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Autore: Arial    04/12/2009    3 recensioni
Sam è convinto che Dean al suo fianco sia in pericolo e decide di allontanarlo nell'unico modo possibile: regalandogli una nuova vita. Il suo piano, però, si rivela un disastro, lasciando Dean da solo e per la prima volta in vita sua, completamente vulnerabile.
Genere: Azione, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Note: Allora, questa è una storia moooolto lunga, ma già tutta completa




Note: Allora, questa è una storia moooolto lunga, ma già tutta completa. Sarà composta in totale da otto capitoli, che posterò al ritmo di un paio per settimana… Insomma, non soffrirete come i lettori di Dark Shines XD

Avrete già notato il titolo del capitolo in italiano. Beh, il merito è di Vahly e del suo splendido fanmix. Ha scelto canzoni perfette per questa storia e ho deciso di utilizzare alcune tracce per i nomi dei capitoli! <3 Questo è il link al suo lavoro, ma vi consiglio di aspettare a scaricarlo: è dannatamente spoiler XD

La ringrazio anche per le sue splendide art, spoiler solo su questo capitolo. Le trovate qui, qui e qui!

Ah, cos’avrei fatto senza di te? <3

Mi raccomando, fatemi sapere ^^
Ne approfitto per postarvi anche il bellissimo header di Fleur. Grazie Bro <3




 

 

 

 

Lascio scorrere la lama lungo la linea del suo collo. Mi attardo a seguirne i contorni, a saggiarne la consistenza. È svenuto, non opporrà alcuna resistenza. Non che l’essere cosciente avrebbe fatto qualche differenza per lui. Quando si è accorto che ero proprio io - il suo Sammy - a colpirlo, ha smesso di lottare.

Carezzo i corti capelli sulla sua tempia, la mia mano descrive cerchi sempre più ampi. Mi concentro sul suo respiro regolare, sul calore che emana. Sarebbe così facile adesso, è talmente indifeso da disgustarmi. La mia stretta si fa più forte, alcune ciocche mi restano fra le dita. Gli spingo la testa contro l’altare, esponendo ancora di più la delicata pelle della sua gola. Un debole lamento gli sfugge dalle labbra; solleva impercettibilmente le palpebre, poi punta gli occhi su di me. Sono un verde mare di dolore e tradimento, sofferenza e shock, però non c’è alcuna traccia di odio.

-“Cosa cazzo devo fare per spingerti ad odiarmi Dean?” sibilo a pochi centimetri dal suo viso.

Non gli do il tempo di rispondere, affondo il pugnale. La lama non incontra alcuna resistenza: trancia via carne, tendini, arterie; mi fermo solo quando raggiungo la colonna vertebrale. Gli occhi di Dean adesso sono vitrei, ciechi. Mi dispiace quasi che non possa vedermi in questo momento: un sorriso a distendermi le labbra, il suo sangue ancora caldo sui miei vestiti. Il. Suo. Sangue.

La mente mi si schiarisce di colpo. La consapevolezza di quanto fatto mi colpisce, violenta: ho ucciso mio fratello, ho ucciso Dean.

Stringo al petto il suo corpo esanime; gli tengo la testa sollevata, mentre sussurro incessantemente le mie scuse. Come se potesse sentirmi, come se potessero cambiare qualcosa…

Un palmo si posa sulla mia spalla; è gelido, posso sentirlo anche attraverso il leggero tessuto della camicia, ma sono le parole che l’uomo pronuncia a ghiacciarmi l’anima: -“Hai fatto quello che dovevi, Sam. Tuo fratello era un ostacolo, una zavorra. Ora sei libero di seguire il tuo destino.

No, non è vero. Io non volevo, non Dean.

Abbraccio più forte Dean, nascondendo il viso contro di lui. La mano mi artiglia con avidità; le dita tracciano profondi solchi nella mia carne, mi costringono a voltarmi. Un viso luminosissimo e perfetto mi squadra dalla testa ai piedi, gli occhi piantati nei miei sono ricolmi d’odio. Le iridi sono di un verde intenso ed ombreggiate da lunghe ciglia scure, anche la forma mi è familiare: sono gli occhi di mio fratello!

