1996,
Londra.
Avevo le mani legate da una spessa…corda direte
voi…sbagliato, catene, pesanti e spessi catenacci che a ogni mio piccolo
movimento tintinnavano. I miei polsi e le caviglie erano stati sfregiati fino a
sanguinare ai miei continui tentativi di riuscire a liberarmi ma invano. Ero
stata privata di tutte le mie armi, compreso il mio pugnale d’argento che mi
accompagnava ovunque e che ora se ne stava attaccato alla cintura del mercante
degli schiavi che mi fissò ghignando. Digrignai i denti contando lentamente
fino a dieci per astenermi dal prenderlo a cazzotti in quel ventre piatto che
si ritrovava sperando che bastasse…per fortuna fu sufficiente un’occhiatina
alla frusta nella sua mano mi calmò, non desideravo un’altra cicatrice come se
non ne avessi già abbastanza.
Ma
iniziamo a spiegarvi bene la situazione. Non sono una schiava come molti
avranno pensato ma una sterminatrice di vampiri. Avete incontrato uno di questi
mostri? Bene mandatemi a chiamare pagandomi profumatamente e lo troverete morto
quella notte stessa. La polizia richiedeva spesso il mio aiuto dato che oltre a
essere una dei pochi Devastatori rimasti al mondo provengo da una stirpe di
Sterminatori considerata la più antica in tutta Inghilterra. Non siamo comuni
esseri umani perché siamo dotati di poteri speciali, alcuni di noi sanno
resuscitare i morti e di fare incantesimi, altri possono avere premunizioni.
Adesso siete curiosi di sapere il mio potere vero? Spiacente deludervi ma non
ne possiedo. Eh già! Proprio così non sto mentendo non possiedo proprio alcuna
dote particolare a parte una spiccata qualità per le arti marziali e le armi.
Vengo considerata da tutta la mia famiglia una pecora nera e i miei genitori
erano molto delusi di me fino a quando non ci hanno rimesso la pelle durante il
lavoro. Beh pazienza, non ho mai pianto la loro morte, mi avevano sempre
ignorata e io avrei fatto lo stesso anche dopo la loro morte. I miei parenti
sono rimasti a vivere in Scozia mentre io sono scappata. Proprio così non ce la
facevo più a sentirmi dire di quanto fossi una disgraziata…eccetera, eccetera…E
se qualcuno ha da obbiettare che a venti anni si è troppo immaturi gli spacco
il cranio in due, a me piace così e vivo la mia vita come mi pare e piace.
Avevo accumulato un bel gruzzoletto e vivevo in un grazioso appartamento a
Londra punto e basta.
E
allora perché ero nei sotterranei di un castello abbandonato circondata da
vampiri? Semplice. Un piccolo errore sul lavoro, stavo cacciando un branco di
vampiri impazziti in un cimitero poco lontano dalla città e sono stata cacciata
io. Era stato solo un diversivo per attirarmi fin là e quando mi ero accorta
della trappola era già troppo tardi…Dopodiché non ricordo molto, ero stata
colpita alla nuca perdendo i sensi e quando sono rinvenuta mi trovavo qui in
questa specie di asta lugubre di cui io ero l’unica merce in vendita, a dir
poco fantastico!!! Fissai la folla di quegli esseri che continuavano a sparar
cifre a tutto spiano mentre il mercante che mi teneva sotto controllo li
aizzava ancor di più, sembravano molto umani se non fosse stato per qualche
luccichio di zanne alla tremolante luce delle fiaccole…Tutti erano ansiosi di
gustare una Devastatrice vergine porca miseria! Era l’ultimo momento per agire
altrimenti sarei finita nella merda oltre il mio collo esile. Feci un piccolo
passo in avanti e poi mi diedi una spinta molto forte all’indietro verso il
vampiro rinsecchito che mi teneva imprigionata. Con una gomitata piantatagli
bene nel plesso solare lo feci volare contro il muro. Gli altri vampiri
indietreggiarono intimoriti. Un punto per me. Inchinandomi sul mercante
estrassi il pugnale dalla sua cintura impugnandolo saldamente con due mani. Era
lungo una cinquantina di centimetri, lama d’argento ed elsa in avorio. Mi
mancava la pistola fatta su misura per me (tipo quella di Black Cat N.d.A.), ma
non avevo tempo di ispezionare meglio le tasche dello strozzino steso. I
vampiri si erano ripresi quel tanto che bastava per affrontarmi. Non mi
scorraggiai la magia che emanavano era quella di settanta massimo cent’anni,
un’età giovane per un vampiro ma in massa erano comunque temibili. Mi diedi
alla carica e ne uccisi uno prendendolo col pugnale dritto al cuore poi passai
al successivo, stavo cercando di aprirmi un varco verso l’unica uscita
all’angolo della sala sotterranea ma venni bruscamente afferrata per il collo.
