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Autore: Botan    21/06/2005    5 recensioni
Uno strano sogno farà capolino nella vita di Kouji Minamoto, un tempo guerriero della luce. Cosa si nasconde dietro tutto ciò? Il destino dovrà compiersi nuovamente? I ragazzi si ritroveranno a riprendere una partita conclusa cinque anni fa in un mondo a loro caro. Ora tocca a te inserire una moneta. Che abbia inizio il gioco!
Genere: Romantico, Dark, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Takuya Kanbara | Coppie: Izumi Orimoto/Zoe, Junpei Shibayama/JP, Kouichi Kimura/Koichi, Kouji Minamoto/Koji, Tomoki Himi/Tommy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre su Digiworld calavano le prime tenebre…

                                   Capitolo 9

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Mentre su Digiworld calavano le prime tenebre…

 

 

- JUNPEI!! Restituiscimi la mela di carne!! E’ mia!! L’ho raccolta io rischiando l’osso del collo!!

 

- Dai Tomoki hai tredici anni non sei più un bambinetto piagnucolone! E poi  ne hai già mangiate tre!- asserì Junpei girando su se stesso per impedirgli di portare via il frutto.

 

- E tu invece te ne sei trangugiate nove!! Se ne mangerai un'altra ti verrà mal di pancia! Dammela dammela!- lo esortò il ragazzino cercando di strappargli la mela dalle mani.

 

- Junpei se c’è un bambino tra voi due quello sei proprio tu! Tomoki è più piccolo di te e ha bisogno di alimentarsi bene, e poi l’ha raccolta lui, se hai ancora fame ritorna indietro e a coglierne altre- disse Izumi intromettendosi nella lite.

 

- Si però…ecco…adesso è buio…non è prudente avventurarsi nella foresta…potrei incontrare quel Digimon che vuole farmi le scarpe per la piccola questione di oggi…

 

- Ok… ho capito, tieni, se vuoi puoi mangiare la mia, sono sazia e poi la sera non ho l’abitudine di rimpinzarmi fino allo scoppio.- La ragazza consegnò nelle mani del compagno il tondo frutto, mentre Tomoki incalzò afferrando il suo.

 

- Oh grazie Izumi-chan!- esclamò Junpei con occhi lucenti- Tu sì che sei gentile e altruista!- dopodichè la divorò in un sol morso.

 

- Ma dico, con tante persone proprio in lui dovevamo imbatterci?!- Takuya, rimasto a guardare la scena, sbuffò mentre si apprestava a consumare la sua cena.

 

- Neemon sei sicuro che possiamo restare qui stanotte? Siamo in sei e non vorremmo disturbare.

 

- No Kouichi figurati! La mia casa è abbastanza grande da contenervi tutti! E poi mi fate compagnia!- disse la piccola creaturina dai pantaloncini rossi.

 

TOC TOC

 

 

- Apro io!- dichiarò Izumi tirando a se il pomello della porticina in legno.- Ah Bokomon! Hai bisogno di qualcosa?

 

- Sono passato per vedere com’è la situazione…- il Digimon fece cenno alla Digiprescelta di abbassarsi, dopodichè portò il capo accanto al suo orecchio bisbigliando- Neemon è un pericolo ambulante, sarebbe in grado di cacciarsi nei guai anche stando seduto su una sedia…mi raccomando fate attenzione!- raccomandò lui ridendo.

Izumi lo seguì con un bel sorriso, dopodichè spalancò tutta la porta facendo entrare il piccolo amico. 

 

- Hey Bokomon!- esclamò Takuya non appena lo vide. 

 

- Salve ragazzi! Mangiate pure tranquillamente non vorrei che vi strozzaste!

 

- Nessun problema, abbiamo già finito, o perlomeno quasi tutti…- Takuya indirizzò un’occhiataccia verso Junpei, occupato a divorare delle bacche ricoperte di zucchero.- Comunque…- sospirò, poi riprese- Sei davvero sicuro di volerci accompagnare al castello di Ophanimon?      

 

- Ma certo! Sicurissimo! Non vi ho mai lasciati soli e non intendo farlo nemmeno adesso, è compito mio accompagnare i leggendari guerrieri nel loro viaggio!- asserì Bokomon battendosi un colpo sulla pancia.

 

- Allora l’appuntamento è davanti alla locanda del villaggio alle otto in punto!- dichiarò Takuya al piccolo Digimon.

 

- D’accordo! Non mi sembra vero che potremo restare ancora una volta al fianco dei mistici leggendari guerrieri!

 

- Potremo restare? Sbaglio o hai detto così?- domandò Tomoki perplesso.

 

- Si, io e Neemon naturalmente!- dichiarò Bokomon fissando il Digimon appisolatosi sulla sedia.

 

- Ti ricordo che questo non è un gioco. Le regole sono più dure rispetto a cinque anni fa.- La voce di Kouji tuonò improvvisamente spezzando l’allegria del momento.     

 

- Dai Kouji non fare il difficile, sono al sicuro con noi e poi cinque anni fa andò tutto bene!

 

- Questa volta è diverso Takuya, non sappiamo a cosa andiamo incontro, e soprattutto non conosciamo bene chi sia il nostro nemico – Kouji si adagiò su una panca di legno, con aria pensierosa.

 

Takuya scattò in piedi avanzando verso l’amico.

 

- Nemmeno allora conoscevamo bene il nostro avversario, ci siamo ritrovati in un mondo completamente diverso, eravamo spaesati ma restando uniti fino alla fine tutto si è risolto per il meglio, e se loro due hanno deciso di seguirci, non sarò io a impedirgli di farlo!

 

Kouji ascoltò attentamente per poi rispondere con tono basso.

 

- Se sono convinti e sanno ciò che fanno allora non posso obbligarli. Mi auguro che non ci rallentino- concluse parlottando.

 

- E’ il suo modo per dire che potete venire!- affermò Kouichi ai piccoli amici digitali- Infondo è preoccupato per voi, ecco perché preferirebbe lasciarvi lontano da questa faccenda.

 

- Kouji è sempre stato così dico bene?!- Junpei gli solleticò il fianco sinistro, ma il moretto dai capelli lunghi si alzò di balzo uscendo all’aperto.

 

- Ma che ho fatto?! Perché è andato fuori?!- disse il guerriero del tuono sentendosi a disagio.

 

- Non farci caso, lui è fatto così, siamo tutti un po’ scossi da quello che è successo, e Kouji ha bisogno di starsene un po’ da solo- Kouichi si avvicinò alla finestrina scorgendo il fratello con le spalle rivolte alla piccola abitazione.

Con il capo all’insù fissava lo scuro cielo di Digiworld illuminato dalle sue tre lune.