-“Beh, ti chiedevi come sarebbero stati questi occhi pieni di odio… direi che ti ho accontentato, no?” chiede, beffardo.

Abbasso lo sguardo su Dean ed osservo le sue orbite orribilmente vuote, due buie finestre attraverso le quali mi sembra quasi di scorgere il cervello… Sento un urlo nascermi dalle profondità dei polmoni, la sua forza mi lacera la gola ed in quel momento mi sveglio.

Ho il respiro affannato, sono madido di sudore.

La stanza è immersa nell’oscurità, ma cerco comunque di distinguere il profilo di Dean. È stupido, ma ho bisogno di sapere che sta bene.

È davvero troppo buio per vederlo da qui, con qualche difficoltà mi libero dalle lenzuola e mi metto in piedi: devo controllare. Mi chino su mio fratello, il cuore che mi martella contro le costole. Dean è vivo, respira. Il suo petto però si solleva e si riabbassa troppo velocemente; si agita e mormora di continuo: non sono l’unico ad avere incubi ricorrenti. Sono mesi che Dean va avanti così: i ricordi dell’Inferno lo perseguitano ancora a quasi un anno di distanza. Il punto però è che i suoi, per quanto spiacevoli, sono soltanto sogni, i miei hanno invece la brutta abitudine di avverarsi… Arriverei davvero al punto di fargli del male? Dentro di me so che non è così, che non lo farei mai, non me la sento di rischiare però. Ho preso la mia decisione da tempo. Mi sono lasciato questi giorni per dirgli addio, poi smetterò di avere un fratello.

Se Dean fosse a conoscenza del mio piano me ne darebbe di santa ragione, ma lui non ne sa nulla; inoltre, onestamente, dove ci hanno portato finora le sue scelte? Lui è finito all’Inferno e io ho quasi perso la mia anima nel tentativo di vendicarlo. Certo, probabilmente allontanarmi da lui segnerà la mia definitiva condanna, ma di sicuro eviterò che faccia altre cazzate: Dean ha già sacrificato troppo per me, non gli permetterò di rinunciare ad altro. Mio fratello è la persona che più di tutte merita un lieto fine e al mio fianco non potrebbe mai averne uno. Nel mio futuro vedo soltanto fiamme e sangue, ma non sarà così anche per lui. Se il prezzo da pagare per saperlo al sicuro è perderlo, sono disposto ad accettarlo.

-“Sam?” chiede, incerto.

Ha gli occhi semichiusi, la voce impastata. Improvvisamente mi ricorda un bambino e mio malgrado mi ritrovo a sorridere: -“Mi era sembrato di sentire un rumore, ma è tutto ok. Torna a dormire, Dean.”

-“Mmh… ok.”

Appoggia nuovamente la testa sul cuscino e torno a sedermi sul mio letto.

Continuo ad osservarlo. È vero, ci sono momenti in cui Dean sembra un mocciosetto, ma mio fratello non ha mai posseduto quel tipo di innocenza. Non da quando lo ricordo io, non da quando Azazel è entrato nelle nostre vite. Mi torna in mente una conversazione che abbiamo avuto qualche anno fa; gli dissi che mi sarebbe piaciuto riavere la mia innocenza, lui rispose che avrebbe tanto voluto fosse così. Non gli passò neppure per la mente di desiderare una cosa del genere per se stesso: non puoi combattere il male e restare puro, lo sappiamo entrambi. Ora però ho la possibilità di fargli questo regalo, di cancellare una vita fatta di incubi e dargli un nuovo inizio: niente caccia, niente patti, niente Inferno, niente Apocalisse e… niente Sam.

Sento le prime lacrime scendermi lungo le guance e decido di abbandonarmi a qualche minuto di disperazione, ormai non tornerò indietro.

 

* * *

 

-“Buongiorno, raggio di sole” grido, spalancando la finestra.

-“Saaam” piagnucola Dean, indignato. Poi solleva le coperte sopra la testa, deciso a riaddormentarsi.

-“Dean, sono le otto passate e c’è un enorme torta sul tavolo... vuoi che la mangi da solo?”

