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Autore: Bec77    08/12/2009    0 recensioni
“E’ un imbecille che non capisce un cazzo, dannazione, ma ora ci penso io a fargli vedere perché ero poco combattivo”. Dark avvertì l’allarmismo inutile di Daisuke, ma lo ignorò. Intanto Krad stava riaprendo con fatica gli occhi. Sembrava confuso, e prossimo forse alla trasformazione, quindi doveva fare in fretta. Lo fissò con un’espressione sprezzante, guardandolo negli occhi ora sbarrati e completamente coscienti, e gli sussurrò: - Questo è il motivo di tutto, imbecille –
(Dedicata ancora una volta alla mogliaH!)
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daisuke Niwa, Dark Mousy, Krad, Satoshi Hiwatari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sentimenti nuovi


- A domani, Niwa-kun -
Daisuke alzò la testa dalla cartella in cui stava sistemando i libri e sorrise amichevolmente, senza nemmeno guardare chi gli aveva parlato. Quella voce la conosceva perfettamente, era stata la sua ossessione per tanto tempo. Era arrivato a sognarsela persino la notte. Risa lo salutò un’ultima volta e si diresse verso la porta della classe correndo: Riku la aspettava già fuori. Daisuke la fissò con la coda dell’occhio e appena capì di essere stato visto arrossì, così come abbassò lo sguardo Riku, anche lei imbarazzata. Il suo cuore fece una capriola, e la voce di Dark si fece spazio fra i suoi pensieri.
- Tieniti in forze per questa notte, Daisuke. Abbiamo un colpo difficile, da fare – gli disse seriamente Dark.
“Lo so” gli rispose Daisuke. Poi aggrottò la fronte e ricominciò a sistemare i libri, chiuse la cartella e uscì dalla classe. Nella quiete del corridoio poté finalmente fare quella domanda che si teneva dentro da quando suo nonno e sua madre gli avevano detto le stesse parole quella mattina. “Sai già cosa dovremo rubare?” chiese a Dark.
- Una catenina d’oro del secolo scorso, maledetta e ben custodita dal museo cittadino. Ci sarà sicuramente Hiwatari – gli rispose annoiato lui. Poteva sentirlo sbuffare nella sua testa e sballottarsi da una parte all’altra. Daisuke aggrottò ancora di più la fronte.
“Dark, ti senti bene?”
- Tsk. Sto benissimo… - Poi però scattò qualcosa in lui, e cominciò ad urlare. – Cioè, ti pare che sto bene?! Sono annoiato, Daisuke, AN-NO-IA-TO! – sbraitò.
Daisuke trattenne una risata che stava uscendo spontanea. Dark era davvero comico quando faceva così, gli sembrava quasi di vederlo agitarsi e andare su e giù per quel luogo che lui non conosceva e in cui stava chiuso quando non doveva entrare in azione o lui non si trasformava per un qualche (miracoloso) motivo. Cercò di ricomporsi solo quando avvertì provenire proprio da lui un’occhiata raggelante.
- Daisuke… Prova a ridere e io… io… - non trovava le parole per continuare.
“Scusa, non rido”, ma un risolino gli scappò lo stesso. Al che Dark si indispettì e gli mise il broncio, incrociando le braccia al petto. “Sembri proprio una bambino, Dark” lo rimproverò ridendo Daisuke.
Quando finirono di parlare erano già arrivati al cancello dell’edificio scolastico. Il sole moriva all’orizzonte, tingendo d’arancio tutto ciò che incontrava e proiettando lunghe ombre scure e grottesche sulle strade, che fossero di alberi o di esseri umani. Fu proprio grazie a una di loro che si accorse che accanto all’uscita, poggiato con la schiena al muretto, Hiwatari lo stava fissando da dietro lo lenti brillanti degli occhiali con interesse, probabilmente pronto a ricordargli di quella sera. Gli si avvicinò con passo calmo, cercando di calmare il suo cuore tamburellante nel petto. Sentì Dark prenderlo in giro beffardo e sorridente, dimentico di essere arrabbiato con lui.
