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Autore: RuinNoYuki    07/12/2009    3 recensioni
Alfred aveva sempre pensato di essere al sicuro tra le mura della sua casa.
Nessun estraneo poteva entrare, nessun malvivente; c’era solo il calore dei suoi genitori e di sua sorella.
Racchiusi in quelle mura anche i suoi sogni, le sue paure, i suoi momenti tristi e felici.
Scoprì poi di non essere al sicuro, non nei suoi pensieri, non in se stesso; mai.
[ Questa fic ha partecipato alla sesta edizione dell'Original Concorso ' la Foresta e .. la Bambina ' indetto da Eylis su EFP. ]
[ Personaggi: Alfred Addison, Daisy Addison, Shila, Siddarta ]
[ Comparse: William Addison, Margherita Gan in Addison ]
Genere: Drammatico, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'incubo che porta alla morte • Nick dell’autore: RuinNoYuki
• Titolo: L’incubo che porta alla morte
• Tipologia:One-shot
• Lunghezza: 3.441
• Genere: Horror
• Avvertimenti: Drammatico
• Rating: Giallo
• Credits: /
• Età dell'autore:18
• Note dell'autore: Questo tipo di storia ero partito dal presupposto di non scriverla mai. Perché? Perché mi fanno paura! Non che non mi piaccia l’horror, il mio problema è che, dopo averne letto/visto uno, non dormo per almeno una settimana o due! Ma in questo caso vado tranquillo!!!L’ho scritta io la storia, quindi non mi fa paura!!! Voi che leggete, invece, dovete sentirvi spaventati, se no non c’è gusto!!
• Introduzione alla storia:
Alfred aveva sempre pensato di essere al sicuro tra le mura della sua casa. Nessun estraneo poteva entrare, nessun malvivente; c’era solo il calore dei suoi genitori e di sua sorella. Racchiusi in quelle mura anche i suoi sogni, le sue paure, i suoi momenti tristi e felici. Scoprì poi di non essere al sicuro, non nei suoi pensieri, non in se stesso; mai.



Questa fic ha partecipato alla sesta edizione dell'Original Concorso ' la Foresta e .. la Bambina ' indetto da Eylis su EFP.



L’incubo che porta alla morte


5 Gennaio 1995

Ciao caro diario!Mi sei mancato molto in questa settimana che ho passato in Montagna.
E’ stato bellissimo, sai? Io e Alfred continuavamo a scendere dal pendio con la slitta; però di nascosto, perché la mamma aveva paura che Al si facesse male!
E’ il suo compleanno oggi, e lui è felicissimo! Ormai ha sette anni, e si sente grande!
Questa mattina io e lui siamo andati al parchetto a giocare con la neve!
Abbiamo fatto un pupazzo grandissimo, con tanto di carota per il naso, rami per le braccia e la mia sciarpa intorno al collo! Al era felicissimo, e mi sono divertita anche io.
Mi viene ancora a trovare, ogni notte, e non so più cosa fare.
Ho molta paura ma non voglio parlarne con i miei genitori, perché poi si arrabbia; ne ho parlato con Alfred e lui mi ha detto che se viene ancora mi protegge, è un tesoro Al, è grazie a lui se non sono ancora impazzita.
Ma non ti preoccupare, caro diario, questa cosa passerà prima o poi, come tutte le altre cose.
Intanto ci penserà Al a tirarmi su con il morale!
Grazie per esserci sempre. Daisy

7 Gennaio 1995

Non ce la faccio più.
Ogni notte sempre la stessa storia.
Quando mi alzo la mattina mi viene da piangere, mia mamma è preoccupata da morire per questo e mio padre anche.
Alfred ieri notte mi ha svegliato in tempo; diceva che mi agitavo nel sonno.
Mi dispiace per mio fratello, quando vede che sono triste o che piango, si mette a piangere e mi abbraccia.
Per questo, almeno quando sono con lui, cerco di rilassarmi e di non pensare più a lei e il suo dannatissimo pupazzo.
E’ terribile quel pupazzo, mi fa paura, lei lo chiama Siddarta.
Non ha gli occhi Siddarta, e si muove da solo; anche lei ha qualcosa di strano, i suoi occhi sono tutti neri.
All’inizio ci giocavo anche, ma poi ha incominciato ad essere sempre più possessiva nei miei confronti.
Non voglio più incontrarla. Daisy