 

La leggera brezza notturna gli ondeggiava i capelli, raccolti in un sottile codino. L’alto collo rigido e dritto della giacchetta nera, slacciata, dondolava anch’esso trasportato dall’aria. La mano nella tasca dei jeans piuttosto stretti che gli evidenziavano le sottili gambe assai lunghe, le scarpe da ginnastica, bianche, in tinta con la maglietta smanicata al di sotto della giubba, portavano chiusura laterale tramite zip colorata di blu. Agganciato al polso destro, un bracciale con maglia a catena, grigio metallizzato, lo stesso che portava anche suo fratello Kouichi. E in quella mano, stringeva tra le dita il suo D-Scan dai toni freddi.

L’osservò a lungo. I suoi occhi scuri erano fissi su quell’oggetto.

Un forte senso di inquietudine gli opprimeva lo stomaco.

Che motivo aveva di provare tale sensazione?

Adesso il Digivice era perfettamente funzionante, poteva ricorrere, nel momento di pericolo, al Digispirit racchiuso al suo interno, eppure… tutto ciò non gli dava sicurezza.

Non gli dava quella sicurezza che a fatica cercò di trovare distogliendo l’attenzione.

Ma i dubbi e le perplessità, non cessarono. 

Perché si trovava a Digiworld?

Per quale motivo era stato richiamato?

Preso da mille domande, si dimenticò completamente del sogno, che puntualmente, ogni notte lo perseguitava.

                        

Rimase così per un bel po’, chiuso in quel mutismo che spesso suo padre e gli altri amici gli rimproveravano.

In cinque anni non era cambiato, suo fratello continuava a ripetergli che forse per lui era giunto il momento di trovarsi una ragazza,  magari di uscire con qualche compagna di classe, di sicuro non Kumiko però! Troppo frizzante per i suoi gusti, ripeteva spesso al gemello.

Eletto il ragazzo più bello dell’istituto privato Fujishima da quasi un centinaio di studentesse, il giovane Minamoto poteva vantare due fan club, e una folta schiera di siti internet creati da alcune liceali, incallite per il proprio idolo.

Il fratello era piuttosto entusiasta della sua popolarità, più di quanto non lo fosse il diretto interessato…!

Infatti, il più delle volte, era costretto ad uscire da scuole attraverso la finestra del bagno, che dava sul cortile esterno;

se c’era una cosa che non riusciva a sopportare, erano i gridolini isterici delle studentesse che accalcavano l’uscita nella speranza di chiedergli un’appunto.

Iscritto nella squadra maschile di pallavolo come ottimo schiacciatore, la sua vera passione rimaneva quella per le chitarre elettriche.

Insieme ad altri tre compagni, aveva formato un gruppo interamente composto da questi energici strumenti musicali.     

Ad ogni loro esibizione, assistevano immancabili, Kouichi con gli altri membri d’avventura, che gridavano a squarciagola il nome dell’amico. Ancora più forte, però, rimanevano i coretti delle innumerevoli ragazze che urlavano non appena il moretto dai capelli lunghi appariva sul piccolo palchetto.

Quando stava giù di morale, afferrava la sua chitarra elettrica strimpellando ritmiche note che troneggiavano nell’intera abitazione. Il più delle volte, suo padre, il signor Kousei, tornato stanco dal lavoro, si riposava sul  divanetto di pelle posto nel salone, ma a causa del roboante stridio, era costretto a rifugiarsi nel garage della villetta, dove si sdraiava sul vecchio sofà comprato tempo addietro e sostituito dal nuovo.         

 

Questa volta però, nemmeno il suo fedele strumento, sarebbe riuscito a quietare quelle strane sensazioni.

  

Restò fuori fino a che, compiendo un mezzo giro, ritornò indietro entrando nella piccola casa.

Junpei e Tomoki dormivano distesi su un tappeto, Izumi adagiata su un piccolo lettino, Takuya rannicchiato su di una poltroncina poco distante, mentre Kouichi riposava sul pavimento accanto alla finestra.

Si sdraiò a pochi metri dal fratello, girandosi su un lato.

Socchiuse gli occhi cercando di dormire, ma non ci riuscì.

 

- Non puoi dormire?- fece Kouichi accortosi di lui.

 

- A quanto pare nemmeno tu, dico bene?- rispose Kouji prontamente.

 

- Beh… forse sarà il cambiamento d’aria, oppure il fatto di trovarsi su un duro pavimento…

 

- Diciamo più la seconda- asserì il guerriero della luce voltatosi verso il fratello.

 

- C’è qualcosa che ti preoccupa, giusto? Ti conosco bene oramai…

 

Kouji rimase ammutolito, senza rispondere.

I suoi occhi non mentivano.

Dopotutto erano lo specchio dell’anima.

 

- Ho indovinato… – fece Kouichi sospirando. Poi, si avvicinò di qualche centimetro in direzione del ragazzo- Senti Kouji, se continui così, non riuscirai a pensare ad altro, in questo modo ti renderai nervoso e soprattutto, non potrai concentrarti sul vero problema che dovremo affrontare.

 

- Tu lo conosci? Sai quale sia? Bene… dimmelo, almeno riuscirò a dormire…- disse il gemello dai lunghi capelli, con ironia.

 

- Mmh…allora prova con una tisana perché non sono in grado di rispondere…

 

- Siete tutti allegri e gioiosi… invece di pensare a cose serie… quei tre Digimon non mi piacciono per niente… loro sono a conoscenza di qualcosa che a noi sfugge…e questo non mi aggrada molto…- socchiuse lo sguardo per poi riprendere- E’ mai possibile che siamo a Digiworld da un giorno e non sappiamo il perché? Secondo te sembra normale tutto ciò? Io proprio non capisco… mi chiedo cos’è che mi trattenga ancora qui…forse il fatto di non potermene tornare a casa?- disse con auto-ironia.  

Kouichi ascoltò silenziosamente quelle parole, poi con una smorfia scherzosa sul viso si lasciò scappare un leggero risolino.

 

- Guarda che non ci trovo nulla di divertente…- dichiarò prontamente Kouji alquanto infastidito.

 

- No scusa, è che proprio non sono riuscito a trattenermi! Pensavo che il carattere delle persone purtroppo non si può cambiare…chi nasce tondo non può morire quadro…è proprio vero questo detto!

 

- Che intendi dire adesso? Spiegati meglio gradirei una delucidazione alquanto soddisfacente.- Kouji sbottò aggrottando le sopracciglia, possibile che anche Kouichi la pensasse allo stesso modo dei suoi compagni?

