E Piton ci era andato a nozze, naturalmente! Aveva avuto O come G.U.F.O.! Una
miserissima O! Ed era tutta colpa di Ron! Quello stupido di Ron!
Sì…
Ron…
Quello
stupido…
« Hermione. » La richiamò Hagrid
passandole una delle grossi mani davanti alla faccia. « Tutto bene? Hai un
faccia strana. »
Sollevò lo sguardo sino
a che non incontrò quello del guardiacaccia. Lo scoprì colmo di preoccupazione
per il suo turbamento. Una preoccupazione densa di innocenza, di ingenuità. Una
preoccupazione disinteressata che sembrava avvolgerla in un manto sottile di delicata
pacatezza. Perché lui era… una persona splendida. La più buona, probabilmente,
che avesse mai conosciuto: si preoccupava costantemente per lei, con una
dedizione incredibile, pressappoco amorevole… quasi paterna.
E pensando a questo,
mentre vedeva riflessa la sua immagine in quegli occhi corvini che la
guardavano insistentemente, pensò ancora una volta che non poteva davvero
sentirsi ancora triste. Che non poteva davvero sentirsi ancora… sola. Ma non
per correttezza. No, perché pensarlo per correttezza sarebbe stato davvero
ingiusto nei confronti di una persona tanto meravigliosa. No, sarebbe stata
bene per gratitudine. Per ringraziarlo di tutto quello che aveva fatto per lei
da quando era scesa per la prima volta da quel treno fatato che ogni anno, il
primo di Settembre, partiva da King Cross, al binario 9 e ¾ . Per aver sempre
aperto la porta di quella sua minuscola casupola e averla sempre fatta entrare.
Per averla sempre ascoltata e aver sempre avuto fiducia nelle sue capacità. Per
averci sempre creduto, forse, più di chiunque altro.
Per non essersene mai…
andato.
E per essere sempre
stato parte di quel mondo incantato che era Hogwarts. Quel mondo magico e
meraviglioso che…
Anche se prima lo era di
più.
… sarebbe sempre stato
speciale.
« Si, Hagrid. Non
preoccuparti. Va tutto benissimo. »
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***
*** ***
Mercoledì
13 Novembre. Ore 7.14
Hogwarts. Sala Grande.
Agguantò con foga la
caraffa colma di latte e ne versò un po’ nella propria scodella. Poi prese il
barattolo di marmellata all’arancia che troneggiava alla sua destra, vi immerse
il coltello e cominciò impazientemente a spalmarne il contenuto su una delle
sette fette di pan carré incolonnate l’una sull’altra sopra un piattino su cui
a stento stavano in equilibrio.
Mentre stava ricoprendo
di marmellata la terza fetta con la coda dell’occhio vide una porzione di
crostata nel piatto del ragazzo seduto di fronte a lui. La scrutò torvamente
per qualche secondo, cercando di capire di cosa fosse. La scorza e il colore
opaco gli parvero inconfondibili: era all’arancia. Lasciando all’istante sia il
coltello sia la fetta di pane, che cadde rovinosamente sulla tovaglia bianca,
scattò in avanti e afferrò la fetta di crostata, ficcandosela direttamente in
bocca.
La reazione di Theodore,
l’originario proprietario della torta, non si fece attendere:
« Dannazione Draco! Era la mia
torta! »
Il compagno di casa non
gli prestò attenzione. In compenso, dopo qualche attimo, fece una smorfia
disgustata e sputò di colpo ciò tutto che aveva in bocca, rigettandolo in parte
sul tavolo, in parte sul pavimento, in parte sulla faccia stessa del ragazzo
che gli stava dinnanzi. E prima che questi potesse dire alcunché, fu Draco a
sbottare sdegnato:
« Ma questa non è crostata
all’arancia! »
« No, infatti. » Replicò
seccamente Theodore, pulendosi il viso con un tovagliolo.« E non capisco come
tu abbia potuto pensare che io avessi nel piatto una simile schifezza! Qui
dentro sei l’unico che riesce a mangiare quella roba. »
Draco gli lanciò uno
sguardo truce, grugnendo in senso di profondo risentimento per il modo in cui
aveva definito la sua adorata crostata all’arancia. Il suo comportamento
acidulo era inoltre un losco tentativo di indurre il Serpeverde a desistere dal
fargli osservazioni che da due giorni a quella parte gli erano state fatte con
una frequenza a dir poco irritante. Osservazioni sul suo umore e sul suo
aspetto. Il primo assolutamente nero, il secondo terribilmente sciupato. E
certo lui non negava avessero ragione, ma parlarne non avrebbe fatto che
nuocergli. Pensava già abbastanza alla ragione del suo stato senza che qualcuno
si sforzasse di estorcergli informazioni al riguardo. Senza contare il fatto
che non c’era neanche una di quelle attenzioni che non gli fosse rivolta a
unico scopo convenzionale.