- Sembra quasi che sia lui quello di cui sei innamorato – scherzò. Daisuke deglutì e fece un sorriso affettato. Non sapeva perché ma quelle parole lo avevano messo ancor più in agitazione.
- Ciao Hiwatari-kun – lo salutò con gentilezza, raggiungendolo.
- Niwa, stai tornando a casa? – gli chiese Hiwatari con un piccolo sorriso sulle labbra, sistemandosi gli occhiali e guardandolo dritto negli occhi. Daisuke sentì Dark sbuffare e commentare il tutto con un: “Cosa crede, che stiamo a scuola per preparare i nostri piani? Che scocciatore!”, al che Daisuke si ritrovò a ridere.
- Dark ha fatto una battuta? – provò a indovinare con successo l’altro, alzando un sopracciglio. Daisuke ridacchiò nervosamente e annuì.
- Scusa, è tutto oggi che fa così -
- Non ti devi scusare, Niwa – gli disse solamente Satoshi, con un altro minuscolo sorriso. Poi tornò serio di colpo e lo fissò negli occhi. – Ci sarete stasera, vero? –
Daisuke si trovò a deglutire, mentre dentro di sé sentiva Dark ghignare e fare commento simili a “Credono che ci ritireremo spaventati? Ah!”. Trovò il coraggio di rispondere.
- Sì, ci saremo – rispose deciso, fissandolo dritto negli occhi azzurri. Hiwatari sorrise furbescamente e annuì, poi lo salutò alzando una mano e se ne andò, sparendo dietro l’angolo della strada e lasciando solo Daisuke, ancora impalato.
- Ti decidi a muoverti? Dobbiamo arrivare a casa entro stasera, abbiamo dei preparativi da fare – gli ricordò ironicamente Dark ridacchiando.
“Lo so, lo so” gli disse sbuffando. Riprese a camminare con la testa fra le nuvole, affidandosi ai suoi piedi che avevano memorizzato la strada e agli occhi di Dark, che lo avrebbe sicuramente avvertito se stava per precipitare in un burrone che si era appena materializzato ai suoi piedi per evitargli una brutta fine o altri incidenti del genere. O almeno sperava. Con la testa però non c’era sicuramente: era tutto concentrato nel ricordare ogni particolare del volto di Satoshi Hiwatari in modo quasi maniacale, e per un attimo l’esclamazione di Dark (“Sembra quasi che sia lui quello di cui sei innamorato”) gli tornò alla mente facendolo arrossire di vergogna. Perché gli venivano in mente quelle cose?
- Non ne ho idea – rispose ridacchiando Dark al posto suo, tutto esaltato per aver trovato, probabilmente, qualcosa su cui prenderlo in giro a vita.
“Dark, smettila di leggere i miei pensieri!” gli disse irritato e imbarazzato.
- Potessi farlo, lo farei. Lo sai. Siccome sono anche, e soprattutto, nella tua testa, purtroppo dovrai sorbirmi – gli fece notare con un sorrisetto Dark, continuando a ridacchiare e rendendo Daisuke sempre più imbarazzato. Poi smise di colpo, diventando di colpo serio. – Ehi, guarda che non c’è nulla di male… - gli parve che disse, mormorando.
Daisuke si fermò in mezzo alla strada, confuso e a occhi sbarrati. Aveva sentito qualcosa che non era certo un sentimento suo… Sembrava provenire proprio da Dark. Cos’era quella strana sensazione?
“Dark… Cos’era questa sensazione?” gli chiese allarmato.