 

- Agli ordini capitano! Intendevo dire che il carattere di una persona non si cambia a proprio piacimento, puoi mutare nell’aspetto, nella forma, ma l’indole rimane sempre la stessa a meno che non sia tu a decidere di modificarla, ma per farlo, ci vuole tanta, tanta pazienza. Ascoltami Kouji- il viso del combattente dell’oscurità diventò improvvisamente serio- io sono inquieto quanto te, ma agitarsi non porta buoni risultati…sbaglio o lo hai detto pochi giorni fa a Takuya? So a cosa potremmo andare incontro, ma per il momento, almeno fino a che la situazione non sarà più chiara, preferisco pensare ad altro, altrimenti rimarrò bloccato su un ragionamento assurdo senza capo né coda, capisci cosa intendo dire?

 

Kouji ebbe un attimo di smarrimento, come poteva un ragazzo calmo e risoluto come lui, comportarsi all’opposto? Era inconcepibile anche solo pensarci!

A causa di questa storia incongruente, stava completamente perdendo quel suo modo di affrontare le cose con incredibile fermezza. Si rese conto di ciò, fissando suo fratello.  

 

- Sai che ti dico? Che non mi serve la tisana…hai ragione tu…-disse con cadenza di voce bassa. Poi si girò dall’altro lato, addormentandosi.

   

Kouichi sorrise appena, si voltò con l’addome rivolto al pavimento, e prese sonno.  

 

 

Le tre lune del cielo di Digiworld cominciarono a calare, lasciando spazio alla luce solare che annunciò il nuovo giorno.

 

 

 

                                                 ***************

 

- Junpei!!! Sbrigati ad uscire dal bagno! Mi scappa!!!- urlò Tomoki battendo pugni sulla porta chiusa del bagno.

 

- Un attimo! Ho finito!- la soglia si aprì, e il guerriero del tuono uscì fuori lasciando spazio al compagno- Vai pure!- sbottò lui- Aaah…mai un momento di privacy…

 

Takuya e gli altri si trovavano già fuori, i quattro ragazzi più il piccolo Neemon aspettavano i due davanti allo spiazzale ricoperto di verde.

 

- Muovetevi ritardatari!- esclamò Takuya con un cenno della mano, vedendoli giungere.

 

- Arriviamo! E’ stata colpa di Junpei che non si decideva ad uscire dal bagno…

 

- E tu allora, ti è finito il Digivice nel water e hai perso mezz’ora per recuperarlo!- replicò l’aitante giovine spingendo il ragazzino.

 

- Io la vedo male…e voi?- chiese Takuya rivolgendosi agli amici che assentirono con cenno deciso.

 

I sette s’incamminarono verso la taverna posta al centro del villaggio.

Bokomon li attendeva a poca distanza dall’entrata, e non appena li adocchiò in lontananza, alzò le braccine agitandole in segno di saluto.

 

- Siete in ritardo ragazzi…vi stò aspettando da mezz’ora. Tutto ok?- chiese la creatura digitale non appena si furono avvicinati.

 

- Colpa di Junpei che ha trascorso mezza mattina chiuso in bagno!

 

- Ricominci Tomoki?! Se vuoi saperlo ho avuto problemi con la lampo dei pantaloni…mi si è incastrata nel tessuto e non voleva chiudersi…- Junpei sbuffò guardandosi i larghi calzoni color caffé.

 

- Hai mai pensato seriamente che un po’ di dieta potrebbe risolverti alcuni problemi?- gli propose il Digiprescelto dagli occhi verdi- Con tutto quello che ti sei mangiato ieri, mi meraviglio che i vestiti ti entrino ancora…

 

- Ehm ragazzi prima che la tranquilla lite possa assumere una piega diversa, è meglio sbrigarci che dite?- suggerì Izumi guardando gli altri. Dopodichè, afferrò uno zaino contenente il necessario per il viaggio, caricandolo sulle spalle.

 

- Dai qua, lo porto io.- Kouji strappò la pesante borsa dalla schiena della compagna, e la collocò sulla sua- Coraggio andiamo, abbiamo già perso abbastanza tempo.

 

Bokomon, dopo essersi infilato l’antico libro regalatogli da suo nonno, nella panciera, afferrò Neemon rimasto impalato, e lo trascinò con se.

 

La tappa da raggiungere era solo una.

Il castello di Ophanimon.

 

Antica dimora situata in un prato immenso e pieno di fiori.

 

Tempo addietro, i sei leggendari guerrieri visitarono l’imponente palazzo alla ricerca del suo Digicodice, ma i cavalieri reali, comandati da Lucemon, riuscirono a strappare il prezioso numero di dati ed assorbire quella zona prima di loro.

Tuttavia, dopo la sconfitta dell’angelo ribelle, i settori assimilati dalla creatura malvagia, ritornarono al loro posto, così come la dimora dell’angelica Ophanimon.

L’idea di ritornare in quel territorio, fu dettata da Kouji, che una volta ritornato al villaggio dopo l’incontro con le tre creature del male, propose l’iniziativa.

Il resto del gruppo approvò in pieno, ritenendo lei, l’unica al quale rivolgersi per chiedere spiegazioni.

Tutto sommato, chi meglio dell’arcana figura digitale che li chiamò a Digiworld per la prima volta, poteva aiutarli nel capire l’enigma che gli si presentava davanti?

Per i sei ragazzi Ophanimon rappresentava una guida, pronta ad aiutarli in qualsiasi situazione, così, si incamminarono per raggiungere il suo palazzo.

 

 

- Bene…tutto procede come copione…vedrai che non ti deluderò padrone!

Ninzokumon, nascosto nei folti rami di un albero, osservò il gruppetto di umani, con un salto, poi, sparì a velocità fulminea dileguandosi nella foresta.

 

 

La strada da percorrere per giungere a destinazione non era molta.

Midorioka village, situata su una collina, distava pochi chilometri dalla residenza fatata, ubicata in una grande vallata ai piedi della verde altura.                 

Bokomon, davanti al gruppo, guidava i ragazzi portandoli fuori dal sobborgo.

Si fermò di scatto voltandosi verso di loro.

 

- Bene Digiprescelti! Da qui in poi, procederemo a bordo del trenino elettrico che collega la vallata alla città!

 

- Trenino elettrico?- Junpei fissò la piccola creatura, si portò una mano al mento- Mah…il nome mi sa di giocattolo…

 

- Vengono chiamati così perché sono più piccoli se paragonati ai Trailmon. Non preoccuparti, sono abbastanza grandi da contenervi tutti!- Bokomon si incamminò presso un piccolo botteghino. Una volta acquistati otto biglietti, li distribuì uno per ciascuno ai suoi compagni.- Il tuo lo tengo io Neemon…non vorrei che lo perdessi…- fece infilandosi i due talloncini nella pancierina.

Il trenino elettrico, arrivò subito dopo.