8 Gennaio 1995

Sono tanto triste per la Daisy. lei si nasconde ma io lo so che si mette a piangere.
questa mattina è più triste del solito,la ha sognata ancora.
Mi sono svegliato di notte, e lei si agitava tantissimo nel sonno;ho provato a svegliarla, ma non ci riuscivo.
Io non voglio che lei sia triste! Voglio che lei continui a giocare con me! Alfred


8 Gennaio 1995

Ho tanta paura, non voleva più farmi andare via, ma io non voglio più stare con lei, me lo sento, prima o poi non riuscirò più a scappare.
Perché mi perseguita, cosa le ho fatto?
Spero solo che mi lasci ancora andare. Daisy


10 Gennaio 1995

è arrivato il dottore per la Daisy, non si sveglia più.
Mamma e papà hanno paura. Quella bambina è cattiva, perché non la lascia più andare? Alfred

20 Gennaio 1995

La mamma e il papà mi hanno detto che la Daisy è in coma, non so cosa vuole dire però mamma ha detto che Daisy ci metterà di più a svegliarsi, perché è in un sonno profondo.
Io voglio giocare con lei!la mamma continua a piangere e papa è molto triste. Alfred


7 Dicembre 2009

Oggi la Daisy è peggiorata, fanno più fatica a tenerla in vita; prego ogni sera che lei si riprenda, ma ho paura che non lo farà mai.
Oggi sono andato a trovarla ancora, le parlo nell’orecchio, a lei e a quella bambina che me l’ha rubata, che non la fa più svegliare.
Le chiedo di lasciarla andare, di farla tornare, ma ogni giorno Daisy è ancora lì, sdraiata sul letto, da ormai 14 anni.
Tra tre giorni la Daisy compie 28 anni, spero solo di poterli festeggiare questa volta. Alfred

9 Dicembre 2009

La Daisy è morta.
Non riesco più a smettere di piangere.
I miei genitori sono disperati, sia per la sua morte che per me.
Odio quella bambina, la odio con tutto me stesso.
L’ha fatta piangere, l’ha resa triste, l’ha fatta morire.
Non so più cosa fare, non riesco a crederci, non ci credo.
Non può essere veramente morta, le avevo promesso di proteggerla, ma non ce l’ho fatta, non ho potuto fare niente per mia sorella, mi sento una merda.
Voglio che lei ritorni, vorrei poter tornare indietro, quando eravamo ancora piccoli e lei stava bene.
Lo vorrei con tutto il cuore. Alfred


Dopo aver finito di scrivere, Alfred appoggiò la penna che teneva tra le dita sulla sua scrivania.
Vedeva la lampada illuminare di una luce soffusa l’ambiente.
Vedeva la luce cercar di raggiungere gli angoli più remoti della stanza, gli angoli più bui, ma senza riuscire mai a farlo, senza riuscire ad illuminarli … senza riuscire a svegliarla, senza riuscire a portare la luce del giorno ai suoi occhi, vederla sorridere ancora con i suoi occhi smeraldini socchiusi e i capelli biondo cenere che le ricadevano sulle spalle, incorniciandole il viso sottile.

Alfred si portò una mano sulla fronte, coprendosi anche gli occhi, dai quali incominciarono nuovamente a sgorgare amare lacrime.
Lei era morta, per sempre, e non sarebbe più tornata.
Alfred si alzò dalla sedia, guardando la sveglia sul comodino.
Era appena scoccata la mezzanotte.
Piano spostò le coperte dal suo letto, e poi spense la luce, tirandosi le coperte fin sopra alla testa.
-Tanti auguri Daisy, ti voglio bene-
E dicendolo si addormentò.

Qualcosa di umido sfregava contro la sua guancia, mentre sentiva il sonno scemare via, restituendogli un po’ di ordine alla testa, sospesa ancora tra sogno e realtà.
Allungò piano un braccio verso il comodino, in cerca dei suoi occhiali ma al loro posto vi trovò qualcosa di morbido, di freddo.
Si alzò di soprassalto.
In una foresta, era finito in una foresta.
L’erba umida si muoveva per la brezza mattutina e un chiarore si stava spandendo in lontananza, oltre le coltri dei rami dei pini secolari.
Piano fece dei passi, guardandosi attorno confuso.
Dove diamine era finito?!