Dark non rispose subito. Quasi temette che si fosse arrabbiato e non gli avrebbe più risposto, per un motivo ignoto. Inaspettata, però, arrivò la sua risposta: - Condivisione. A quanto pare siamo d’accordo su una certa cosa. Contento? -
Daisuke non seppe rispondergli. C’era solo una cosa di cui stavano parlando in quel momento, e Daisuke si rifiutava di credere che Dark avesse il suo stesso problema. Cogliendolo di sorpresa, però, Dark riuscì ad affermare qualcosa senza ridere di lui, spiazzandolo: - Daisuke, succede quando si è innamorati -. Poi non parlò più, lasciandolo da solo a pensare.

- Daisuke caro, sei sicuro di sentirti bene? – gli chiese sua madre, preoccupata. Il ragazzo alzò lo sguardo e la guardò interrogativamente, come a chiederle cosa intendesse.
- Sto benissimo, mamma. Perché? -
- E’ da quando sei tornato da scuola che hai la fronte aggrottata e sei silenzioso, non è dal mio piccolo Daisuke! – gli fece notare sua madre, facendo finta di ammonirlo. Daisuke la guardò stupito, ma non poté fare a meno di ammorbidire la sua espressione e guardarla gentilmente: sua madre capiva sempre tutto. Le fece un ultimo e sincero sorriso, a cui lei rispose facendone un altro, tutta contenta che fosse tornato il solito ragazzino allegro attraverso di esso, poi lo lasciò uscire dal retro e librarsi in aria grazie alle ali di With.
Era arrivato quasi a metà strada quando si sentì in dovere di richiamare Dark dai recessi della sua mante. Era da quel pomeriggio che non parlavano, chiusi ognuno nel proprio silenzio. Prima di rubare la prossima opera dovevano parlare, altrimenti c’era la possibilità di rimanere bloccati durante il colpo.
“Dark” disse semplicemente. Dentro di lui sentì muoversi qualcosa. Una fiammella di vita, qualcosa che si mosse di malavoglia e lo ascoltava con altrettanta svogliatezza.
- Che vuoi? – gli chiese con uno strano tono.
“Siamo a metà strada, ma se non ci sbrighiamo a risolvere la faccenda andrà tutto storto, me lo sento. Dobbiamo finire quel discorso” gli disse deciso, andandosi a posare in un luogo pieno di alberi in grado di coprire il suo atterraggio e le sue ali. Era un parco deserto a quell’ora di notte, al massimo si poteva trovare qualche coppietta, ma non di più. Era un luogo abbastanza sicuro, e lui era certo di essersi nascosto bene, senza essere visto da nessuno.
- Quale discorso? – gli chiese Dark.
“Lo sai benissimo quale: quello di questo pomeriggio”. Lo sentì sbuffare e muoversi. Qualcosa di potente si fece strada in lui, e poco dopo si trovò nella mente di Dark: aveva preso il suo posto senza dirgli nulla, ma negli ultimi tempi era sempre la stessa storia. C’entrava forse qualcosa?
- Questo pomeriggio, eh… - sussurrò Dark, guardando le stelle. Rimasero in silenzio entrambi, indecisi da cosa cominciare. Poi Daisuke prese coraggio e fece la prima mossa.
- Cosa intendevi con quel “succede quando si è innamorati”, Dark? – gli chiese senza troppi preamboli. – E quel senso di… condivisione, come se tu avessi già capito… Cosa stava a significare? Hai riconosciuto i miei sentimenti per… per… - deglutì, in difficoltà. – Hiwatari…? – sussurrò alla fine, imbarazzato.
Dark rimase in silenzio ancora. Il grande orologio che si vedeva da lì segnava che mancavano ancora trenta minuti al colpo che dovevano fare, quindi avevano tutto il tempo. Sospirò, e si andò a sedere sotto un albero, prendendo fra le braccia il coniglietto With, che si era ritrasformato durante il cambio di personalità.
- Sì, li ho riconosciuti Daisuke – sussurrò stancamente. – Sono i miei stessi, dannati sentimenti, li potrei catalogare uno ad uno se solo volessi – disse stringendo i denti. Aveva difficoltà a parlare, Daisuke lo percepì perfettamente sia dal suo tono di voce che dalle emozioni che percepiva.