Le lenzuola si abbassano, di poco: -“C’è davvero la torta?” chiede mio fratello, speranzoso.

Annuisco: -“Anche il caffè.”

Dean si mette seduto e mi riserva uno sguardo sospettoso. Come biasimarlo? Con quello che è successo negli ultimi tempi è già tanto che non creda che voglia avvelenarlo…

-“C’è qualcosa che devi dirmi, Sam?” domanda, con la bocca piena.

-“Ti ho comprato la colazione, non mi sono offerto di fare il bucato o lavarti l’Impala” ribatto, seccato. Devo continuare con la mia messinscena ancora un altro po’, non posso rischiare che Dean capisca qualcosa.

Scrolla le spalle e torna a concentrarsi sulla colazione. Ha vuotato la sua tazza di caffè, mi restano una manciata di minuti prima che si renda conto che c’è qualcosa che non va.

-“Ehi, Dean, grazie…” incomincio, consapevole di non avere né il tempo né le capacità di spiegargli tutto.

Solleva un sopracciglio: -“Di cosa?”

-“Di tutto quanto, sai…”

-“Che cazzo hai fatto, Sam?”

Il suo tono è rabbioso, ma vi avverto una sottile vena di paura.

Si alza di scatto e le gambe gli cedono, si sostiene al tavolo per non cadere. Scuote la testa, come a schiarirsela, mentre i miei occhi si posano sul suo caffè: -“Rimettiti seduto, Dean” mormoro.

Dean mi guarda, sbalordito: -“Mi hai drogato

Provo a sfiorargli il braccio, ma lui si ritrae.

-“Lasciami spiegare…”

-“Cosa vorresti spiegare, Sam?” chiede, pacato. Poi mi guarda negli occhi: dolore, tradimento, disperazione, vi ritrovo tutte le emozioni che avevo imparato a cogliere così bene nei miei sogni. In genere questa scena è il preludio di un’altra; faccio un passo indietro, sicuro di stare per fargli del male…

Dean finisce a terra, mi chino per aiutarlo.

-“E così te ne stai andando?”

-“No, Dean. Sei tu che stai per lasciarmi.”

Si sforza di sorridermi: -“Credi che questa scenetta mi abbia convinto che tu sia malvagio? Che ti abbandonerei per avermi rovinato un caffè?

-“Se avessi scelto la torta, l’avresti fatto” ribatto.

L’afferro al di sotto delle braccia e lo rimetto in piedi, poi lo distendo sul letto.

Dean prova a sedersi, ma lo tengo giù.

-“Ascoltami, Dean, so che non mi abbandoneresti mai ed è proprio questo il problema. Non puoi restare con me, è troppo pericoloso. Posso provare a proteggerti dai demoni, da Lilith, ma presto o tardi il mostro che c’è in me verrà fuori… non posso proteggerti da me stesso, Dean.

Mio fratello cerca di protestare, gli poggio una mano sulle labbra: -“Ssshh, sta tranquillo. Ho pensato a tutto: sarà come se non ci fossimo mai conosciuti, potrai finalmente vivere la tua vita, Dean.

Gli occhi di Dean sono quasi chiusi, ma continua a lottare per restare sveglio: “Sam, ascoltami… ti prego” dice con voce impastata, una mano a ghermirmi il polso.

Ricaccio indietro le lacrime, concentrandomi sul viso di mio fratello: voglio assimilarne ogni più piccolo dettaglio.

-“Ricordi quando mi dicesti che da piccolo avresti voluto essere un vigile del fuoco, Dean? Ho pensato fosse il lavoro più adatto a te: continueresti a salvare le persone, inoltre dicono che le donne li adorino…

La presa di Dean si fa più debole. Adesso le lacrime mi rigano le guance, i singhiozzi minacciano di sopraffarmi; c’è un’altra cosa che devo dirgli: -“Sai, ho pensato anche ad un nome per te… Che ne pensi di James? James Dean, come l’attore… Ti piace?”

Dean non risponde, si è addormentato.

Lo stringo un’ultima volta, continuando a sussurrare: -“Ti chiami James, ti chiami James…”

   
 
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