Poi un fruscio, un altro.
Una luce proveniente dai rami più intricati.
Una voce.
- Alfred -
Alfred spalancò gli occhi nel riconoscere quella voce.
- Daisy … - sussurrò facendo dei passi avanti.
-DAISY!!-
Incominciò a correre, inciampando nelle radici, graffiandosi con i rami, rincorrendo quella luce calda, che si faceva sempre più vicina.
Dai suoi occhi scendevano lacrime, che gli rendevano peggiore la vista.
Poi una radice più insidiosa delle altre, un piede messo male.
Cadde.
Alfred si risollevò piano, un po’ confuso, e una volta sulle ginocchia si porto le mani sotto il viso, per guardarle.
Erano piene di graffi, e sanguinavano.
Vide una mano entrare nel suo campo visivo.
Una mano conosciuta.
La mano che per 14 anni aveva stretto piangendo, pregando.
La mano di Daisy, quella mano che ora stringeva una delle sue.
Sollevò lo sguardo.

Daisy era lì, davanti ai suoi occhi, viva.
-Ti sei fatto male, Al?-
La guardò incredulo per qualche attimo, poi la abbracciò forte, stringendola a se.
Sentì lei ridacchiare e poi stringerlo nell’abbraccio.
-Sei diventato grande Alfred - disse dolcemente.
Poi la sua stretta divenne più forte.
-Perché non resti qui a giocare con noi? Ci divertiamo tanto sai?-
La sua stretta era diventata ferrea,e Alfred fece fatica a districarsi dall’abbraccio.
La spinse via, facendola cadere per terra.
-E’ così che tratti tua sorella? E’ così che mi tratti dopo avermi abbandonato?Sei stato crudele a non aiutarmi, l’unica cosa che sai fare è metterti a piangere come un frignone!-
Daisy si era alzata e la sua voce era diventata cattiva.
-Mi dispiace Daisy!!- incominciò a gridare Alfred con le lacrime agli occhi-Non sapevo cosa fare!Non ti svegliavi, ma io continuavo a chiamarti- e le lacrime scendevano con sempre più impeto, mentre lui incominciava a singhiozzare.
-Ma guardati!Hai 21 anni e ne dimostri meno che 10!Dimmi Al, ti sei divertito a vedermi soffrire, ti sei divertito a guardarmi morire?!-
Poi arrivò lo schiaffo, uno schiaffo forte sulla guancia, che ebbe il potere di far cadere a terra Al.
Tutto stava diventando buio, la testa gli girava, mentre vedeva sua sorella sparire.

Al si alzò di soprassalto dal suo letto, facendo cadere tutte le coperte, che si ammassarono alla sua destra.
Si alzò piano dal letto, ancora confuso e debilitato per via del sogno.
Con passo insicuro andò verso lo specchio che vi era vicino all’armadio.
Un ragazzo dagli occhi marroni gli restituì lo sguardo spaventato.
Il viso pallido, reso ancora più bianco dai rasta marroni che lo incorniciavano.
Sembrava un fantasma.
Guardò con astio il suo riflesso, soffermandosi sulle profonde occhiaie che gli contornavano gli occhi.
Poi vide quegli stessi occhi spalancarsi, notare un particolare prima sfuggito.
Uno schiaffo.
Vedeva la forma di uno schiaffo sulla sua guancia.
Lo toccò e lo sentì ancora pulsare.
Poi sentì male anche alle mani.
Le girò piano.
Una moltitudine di graffi fecero la loro comparsa, mostrandogli il risultato della caduta che aveva sognato.
-Che sta succedendo?- sussurrò sedendosi pesantemente sul letto.
-Perché Daisy?Perché mi odi?-