- Dark, continuo a non capire – si trovò costretto ad ammettere Daisuke.
Dark sospirò prima di parlare. Rivolse di nuovo lo sguardo al cielo, ma chiuse solamente gli occhi e poggiò la testa al tronco dell’albero.
- Questo pomeriggio stavi pensando a quell’Hiwatari, no? Ti sei sentito imbarazzato, l’ho avverito -
- Tu mi hai detto che non c’era nulla di male… - tentò di difendersi Daisuke, retrocedendo nell’ombra della mente di Dark. Lui però sembrò ripescarlo e riportarlo in superficie. Lo sentì ridere con un tono basso e ironico prima che parlasse di nuovo.
- Infatti, non c’era nulla di male. Non ci trovo nulla di male ad amare un altro ragazzo, Daisuke. Inoltre io non giudico nessuno… - gli disse, fermamente convinto delle proprie parole.
Daisuke rimase allibito, scioccato: amare un altro ragazzo? Intendeva dire che lui amava Hiwatari-kun?
- Sì, intendo proprio quello – confermò Dark con un sorrisetto. – Non lo avevi ancora realizzato da te? -
- Ma Dark, è impossibile, dai! – cercò di dire Daisuke, stupefatto.
- Perché? – chiese deciso Dark. – Dimmi una cosa, allora: da quant’è che non ti trasformi solamente guardando Riku? –
Daisuke rimase in silenzio per qualche secondo. Effettivamente era da molto tempo che non si trasformava semplicemente scambiando con lei un’espressione imbarazzata. Il suo stesso batticuore gli sembrava essere diminuito, come se il suo amore stesse lentamente scemando, com’era successo con Risa Harada, la sorella di Riku. Daisuke scosse la testa. No, era impossibile che lui amasse Hiwatari: quella mattina Dark stesso gli aveva detto di far attenzione a non trasformarsi, quando aveva ricambiato lo sguardo imbarazzato di Riku, in classe.
Sentì la risata leggera di Dark smascherare immediatamente quella bugia.
- Io ti ho solo detto di risparmiare le energie per stasera, Daisuke, non ho affermato nulla del genere – gli fece notare con un sorrisetto, ancora a occhi chiusi. – Ammettilo che il batticuore che hai avuto dopo, quando hai visto Hiwatari, è stato decisamente più forte… - continuò, deciso a far valere la propria tesi.
- No, è impossibile – continuò a negare Daisuke. Dark fu costretto ad ammettere che era davvero testardo.
- I tuoi pensieri e il tuo cuore sono decisamente contro di te, Daisuke, è inutile negarlo quando c’è una prova inconfutabile davanti agli occhi – tentò Dark. Poi fece una risata malinconica, passandosi una mano sul viso. – Non sei messo poi così male, fidati. Almeno hai qualche chance con lui… - gli fece notare ridacchiando. Avvertì Daisuke arrossire, senza dire una parola. Forse era finalmente riuscito a convincerlo…? No, non c’era stato bisogno di convincerlo, lui lo sapeva già. Lo negava solamente a se stesso.
- E’ facile parlare per te, Dark. Tu non ami Hiwata-… - Daisuke si bloccò di colpo e spalancò gli occhi e la bocca. Dark, dall’esterno, assunse un’aria disgustata e stupefatta assieme.
- Come ti può venire in mente un’idea del genere? – gli domandò caustico. – E’ semplicemente disgustoso! -
- Ma lo hai affermato tu, parlando di “condivisione”! – gli fece notare. – Non dirmi che ami anche tu Hiwatari! – Si accorse troppo tardi di aver detto proprio “anche tu”. Due paroline in più che fecero ghignare Dark, che aveva già pregustato la vittoria sulla tesi del suo master e che ora ne aveva la certezza.
