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Autore: Lunatharis    02/12/2009    2 recensioni
Persone che si lanciavano urlando fuori dalle finestre, i sopravvissuti venivano passati al fil di spada. Un autentico bagno di sangue, in cui nessuno veniva risparmiato neppure donne né bambini. Ritrassi la mano che avevo allungato per carezzare le antiche pietre del tempio, serrandola in pugno. Per un attimo vidi il mondo attraverso una foschia rossa e digrignai i denti. 'Calmati' mi dissi nella mia mente. Respirai a fondo un paio di volte e m'alzai. Io c'ero quando il tutto era capitato, io ero lì. Ed ero l'ultimo sopravvissuto. L'ultimo della mia razza.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chinai sulle pietre rimaste nerastre dall'antico rogo. Nonostante fossero passati più di quattrocento anni le rovine della città erano ancora lì, oramai circondate del verde e dalla lussureggiante, profumata foresta di pini. Osservai un edera audace che si era arrampicata su per il muro che era stato quello di un tempio, cercando un po' di luce tra la fitta boscaglia. Mi accovacciai di fianco ai macigni dell'edificio ormai diroccato e pericolante. All'interno era cresciuta un unica possente Quercia Nera. Probabilmente messa del dio del tempio a dimostrare che il suo potere era ancora vivo. Mi guardai intorno e immagini del passato si sovrapposero a quelle del presente. Le case sane, la gente che passeggiava per le vie, con carretti trainati da cavalli, buoi o asini. Ai lati della strada i bambini giocavano allegri. Poi arrivarono le immagini devastanti, quelle con le case in fiamme, come la maggior parte delle persone che si lanciavano urlando fuori dalle finestre, i sopravvissuti venivano passati al fil di spada. Un autentico bagno di sangue, in cui nessuno veniva risparmiato neppure donne né bambini. Ritrassi la mano che avevo allungato per carezzare le antiche pietre del tempio, serrandola in pugno. Per un attimo vidi il mondo attraverso una foschia rossa e digrignai i denti. 'Calmati' mi dissi nella mia mente. Respirai a fondo un paio di volte e m'alzai. Io c'ero quando il tutto era capitato, io ero lì. Ed ero l'ultimo sopravvissuto. L'ultimo della mia razza. Quando era capitato avevo più o meno nove anni. Ma me lo ricordavo come se fosse successo ieri. I soldati vestiti di nero con i voti coperti e gli scudi senza insegne. Mi ricordo pure perfettamente come quei soldati anno ucciso senza indugio mia madre e i miei fratelli e mia sorella, tutti tre più piccoli di me. Io ero sopravvissuto non so per quale grazia divina, nascosto in una delle nicchie del tempio. Ovviamente sapevo chi erano i mandanti dell'aggressione ma ovviamente erano irraggiungibili, e intoccabili. Digrignai di nuovo i denti. Avevo giurato. Prima o poi mi sarei vendicato. Meditando vendetta mi diressi verso alla radura dove avevo lasciato Azrael. Io mi chiamavo Viktor, sono l'ultimo Elfo Oscuro. Da non confondere con gli Elfi D'Ombra. I nostri lontani parenti dalla pelle blu e gli occhi gialli da gatto. Noi eravamo strettamente imparentati con gli Elfi Silvani, nostri ormai lontani fratelli. In antichità vivevamo insieme, poi loro iniziarono a distaccarsi dagli Dei, a non credere più in loro e a essere vanitosi, sbruffoni, troppo fiduciosi nelle loro capacità e intolleranti verso le altre razze. Noi seppur addolorati ci separammo da loro ma continuammo il nostro credo. Alla fine gli Dei ci sorrisero, premiando la nostra incrollabile fedeltà. Ci concessero poteri che pure gli atri Elfi non avevano. Ciò creò invidia negli Elfi Silvani che anziché chiedere perdono agli Dei attaccarono noi generando guerre che durarono secoli se non millenni. Il problema è che noi eravamo sempre stati inferiori numericamente parlando. Ora come ora quei presuntuosi di Silvani se ne stavano rintanati nel loro bosco, dove non lasciavano entrare né uscire nessuno. Ora più che mai nella storia del loro popolo avevano manie di sangue puro e sdegnavano qualsiasi altra razza. Io dopo la distruzione del nostro villaggio andai da degli amici, degli Elfi Arborei o Elfi di Prateria. Gli Elfi Arborei sono un po' come gli umani c'è ne sono di ogni altezza, colore di capelli e di carnagione. Ma ancora più variegati. Non si faticava a trovarne qualcuno con i capelli blu. E non avevano gusti difficili, per loro stare con un umano o con un altro elfo non faceva differenza. Tant'è vero che il 99,9% dei mezzelfi erano figli loro. Comunque io ora ero alto un metro e novanta abbondante, portavo i capelli corti ed erano neri come inchiostro, pure i miei occhi erano neri, sia pupille che iridi, tanto nere da essere quasi innaturali. Ero un guerriero molto temuto, assieme al mio Azrael il dragone nero.
  
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