E in quei giorni quel
genere di cortesia voleva risparmiarsela.
Il ragazzo seduto di
fronte a lui, però, non si fece intimidire tanto facilmente…
« Quando la smetterai di parlare per
grugniti e fare quella faccia da cazzo ogni volta che ti si rivolge la parola?»
Gli disse anzi, cupamente. « E’ da almeno un paio di giorni che sei
diventato più intrattabile del solito. » Accartocciò il tovagliolo nella
propria mano, con fare scocciato. « Anche se è insopportabile per te farti
aiutare dalla Granger non dovr… »
« Lei non mi sta aiutando! »
Lo interruppe all’istante Draco, ingoiando a forza il boccone che stava
masticando. « Lei mi sta torturando! E’ completamente diverso! »
« Oh avanti… » Cercò di
sdrammatizzare Theodore, sforzandosi di riderci su, con l’intenzione di
quietarlo. « Non può essere così male… »
« Non può – essere – così – male?”
Scandì le parole una ad una, mentre la mascella si contraeva duramente e
un’aura minacciosa si addensava intorno a lui. Il suo volto pareva contratto in
un’espressione di sfrenata ira repressa. « Ti spiacerebbe ripetere? »
« N-non ho detto niente… » Balbettò
Theodore terrorizzato, scuotendo meccanicamente il capo e spostandosi
fugacemente di un posto sulla sinistra.
« Buon per te… » Sibilò Draco,
glaciale.
Non poteva essere così
male? Non poteva essere così male?! Che imbecille! Come aveva potuto
dire una cosa simile? Come aveva anche solo potuto pensarla? Gli avrebbe
concesso la grazia di essere semplicemente un idiota e non un imbecille se solo
non avesse detto quell’assurdità e si fosse limitato ad infastidirlo con la sua
presenza!
C’era anche da dire che
nessuno avrebbe mai potuto immaginare che mostro potesse celarsi dentro quella
mocciosa alta un metro e un tappo, con i capelli a cespuglio e le spalle
ingobbite. Lui stesso, infatti, aveva stentato ad ammetterlo a se stesso
persino quando i primi presentimenti infausti si erano insinuati nella sua
testa, mettendolo in guardia. Ma si era comunque dovuto ricredere. Oh sì…
eccome se si era dovuto ricredere! Perché quella era davvero un mostro.
Un’arpia senza religione con la raccapricciante mania di sfogare i suoi istinti
da aguzzina sugli altri!
« Hermione!
Hermione, vieni a sederti qui! »
Un brivido gelido gli
percorse la schiena.
Istantaneamente si
rintanò sotto il tavolo: quel nome… quel nome raccapricciante… era il suo.
Sentì una scia di
risolini espandersi per la sala, ma non vi prestò attenzione, convincendosi che
li avrebbe bruciati tutti quanti, uno per uno, prima o poi, ma che in quel
momento doveva preoccuparsi solamente di restare nascosto sino a che lei fosse
rimasta in sala.
Si rendeva ben conto che
quel suo ridicolo atteggiamento minava le basi dell’egregia reputazione che lo
contraddistingueva dal resto di quella insulsa plebe, ponendolo quasi al loro
livello. Ma, del resto, la sua sopravvivenza veniva prima di tutto. E per
sopravvivere doveva stare il più lontano possibile da Hermione Granger.
A ricostruirsi la sua
beneamata reputazione ci avrebbe pensato solo dopo che quel lungo periodo di
torture si sarebbe concluso. Solo dopo che avrebbe potuto dire con orgoglio che
quella che era ormai diventata la sua nemesi naturale non infestava più le sue
preziose giornate.
Si convinse che doveva
essere questo lo spirito con cui avrebbe dovuto affrontare quella lunga agonia.
Ma due giorni dopo, al termine degli allenamenti al campo di Quidditch,
qualcuno si premurò di ricordargli che oltre alla sua sopravvivenza avrebbe
dovuto preoccuparsi anche di altre cose…
« Draco, scusa,
posso parlarti un attimo? »
Voltatosi lentamente
verso chi l’aveva chiamato, seguitò a fissarlo con lugubre disprezzo, cercando
di trasmettergli con lo sguardo l’assoluto rigetto fisiologico che gli
procuravano la sua proposta e, più generalmente, la sua presenza.