- No, non amo anche io Hiwatari, tranquillo – gli disse ridacchiando. – Non ti voglio fregare l’uomo -
- Ma allora che cosa intendevi, prima? Non intendevi certo una donna… - Daisuke si fece piccolo piccolo dentro la testa di Dark, temendo di aver frainteso veramente le sue parole. Dark però sospirò teatralmente.
- No, purtroppo non hai frainteso. Daisuke, arrenditi: siamo gay – ridacchiò alla fine. – Inoltre non abbiamo più tempo, è passata mezz’ora e rischiamo di essere in ritardo per il colpo. Dark il ladro non è mai in ritardo, ricordalo! -
- Ne riparleremo dopo… - esclamò Daisuke imbronciato, lasciando campo libero a Dark.
Il suo alter ego ridacchiò, mettendoci però poca allegria, e richiamò le sue ali. Appena With si fu trasformato si librò alto nel cielo, dritto verso il museo dove la catenina d’oro che dovevano rubare li stava già aspettando, probabilmente. E assieme a lei anche il comandante Satoshi Hiwatari e il suo alter ego, Krad.

Rubare la catenina non era stato così difficile. Ingannare le guardie nemmeno, anzi, era stato anche più facile. Ma ingannare allo stesso modo Satoshi Hiwatari e il suo alter ego si stava rivelando ancora più complicato del solito. Avevano preparato trappole che Dark non aveva ancora visto, e ci mancava poco che ci finisse dentro come un pivello. Aveva già rimproverato Daisuke per la sua incostanza nell’allentamento, ricevendo risposte indiavolate che non si sarebbe mai aspettato da lui e che lo avevano messo a tacere. “Pensa meno a Hiwatari e più all’allentamento”, così aveva chiuso l’argomento Dark, evitando l’ultima (sperò) trappola.
- Non ci sfuggirai questa volta, Dark! – La voce di Satoshi arrivava da dietro l’angolo di un corridoio che aveva appena passato. Dark si guardò indietro digrignando i denti e cercò di ricordarsi la cartina del museo che aveva imparato a memoria prima del colpo. Chiese addirittura aiuto a Daisuke.
- Sei proprio disperato per chiedermi aiuto. A destra! – gli rispose ironicamente lui, urlandogli la direzione quando stava rischiano di passarle il corridoio giusto. Di certo non aveva tempo per correre indietro, dato che Hiwatari era alle loro spalle con la pistola in mano. Chissà quanti altri assi nella manica nascondeva ancora.
- Non dirmelo nemmeno. Sono incazzato! – trovò il tempo di rispondergli Dark, fra una capriola e un’altra. Il suo passaggio aveva attivato dei sensori che avevano fatto scattare l’ennesima trappola: si trovò a dover evitare frecce dalle punte acuminate e lunghe almeno mezzo metro, cosa che lo impressionò. – Hiwatari sta perdendo colpi, queste sono cose troppo tradizionali! – scherzò.
- Secondo me invece ti conviene stare attento. Guarda Dark, una finestra! – gli fece notare Daisuke. Alla sua destra, più avanti, si trovava una vetrata lasciata casualmente aperta.
- Una trappola -
- Ma è anche l’unica via di fuga, Dark. Rischiamo di cadere in qualche altra trappola, e se lì ce n’è veramente una potrebbe essere l’ultima, se la passiamo! – cercò di farlo ragionare Daisuke, la paura nella voce questa volta. Digrignando i denti, Dark corse a perdifiato verso la vetrata e la sfondò, sperando veramente che Daisuke fosse nel giusto. Nello stesso momento anche un’altra vetrata, in un corridoio attiguo, veniva distrutta, e una luce bianca passò veloce attraverso di essa, fermandosi a pochi metri da Dark e sbarrandogli la strada.
- Oh, no… - sussurrò Daisuke, quasi in preda al panico. – Krad! -
L’alter ego di Satoshi Hiwatari si palesò con un sorriso cortese e una minaccia negli occhi, come sempre. Non c’era da fidarsi di lui, nemmeno delle parole gentili che rivolgeva loro, perché erano a doppia lama e rischiavano di tagliarti lo stesso. Dark strinse i denti e indietreggiò lentamente, spostandosi verso il tetto del museo.