Maledizione il mercante di schiavi non era morto! Non potevo muovere le braccia
liberamente perché erano legate dalle catene perciò venni messa al tappeto con
facilità la testa schiacciata dalla sua lurida scarpa.
-“Coglione!
Lasciami andare o ti ammazzo!” Urlai. Il tacco si piantò con più forza sulla
mia testa strappandomi una smorfia di dolore. Le mie braccia erano state torte
dietro la schiena in modo molto doloroso. Lo strozzino cercò di strapparmi il
coltello dalle mani ma io piantai saldamente le dita attorno l’elsa facendo
sbiancare le nocche.
-“Molla
il pugnale strega!”Mi minacciò torcendomi ancor più le braccia.
-“Col
cazzo!”Gli gridai contro spavalda, nessuno a parte me toccava Zaroc (così
l’avevo soprannominata.).
Mi
pentii della mia risposta quasi immediatamente. Il mercante sghignazzò:-“Come
vuoi.” Mi torse ancor più i gomiti e io urlai dal dolore lancinante, con un
CRACK! Spaventoso mi spezzò le ossa delle articolazioni. Per poco non svenni
ancora una volta. La sofferenza che provavo era terribile e mi salì il bile
alla bocca.
-“Allora
chi offre diecimila sterline per questo bocconcino?” Continuò lui
imperturbabile come se non fosse accaduto nulla un istante fa. I “clienti” si
ritrassero spaventati, eh già! Dopo un massacro come quello non volevano certo
una Devastatrice fra le mani per quanto ferita e debole fosse. Nonostante il
dolore atroce sorrisi fra me e me, lottando per non vomitare mi concentrai
sulla crepa nella pietra sotto i miei occhi, l’unica cosa che riuscivo a
vedere. D’improvviso dal silenzio tombale salì una voce pacata:-“Diecimila
sterline e neanche un centesimo in più.” Vidi due stivali grigi e poi guardai verso l’alto. Era sicuramente
un vampiro, lo dedussi dalla sua bellezza ultraterrena, pelle lattea e capelli
ramati. Gli occhi verdi erano puntati su di me perciò distolsi lo sguardo
frettolosa, non mi avrebbe ipnotizzato come un serpente con la preda, dal viso
dedussi almeno una ventina d’anni ma l’aspetto ingannava un’esperienza di oltre
un secolo. Rabbrividì. E così sarei morta per mano di quell’essere. Non lottai
più contro il senso di svenimento, almeno non gli avrei dato la soddisfazione
di mordermi e seviziarmi da sveglia. Caddi in un accogliente buio privo di
qualsiasi luce.