Restò in quella posizione per ore, seduto sul letto, con lo sguardo perso nel vuoto, finché il cigolio della porta di camera sua non lo raggiunse.
Si girò piano, incontrando lo sguardo di suo padre.
Lo vide avvicinarsi e sedersi sul letto vicino a lui.
-Va tutto bene, Alfred?-
Di risposta Al scosse la testa, abbracciando il padre, e nascondendo gli occhi, che minacciavano lacrime, sul suo ampio petto.
Sentì le braccia del padre avvolgerlo, come lo avevano avvolto quelle della sorella nel sogno.
Poi sentì suo padre allontanarsi.
Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi castani dell’altro, che lo guardavano tristi.
Vide le mani di suo padre cercare le sue, afferrarle e portarle piano alle labbra, baciandogliele.
Ad Al fuggì un gemito di dolore.
-Ti fa male qualcosa?- chiese il padre apprensivo.
-Le mani … - rispose piano Alfred mostrandogli i graffi sui palmi.
Il padre afferrò una mano, e la portò vicino al volto.
-Dove ti fa male?-
Alfred apparve un po’ confuso, ma rispose ugualmente.
-Lì, dove ci sono i graffi- disse piano guardando di sottocchio il padre, che in quel momento apparve più confuso di lui.
Il padre continuò la sua minuziosa ricerca ma, non trovando niente, guardò il figlio.
-Non hai niente Al-
Alfred incominciò a piangere stringendo forte i pugni, facendo riaprire i graffi che cominciarono nuovamente a sanguinare.
-Sei solo confuso- disse il padre tornando ad abbracciarlo -Ma ricordati che tua sorella non ci abbandonerà mai- e toccandogli il petto all’altezza del cuore continuò- lei sarà sempre con noi. Ci guarderà per sempre dall’alto, in compagnia di Dio e di tutti gli angeli.-
Alfred si allontanò dalla stretta del padre e fisso il suo sguardo in quello del più grande.
Poi sorrise e tornò a guardarsi le mani.
I graffi erano spariti.
-Hai ragione, lei sarà sempre con noi-

Erano passati già cinque giorni dalla morte di Daisy.
Alfred guardava il cielo grigio e portatore di pioggia, mentre due uomini seppellivano la bara della sorella.
Il sole non c’era quel giorno, le nuvole ricoprivano totalmente il cielo, mentre il vento freddo sferzava i suoi vestiti, provocandogli brividi in tutto il corpo.
Rivolse lo sguardo alla sua destra.
Sua madre, fasciata in un pesante abito nero, stava piangendo, le lacrime che non riuscivano a fermarsi.
Aveva sofferto tanto per Daisy, e ora soffriva ancora di più per la sua morte.
Suo padre era di fianco a lei, la sorreggeva, mentre con la mano sinistra stringeva quella fredda di Alfred.
La disperazione regnava sovrana in quegli attimi, mentre tutti i suo parenti facevano le condoglianze ai genitori e davano ad Al una pacca sulla spalla, cercando di farlo rinsavire da quella trans che lo aveva colto il giorno prima, nel vedere il viso freddo della sorella coperto da un telo bianco nella bara.
I due uomini finirono finalmente di seppellire la bara e, uno alla volta, tutti se ne andarono, lasciando lì solo Alfred e i suoi genitori.
-Margherita … - sussurrò piano suo padre alla madre – andiamo ora-
Sua madre prese a singhiozzare sempre di più- E’ morta, William, nostra figlia è morta!- e dicendo ciò si fece trascinare piano alla macchina dal marito.
Alfred restò lì, vicino la tomba, guardando il cielo, finché una gocciolina di pioggia gli colpì la guancia, facendogli chiudere gli occhi.
Sentì una mano appoggiarsi calda sulla sua spalla.
Piano riaprì gli occhi e si girò, incontrando con lo sguardo il padre.
-Andiamo- disse quello, mentre con una mano asciugò le guance del figlio, bagnate di lacrime, che dispettose avevano seguito il percorso della goccia di pioggia.


15 Dicembre 2009

Oggi è stato un giorno terribile, la mamma non smetteva più di piangere e io non riuscivo più a sentire i suoi singhiozzi.
Mio padre è preoccupato per lei, ma anche per me.
Passo la maggior parte del mio tempo chiuso in camera, guardando fuori dalla finestra.
E’ brutto vedere come, fuori da questa casa, nulla sia cambiato.
Le persone allegre per strada, il mercato della domenica.
Tutto è invariato, tutti continuano a vivere felicemente, anche se la Daisy è morta, anche se mia madre soffre e mio padre si preoccupa per me e lei; anche se io stesso dovessi morire.
Un po’ fa male tutto questo, mi da fastidio che gli altri siano felici, mentre questa casa, da 14 anni, non sa più cosa sia la felicità.
A volte vorrei morire, cancellare tutta questa tristezza con la morte.
Ma non ne ho il coraggio, sono un vigliacco e ho paura.
La Daisy non aveva paura, lei era forte; anche se sognava quella bambina e il suo orsacchiotto.
Aveva paura, ma ogni notte riusciva ad affrontarla e scappare da lei, e ritornare a sorridermi il giorno dopo.
Ora che so che non potrà più tornare mi manca ancora di più. Alfred