La questione era che,
dal suo modesto punto di vista, Adrian Pucey era una delle persone più
sgradevoli che avesse mai conosciuto. Nutriva un disgusto autentico per lui, un
disgusto che era generato da tre ragioni fondamentali.
Prima ragione: era il
capitano della squadra di Quidditch della casa di Serpeverde, carica che, con
ogni diritto, avrebbe dovuto avere lui. In primo luogo perché era decine e
decine di volte più bravo di quell’incapace. In secondo luogo perché quel
ragazzino insopportabile non aveva per niente la stoffa del leader: era
disgustosamente gentile, disgustosamente comprensivo, disgustosamente educato.
Non aveva un minimo di amor proprio, né tanto meno di orgoglio o fierezza.
Senza contare che c’era in lui qualcosa di troppo buono perché non gli stesse
sui nervi a pelle.
Quando l’aveva visto per
la prima volta, con quel suo mezzo sorriso sonnolento, si era chiesto per quale
oscura ragione quell’idiota di un mezzo cappello muffito l’avesse mandato a
Serpeverde.
Seconda ragione: era un
fallito figlio di falliti. Una volta aveva conosciuto sua madre: una grassa
donnaccia, mielosa e appiccicosa, con una voce profonda e traballante, la cui
ciccia, a ogni movimento, tremolava disgustosamente. Specie quella del doppio
mento. Un vero supplizio per gli occhi. Il padre, comunque, se possibile, era
anche peggio: piccolo, basso, magro, con degli occhi da insetto e la fronte
alta, totalmente succube di quel titano di sua moglie, che parlava balbettando
e vestiva da elfo domestico.
Un uomo insignificante,
in poche parole.
Terza ragione: sebbene
la sua incapacità come capitano fosse ormai completamente assodata, Adrian si
atteggiava a grande guida fisica e spirituale, impartendo ordini assurdi e
snocciolando consigli pietosi. Pietosi almeno quanto quello per cui desiderava
parlargli.
L’unico motivo per cui
acconsentì a seguirlo fu semplicemente perché, purtroppo, le persone che
avevano potere decisionale in quella scuola si erano rivelate talmente inette
da avergli affidato l’autorità di buttarlo fuori dalla squadra quando più gli
pareva. E di essere buttato fuori non aveva nessuna intenzione. Che fosse la
squadra, la scuola, o persino casa sua non era poi importante. L’importante era
che nessuno lo buttasse fuori.
Men che meno un simile
imbecille!
« Si può sapere cosa ti prende in
questi giorni, Draco? » Esordì Adrian, una volta che furono soli.
Lo scrutò con fastidio
per qualche attimo.
« Niente. » Replicò bruscamente.
« Niente, eh? » Ripeté scettico
il capitano, inarcando un sopracciglio.
« Già, niente. » Grugnì arcigno.
Ma perché doveva parlare proprio con lui? Perché?
« Eppure qualcosa ti deve essere
successo per forza, perché tutto di colpo sembri un totale incapace sulla
scopa. » Constatò seccamente Adrian, guardandolo dritto negli occhi.
« Incapace?! » Ruggì Draco,
serrando la mascella e stringendo i denti al massimo, quasi frantumandoseli. Il
tutto per non saltargli addosso e staccargli il naso a morsi! « Io, Incapace?! »
« Non ho detto che lo sei, Draco. Ho detto
che lo sembri. » Puntualizzò asciutto Adrian, guardandolo con
un’espressione insopportabilmente dotta. « Non voglio offenderti. Voglio
solo capire se devo cominciare a cercare un nuovo cercatore che giochi la
prossima partita al posto tuo. »
« Ma non provarci neanche! »
Tuonò Draco allibito, lanciandogli uno sguardo sdegnato. « Anche se ho
altre cose per la testa questo non significa che tu possa sostituirmi a tuo
piacere! »
« Quali cose? »
Gli puntò gli occhi in
faccia, contrariato: che cavolo voleva dire?
« Quali cose hai per la testa? »
Ripeté Adrian, spiegandosi meglio. Ma, per la sua incolumità, avrebbe fatto
meglio a non spiegarsi affatto.
Quali cose ho per la
testa?!
Ah, perfetto, oltre che
incompetente quell’imbecille era anche un ficcanaso! Questa sì che era una
fortuna! Scosse il capo con insofferenza, picchiettando impazientemente il
piede per terra e sbattendosi violentemente una mano sulla faccia: ci mancava
solo quello nella sua vita!