* * *
-“Ugh…”
Mugolai. Un forte dolore alle braccia mi colse impreparata facendomi quasi
urlare. Ero viva. Ma com’era possibile? Dovevo essere morta, ma nell’aldilà non
bisognerebbe provare sofferenza fisica. Aprii cautamente gli occhi, un soffitto
alto e illuminato da calde candele fisse in un candelabro d’oro appeso mi destò
completamente. Sì ero in qualche maniera rimasta viva. La prima cosa che mi
venne in mente dopo era: Mi avevano morso? Non potevo constatarlo di persona a
causa degli arti inutilizzabili. Mi alzai in ginocchio con le braccia inerti
lungo i fianchi, fasciate strettamente. Ero distesa su un tappeto persiano
soffice di fronte a un enorme letto a baldacchino con le tende nere trasparenti
e lenzuola di seta nera. Dietro di me un fuoco allegro scoppiettava in un
camino e un divano in pelle nera era di fronte ad esso. Alla mia sinistra notai
una scrivania color ebano con tanto di sedia e calamaio sul legno lucido. Tende
in velluto nero coprivano finestre lunghe tutta la parete invece alla mia
destra…La via di fuga!!! Accanto a una libreria enorme c’era una porta a due
ante, se non fosse stata chiusa e magari se nessuno mi avesse fermato…Tentar
non nuoce, conclusi alzandomi faticosamente in piedi, le braccia ciondolarono
procurandomi fitte di un acutissimo dolore ma non ci feci caso. Dovevo fuggire,
a qualsiasi costo, mi rendevo perfettamente conto che in quel posto ero in
pericolo. Sentivo qualcosa di minaccioso nell’aria. Decisa feci per spingere il
pesante portone con una spalla quando una voce pacata proferì:-“Io al tuo posto
non lo farei. Oltretutto è chiusa.” Proveniva dal letto a baldacchino, di
scatto mi voltai e scorsi una sagoma indistinta a causa delle tende nero
trasparente. I capelli mi si rizzarono sulla nuca, come avevo fatto a non
notarlo? Si era forse nascosto sotto le coperte? Poco probabile ma
allora…D’improvviso una folata di magia m’investì mandandomi nel panico, era un
vampiro ma non un vampiro qualsiasi. Era anziano almeno quattrocento anni se
non più era la prima volta che ne incontravo uno talmente potente. Non dovevo
perdere tempo ma agire, con una violenta spallata che per poco non mi fece
slogare la scapola mi aspettai che la porta cedesse ma invano, era chiusa. Il
vampiro non mi aveva mentito. Presa dalla disperazione mi sarei messa a battere
i pugni e a gridare ma con gli arti superiori in quelle condizioni che cosa
avrei potuto combinare? Mi lasciai scivolare a terra il capo chino. Se dovevo
morire tanto valeva arrendersi. Combattere avrebbe significato ritardare la
morte al più tardi ma di pochi secondi con molta probabilità.
-“Per
favore non svenirmi di nuovo.” Suonava più come una richiesta supplichevole che
un ordine o altro.
Fissai
la sagoma dello sconosciuto che si mosse lentamente fino a toccare le tende
scostandole. Una chioma lunga biondo paglia raccolta in una coda apparve
seguita da un viso affilato ma dai lineamenti stranamente armoniosi e dolci, le
labbra ben proporzionate erano semichiuse in un mezzo sorriso ma nel momento in
cui vidi gli occhi sussultai. Erano color nocciola con goccioline di ambra
attorno alla cornea…strepitosi. Ma quel vampiro non mi era sconosciuto. Lo
avevo già visto! Inaspettatamente mi feci indietro. Lui sorrise scendendo
silenziosamente dal letto:-“Noto che mi rimembri.” Non era una domanda perciò
non risposi.
La
camicia da notte color cremisi lunga fino a coprirgli i piedi frusciò sommessa.
Notai che era ornata con tanto di pizzi e volane che avrebbero ridicolizzato
qualsiasi uomo ma non lui. Le maniche che gli nascondevano quasi l’intera mano
scivolarono sull’avambraccio quando la alzò aprendo la mano:-“Vieni.” M’invitò
melodioso a raggiungerlo. Scossi la testa, quel uomo che dimostrava solo
ventitre o ventiquattro anni vantava in realtà un’esperienza di oltre quattro
secoli! Mi ricordai la notte in cui morirono i miei, ero presente anch’io
assieme a mio fratello, spesso capitava che i figli facessero pratica anche da
giovanissimi nell’arte dello Sterminatore. Rividi davanti ai miei occhi la
scena in cui mia madre veniva sbranata mentre mio padre strangolato. Mio
fratello era svenuto dopo un colpo ricevuto alla testa e giaceva con il volto
nell’erba accanto a una lapide. Paralizzata dal terrore vidi quegli occhi ambra
prima che i rinforzi fossero sopraggiunti. Mi aveva fissato per un secondo poi
aveva battuto la ritirata assieme ai suoi scagnozzi. Non era cambiato da
allora.
