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Autore: Trijpmaker    08/12/2009    1 recensioni
M'è sempre piaciuto il film Blade Runner di Ridley Scott e ho voluto scrivere una storia ambientata a Venezia. Spero che vi piaccia.
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Blade Runner - Venezia

BLADE RUNNER

A.D. 2025

Erano passati dieci anni dalla quarta guerra mondiale.

La terra, devastata dalle esplosioni nucleari e dall'inquinamento era diventata una pericolosa e insalubre pattumiera.

La vita aveva rischiato d'essere cancellata, ma per qualche strano caso s'era riusciti a sopravvivere.

L'emigrazione verso le colonie extra-mondo era diventata una necessità e non più un'avventura

I replicanti umanoidi modello NEXUS 6, erano superiori all'uomo in forza ed agilità ed avevano lo stesso potenziale intellettivo, venivano impiegati nella rischiosa opera di colonizzazione dei pianeti extra mondo, sia come carne da cannone che come mano d'opera a basso costo.

Dopo un sanguinoso ammutinamento di un'unita di combattimento, composta da replicanti, in una colonia extra mondo, quest'ultimi vennero dichiarati illegali sulla terra e le forze dell'ordine erano autorizzate ad eliminarli appena identificati.

Vennero costituite squadre speciali per la caccia ai replicanti.

In Italia la Polizia di Stato, i Carabinieri e la Guardia di Finanza costituirono un unità interforze

col compito di dare loro la caccia, chiamata Opera Contrasto e Repressione degli Androidi, ed erano autorizzati ad uccidere sul posto una volta identificati come tali.

Questo non era definita come un esecuzione,

bensì ritiro.

Venezia

A.D. 2025

La vecchia città era avvolta in una cappa di nuvole, scure come il piombo, che minacciavano pioggia.

I battelli, malgrado gli spinner fossero una realtà dominante nei trasporti, non furono del tutto abbandonati.

La vecchia Venezia continuava a resistere, malgrado le campagne fossero diventate un insalubre deserto, contaminato da una polvere che alcuni dicono radioattiva, altri tossica,

ma ciò non faceva molta differenza. La campagna restava un posto da evitare come la peste.

Malgrado gli sforzi del governo, poche aree venivano reclamate dalla desolazione radioattiva.

Quanto a me, non c'era molto da fare.

L'attività della mia agenzia investigativa da un po' di tempo languiva e quando gl'affari languono non è mai un buon segno, stesso dicasi le bollette della luce e del gas che erano rimaste insolute.

La video telefonata dell'avvocato Messulam quasi mi tirò su di morale, almeno riusciva a distogliere

la mia attenzione dalle sfighe quotidiane.

  • Buon giorno Avvocato...

  • Ah cavissimo....

Inconfondibile, lo stesso accento affettato che, ogni volta che lo ascoltavo, mi faceva girare i coglioni in maniera vorticosa.

  • Avevei bisogno dei suoi sevvigi, mio cavo. Può passave in studio questo pomeriggio?

  • Le va bene dopo pranzo?

  • Vada per le due e mezza

  • Aggiudicato. Ci si vede dopo.

  • Va bene cavo....

Mi misi l'impermeabile e gli stivali di gomma, oggi l'ologiornale ha previsto acqua alta.

Uscendo dal mio disordinato ufficio pensai che era un vero peccato che non fossi ancora nel giro della caccia ai replicanti. Era un lavoro lucroso, molto lucroso e con quello ero riuscito a pagarmi l'acquisto di un vecchio palazzo mezzo rovinato sul Canal Grande. Un ottimo acquisto, dovuto al fatto che la maggior parte della cittadinanza si fosse trasferita nelle colonie extra-mondo di Marte e Titano.

Detti un'occhiata all'orologio, le dieci e mezza. Prima di uscire era il caso di vedersi un attimo allo specchio. Barba fatta, cravatta nera messa bene e una rapida pettinata prima di uscire.

La pistola era il caso di portarsela appresso? Decisi di giocarmela a testa o croce.

Testa me la portavo, croce la lasciavo nel cassetto. Testa.

Presi la mia vecchia, ma efficiente M9, caricata con colpi a punta cava ed uscii dal Palazzo.

Avevo parecchio tempo prima dell'incontro con l'avvocato magari potevo fare una capatina in sala scommesse, per vedere se mi riusciva di sputtanarmi gli ultimi 5 euro ai cavalli.

Nella sala c'era il solito assortimento di disperati, di professionisti del raggiro e gli strozzini delle 'Ndrine di Platì che in quell'edificio la facevano da padrone.

Detti un occhiata veloce allo schermo olografico e decisi di giocare i miei ultimi soldi su Ezechiele 25:17, vincente.

Per quale motivo sputtanarsi gli ultimi soldi ai cavalli?