« Allora… » Insisté Adrian
imperterrito e facendo un passo in avanti. « Quali cose? »
« Affari miei! » Scattò acido,
con lo sguardo pieno di disprezzo che fissava insistentemente il compagno di
casa, mentre con un rapido passo all’indietro si preoccupava di ampliare la
distanza tra loro.
« Veramente sono anche affari della
squadra se ti fanno giocare male. » Controbatté di rimando Adrian,
fronteggiandolo con lo sguardo severo. « Chi mi dice che non sarai allo
stesso punto di adesso, tra tre settimane, contro Corvonero? »
« Te lo dico io! » Dettò
freddamente. « E questo deve bastarti! E ora, se non ti dispiace,
io me ne vado! »
Anche perché l’indomani
lo aspettava una giornata massacrante!
E definirla
“massacrante” era niente più di un indebito eufemismo: lo aspettavano quattro
ore ininterrotte di ripetizioni con Hermione. Un programma troppo
fatale per potersi permettere di rimanere a discutere su qualunque cosa con
chiunque. Su quelle stupidaggini e con quel fallito, poi!
Perciò, lasciando Adrian
a crucciarsi nel dubbio che non fossero venuti a capo di nulla e che una simile
situazione di stallo non potesse che nuocere alla squadra, alzò i tacchi e se
ne andò.
Il suo obbiettivo era
allontanarsi dal compagno di casa il più possibile e nel minore tempo
possibile. Stabilire un record, se non era troppo. E rifugiarsi tra le
confortevoli braccia del suo dolce letto a baldacchino. Con quel suo materasso
soffice… Quelle sue coperte setose… Quel suo cuscino morbido… Il solo pensiero
bastò a inebriargli la mente.
Tornò tuttavia
completamente sobrio nel scorgere chi si era appostato all’uscita del campo.
Per lo stupore, più che altro. Perché in effetti tutto si sarebbe aspettato
piuttosto che veder in quel luogo Blaise Zabini. L’unico studente di tutta
Hogwarts che nutrisse una vera e propria avversione per tutto ciò che
concerneva il Quidditch.
Dall’espressione che il
compagno di casa fece nel vederlo comparire, inoltre, ebbe la demoralizzante
impressione che fosse lì per lui. Cosa che confutò proprio quando Blaise lo
salutò gioiosamente:
« Ehilà, Draco! Giusto te
cercavo! »
Oh no, non anche lui!
Decise: se anche Blaise
si era presentato con la folle intenzione di enunciargli la propria visione
della sua situazione fisica e mentale… beh, allora si arrendeva in partenza.
Non aveva la forza materiale per opporsi. In particolar modo, non a Blaise. Il
ragazzo più scaltro e intelligente che avesse mai conosciuto.
« Che vuoi? » Domandò con un
tono strascicato, tra il supplichevole e lo stravolto.
« Ah. » Dedusse Blaise in un
mezzo sogghigno, mentre si avvicinava. « Ce la passiamo piuttosto
male. »
Draco tacque, ma gli si
rivolse con un’espressione piuttosto eloquente e Blaise la intese. Questo non
gli impedì di ridacchiare malignamente. Anzi, forse fu proprio questo ad
incitarlo a ridacchiare perfidamente. Sarebbe stato tipico di Blaise.
Gli scoccò uno sguardo
stanco, ma evidentemente scocciato, e considerò aspramente:
« Sembri divertito dalla cosa… »
« Un po’. » Ammise Blaise con
disinvoltura. « E’ bello vederti in difficoltà. »
« Oh si, certo. » Mugugnò
sarcastico, scoccandogli torve occhiate di disappunto. « Splendido. »
« Ad ogni modo non sono qui per
questo. » Soggiunse tranquillamente l’altro, avvicinandosi un poco di più
a lui.
Draco gli rivolse una
smorfia insofferente e domandò cauto:
« E allora per cosa? »
« Potrebbe darsi… » Rispose vago
il compagno di casa. « … che sia per darti una bella notizia. »
« Una bella notizia? » Ripeté
ironicamente, aggrottando la fronte con evidente sfiducia.
Che bella notizia poteva
esserci?
L’unica abbastanza
piacevole che gli veniva in mente era che Blaise avrebbe preso il posto di
Hermione Granger nel dargli ripetizioni di Pozioni. Ma quello era impossibile.