- Dark, ci incontriamo di nuovo – lo salutò con un sorriso amabile Krad, ridacchiando. Dark sorrise ironicamente.
- Già, che coincidenza: stessa ora, stesso luogo… -
- Ma l’obiettivo è diverso – gli fece notare saccentemente l’altro, ridendo apertamente.
- Ah, giusto - rise Dark. – Tu vuoi solamente uccidermi -
“Dark, ti sembra questo il momento di metterti a scherzare con lui?” lo ammonì Daisuke, terrorizzato. “E’ pronto ad ammazzarci!” gli fece notare.
“Lo so, per questo cerco di prendere tempo, no? Non lo avevo previsto… Hiwatari di solito non perde così facilmente il controllo, non lascia che Krad si manifesti per distruggerlo fisicamente” gli rispose Dark.
- Hai finito di parlare con il tuo Maestro, Dark? – gli disse annoiato Krad, incrociando le braccia. – Mi sto annoiando: vorrei finirla in fretta -
Dark ridacchiò e fece apparire due piume nere fra le dita. Le mise a difesa del suo corpo, lasciando che volteggiassero fino a rimanere sospese in aria davanti a lui.
- Proprio quello che pensavo stamattina: anche io mi stavo annoiando. Pronto? -
Non gli lasciò il tempo di rispondere, ovviamente. La miglior difesa era l’attacco, quindi materializzò due lame di luce nera che avevano lo scopo di trafiggere Krad. Quello le evitò con eleganza e lanciò contro Dark due lame bianche, rischiando di ferirlo seriamente. Fortunatamente riuscì a evitarle, ma Krad si materializzò dietro di lui con un sorriso crudele, lo prese per le spalle e lo lanciò contro la torre del museo, facendolo schiantare contro.
- Tutto qui, Dark? Mi deludi – lo schernì. – Che cosa ti prende, oggi? Mi sembri poco combattivo -
“Non ha tutti i torti, Dark” gli disse preoccupato Daisuke, mentre il suo alter ego si rialzava tutto dolorante, tenendosi un braccio, ferito e sanguinante.
“Ma da che parte stai, Daisuke?” si sforzò di rispondere. Gemette per il dolore: l’arto era andato a sbattere violentemente per primo contro la pietra candida delle mura della torre del museo, rimanendo schiacciato. Non lo sentiva più, quindi o era rotto o troppo danneggiato. Digrignò i denti: nulla stava andando come pianificato, l’unica cosa andata per il verso giuro era l’essere riusciti a rubare la catenina, che teneva al sicuro sotto la giacca nera.
“Dark” lo chiamò Daisuke dopo un attimo, risvegliandolo. “Sbaglio o non ci stai mettendo veramente tutta la tua forza?” gli chiese.
“Non riesco” gli rispose.
Nel frattempo Krad aveva sferrato un altro attacco, rischiando di mandarlo al tappeto, ma per fortuna riuscì a evocare di nuovo le sue ali e a spiccare un balzo verso il punto più alto della torre, dove planò poco delicatamente.
“E’ colpa mia? So che non usi la magia per non farmi del male, Dark, ma se è necessario-…” Dark scosse la testa immediatamente, bloccando le proteste di Daisuke.
“Non mi sto trattenendo per quello” disse brevemente. Puntò il suo sguardo su quello arrogante e dorato dell’angelo biondo, che lo guardava dal basso, e deglutì. Fu in quel momento che un singulto di Daisuke e quella sensazione di “condivisione” con cui aveva cercato di fargli capire qualcosa, lo inchiodarono sul posto e gli fecero capire che ora Daisuke aveva intuito.