18 Dicembre 2009

Ho sognato ancora la Daisy, ho sognato ancora quella dannata foresta.
Questa volta però non era arrabbiata, anzi, continuava a sorridermi; voleva che giocassi con lei.
Poi è suonata la sveglia e mi sono ritrovato nel letto.
Sembrava tutto così reale, lei e l’erba bagnata.
Il suo sorriso era diverso però, sembrava falso, come se mi nascondesse qualcosa di importante.
Ho parlato a mio padre di questi sogni e lui mi ha detto che è normale sognarla, è normale perché vorrei riaverla con me.
Questa notte spero di sognarla ancora. Alfred

19 Dicembre 2009

Ho fatto un sogno bruttissimo.
Ero ancora in quella foresta, nello stesso punto, e c’era la Daisy che mi guardava.
Era arrabbiata, si è messa a gridare.
Diceva che il giorno prima non dovevo andarmene in quel modo, e quando gli ho detto che era colpa della sveglia, che io non volevo andarmene lei è cambiata, non sembrava più lei.
I suoi occhi sono diventati neri, una macchia di inchiostro.
Ha incominciato a dirmi che se avessi parlato ancora di lei a qualcuno non sarebbe più tornata da me, non mi avrebbe più amato, che , se lo avessi fatto ancora, Dio l’avrebbe cacciata e mandata all’Inferno; per colpa mia l’avrei fatta soffrire ancora.
Non ne ho parlato questa mattina con mio padre, come mi aveva detto lei, e non metterò più la sveglia;quando ci saremo stufati di giocare e parlare me ne andrò, sarà lei a dirmi quando svegliarmi, ha detto che penserà lei a tutto. Alfred


Dopo aver finito di scrivere, Alfred chiuse il diario, e lo appoggiò sulla libreria, alla destra della scrivania.
Sperava vivamente di poterla incontrare ancora, di poter parlare con lei, di poterla vedere sana, e felice.
Come ogni sera strisciò dentro le coperte di lana, poi spense la luce.

Buio.
E silenzio.
Silenzio rotto solo da dei piccoli fruscii provenienti dalla sua destra.
Alfred si tirò su a sedere e poi aprì gli occhi.
Una luce soffusa li ferì dolcemente, essendosi aspettati il buio più completo.
Una risata cristallina che invadeva le orecchie.

-Ti sei svegliato pelandrone!-
Alfred guardò sua sorella seduta di fianco a lui sulle ginocchia.
Sorrideva serena.
-Ciao Daisy!- disse lui felice.
- Alfred, ti va di giocare con me? Ci divertiamo, lo sai, tutti insieme!- disse Daisy con un grande sorriso.
-Tutti chi?-
Alfred si stava incuriosendo, chi c’era oltre a loro, in quella foresta?
-Lui!- disse Daisy indicando un pupazzo – si chiama Siddarta, è simpatico sai? … ma che ti prende?!-
Alfred nel sentire il nome del pupazzo si era scansato dalla presa della sorella, che voleva aiutarlo a alzarsi, ed era indietreggiato di vari metri.

Poi riguardò sua sorella.
I suoi capelli lisci e corti fino alle spalle si erano trasformati in un ammasso di fili biondi aggrovigliati tra loro, lunghi fino a terra.
I bellissimi occhi verdi in dei pozzi neri, sprovvisti di pupilla, come fossero delle cavità.
Mentre il pupazzo, prima appoggiato senza vita ad un tronco, si era animato e ora si avvicinava a quella che sicuramente non era più sua sorella.

-TU!!- gridò Alfred – Sei tu quella bambina che ha ucciso mia sorella!-
Alfred era infuriato.
- Dov’è, dov’è ora Daisy??-

Vide quella bambina mettersi a ridere cattiva.
-Tua sorella è morta, stupido bamboccio.- disse poi in modo canzonatorio –Te ne eri forse dimenticato?-

Alfred incominciò a piangere dalla disperazione.