-“Sei
mutata rispetto a cinque anni fa mia cara.” Senza che me ne accorgessi
si era fatto avanti ma non era più il momento di scappare, non ora. Mi alzai
faticosamente ad affrontarlo:-“Bastardo! Hai ucciso i miei genitori, te la farò
pagare cara.” Non è che in realtà mi avesse fatto poi quel gran dispiacere, ma
era una questione di principio porca miseria!
-“I
tuoi cari parenti hanno tolto la vita ai miei genitori ed è per colpa
loro se sono divenuto vampiro. Mi vendicherò su tutta la tua stirpe mia cara,
fino all’ultimo.” Non sembrava arrabbiato ma le labbra si strinsero e gli occhi
divennero di ghiaccio dietro le ciglia di seta.
-“Allora
vuoi uccidere anche me?” Chiesi tutt’altro che felice.
-“Oh
no, no, no! Tu sei un’esca. È tuo fratello che voglio. Per te ho altri piani.
Estirperò con lui tutte le speranze di voi MacDiarmid.”
-“Anch’io
ho il loro sangue quindi se non uccidi anche me...”
-“Ma
allora non lo sai!” enunciò sorpreso. Scossi il capo, cattiva mossa, mi assalii
un conato di rigetto che a stento trattenei.
-“Non
so a cosa vuoi arrivare bastardo.” Mi appoggiai alla porta, stanca. Volevo che
la facesse finita al più presto. Mi era arrivato talmente vicino che sentivo il
suo profumo di rose. Vomitargli addosso non sarebbe stata una cattiva idea
dopotutto…
-“Sai qual è il vostro segreto di famiglia
che tentate di nascondere?” Chiese improvvisamente guardandomi.
-“No.”
-“Peccato
di sangue.”
Incominciai
a ridere istericamente. Proprio non riuscivo a trattenermi. Peccato di sangue!
Questa è bella! Quel vampiro aveva il cervello divenuto marcio nel corso degli
anni! Lui si accigliò visibilmente seccato:-“Puoi non credermi mia cara ma
ti assicuro che i tuoi genitori erano cugini di primo grado e tuo fratello
scoprirà del luogo in cui ti trovi…”
M’infuriai
alla sua sicurezza, figuriamoci se mio fratello avesse dovuto…No impossibile!
-“Sei
pazzo!” Annunciai irosa. Lui rise:-“Ma che peperino che abbiamo qui! Beh, lo
vedremo…”
-“E
se non vuoi ammazzarmi che cazzo vuoi da me?”
-“Che
linguaggio colorito!” Finse di scandalizzarsi.
-“Rispondi
coglione!”
Lui
rise eufonico prima di decidersi a parlare:-“Oh! Questa sfrontatezza non la
vivevo da anni!” Poi tornò serio e la scintilla di allegria scomparve dai suoi
occhi:-“Io distruggerò ogni membro della famiglia MacDiarmid…Però mi serve un erede con molto potere.”
-“E
dovrei essere io?” Conclusi.
-“Esatto.
Ma come hai fatto a indovinare?” Domandò sorridendo.
-“Mi
spiace deluderti ma non tengo alcun potenziale speciale a differenza dei miei
parenti.”
-“Oh!
Ma tu li possiedi solo che il tuo subconscio si è sempre rifiutato di darli
alla luce.” Rise. Deglutii. Ero incappata in una fossa molto profonda, voleva
tenermi soggiogata sotto il suo potere e forse anche nel suo regal letto…
Dovevo uscirne in qualche modo e sparai per prender tempo:-“Mi spiace ma sono
sterile.” Annunciai sfidandolo apertamente. Lui smise di ridere anche se un
mezzo sorriso rimase sulle sue labbra. Avvicinandosi felpato mi afferrò per la
nuca senza che riuscissi a scansarlo e con un unico rapido movimento abbassò il
capo sfiorando le mie labbra con le sue, vellutate. Non potevo muovere le mani
per staccarmelo di dosso perciò piegai le testa di lato. Ero diventata paonazza
dall’imbarazzo e l’umiliazione, una Devastatrice che viene baciata da un
vampiro! Inaudito! Lui si scostò da me dopo aver tracciato dolcemente la curva
del mio collo con i polpastrelli poi fece un passo indietro compiaciuto:-“Non
puoi esser infeconda mia cara perché sei ancora una vergine.” Si umettò le
labbra sorridendo.Non aveva funzionato cazzo! Mi maledissi per la mia
vulnerabilità.