Quel ragazzo non avrebbe mai fatto una cosa tanto caritatevole. Né per lui. Né
per nessun altro. E poi Blaise poteva anche essere un genio. Un genio a
infinocchiare i deficienti di quella stupida scuola. Un genio a cavarsela in
ogni situazione e uscirne sempre pulito. Un genio a portare avanti la sua vita
in un paradiso di calma che si era costruito senza sforzo. Ma aveva comunque
un’unica significativissima pecca: era un assoluto incompetente in pozioni.
Considerato questo, non
vedeva come potesse portargli buone notizie.
« Non mi credi, Draco? »
Continuò Blaise desumendo dalla sua espressione quelli che dovevano essere i
suoi pensieri. « E invece si tratta proprio di una bella notizia. »
Gli rivolse un ampio sorriso, in cui, però, intravide un’inquietante
screziatura diabolica. « Altrimenti non vorrei condividerla con il mio
compagno di casa preferito. »
Non poté fare a meno di
impallidire.
Un’affermazione del
genere – accompagnata da quell’espressione, tra l’altro – poteva significare di
tutto. Magari che nel giro di qualche settimana l’avrebbe ucciso. Naturalmente
poteva anche voler dire tutt’altro. C’erano infinite possibilità. Del resto si
trattava di Blaise: qualsiasi altra cosa avrebbe voluto dire non sarebbe stata
comunque meno preoccupante.
Ignorando la voce
mentale che gli diceva di fuggire il più lontano possibile anche da
Blaise, decise per lo meno di rendere quell’agonia il più breve possibile.
« Avanti. » Cercò di tagliar
corto. « Dimmi quello che mi devi dire e finiamola qui. » Via il
dente via il dolore, no? Si diceva così, di solito.
« Non posso dirtelo in questo modo:
sarebbe troppo semplice. » Contestò beffardo Blaise. « Potrei darti
degli indizi, però. »
Ecco, quello avrebbe
dovuto aspettarselo da Blaise. Infondo a lui quel genere di ridicole cacce al
tesoro a indizi erano sempre piaciute particolarmente. Soprattutto per il fatto
che era l’indiscusso conduttore del gioco.
« … fa un po’ come ti pare… »
Assentì esausto, traendo un lungo e profondo respiro.
Probabilmente, quello
era l’unico modo che Blaise conosceva per tagliar corto. O comunque era l’unico
che voleva dimostrare di conoscere in quel momento. Il che, comunque, per lui
non faceva molta differenza.
« Bene! » Esclamò festosamente
il Serpeverde. « Allora eccoti il primo indizio: si tratta di Potter e
Weasley. »
Ah! Perfetto!
Ora si che l’aveva
convinto che fosse una bella notizia! Se c’entravano loro due poteva anche
stare tranquillo!
Ma era fuori di testa?!
Quei due erano le persone che detestava di più al mondo! Loro, il loro
carattere da sciovinisti incalliti e la loro nauseabonda amicizia! Che
ovviamente consumavano in simbiosi con la loro immancabile compagna di
disavventure. L’ultimo elemento di quel terzetto repellente. L’insignificante
tirapiedi che seguiva ossequiosamente le due nullità, accollandosi
remissivamente la responsabilità di mettere a posto i loro casini. La loro fan
più accanita.
In poche parole, colei
che era riuscita a fare della sua devozione per loro uno stile di vita:
Hermione Granger.
Sentì un conato di
vomito salirgli in gola.
Riflettere
sull’esistenza di quelle tre inutili vite gli faceva sempre quell’effetto.
Inoltre, lo sfregiato senza macchia e senza paura e il suo cagnolino
lentigginoso avrebbero ripreso a rompergli le scatole di lì a qualche giorno.
Quando sarebbero tornati da non voleva sapere dove per non voleva sapere cosa.
Come aveva detto quel vecchio rugoso di Silente. E prima di allora,
onestamente, non voleva sapere proprio niente di loro. Perciò che Blaise
volesse trattenerlo o meno per il suo show di indovinelli, lui quella notizia
non voleva sentirla!
« Ho cambiato idea: non mi interessa.
Non voglio saperne niente. Preferisco che tu non mi dica nulla. »
« Ne sei convinto? » Insisté Blaise
imperturbabile, fissandolo leggermente più freddamente. Assumeva un’espressione
più dura quando qualcuno non stavano ai suoi ridicoli giochi. « Eppure io
ti assicuro che questa non vorresti davvero perdertela. »
« E piantala! » Sbottò Draco
seccato. Si era talmente innervosito al ricordo del ritorno di quei due che
neanche l’idea di una possibile vendetta di Blaise gli faceva paura.