Un’unica carrozza in metallo colorato d’azzurro, completamente aperta, la tettoia di stoffa verde con i lati ondeggianti che ricoprivano il mezzo, serviva a riparare i passeggeri in caso di pioggia.    

 

- Com’è carino! – esclamò Izumi osservandolo.

Una ventina di posti a sedere, la metà dei quali occupati da alcuni mostri digitali.

I Digiprescelti salirono uno per volta dato lo spazio abbastanza ridotto dell’entrata.

 

- Prima le donne!- enunciò Takuya porgendo un braccio verso l’ imbocco.

 

- Grazie!- rispose la ragazza con un sorriso.

Prese posto nell’ultima parte della carrozza, seguita dal ragazzo del fuoco.

 

- Ti dispiace se mi siedo anch’io qui?- chiese lui gentilmente.

 

- No anzi, prego accomodati!- Izumi si spostò dando aggio all’amico di sedersi.

 

- Ti ringrazio! In mezzo a quella matassa di Digimon dalla folta pelliccia, scoppierei di caldo…! –  il padrone del fuoco sventolò la mano facendo scivolare verso il basso la cerniera della sua felpa rossa, fino ad aprirla del tutto.

 

 - Al centro c’è troppa confusione, qui dietro invece tira questo fresco venticello!- la Digiprescelta del vento chiuse gli occhi mentre una leggera brezza avvolse quei due posti a sedere.

La gonnellina pieghettata dell’uniforme scolastica, ondeggiava graziosamente, come stesse danzando.

Le divise femminili dell’istituto superiore Daijimoto, rendevano particolarmente carine la maggior parte delle ragazze.

Soprattutto quelle con notevole altezza. E la giovane Izumi, rientrava in quella categoria.

La gonna, interamente plissettata, le arrivava al di sopra delle ginocchia, la giacchetta, della stessa tinta, blu tenue, evidenziava la sagoma longilinea della giovane; dai lati delle maniche e del colletto, fuoriuscivano i lembi della camicetta, bianca, portata al di sotto. Un nastrino rosa pallido, annodato al bavero, spiccava in netto contrasto per la sua chiarezza.

Le calzature, di un blu più intenso rispetto alla tenuta, avevano punta arrotondata e appena tre centimetri di tacco, per dare un’aria più elegante al completo. La chiusura, tramite due sottili fibbiette incrociate sulla pianta del piede, allacciavano la scarpa saldamente.

A coprire una parte delle lunghe gambe, soffici calzerotti di una tinta più sbiadita, che le avvolgevano i polpacci, fermandosi al di sotto delle ginocchia.       

Tra le centinaia di studentesse, Izumi, era una delle più corteggiate.

La pelle bianca come quella di una bambola, i capelli chiari che le sfioravano l’intera schiena, le fattezze tipicamente straniere, rendevano la ragazza una delle più ammirate in tutto l’istituto.     

 

Il viso di Takuya si colorò leggermente di un rosso pallido, mentre il cuore diede un contraccolpo nel petto. Con la coda dell’occhio, le rivolse lo sguardo squadrandola dall’alto verso il basso.

L’aria continuava a muoverle il vestito, i capelli, anch’essi trasportati da quel magico soffio, legati indietro da alcuni ciuffi tirati su ambedue i lati del capo. Il nastrino rosa che li teneva uniti, richiamava lo stesso colore di quello annodato al bavero. 

Era carina, ma senza esagerare, pensò lui puntualizzando.

“E’ carina ma senza esagerare!”- si ripeté nella mente.- “E’ carina! Punto e basta!”- ribatté contraendo la fronte.

  

Scosse fortemente la testa, battendosi una mano sul torace. Mise un braccio alla spalliera della panca di ferro, e voltò lo sguardo altrove.  

 

Perché quei colpi improvvisi gli martellavano incessantemente all’interno del corpo?

Come mai le sue guance si infiammavano ogni qualvolta la bella ragazza estendeva le sue labbra in un dolce sorriso?       

Izumi era solo un’amica.

Solo un’amica?

Per lei, forse, ma… per lui? Considerava davvero la ragazza bionda come una semplice compagna d’avventura?

Allora perché, da due anni a questa parte, si era accorto di volerle bene in modo diverso?   

Perché ogni qualvolta un ragazzo le si avvicinava chiedendo un appuntamento, le sue mani cominciavano a sudare, e il cuore traballare, provando tanta angoscia? Ma non appena la giovane rispondeva gentilmente di no con il capo, quei brutti attimi si dissipavano, alleggerendogli l’anima come un incidente schivato, un pericolo scampato.

La risposta poteva sembrare confusa, strana, offuscata, ma… seppure la sua cocciutaggine unita a una forte dose di orgoglio gli impedisse di ammetterlo, in cuor suo lui sapeva.

La ragazza dagli splendidi occhi verdi, aveva fatto colpo proprio su di lui?

In poche ma concise parole, a lui piaceva Izumi?

Probabile che fosse così, ma lei, sì, lei aveva già qualcuno al quale voler bene?

Takuya scosse il capo ancora una volta, che razza di ragionamenti gli passavano per quella sua testa matta?!

Perché, così all’improvviso, si sentiva accaldato e soprattutto a disagio stando seduto a lato della giovane col quale litigava perennemente almeno una volta a settimana?   

 

Si destò di colpo, richiamato da un forte rumore che spezzò quella difficile sensazione.

 

- Aspetta un attimo!- la voce del Digimon dal quale Bokomon aveva comprato i tagliandi, risuonò imponente. Il robusto mostro uscì dal chiosco avanzando verso il treno- Quel ragazzo grande e grosso occupa due posti, in conseguenza di ciò dovete pagarmi doppio biglietto!

 

- Chi sarebbe grande grosso?! Ti sei visto allo specchio?! Io sono la metà di quello che sei tu!- Junpei, furente, lanciò un’occhiata verso la grande creatura, alzandosi dal sedile.

 

- Non mi interessa, ho detto doppio biglietto altrimenti sei pregato di scendere!

 

- Ma è ingiusto! Ci sono tanti Digimon molto più grandi di lui che affollano il trenino, e a quanto sembra, loro non hanno pagato doppiamente!- dichiarò Izumi scorgendo le singole ricevute nelle mani delle creature.     

 

- Loro possono salire, lui invece si deve astenere alle regole che dico io!- replicò il Digimon increspando le folte sopracciglia. 

 

- Mojyamon è meglio che ti spieghi con chi hai a che fare… Se non l’hai capito ti faccio notare che questi umani sono sei dei dieci leggendari guerrieri!- Alle parole di Bokomon, tutti i Digimon presenti nel trenino elettrico si voltarono indietro sgranando gli occhi.

Perfino Mojyamon, proprietario del piccolo mezzo, spalancò la bocca per lo stupore.