Non lo sapevo di preciso, ma avevo voglia di riprovare, seppur in scala minore, gli stessi brividi

di quando andavo a caccia di replicanti per tutto il lombardo veneto.

Ero diventato un tossico dipendente dell'adrenalina. Quel brivido che ti prende mentre sei a caccia e che ti lascia solo quando vedi il replicante stecchito e il suo sangue bagnare il selciato.

Tempi del cazzo si diceva la parte razionale di me, ma molto remunerativi.

Lo speaker della fumosa sala scommesse annunciò che la corsa del mio cavallo stava per cominciare.

Ecco sono partiti... Dai Ezechiele... dacci dentro e non ti fermare...

In quei brevi minuti risentivo tutte le antiche emozioni del cacciatore e ad un certo punto la sala era scomparsa e con la mente ero ritornato all'ultimo replicante a cui avevo dato la caccia.

Un modello Nexus 6, che aveva venduto cara la pelle, dopo esser stato sgamato col test di Bonelli.

Aveva corso con la forza della disperazione nelle calli di Venezia, cercando di seminarmi.

Ma per quanto ci provasse gli stavo incollato ai tacchi come un francobollo.

Il replicante, un modello Shanti, che era riuscito ad entrare clandestino sulla terra.

La stronza, che doveva essere stata un modello standard, aveva avuto poco tempo per crearsi un cuscino di emozioni abbastanza solido per spacciarsi come un essere umano.

Si credeva che lavorando in un posto pubblico come in un bar, nessuno l'avrebbe riconosciuta, ma aveva fatto i conti senza l'oste, cioè senza il sottoscritto.

Ormai era davanti a me, spianai il ferro d'ordinanza e tirai in rapida successione tre colpi che andarono tutti a segno sulla sua schiena.

La vidi cadere a terra e mi avvicinai a lei. Aveva cercato con le sue ultime forze di premere il grilletto della sua pistola laser ma senza tanta forza. Flettei le ginocchia e l'ultima cosa che vide il replicante fu il colpo che le fracassò la sua bella faccina.

Sul momento non provai nulla, ma i suoi occhi avevano minato le mie certezze su questo mestiere.

Era come se mi implorassero di non ritirarla, di lasciarla vivere gl'ultimi anni che le erano rimasti libera e felice.

Le sue preghiere se fossero state ascoltate da me, avrebbero avuto sponda nella mia coscienza ma le aveva domandate al cacciatore che c'era in me e lui non negoziava coi lavori in pelle.

Mi ripresi dal mio sogno ad occhi aperti per vedere che Ezechiele aveva vinto la sua corsa e nelle mie tasche erano entrati la bellezza di 60 euro, un vero affare.

Ritirai la mia vincita e decisi di festeggiare questa botta di culo al ristorante Sushi Wok, dove si facevano i migliori ravioli di carne della città, anche se la frittura lasciava a desiderare.

Camminai fino all'Accademia, facendomi i ponti con molta velocità.

Entrai nel ristorante, accolto dalla cameriera che mi scortò al mio tavolo preferito.

Una volta seduto feci le mie ordinazioni e attesi.

Stavo per dare un'occhiata al giornale della comunità cinese, quando vidi che entrarono due marcantoni che si dirigevano al mio tavolo. La cameriera era ritornata con le mie cibarie quando le feci cenno di rimanere.

Il primo che guardai era un tizio,basso e grasso, che s'era spruzzato litri d'una acqua di colonia per mascherare l'odore di cordite che si portava appresso.

L'altro invece era alto e ben pasciuto e anche lui doveva aver usato la stessa acqua di colonia.

Una bella coppia di fottutissimi sbirri.

Parlò il nanerottolo:

  • Bon jour. Vous are unter arrest...

  • jawohl – riprese lo spilungone

Mi voltai alla cameriera e le chiesi cosa avessero detto.

  • questi uomini dicono che siete in arresto.

Presi le bacchette e mi misi tra i denti un raviolo. Squisito.

  • digli che sono a pranzo e che non cagassero il cazzo...

La ragazza rispose e di nuovo il grasso nano da circo riprese a parlare

  • ghé xe l'hauptfeldwbel Takeshi qui quiere look at you.

  • Yeah... Takeshi – riprese lo spilungone.

  • Va bene...

pagai il conto e seguii i due sbirri verso il loro spinner, cazzo era dell'OCRA.

Saltai sopra e dopo pochi istanti lo spinner era in volo verso la questura di Venezia.

Dopo venti minuti di volo arrivammo a destino. I miei due accompagnatori mi scortarono fino all'ufficio del maresciallo maggiore Furlanetto.

Furlanetto Takeshi era un nippo-pellestrinotto infido e totalmente bastardo.