“Non puoi… No, non riesci! No riesci perché non vuoi!” lo sentì esclamare esterrefatto. “Dark, ti prego, dimmi che non è Krad quello di cui ti sei innamorato!”
Il flusso di emozioni di Daisuke lo stordì così tanto che non avvertì Krad materializzarsi di nuovo dietro di lui per schernirlo e attaccarlo.
- Questa volta è finita, Dark! – gli urlò l’angelo bianco, pronto a sferrare un fendente mortale con la sua spada, che aveva materializzato grazie al suo potere.
Dark riuscì a voltarsi appena in tempo. Con sguardo furioso, contro ogni aspettativa, lo colpì con un pugno nello stomaco e lo fece indietreggiare. A Krad cadde di mano la spada, e le sue mani andarono a coprire il punto colpito, mentre lui cominciava a boccheggiare.
- Taci una buona volta, imbecille! – gli urlò Dark, prendendolo per il bavero e alzandolo da terra. Poi con un’unica mossa, anche senza l’ausilio del braccio ferito, lo mandò a schiantarsi verso il basso, sul tetto di tegole rosse del museo. Il polverone che si alzò gli diede modo di atterrare in quello stesso punto e si avanzare fino a Krad, steso su ciò che rimaneva delle tegole.
“Dark” lo chiamò ansioso Daisuke. “Calmati!”
“E’ un imbecille” si limitò a rispondergli Dark. Poi, mentre si abbassava e lo prendeva di nuovo per il colletto dell’abito, aggiunse: “E’ un imbecille che non capisce un cazzo, dannazione, ma ora ci penso io a fargli vedere perché ero poco combattivo”.
Dark avvertì l’allarmismo inutile di Daisuke, ma lo ignorò. Intanto Krad stava riaprendo con fatica gli occhi. Sembrava confuso, e prossimo forse alla trasformazione, quindi doveva fare in fretta. Lo fissò con un’espressione sprezzante, guardandolo negli occhi ora sbarrati e completamente coscienti, e gli sussurrò: - Questo è il motivo di tutto, imbecille – e lo baciò. Mosse per un attimo le labbra su quelle dell’altro, le assaporò, ma quando avvertì una strana sensazione sulle proprie, come un formicolio, si staccò di scatto e si alzò in volo, temendo un attacco da parte di Krad. Ciò che vide, perlò, lo lasciò spiazzato.
Satoshi Hiwatari lo guardava dal basso con gli stessi occhi sbarrati di Krad, stupefatto e senza parole. Dark allora, senza dire nulla, fece un sorriso strafottente e vittorioso e se ne andò, sparendo alla vista del comandante di polizia.
 
- Devo ancora capire cos’è successo esattamente -
Daisuke Niwa, steso sul suo letto, era intento ad analizzare i fatti di quella notte con più razionalità possibile. Ogni tanto si toccava le labbra inconsciamente, ma scostava subito le dita, arrossendo furiosamente: nella sua mente persisteva l’immagine di Hiwatari-kun con quell’espressione scioccata sul viso.
- Io ho tutto fin troppo chiaro, e anche il tuo braccio – gli rispose stancamente Dark, per nulla convinto che toccare l’argomento che voleva Daisuke potesse fare bene.
- Quello ce l’ho presente anche io. Ciò che devo assimilare e capire, però, sono i tuoi sentimenti – gli disse imbronciato Daisuke. – Potevi anche dirmelo che era lui! – lo riprese sbuffando.
Dark sbuffò a sua volta, incrociando le braccia al petto. Allo specchio, Daisuke era in grado di vederlo perfettamente. Lo aveva posizionato al suo fianco, così che fosse in grado di vedere Dark nella sua medesima posizione, sdraiato su un letto d’ombra.
- Cosa avresti fatto se te lo avessi detto? Mi avresti incoraggiato? – gli chiese acidamente il suo alter ego, voltandogli le spalle. Daisuke fu costretto ad ammettere, con espressione amareggiata, che effettivamente non sapeva come rispondergli.
