Il guardarlo dormire era qualcosa di meraviglioso che lo accendeva dentro come una piccola fiamma che lo divorava lentamente, cominciava dal cuore e si estendeva man mano raggiungendo lo stomaco. Lė poi si annidiava e non gli faceva capire se le lacrime che spingevano per uscire dai suoi occhi fossero per profondo dolore o per gioia assoluta.

La sensazione che gli donava il passare una mano fra i suoi capelli gli ricordava un po' quella che sentiva da bambino, quando il bisogno di stringersi a sua madre era cosė forte da non sentire altro e quasi lo soffocava. E poi c'era sempre quel desiderio, che non lo abbandonava mai, quel desiderio che gli faceva passare ore a disegnare con un dito figure inesistenti sul corpo dell'altro, quel desiderio che lo faceva sentire totalmente vuoto un istante prima e completamente pieno quello successivo, il desiderio cosė impellente che poteva essere spento solo da un suo sorriso, che per lui era dolce come miele ma pericoloso come il veleno pių infido.

Per lui che prima di allora non aveva mai conosciuto quelle sensazioni bellissime e strazianti, il suo sorriso era la cosa pių crudele del mondo, era capace di dominarlo in tutti i modi, poteva farlo stare bene e ucciderlo nello stesso istante, era un arma contro cui non aveva difese.

Ma nonostante tutto, il solo pensiero di non poter vedere quegli occhi marroni aprirsi lentamente, nel momento del risveglio e quella dolce espressione un po' confusa e felice che il suo compagno assumeva quando si rendeva conto di essere tra le sue braccia, lo feriva, perchč quello che provava in quel momento non l'avrebbe cambiato con niente al mondo, perchč nulla lo spaventava di pių al mondo di un solo mattino lontano dal suo uomo che lentamente era diventata l'unica luce in quel mondo di guerra.