-“Sei
un lurido bastardo!” Gridai buttandomi con tutto il mio peso verso il suo
ventre. Naturalmente non fece alcuna fatica a bloccarmi, così mi ritrovai tra
le sue bracca.
-“Ne
vuoi ancora mia cara?” Sorrise malizioso.
-“Vaffanculo!
E smettila di chiamarmi in quel modo!” Mi dimenai come una forsennata cercando
di liberarmi ma lui me lo impedì.
-“Ora
calmati un attimo. Sono stanco e tra un po’ sarà l’alba. Lasciati curare quei
gomiti per favore così ce ne andiamo tutti a dormire.” Con una presa dolce ma
salda mi afferrò le articolazioni strappandomi un gemito, vidi tutto nero per
un attimo.
-“Tra
un poco sarà tutto finito, porta pazienza.” Mi sussurrò comprensivo dopodiché
chiuse gli occhi mormorando parole sconosciute che riconobbi per celtico. Mi
sentii la parte lesa scaldarsi e per poco non mi venne un accidente. Chiusi gli
occhi perdendomi in quel calore e quando li riaprii constatai di non provare
alcun dolore. Lentamente mossi un braccio poi l’altro. Niente. Erano guariti
perfettamente. Sbalordita puntai gli occhi sul vampiro in una muta domanda.
Lui
sorrise enigmatico:-“Ora riposa mia cara.” E con ciò si diresse verso la
porta chiusa che attraversò. Solo una potente magia ti permetteva di
attraversare i muri e lui la possedeva. Ancora incredula mossi le braccia come
un uccello che sta per spiccare il volo dopodiché mi stiracchiai. Ero stanca e
avevo sonno. L’unico mio pensiero era un letto comodo, comodo. MI trascinai
fino al baldacchino ove su di un guanciale scorsi una veste blu notte con
maniche bianche a pizzo. In un primo momento storsi le labbra. Se quel tizio
pensava che avrei indossato una delle sue camicie da notte…Mi guardai i
pantaloni neri di pelle incrostati di sangue e il cappotto fino alle ginocchia
sporco di terra e fango…Beh non era proprio il momento di fare gli schizzinosi.
Mi tolsi la giacca scura e i pantaloni assieme alla maglia aderente bianca
(beh, una volta doveva essere bianca perlomeno), afferrato il capo me lo passai
sopra la testa. La seta morbida mi cinse il corpo accarezzandomi la pelle nuda,
distendendomi tra le lenzuola pensai se non fosse il caso di alimentare il
fuoco ma in fondo che me ne fregava? Non avevo neanche posato la testa sul
guanciale che crollai in un lungo sonno senza sogni.
Mi
destai molto più tardi e lui era di fronte a me, sorridente. Solitamente mi
dava parecchio fastidio che qualcuno mi vedesse da appena sveglia ma in
quell’istante non ci pensai. Notai che indossava un’altra veste di colore
cremisi, bianco quanto la sua pelle e ornato di fronzoli, tra le mani reggeva
un vassoio carico di ogni ben di Dio e proprio in quell’istante lo stomaco
brontolò, reclamando la sua parte.
-“Quanto
ho dormito?” Volli sapere, massaggiandomi le tempie, avevo perso ogni
cognizione del tempo.
-“Il
sole è appena tramontato.”
Bene,
erano allora più o meno le sette e mezza perché eravamo in ottobre. Mi sollevai
leggermente seduta e lui depose il vassoio davanti a me,
incoraggiandomi:-“Mangia pure tutto ciò che vuoi.” Si sistemò sul bordo del
letto di fronte a me.