« Cosa vuoi che me ne freghi di Potter e Weasley?! »
Ma a questa secca
obiezione Blaise non rispose indurendosi. Al contrario, le labbra sottili del
ragazzo si storsero in una mezza smorfia divertita. E gli scuri occhi a
mandorla fiammeggiarono malevoli. Si stupì a provare un certo senso di
repulsione nel guardare quella sua strana espressione. Ma l’obbiezione che Blaise
gli rivolse gli fece dimenticare immediatamente quella sensazione:
« Non te ne frega neanche di sapere se
torneranno a Hogwarts? »
Registrò nella mente
quella frase e la risentì lentamente, decifrandone attentamente ogni parola.
Si girò verso di lui,
squadrandolo con sospetto e, del resto, anche un poco di aspettativa: per
quella volta delle cose che riguardavano Potter e Weasley gliene sarebbe potuto
fregare qualcosa.
Siete rimasti delusi,
non è vero?
Beh, mi dispiace moltissimo,
naturalmente, ma è meglio che vi disilludiate subito, così non sarete costretti
a leggere i molti altri capitoli di
questa fanfiction in cui non ci sarà
un’evidente nota sentimentale. Lo ripeto continuamente, in modo che non sfugga
a nessuno.
Ora, dubbio esistenziale
n° 1356: la marmellata della crostata che Draco ha supposto fosse all’arancia
in realtà a che cos’era? Mio fratello ha accortamente dato la risposta giusta:
all’albicocca. Il colore è identico e le confetture hanno i pezzi… morale della
favola: mio fratello è un genio, mentre io, che quando mi è stata posta questa
domanda da brava ebete ho risposto che non era importante, sono tutto il
contrario. Seconda morale della favola: ogni cosa ha importanza.
Dopo avervi trasmesso la
mia scoperta e avervi infuso la conoscenza, propongo i miei ringraziamenti a
tutti coloro che hanno letto e commentato (o anche solo letto) il prologo di
“The Draco anche Hermione’s Opera”.
Super
gaia. Ho aggiornato abbastanza presto? Tra l’altro,
penso che lo farò ogni lunedì e, credimi, da parte mia è davvero uno sforzo insperato… ho fatto anche aspettare mesi
e mesi prima di aggiornare alcuni capitoli di altre storie. Sono contenta che
ti piaccia il mio stile e la mia fanfiction, anche perché, in fin dei conti, ci
ho investito parecchio. Sia a livello di tempo, che di aspettative. Diciamo
pure che è una delle storie a cui tengo di più
Isabell.
Hai un bellissimo nick, sai? Quando scrivo qualche storia fantasy c’è
sempre una Isabel. Di solito è un gran bel personaggio. Una gran donna, in
poche parole. Per quanto riguarda la tua convinzione che Draco ed Hermione si
metteranno presto insieme ti invito a
confidare nel tuo ottimismo. Io, al contrario, sono ancora molto scettica
riguardo la mia bontà, e molto più sicura del mio sadismo... spero di riuscire
a reprimerlo almeno per la fine della fanfiction e regalarti una bella
conclusione zuccherosa. Ci riuscirò davvero? Mah, chissà!
La
Demenza. Anche tu un nick bellissimo, ma per altri e molto
più ovvi motivi. Comunque, tralasciando il nick, non c’è bisogno che io mi
dilunghi in spiegazioni riguardo cosa penso del tuo commento: la nostra
capacità telepatica ormai ha raggiunto il 100%. E per ovviare a possibili
intoppi di comunicazione abbiamo sperimentato che macchina intelligente e
favolosa sia il telefono, vero? Ok, ultima cosa: per chiunque stia leggendo
queste righe dedicate a – rullo di tamburi – Bianca, l’essere stupidissimo e
monocellulare in cui è identificata l’ente chiamato “mia migliore amica”,
sappia che è al fatto che l’ho conosciuta che ho potuto scrivere questa
fanfiction. Il merito perciò è anche suo.
Giugizzu.
Caspita ma qui tutti avete nick favolosi! Sai, ho cominciato da poco
una storia legata al mondo dei ninja, spronata dalla lettura di Naturo e
Basilisk, e mi sono scaricata una specie di dizionario giapponese per comporre
le tecniche dei miei personaggi. Giugizzu, oltre a ricordarmi Matrix e
quant’altro, mi fa venire in mente anche Jutsuu, che è praticamente la parola
che uso di più! Ok, sto dicendo stupidaggini… scusa: quando mi metto a parlare
di cose che riguardano quello che scrivo non ragiono più! Tornando alla tua
recensione… supponi che Harry e Ron siano stati reclutati per un addestramento,
o comunque siano diventati Auror, giusto? Caspita! Vorrei tanto dirti se hai
ragione a torto! Eppure temo dovrai essere paziente, per scoprirlo…
Kitty84.