 

- Che-che avete da fissarci in quel modo?!- domandò Tomoki con voce tremante.

 

- Forse era meglio non dire che eravamo i leggendari guerrieri…- fece Kouichi bisbigliando al fratello.

 

Alcuni mostri parlottarono tra loro, altri analizzarono gli umani con un certo timore.

Mojyamon si fece avanti con gambe tremolanti.

Alzò le mani di scatto.

I ragazzi sobbalzarono, Takuya afferrò il suo D-Scan pronto ad entrare in azione in caso di bisogno.

Il grosso mostro peloso, si chinò a terra in segno di adorazione.

 

- Che cosa… ?!- il guerriero del fuoco tirò su il sopracciglio sinistro, confuso.

 

- Mi prostro ai vostri piedi potenti guerrieri! Perdonate la mia insolenza, non credevo che foste i mistici combattenti leggendari!

 

- Troppo comodo! Prima insulti e dopo ti basta sapere chi siamo per pentirtene!?- Junpei chiuse gli occhi girando il capo verso destra in segno di disprezzo.

 

- Si avete pienamente ragione, vi faccio le mie più profonde scuse! Ho sbagliato ma non uccidetemi vi supplico!

 

- Non abbiamo mai fatto del male a nessuno, a meno che non meritasse una simile cosa. Alzati da terra non c’è bisogno di questa pagliacciata inutile- rispose Kouji seccato.

 

- Oh grazie grazie! Per scusarmi, vi  porterò personalmente a destinazione!- il Digimon si alzò schizzando verso il trenino elettrico, con impeto sbrigativo, fece scendere le altre creature digitali che affollavano la macchina.

 

- Ehi ma che razza di modi! Io ho pagato il biglietto!- gridò uno di loro sventolando il pezzo di carta.

 

- Anch’io!- ribatté un altro sbattendo i piedi a terra.

 

- Sarete rimborsati branco di taccagni! Tornate un’altra volta adesso ho cose più importanti da fare! Quando mi ricapita un’altra occasione così?!- disse con occhi brillanti.

 

- Mi scusi signorina…lei è la guerriera del vento giusto?

Un piccolo Digicucciolo, staccatosi dal gruppo, si affiancò alla carrozza, tirando la gonnellina di Izumi con il becco.   

 

- E tu chi sei piccolino?- chiese la ragazza carezzando il capo della piccola creaturina dal piumaggio rosa.

 

- Sono una Digicucciola e mi chiamo Poromon signorina! La mia mamma mi ha raccontato dei guerrieri che cinque anni fa salvarono il mio mondo, ho visto anche delle foto e sognavo tanto di poterla incontrare!- la piccola saltò sulle ginocchia di Izumi strofinandole il becco sulla pancia in segno di affetto.   

          

- Mi fai il solletico! Ah ah sei proprio graziosa lo sai!?

 

- Lo dice davvero?- i grandi occhi azzurri come il cielo, s’illuminarono, il piumaggio così soffice, solleticava le gambe della ragazza che strinse a se la piccola creatura.

 

- E questo chi è? Com’è morbido!- esclamò Takuya toccandolo con un dito.

 

- Me lo fa un autografo?- domandò Poromon con voce speranzosa. Tirò fuori dalle piume foglio e penna, porgendoli alla giovane.

 

- Caspita! In sedici anni della mia vita è la prima volta che mi viene fatta una simile richiesta… beh, quand’è così,  sarò felice di accontentarti piccola Poromon!- sorrise la ragazza. Una volta terminato di scrivere, avvolse il pezzo di carta attorno alla biro, riconsegnandola alla sua proprietaria.  

 

- A quanto pare è una tua ammiratrice eh Izumi?!- fece Takuya ridendo.

 

- E’ normale! – rispose la piccola Poromon- Qui a Digiworld siete i nostri idoli! Anche se non ero ancora nata, desideravo tanto conoscere i leggendari guerrieri che lottarono per la pace del mio mondo! Lei deve essere il padrone del fuoco!- disse rivolgendo lo sguardo al ragazzo.

 

- Si, indovinato! Accidenti certo che sei molto preparata!- rispose Takuya solleticandole la pancia.

 

- Poromon! Poromon piccola mia! Eccoti ti ho trovato! Mi hai fatto stare in pensiero, ti avevo detto di non allontanarti!- un Digimon dal viso alquanto preoccupato, corse nella loro direzione.

 

- Mamma mamma! Guarda ti presento i guerrieri del fuoco e del vento!- annunciò la piccola saltando nelle sue braccia.

 

- Oh sommi guerrieri! Perdonatela vi prego, è un po’ irrequieta, scusate se vi ha dato fastidio!

 

- Non si preoccupi non ha dato nessun disturbo, sua figlia è molto graziosa e anche ben educata!

 

- La mia amica ha perfettamente ragione, non la sgridi, infondo voleva solo un autografo!- ribadì Takuya.

 

Intanto, Mojyamon, continuava a discutere con alcuni dei Digimon rimasti, che sentendosi truffati, starnazzavano a gran voce.

 

- Perfetto… se continua così, arriveremo domani…- sbottò Kouji accavallando le gambe.

 

- Mojyamon noi dovremmo partire! Perciò vedi di sbrigarti…!- sollecitò Junpei anche lui seccato.

        

- Sissignore! Agli ordini!! Presto sgombrate sgombrate!- il mostro dal bianco pelo allontanò i ribelli, saltando al posto di guida del suo trenino elettrico.- Si parte!- gridò lui accendendo il motore.

 

Poromon balzò di scatto nelle braccia di Takuya, avvicinandosi al suo orecchio.

 

- Se fossi in te non me la farei proprio scappare! Sareste una splendida coppia!- sussurrò la creaturina. In seguito, volò nuovamente tra le braccia della mamma, facendo l’occhiolino al giovane Digiprescelto.  

 

Il viso di Takuya si accese di rosso, Izumi si sporse dal veicolo agitando la mano per salutare la tenera amica.

 

Il motore partì, le ruote del trenino cominciarono a girare.

E il viaggio cominciò.

 

 

Junpei e Tomoki seduti nei primi posti, Bokomon e Neemon dietro di loro, mentre Kouichi e Kouji  a poca distanza.    

 

- Che ti ha detto?- chiese Izumi incuriosita.

 

- Ah no…niente di importante…mi ha riferito che lei farà il tifo per noi…- rispose grattandosi la guancia- Chi dice che i piccoli sono ingenui, sbaglia di grosso…- parlottò lui a bassa voce.

 

- Hai detto qualcosa Takuya?

 

- Ah-eh no Izumi! Niente niente!