Alto un cazzo e tre barattoli, con due occhi cattivi, capelli neri e due baffoni d'ordinanza che

solo suore e carabinieri hanno il diritto di portare, m'aveva mandato a prelevare dalla sua guardia pretoriana.

Lo conoscevo bene questo nano bastardo, anche troppo.

Entrato nel suo ufficio vidi che col tempo era diventato più brutto e anche malmesso.

Lo salutai e per risposta, oltre ad un saluto, ricevetti un'alitata di gas metano prodotta dal suo fetido fegato.

Storsi il naso e lui esibì un movimento delle labbra che s'arricciarono a formare un sorriso.

  • Ciao bello di casa... hai sentito la mia nostalgia?

  • No Takeshi... nemmeno un po'..

  • Se ti chiedevo di venire sapevo che non saresti venuto, quindi ti ho mandato a prendere da De Gheltof e Corea, i tuoi rimpiazzi.

  • Quale onore... allora posso sapere che cosa vuoi da me? Di certo non é per spiegarti la transustanziazione del sangue di San Gennaro...

Mi guardò storto, come se gli avessi detto che da domani avrebbe cagato noccioli di pesca per tutta la settimana, ma subito dopo riprese:

  • mi servono ancora i tuoi sevizi bello di casa

  • mi sono congedato Takeshi... adesso lavoro in proprio.

  • Col cazzo merdaiolo! Lo sai bene che ti posso obbligare a lavorare per me e gratis se lo volessi, ma so essere onesto quando voglio e tu lo sai e poi...

  • Vieni al punto mezza cartuccia...

Takeshi sapeva incassare e quando voleva o poteva te la faceva scontare con gl'interessi.

Ma per questo giro, senza volerlo, m'aveva dato un informazione molto utile.

Aveva bisogno di me. Riprese

  • Mi serve il vecchio cacciatore sul campo.

  • Chiama Renzi, io mi sono congedato...

  • Stai facendo lo stronzo tesoro – me lo disse in tono smielato – e sembra che tu non voglia capire che mi servi. Renzi s'è rammollito con l'età e i gemelli diversi non sono all'altezza di questo compito.

  • Che gioia sentirsi necessari....

  • Eh già...

Avevo capito come sarebbe andata a finire, perciò era meglio darci un taglio con le cazzate

e sentire cosa aveva da offrire.

  • Dimmi cosa vuoi...

  • Presto detto. Ci sono altri lavori in pelle.

  • Capisco.. Quando comincio?

  • Hai già cominciato, amore...

Estrasse dal cassetto la patacca.

  • Ecco il tuo scudo, cacciatore... vedrai che ci guadagnerai un bel pacco di soldi con questo giro.

Si alzò dalla scrivania e mi fece cenno di seguirlo.

Scendemmo nei sotterranei, vicino alle camere di sicurezza.

Erano come me le avevo lasciate. Un corridoio umido con decina di celle disposte su entrambi i lati.

Dentro il solito campionario di feccia umana che piangeva, parlottava o si disperava.

Takeshi andò avanti e io, come fossi un fottuto cocker spaniel, gl'andavo dietro.

Prima d'entrare in un altra stanza riuscì a vedere i gemelli diversi che si divertivano con una

prigioniera, stuprandola con gusto a turno.

Stavo per intervenire quando Takeshi, senza nemmeno voltarsi, mi disse:

  • Tranquillo... E' solo un lavoro in pelle che hanno beccato i ragazzi a Marghera nel quartiere cingalese. I gemelli hanno voglia di scoparselo prima d'ammazzarla.

Non dissi nulla. Scossi la testa e entrai nello stanzone.

Entrato mi sedetti su di una cigolante sedia. Lo stanzone era piccolo, quasi la stessa grandezza di un'aula scolastica.

Mi sedetti su una sedia cigolante, Takeshi stava armeggiando con un PC portatile, preparandosi

a spiegarmi cosa il destino aveva in serbo per me.

Si schiarì la voce, come se dovesse fare un discorso importante.

  • Dieci giorni fa, uno shuttle proveniente da Titano è stato avvistato, alla deriva

    nell'Adriatico. Tutto l'equipaggio è stato massacrato e le merci che conteneva sono state rubate.

  • Cosa c'era dentro?

  • Cibarie provenienti dal Satellite Tanatos, in orbita geostazionaria. Uno dei pochi posti dove si può ancora coltivare la terra e dove gli animali crescono liberi, felici e in salute da questo schifo di terra.

Il satellite Tanatos era stato costruito in orbita nel 2012. Originariamente era un laboratorio sperimentale della NASA e dell'Agenzia Spaziale Europea. Nel 2018 dopo la quarta guerra mondiale, venne adibito a fattoria della vita.