Rimasero qualche secondo in silenzio, poi Daisuke parlò di nuovo, questa volta più cautamente.
- Dark? -
- Mh? – Lo fissò dallo specchio, e Daisuke arrossì di botto. Per fortuna riuscì a raccogliere abbastanza coraggio da fargli quella domanda.
- Cosa ti è preso, dopo? -
- Quando? – gli domandò l’altro, confuso.
- Quando Krad ti ha urlato quelle cose, quanto ti stava… ci stava – si corresse immediatamente – per uccidere. Hai cambiato immediatamente atteggiamento. Sei diventato aggressivo, facevi paura -
Dark ridacchiò. Daisuke vide le sue spalle scosse dalle risa, e continuò a guardarle speranzoso. Quando l’altro suo DNA smise di ridere, finalmente, gli rispose.
- Stai parlando di quando gli ho dato dell’imbecille e detto di tacere, vero? -
- Sì -
- Mi aveva fatto incazzare. Non capiva nulla, anzi, proprio niente. Mi ha fatto veramente andare su tutte le furie – gli rispose ridacchiando. Daisuke rimase sbalordito.
- Ah. Per questo hai deciso di baciarlo – L’altro, in risposta, gli fece immediatamente spallucce.
- Volevo mettere le cose in chiaro una volta per tutte. Sono persino riuscito a stupirlo -
Fu a quelle parole che Daisuke scattò a sedere sul letto e fissò di nuovo le spalle di Dark, con un sorriso aperto e sincero, per non dire elettrizzato.
- Esatto, Dark! Si è trasformato, questo è il punto! Sai cosa potrebbe significare? – gli chiese entusiasta. Vide il respiro regolare di Dark mozzarsi, perché le sue spalle smisero all’improvviso di muoversi, e lui immobilizzarsi. Probabilmente non lo aveva ancora realizzato, quindi doveva per forza avere un’espressione stupita in volto, immaginò Daisuke.
- Il DNA ha reagito ai suoi sentimenti, Dark, un po’ come fa il nostro quando vedo… cioè, vedevo Riku! Vuol dire che non è del tutto indifferente a te! -
Dark ricominciò a respirare, e troncò sul nascere (o almeno tentò) tutte le ipotesi di Daisuke.
- Probabilmente era solo lo shock – lo liquidò semplicemente.
Daisuke pensò che forse non voleva crearsi false speranze. Lo capì, voleva difendersi da eventuali delusioni.
- Io non credo – replicò però. – Secondo me è il DNA che ha reagito ai suoi sentimenti – Sentì Dark ridacchiare di gusto, e sorrise. Per fortuna sembrava essere tornato di umore allegro. Dark lo fissò con la coda dell’occhio e un sorrisetto strafottente sulle labbra, che Daisuke vedeva solo a metà dato che gli dava ancora le spalle.
- E’ un modo per dirmi che tuttavia approvi e mi sosterrai? – scherzò. Daisuke rise.
- Può darsi. Non oso immaginare, però, quando rivedrò Hiwatari domani… Con che coraggio potrò guardarlo in faccia? – gli disse preoccupato. Dark sospirò, semplicemente.
- Prova a fare finta di nulla. Capiremo sicuramente cosa ne pensa quando e se reagirà in modo strano alla nostra presenza o vicinanza, fidati. Certe cose non si possono nascondere troppo a lungo – gli rispose stancamente, tornando a dargli completamente le spalle. Probabilmente era esausto, pensò Daisuke.
- Hai ragione. Vedrò domani… ‘Notte Dark – Daisuke sbadigliò.
- A domani – gli rispose ridendo l’altro.
Domani sarebbe stato un altro giorno. Un nuovo giorno.

* * *

Note finali: ovviamente ringrazio sempre la mia mogliaH Kya e i suoi bellissimi prompt! <3 Le voglio tanto bene, per cui le dedico anche quest'altro parto della mia mente XD
   
 
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