Hai ragione: è una vita che non ci si sente e che non ti trovavi a
leggere qualcosa di nuovo scritto da me. Per l’aggiornamento mancato di Natale,
chiedo venia, per l’aggiornamento settimanale di questa fanfiction, chiedo ancora una volta credito. Confido nei
lettori che, come te, hanno deciso di darmene a tempo indeterminato. Cosa farei
senza di voi?
FraFra.
Io e te andremo molto, molto d’accordo:
Draco ed Hermione si desidereranno fino allo sfinimento, tanto che ci metteremo
tutti le mani nei capelli ad un certo punto, pensando a quanto io abbia preso
alla lettera la tua speranza e il tuo implicito consiglio. No, scherzo, mi
assumo ogni responsabilità per possibili asfissie future: è tutta opera mia. E
comunque attenzione, ecco la mia minaccia: “The Draco and Hermione’s Opera”
sarà peggio di Beautifull! (E sotto
certi – molti – aspetti, spero, anche meglio. ^_^)
Hermione.
Semplice ed esplicativo. Indovina un po’, mi piace anche il tuo nick.
Sarà che è di una delle mie eroine! Ti sei lanciata in complimenti devastanti e
hai fatto supposizioni intelligenti, inoltre hai menzionato il carattere dei
personaggi, cosa a cui io tengo molto, e anche lì ti sei dilungata in grandi
lodi (almeno, credo lo fossero). Felicissima di esserti piaciuta come autrice e
di averti emozionato con il primo capitolo di questa fanfiction, sebbene tu ti
sia definita una persona selettiva. Spero di essere all’altezza della tua
considerazione anche in seguito.
Ithil.
Questo lo posso dire, siccome ci sono anche tutti gli elementi per
capirlo: Ron non è morto. Mi dispiace
per chi sperava lo fosse, perché immagino la sua delusione (stessa delusione
della sottoscritta quando J.K.Rowling ha deciso che Hermione non doveva essere
il personaggio principale della storia, e Draco il suo partner fisso). Ad ogni
modo, mi fa molto piacere che siamo d’accordo sul carattere di Draco: lui e il
romanticismo sono due cose differenti, e, per quel che mi riguarda, continueranno ad essere tali.
Sabry.
Neville… che puccioso! Sono contenta che ti piaccia! Piace anche a me,
e avrà vendetta! Purtroppo non posso dirti cosa accadrà, ma Neville sarà un
personaggio attivo in questa fanfiction, con mia somma gioia, per altro. COO…
mh, interessante, cosa vuol dire? Perdonami l’abissale ignoranza e illuminami,
ti prego!
Nightmare.
Te lo chiedo spesso, ti assillo letteralmente con questa domanda, ma,
del resto, mi è impossibile non portela: cosa farei senza di te? Sapere che esisti,
che ci sei, è profondamente confortante per me. Ogni volta che metto on-line un
capitolo penso al fatto che, sicuramente, tu commenterai… e la cosa mi
tranquillizza come neanche immagini. Io non sono così affidabile: quante volte
non ho lasciato neanche un commento per i tuoi capitoli, benché volessi,
naturalmente? O ho lasciato in sospeso quelli che avrei dovuto farti in msn,
benché, anche lì, ci tenessi? Direi… infinite. Infinite volte. Eppure tu hai
sempre persistito nella tua gentilezza, ribadendo anche e ripetutamente che non
si tratta di gentilezza, perché viene
da te recensire quanto scrivo, è un tuo… desiderio? Posso dire desiderio? Non è
equivoco, vero?^_^ Ecco, per tutto questo io ti ringrazio ancora una volta.
Tornando a noi, e per noi intendo il significato più stretto del termine,
perché quello più ampio ha un’altra sede di discussione – mh, bell’espressione:
penso che la userò! – ti ho già spiegato perché ho cambiato titolo: questo è
molto più altisonante e pretenzioso, più… “Draco e Hermione”, capisci? Il
legame che voglio abbiano in questa fanfiction si riflette nel titolo che ho
definitivamente scelto di usare. La storia della sua scoperta è ancora nitida
nella mia testa: è stata una folgorazione durante una lezione di inglese: la
mia insegnante stava parlando di John Gay e di The Busker’s Opera. Niente mi è sembrato più azzeccato e perfetto
per la mia storia: me lo sono segnato sul mio quaderno degli appunti – che è un
curiosissimo concentrato di appunti su un po’ tutte le materie e, per la
maggior parte, di schizzi, dialoghi e trame delle più disparate storie – e a
casa ho corretto su Word. E’ stato qualcosa di estremamente soddisfacente. Ed è
stato altrettanto soddisfacente leggere che tu pensi che questa storia sarà
anche più bella di You are my angel… io lo spero così
tanto! Mi hai dato ancora una volta nuovo
coraggio per affrontare… diciamo tutto.