Come nella fottuta arca di Noè, tutti gl'animali che erano riusciti a raccattare erano stati spediti su quel satellite, per riprodursi in attesa che la situazione sulla terra migliorasse e si potesse ripopolarla con la flora e la fauna.

  • Cosa si sa?

  • Un gruppo composto da otto replicanti.

  • E da dove cazzo venivano?

  • Probabile da un'altra colonia... non lo so da dove.. può darsi da Tannhauser,,

  • con chi ho a che fare?

  • Aspetta che adesso te li presento

Premette un pulsante e dallo schermo vidi le foto dei sospetti replicanti.

Otto personaggi apparvero sullo schermo. Takeshi armeggiò ancora col computer e dopo pochi istanti riuscii a vederli in formato tridimensionale.

  • Dove sono le schede dei soggetti?

  • Aspetta.. dunque il primo lavoro in pelle... Didier... modello da combattimento, scappato da una colonia extra-mondo...

  • Di solito si muovono da soli.. ma qui si può sapere che cosa c'è che non va?

  • Non lo sappiamo... per questo mi servi te... Questo oltre ad essere un lavoro di muscoli richiede cervello. I Gemelli Diversi ti faranno da spalla.

  • Non mi serve Takeshi, lavoro da solo.

  • Come vuoi.. però saranno a tua disposizione se dovessi cambiare idea.

  • Ok. Dov'è il resto del file sugl'altri Replicanti?

Mi porse un flash disk nel quale erano stipate le informazioni sugl'altri replicanti.

Otto o forse qualcuno di più. Troppo vago per i miei gusti.

Comunque avevo poche possibilità. Ancora un'altra volta il destino m'aveva servito

una tazza di merda e cipolle rancide.

C'avrei guadagnato sopra, ma alla fine della sciarada mi sarei ugualmente sentito una

merda come essere umano.

Takeshi riprese a parlare.

  • Allora il secondo è Trenchtown. Da combattimento, classe mitragliere/ricognitore.

    Il terzo invece....

Davanti allo schermo ebbi la possibilità di studiare i soggetti. Fisici asciutti, di sicuro modelli Nexus 6.

  • Il terzo invece è Ming Myaskovski, modello medico avanzato. Questo é meglio che lo riacchiappi tutto intero, senza torcergli un capello. Va impacchettato e rispedito sulle colonie extra mondo. Ha ancora altri 10 anni di vita davanti a se e rimpiazzarlo potrebbe essere molto difficile.

Capivo perfettamente. Gli umanoidi medici erano difficili da costruire e ancora più difficili da sostituire in caso di malfunzionamento. Era probabile che ignorasse di essere un replicante, ma non impossibile che lo sapesse.

Questi modelli avevano un aspettativa di vita maggiore rispetto agl'altri replicanti, i quali di solito avevano tre, massimo cinque anni di operatività, mentre questi, di norma, avevano dieci – quindici.

  • E se lei mi dovesse fare storie?

  • Nel limite del possibile cerca di riprenderla viva.

  • D'accordo.

M'accesi una sigaretta.

  • il quinto è Emmy, modello base di piacere. Un bel tocco di fica, non c'è che dire.

Guardai il modello tridimensionale sullo schermo. Una bella bambola di seta, ma ahimè priva di emozioni.

C'era poco da dire. Gli ingegneri genetici avevano fatto numerosi passi avanti nel creare la vita artificiale e s'erano quasi sostituiti a Dio.

La maggior parte di questi modelli erano assemblati nelle colonie extra-mondo, ma alcuni componenti venivano costruiti sulla terra, come i capelli, il sistema nervoso e gl'occhi.

  • Questi sono i lavori in pelle di cui siamo a conoscenza. Potrebbero essercene degl'altri nascosti qui a Venezia o forse da qualche altra parte.

  • Gli androidi non brillano certo per senso di solidarietà. Cosa si dai soffietti?

  • Non molto. Ma appena possibile inizierò a tirare calci nelle palle per avere notizie. Comincia da Toni Lo Svizzero. Se c'è uno che sa qualcosa su quel poco di losco che va ancora avanti in questa città quello é proprio lui.

  • Avevi detto che ce n'erano otto. Che ne é degl'altri tre?.

Takeshi mi regalò un sorriso giallo nicotina.

  • Due sono morti in campagna. Sono stati ammazzati da un UR dell'Esercito.

  • Cioè?

  • Unità Robotica, Serie 101. Sono stati tagliati in due dalle mitragliatrici di quei robottoni mentre cercavano di forzare un posto di blocco.

  • E il terzo?

  • Se lo stanno scopando di gusto i Gemelli Diversi.

  • Evviva...

Non avevamo più nulla da dirci. Salutai quella merda umana di Takeshi, augurandomi che a fine partita, lo potessi prendere a calci nelle palle per almeno tre giorni.


  
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