 

- Izumi-chan!! Tutto apposto là dietro?!- Junpei si voltò indietro osservando i due con aria triste. Lei annuì con un gesto della mano, sorridendo. - Non è giusto, volevo sedermi lì!! Me tapino!!- disse con le lacrime agli occhi.

 

- Perché io non ti basto JP-chan?!?- con voce canzonatoria Tomoki sbatté ripetutamente le palpebre, contraendo le labbra preparandole al bacio.

 

- Aaah stammi lontano!! Non ho questo tipo di tendenze!!  

 

- Ma che fanno quei due?!- Kouichi li guardò alquanto sorpreso, poi, abbozzò un piccolo riso.

 

- Bokomon quanto dista il castello di Ophanimon da Midorioka village?- Kouji richiamò l’attenzione del mostriciattolo digitale, seduto davanti a lui.

 

- Mmh…dunque…circa quaranta minuti se andiamo con la strada normale. Ma dato che prenderemo una scorciatoia, allora direi una decina…!

 

- Una scorciatoia con la “s” maiuscola…- affermò il ragazzo della luce, sorpreso.

 

- Giudicalo con i tuoi occhi! Guarda!- Bokomon indicò con il dito un grande burrone, giungere in lontananza.

 

- Co-sa?! Non avrà mica intenzione di scendere lì con questo giocattolo?!

 

- Tranquillo Kouji, è stata già collaudata una volta questa strada, le rotaie in quel punto sono ad alto livello magnetico per consentire al treno di scendere anche verticalmente! Allacciate le cinture Digiprescelti!- urlò il Digimon abbottonandosi la fibbia in vita.

I due gemelli avvolsero la cinta attorniando l’addome.

 

- Ma… perché dobbiamo allacciare le cinture?- chiese Izumi guardando gli altri. Impegnata ad ammirare il panorama, non prestò attenzione a ciò che i suoi compagni facevano nei posti anteriori, così poi, rimase un attimo interdetta.

 

Takuya da parte sua, era troppo occupato a non arrossire, per concedere attenzione alle chiacchiere di Bokomon, e quindi, sollevò le spalle in segno di confusione.       

 

- Non so…probabilmente la strada è un tantino sconnessa…facciamo come ha detto…- il ragazzo dai capelli castani si agganciò la fibbia, seguito dalla compagna che fece altrettanto.

 

- Come si abbottona?- Neemon, non riuscendo a chiudere il moschettone, rimase attorcigliato nella stringa di tessuto nero.

 

- Stupidmon! Che hai combinato? Aah…si può essere così pasticcioni?!- Bokomon slegò l’amico, sigillandolo saldamente al sedile.- Non muoverti!- gli ordinò ad alta voce.

 

- Junpei trattieni ancora un pochino la pancia! Dai ci sono quasi…- Tomoki tirò la striscia estendendola al massimo della sua lunghezza, con un grande sforzo riuscì ad unificare entrambi i lembi, chiudendoli.

 

- Aucc!- Junpei emise un sibilo strozzato, e con le lacrime agli occhi riuscì a malapena a deglutire-  Mi sento scoppiare…!

 

- Dai resisti, e cerca di non muoverti troppo, non vorrei che si sganciasse di nuovo…dopo tanta fatica che ho fatto…- fece Tomoki strofinandosi la fronte.

 

- Tenetevi forte leggendari guerrieri! Tra pochi secondi si balla!- urlò Mojyamon accelerando.

 

- Si balla? Non sapevo ci fossero discoteche a Digiworld… dove si tro…

 

Prima che Takuya potesse concludere la frase, la visione dell’enorme precipizio gli strozzò le parole in gola.

 

- AAAH!!! Fermo!! Fermooo!!- schiamazzò cercando di richiamare la sua attenzione.

 

- Finiremo di sotto!!- gridò Izumi tenendosi stretta alla sbarra di ferro.

 

- Voglio scendereee!!! Sono troppo giovane per morireee!!- gli strilli di Junpei riecheggiarono nell’enorme vallata, mentre la carrozza si apprestava ad imboccare la ripida discesa.

 

- E’ tutto apposto! Calmatevi! Questo è il percorso più rapido per raggiungere il bassopiano- affermò Mojyamon prendendo l'avvio.

 

Il trenino si lanciò a gran velocità nella gola, lo stridio delle rotaie risuonò fortemente facendo eco.

Tomoki e Junpei si abbracciarono fortemente, spolmonandosi a gran voce; Neemon si attacco alla pancierina di Bokomon, con occhi divenuti ipertiroidei. Kouji strinse le dita alla spalliera del sedile cercando di non cascare sul davanti.

Kouichi Takuya e Izumi rimasero avvinghiati ai pilastri di ferro che sorreggevano la cappotta.

 

Il mezzo schizzò a gran velocità, e in cinque minuti arrivò a destinazione atterrando orizzontalmente con una brusca frenata.

La cintura di Junpei si slacciò di scatto, e il ragazzo sbatté sulla folta pelliccia del grosso Digimon.

Neemon finì riverso sul povero Bokomon, che soffocò per il colpo, mentre Izumi sbatté violentemente sulla spalliera del sedile anteriore.

 

- Sono ancora vivo?! Sono ancora vivo!!- esclamò Junpei stritolando Mojyamon per la felicità.

 

- Izumi tutto ok?- disse prontamente Takuya aiutando l’amica ad alzarsi.

 

- Poteva andare meglio…ahi…- si massaggiò la spalla un po’ intorpidita, afferrando la mano di Takuya.

 

- Mi auguro di non doverla fare più questa strada, per poco non ci rimettevo le penne!- sbottò Tomoki con una mano in petto. Il cuore gli tamburellava a ritmo incessante.

 

- Scusate per la fermata un po’ brusca…ma… l’impianto frenante ha bisogno di una controllatina…eheh- disse Mojyamon strofinando la mano dietro la testa.

 

- Coosa?! Intendi dire che non funziona?!- schiamazzò Bokomon afferrandogli un ciuffo di pelo.

 

Il grosso mostro annuì sfoderando un sorriso a trentadue denti.

 

Ci fai affrontare una discesa così ripida con i freni in avaria?!- urlò di nuovo Bokomon incurvando la fronte- Se fosse successo qualcosa ai leggendari guerrieri?! Ci hai pensato?!

 

- Non era mia intenzione, chiedo scusa, infinitamente scusa, ma  dopotutto vi ho portati a destinazione sani e salvi! Guardate!- il massiccio Digimon indicò con il dito una grande struttura dalle forme sinuose e stilizzate.

 

- Eccolo! – esclamò Bokomon agitando il braccio in avanti.             

I sei si voltarono nella direzione segnalata, spalancando gli occhi.

 

Il castello di Ophanimon.  

Si elevava dal suolo per circa trenta metri di altezza. 