E mi riservo di spiegarti cosa voglia dire tutto
in separata sede – altra frase piuttosto intrigate: userò anche questa. Per
quanto riguarda il fatto che recensirai sempre e che mi vuoi bene… beh, non
posso che ringraziare di nuovo, ti pare?
Kia91.
Oh si! Ti capisco: anche io ho davvero bisogno capirci qualcosa in più.
In realtà sono anche io molto preoccupata di non riuscire a sbrogliare tutto
quello che ho in testa, ma una cosa è certa: vorrei che voi non vi preoccupaste
troppo di quello che sembra il mistero principale di questa
fanfiction, ovvero dove siano finiti Harry e Ron. In realtà il mistero
principale è la capacità che hanno Hermione e Draco di darsi qualcosa a
vicenda. Su quello state pure in apprensione finché volete: è anche il mio massimo cruccio!
Silvix.
Che piacere trovarti anche qui! Allora ti sembra fantastica questa
fanfiction? Bene, bene: sono proprio contenta. Ovviamente il mio intento è che
risulti esattamente tale. Felice di sapere che per te è così! Felicissima,
anzi. Che dici? Mi seguirai con calma e pazienza anche per questa lunghissima
fanfiction? Ti preannuncio che nel mio immaginario sono almeno una trentina di
capitoli. Che fai? Molli e resisti?
JessicaMalfoy.
Presto… presto quanto? Io avevo in mente più
o meno ogni lunedì, giorno più, giorno meno, perché è l’unico di tutta la
settimana in cui non debba lavorare. Dici che potrebbe andare bene? Per me
sarebbe perfetto, così intanto mi porto avanti: per ora l’ho scritta solamente
fino al quinto capitolo e sto lottando strenuamente con il mio computer
affinché mi faccia continuare a scrivere anche gli altri. Per ora siamo pari:
io riesco ad aprire il file ma lui riesce subito a chiuderlo. E’ una situazione
di stallo, ma dalla mia parte ci sono anni di esperienza. Sono sicura che
riuscirò a spuntarla!
Eva-elamela.
Ah, guarda, le cose stanno così: Malfoy è
stronzo di natura, e la natura è irreversibile. Io non mi ci posso mettere
contro. E poi c’è anche da dire che parte del suo fascino deriva proprio dalla
sua stronzaggine, perciò sarebbe un sacrilegio estirparla dalla sua indole.
Decisamente, Malfoy deve restare Malfoy. Infondo ci sono un sacco di altri
aspetti del suo carattere e della sua vita su cui potersi sbizzarrire: perché
privarlo del suo più grande pregio e peggior difetto? Sarebbe a dir poco
disastroso persino ai fini della storia.
Et dulcis in fundo… Adbarg the dancer. Volete sapere chi è questo dolcissimo commentatore? Ma niente popò di meno che mio fratello! Il mio vero fratello! Devo essere sincera: l’ho minacciato che non gli avrei ricopiato la sua tesina per l’esame di maturità in ipertesto se non avesse recensito ogni capitolo di The Draco and Hermione’s Opera. Purtuttavia, Egli ha ammesso pubblicamente che non gli dispiace leggere la mia fanfiction! E questo è meraviglioso! Ha un po’ esagerato con le “sporche menzogne”, come le chiamiamo noi a casa, tipo quando ha scritto che sono una maestra dell’uso delle parole, ma del resto so che mi vuole tanto, tanto bene (beccati questo, stronzo: ora lo sa tutto il mondo che sei sorella-dipendente! Ah ah ah ah ah!) e che gli è piaciuto davvero il primo capitolo della storia. Purtroppo ha ancora qualche difficoltà a capire che Hermione è una gran brava ragazza, e che Draco non è del tutto un perdente… ma a parte ciò, si è lasciato sfuggire che loro due sono una coppia perfetta! Magnifico, no? Ah, Filippo… TI ADORO! (E siccome l’ho gridato in tempo reale mentre lo scrivevo, sappiate che ha avuto un attacco di cuore ed è rantolato a terra agonizzante… vado a dargli il colpo di grazia!)