-Dai non piangere!- disse poi la bambina sorridendo ora felice.
- Perché non giochi con noi, ci divertiamo tutti qui, sai?-
Poi allungò una manina paffuta.
-Io mi chiamo Shila, vuoi giocare con me?-

Alfred si allontanò di qualche passo, spaventato.
-No! Non voglio giocare con te e quel tuo stupido pupazzo! Io ti odio! Fammi andare via subito da questo posto!-
Alfred non vide niente, talmente era stato veloce, si ritrovò schiacciato per terra da quella bambina.
Cercò più volte di liberarsi, ma le sue fatiche valsero a niente.
Non riusciva a spostarla di un millimetro, era troppo forte.

-E’ inutile che ti agiti- ora era il pupazzo a parlare- tra poco passerà tutto e tu rincontrerai la tua amata sorella-
-Lasciami- gridò Alfred – lasciami andare, tanto prima o poi verrà qualcuno a svegliarmi!-
La bambina e il pupazzo sbuffarono all’unisono.
-Non è bello giocare con i maschi!!- si lamentò quella.
-Sì, hai ragione- replicò Siddarta.
Poi il pupazzo si girò verso Alfred.
-La notte è molto lunga piccolo,e ora nemmeno una cannonata potrebbe svegliarti; ormai devi finire di giocare con noi.-
Alfred si agitò ancora di più.
-CHE VOLETE FARMI?- gridò quando la bambina tirò fuori un coltello.
La bambina sorrise.
-Con Daisy abbiamo incominciato con l’ora del te!- disse felice la bambina- Con te incominciamo dall’ultimo gioco che abbiamo fatto!-
Infilò velocemente il coltello nel braccio di Alfred per fare poi un taglio netto verso il basso.
Un grido di dolore uscì violentemente dalla gola di Alfred, mentre il sangue zampillante scompariva risucchiato dalla terra e imbrattava il vestito arancio della bambina.
-Si chiama vivisezione!-
E alzò nuovamente l’arma spingendola poi velocemente verso il basso.



Un signore anziano uscì da una porta di legno, chiudendola piano.
Poi si portò vicino al divano, dove lo attendevano una donna e un uomo; la prima continuava a piangere mentre l’altro palesava delle profonde occhiaie.
L’uomo parlò.
-Mi dispiace signori Addison.Vostro figlio Alfred è in coma. -
La donna incominciò a piangere più forte, mentre delle lacrime solcavano il volto dell’uomo.
-Non c’è niente che si possa fare?- chiese William Addison.
-Mi dispiace- ripeté il dottore – Le sue condizioni sono pessime già da ora. Non vivrà più di tre giorni. Mi dispiace.-
-NOO!- gridò la donna in preda al panico- Non anche nostro figlio!-e si tuffò nuovamente tra le braccia del marito.






Alfred
Addison
N. 5-01-1988 M. 22-12-2009



Ringraziamenti


Ciao bella gente!Volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto la mia storia!

Un grazie speciale a RuNami 4 ever che ha messo la fic nei preferiti, ^*^ grazie!! XXX


Un enorme grazie anche a kakashina97100 che ha messo la fic nei preferiti! Grazie mille tesoro!!!XXX

Per notrix: mi hai reso felicissimo con la tua recensione!Mi piacciono molto le tue storie e il modo in cui scrivi, quindi mi ha lusingato sapere che questa storia ti sia piaciuta ^///^ XXX

Ciao Titania!! Sono felice che ti sia piaciuta la mia storia, Grazie mille per i complimenti ^//^ XXX 

Per Taminia: Ciao!! Grazie per la recensione!! Sono felice che la storia ti abbia inquietato ùOù (XD) Il finale è sempre una cosa ardua da fare, ma a quanto pare mi è uscito qualcosa di buono ^:^ Il mio intento principale era di lasciare il lettore spiazzato con la scritta finale ... e si, è una cosa abbastanza crudele XD
Grazie ancora!!! Baci

Un supermegaiper bacione by RuinNoYuki

La recensione di Titania:

Titania
i miei complimenti, mi ha lasciato col fiato sospeso dall'inizio alla fine :)
sei molto bravo, aspetto di leggere qualcos'altro ;)



   
 
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