 

Sottili torri dai tetti appuntiti, si innalzavano alte nel cielo. Un luccichio di tinte pastello colorava le coperture del palazzo, facendolo brillare riflettuto dai raggi solari.

 

- Wow! Che spettacolo di colori!- affermò Izumi con il riflesso dei fiori negli occhi.

 

- Dall’ultima volta è diventato ancora più bello questo posto!- fece Tomoki avanzando lentamente.

 

- Coraggio non perdiamo tempo in chiacchiere, andiamo!- Kouji s’incamminò per primo, seguito dagli altri che prima salutarono Mojyamon ringraziandolo per la disponibilità offertagli, dopodichè rincorsero l’amico.

 

Tagliarono per il prato, immenso e verde.

Il profumo dei fiori attorniava quella vasta zona, i morbidi petali, lisci come la seta, svolazzavano sorretti dal dolce venticello che riempiva quel luogo.

 

- Kouji tutto ok? Ti vedo pensieroso- disse Takuya affiancandosi all’amico.

 

Il giovane non rispose.

 

- Ok, scusa, dovevo immaginare che non volevi parlare, ti capisco, tranquillo.- lo rassicurò Takuya camminando.

 

- Forse devo smetterla di preoccuparmi…proprio come ha detto Kouchi…ma non ci riesco, fin da quando sono arrivato a Digiworld, ho avuto da subito uno strano senso di oppressione…- rispose Kouji marciando con le mani in tasca.

 

Takuya si accostò a lui, poggiandogli una mano sul dorso.

- Quando la situazione non risulta chiara, è normale che l’agitazione prenda il sopravvento, vedrai che non appena parleremo con Ophanimon, il peso che ti opprime si farà senz’altro più leggero! Dai sorridi!- con fare gioioso, gli solleticò la pancia fino a farlo ridere. Kouji si portò le braccia all’addome cercando di proteggersi.

 

- Ok ok basta basta eh eh! Smettila eheh!- ribatté il ragazzo ridendo a gran voce con gambe tremanti.

 

- Funziona sempre!- affermò il padrone del fuoco lasciando la “preda”.

 

- Ehi ma che gli prende a quei due? – interpellò Junpei al giovane Tomoki che per tutta risposta  incrociò le braccia.

 

- Boh… Non chiederlo a me…

 

- Arsa Arsa! Digiworld in questo periodo è molto più caldo rispetto al nostro mondo- proferì Izumi sbottonando la giacca. La sfilò dalle spalle adagiandola su un braccio.

 

L’attenzione dei ragazzi venne meno, catturata dalla compagna, tutti si distrassero guardandola.

 

La bianca camicetta, di tessuto fresco, le assottigliava la vita, evidenziandole i tratti del corpo.

Il colletto, dondolava mosso dalla leggera brezza che sollevava di poco la gonnellina.

Takuya, involontariamente e quasi per riflesso, s’infiammo di botto.

 

- Izumi-chan se vuoi porto io la tua giacca!- propose Junpei affiancandosi a lei.

 

La schiena del guerriero di fuoco diventò più rigida, mentre fissava i due con nervosismo.

Sbuffò torturando i laccetti posti all’estremità superiore della felpa.

Voltò il capo concentrandosi sul tragitto, ma una mano lo fece sobbalzare.

 

- A quanto pare anche tu sei pensieroso… non è forse così?

 

- Aah Kouji!!! Che spavento…!! Ho il cuore a mille!!- fece Takuya con la mano in petto.    

 

- Non hai risposto alla mia domanda, ho indovinato?- insisté l’amico.

 

Takuya non replicò.

 

- Ho fatto centro eh?- Kouji batté un colpo sulla spalla del compagno, che mugugnò per la botta.  

 

- Adesso capisco perché ti hanno preso come schiacciatore nella squadra di pallavolo Fujishima…- Takuya si massaggiò il braccio indolenzito, cercando di smuoverlo- E comunque, non hai fatto centro, sono solo un po’ stanco…tutto qui- concluse indirizzando ancora una volta, involontariamente, gli occhi su Izumi.

Kouji seguì il suo sguardo, abbozzando un mezzo sorriso.

 

- Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.

 

- Eeh?! Da quando in qua sei diventato filosofo?! – domandò Takuya ritornando con gli occhi sul ragazzo.   

 

-  Pascal Blaise. E’ lui l’autore di questo pensiero - rispose il moretto dai capelli lunghi.

 

- E chi è? Mai sentito nominare…- si portò l’indice sulla fronte, cercando di ricordare, ma l’unica cosa che riuscì a ricavare fu il nome di una marca di cibo per cani.

 

- Se tu studiassi a scuola, magari… Blaise Pascal, filosofo, matematico e scienziato francese. All’età di sedici anni scrisse il Saggio sulle sezioni coniche, in cui formulò uno dei fondamentali teoremi di geometria proiettiva noto come il "teorema di Pascal"; a diciotto anni costruì la prima macchina calcolatrice e nel 1648 dimostrò sperimentalmente che

 

 

- OK OK!! Non c’è bisogno di continuare…!!! Adesso sì ricordo tutto ah ah che stupido che sono eh eh eeh!! – annunciò il padrone del fuoco fermando al volo e mentendo spudoratamente. Ma d'altronde, i teoremi e le formule di geometria non erano il suo punto forte, soprattutto sulle pagelle. Alcune volte, costretto dalla madre, era obbligato a prendere lezioni da Junpei, considerato il numero uno dell’istituto, capace di calcolare mentalmente qualsiasi cosa, senza contare l’inglese che studiava con Izumi… ma lì, paragonato al primo caso, non era poi tanto maluccio…! Escludendo ovviamente, le innumerevoli tiratine d’orecchio da parte della ragazza, ogni qualvolta non prestava attenzione.   

Di sicuro non voleva prendere ripetizioni anche da Kouji, pensò rabbrividendo, sarebbe stato troppo!

 

Sospirò, cercando di riflettere, e un quesito gli sfiorò la mente.

- Senti Kouji, secondo te Blues Pampers, per aver detto una simile frase, aveva problemi con qualche ragazza?

 

- Guarda che non è una marca di pannolini per bambini… comunque questo non lo so, il nostro professore di geometria è un tipo riservato che non ama spettegolare su una persona vissuta nel 1600…- fece Kouji scherzando.

 

I due si guardarono reciprocamente, scoppiando a ridere in pochi istanti.

 

- Comunque, se hai bisogno di una mano, sappi che sono qua. A volte chi ascolta conosce davvero, molto più di chi parla.

 

- Acc! Ci risiamo?! Sono già abbastanza fuso… Basta che non mi parli di geometria e teoremi, e puoi dire tutto ciò che vuoi!- concluse sbottando, poi riprese - Comunque… grazie Kouji!

 

Il Digiprescelto della luce alzò le spalle senza batter ciglio, dopodichè, estrasse dalla tasca un pezzo quadrato di stoffa, avvoltolandolo in testa.

 

- Ma questa qui la conosco! L’hai conservata?! Pazzesco!- esclamò Takuya sorpreso nel vedere la bandana dalle striature marroni che cinque anni fa accompagnò il moretto col codino nel suo viaggio a Digiworld.

 

- Kouji Minamoto è tornato!- esclamò Tomoki nel vedere l’amico con la sua vecchia e cara bandana.

 

Izumi, avvicinandosi a lui, gli sistemò il pezzo di tessuto, raddrizzandolo.

- Adesso sì che va meglio!- asserì la ragazza sorridendo.

 

- Wow che coppia!- dichiarò Kouichi guardando i due.

- Sembrate marito e moglie! – asserì Tomoki divertito.

 

Il giovane Minamoto arrossì di colpo in viso, cercando di contenersi.

La dolce Orimoto abbassò lo sguardo, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Il cuore di Takuya ebbe un sussulto.

Perché? S’interrogò nella mente. Preferì non rispondere.

Dopotutto lei era libera di fare qualsiasi cosa.

Non era di certo la sua ragazza!

Continuò a camminare mordicchiando nervosamente il laccetto destro che ciondolava dall’estremità maggiore della felpa.

Junpei, offertosi di portare la borsa per fare bella figura su Izumi, non si era accorto di nulla.

Il guerriero della luce e la combattente del vento si staccarono automaticamente, proseguendo il tragitto l’uno a poca distanza dall’altra.  Gli occhi fissi al pavimento, con le guance ancora accaldate. Cercarono di non incrociare gli sguardi, ma, senza volerlo, i due quasi inconsciamente, sovrapposero gli occhi.

Fu un attimo.

Pochi istanti e le gote ripresero ad avvampare.    

 

Takuya, lasciato il cordoncino, si gingillava furiosamente con la chiusura lampo della giacchetta.

Prima su, poi giù. Su giù, su giù, fino a quando non rimase impigliata nel tessuto. Diede un colpetto, strattonandola, e riprese a muoversi.

Su e giù… Su e giù… nervosamente fino a che, Bokomon, lo scosse dall'inerzia con la sua voce squillante. 

          

- Eccoci arrivati!- pronunciò arrestandosi.

 

I ragazzi fecero altrettanto, trovandosi d’innanzi all’enorme portone di legno.

 

Finalmente avrebbero trovato risposta alle loro domande, pensarono speranzosi. Ma nello stesso tempo, un po’ intimoriti.

 

- Bene… e adesso… bussiamo! Kouji, avvicinandosi all’anello di ferro fissato al portone, protese un braccio in avanti sfiorando con le dita il pesante cerchio di metallo.

Si fermò un attimo rivolgendo lo sguardo ai suoi compagni, e prima che potesse ghermirlo nella sua mano, l’imponente porta antica, si spalancò permettendo ai ragazzi di accedere al grande palazzo. 

                

- A quanto pare siamo attesi. - pronunciò il moretto osservando la grande sala aldilà della soglia.

 Ebbe un sussulto, cercando di non badare ai battiti velocissimi del suo cuore, si apprestò a muovere il primo passo. 

 

- Vi stavo aspettando ragazzi. Benvenuti!

 

Una voce familiare risuonò nell’aria, i sei girarono freneticamente il capo, dopodichè si fecero avanti, entrando.

 

Il portone si richiuse alle loro spalle, e, dall’alto, nel piano rialzato circondato da un’infinità di libri, apparve con armatura scintillante e lunga chioma bionda, una delle tre creature angeliche custodi dei cieli di Digiworld : Ophanimon.

    

 

  

________________________________________________

 

 

 

     

  

Messaggi da parte dell’autrice:  E’ la prima volta che lascio una lunga nota a fine paragrafo… forse perché ho realmente qualcosa da dirvi? Se avete voglia leggetela pure, altrimenti non fa nulla, potete anche saltarla, non ci sono problemi!  ^___^

 

Questo qui è il nono capitolo.

Scrivendo non mi sono accorta della sua lunghezza, chiedo scusa se possa risultare noioso da leggere, però è da un po’ di tempo che mi escono così… volevo dividerlo in due, ma non sono riuscita a trovare un punto adatto per farlo… anche se a dirla tutta, questa è solo una futile scusa…  il problema vero è che non ho avuto coraggio di staccarli… mi dava una strana impressione, non saprei descriverla, forse perché inizialmente è stato concepito così…

Comunque, volevo dire giusto un paio di cose.

Francesca Akira, nella sua recensione, mi ha ricordato una cosa piuttosto importante.

L’ Icedevimon che avete letto (stavo sul punto di scrivere “che avete visto”, ma ho ritrattato… effettivamente non è tanto normale O__o””) nell’ottavo capitolo, non è lo stesso apparso nell’episodio 36, ma bensì, un altro della sua specie (direi più cattivo e perfido se paragonato al suo simile), l’equivalente discorso vale anche per la mia piccina, Ladydevimon !   :)   ( in questo caso mi riferisco alle prime due serie)

Dovete sapere che stravedo per questo Digimon… proprio come Fairymon Kyuubimon e Lillymon !

Da tempo volevo creare una fanfiction che offrisse maggiormente importanza a questo personaggio,  infatti nella mia storia cercherò di farle assumerle un ruolo diverso da quello affidatole nella serie, piuttosto fondamentale soprattutto nei confronti di Kouji… ma non posso rivelarvi altro, altrimenti finireste col capire molte cose.

Poi, arrivando al perno della nota, ci tenevo a ringraziare tutte le persone che stanno leggendo questa fic.

Lo so, sembra banale come frase, vero? Ma, se pur sforzando i mie pochi residui cerebrali, le uniche cose che mi vengono fuori, sono frasi simili a questa, solo con sinonimi diversi…  

Inizialmente credevo non piacesse a nessuno, però le vostre recensioni mi hanno praticamente colpita, forse perché sono un tipo di ragazza che tende a sottovalutarsi troppo (troppo spesso), e soprattutto (me lo ripeto sempre) vuole  e pretende oltremisura, più di quello che in realtà sia capace di fare.

Per me è un vero onore conoscere persone come voi, belle e cristalline.

Ciò mi fa sperare che il mondo non è andato completamente perso.

 

Minna honto ni arigatou!!                                                                                                                                                                        

                                                                                         

 

                                                                                                                                               

                                                                                                                                                

                                                                                                                                                    Botan

    

        

 

 

   

  

 

   

 

       

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

      

   
 
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