-“Grazie
ma non ce n’era bisogno.”
-“Devi
essere in forze.”
-“E
per cosa?”
Lui
sorrise in risposta facendomi accapponare la pelle. Lo guardai in
cagnesco:-“Dovrai uccidermi prima di riuscirmi a sfiorare solo con un dito. Non
intendo essere un’erede di un vampiro, tanto meno un’amante.”
-“Davvero?
Credo che sarai costretta a cambiare prospettiva.” Era molto sicuro del fatto
suo il bastardo. Mantenni a stento la calma altrimenti avrei fatto il suo
gioco:-“Sono impiegabile mi dispiace.”
Lui
non replicò perciò mi misi a osservare le pietanze davanti a me. Non sarei
riuscita a finire tutta quella roba perciò optai per un piatto di salmone e una
mela rossa per dessert. Mentre consumavo il mio pasto sentivo gli occhi del
vampiro bruciarmi addosso e alla fine non ressi:-“Insomma la smetti di
fissarmi?” Sbottai seccata.
-“Mi
piace vederti mangiare di gusto mia cara.” Ribatté facendo un sorriso da
seduttore. Lo mandai al diavolo mentalmente e ripresi a sfamarmi senza più
badargli. Mi dava troppo sui nervi, poi d’improvviso un pensiero mi
folgorò:-“Ti sei nutrito stanotte?” Se non lo aveva fatto ero in pericolo. In
un GRAVE pericolo.
-“Preferirei
non rispondere, rischierei di rovinarti l’appetito.” Lo presi per un sì e ciò non mi piacque comunque. Poteva aver
ucciso la vittima oppure no, non lo sapevo né lo volevo sapere. Respinsi il
resto delle cibaglie sul vassoio e lui me lo portò via, poggiandolo sul comodino
di fianco a me. Speravo che se ne andasse invece con mio forte disappunto si
accoccolò sul letto abbracciandosi le ginocchia. I suoi occhi erano fissi su di
me e ciò mi dava un incredibile fastidio.
-“Te
ne vai per piacere?”
-“Lo
vuoi davvero mia cara?”
-“Sì.”
Non batté ciglio nell’alzarsi e si accomodò davanti al camino sedendosi su uno
dei divani in pelle. Notai che era acceso ma io non lo avevo di certo fatto.
Rabbrividii, sicuramente qualcuno era entrato nella stanza prima del mio
risveglio, forse lui stesso. Intanto quel succhia sangue non se ne era andato
come volevo io ma non avevo precisato merda!Si sporse oltre lo schienale del
divano:-“Porteresti qua un po’ d’uva tesoro?”
-“Non
sono il tuo tesoro e non sono la schiava di nessuno.” Ribattei aspra. Lui
sospirò ma non si mosse attendendo che eseguissi la sua richiesta, non ne avevo
alcuna intenzione ma dato che continuava a fissarmi insistentemente mi alzai
furibonda. A grandi passi presi il piatto d’oro con il grappolo d’uva rossa e
mi avvicinai tesa, porgendoglielo bruscamente. Lui me lo prese dalle mani
fingendo di non aver notato i miei modi rozzi e sorrise:-“Grazie…tesoro.”
-“stronzo.”
-“Lo
prendo per un “prego”.”
Cos’è
adesso si metteva anche a impartirmi lezioni di buona educazione?
Mi
porse una mano invitandomi a sedere ma io non l’accettai cingendomi a fare un
duro dietro front ma velocissimo lui me lo impedì afferrandomi per un
polso:-“Non scappare tesoro, vieni, accomodati accanto a me…” Invitò. Era steso
su tutto il divano, con il gomito poggiato sul bracciolo e quindi l’unico
spazio disponibile era di fronte a lui, lo volevo? No, assolutamente. Intuendo
i miei pensieri si mise seduto, tenendomi sempre sotto la sua presa. Nervosa mi
lasciai cadere al suo fianco. Dovevo capire che la sua era una trappola per
avvicinarmi. Calmo prese il grappolo d’uva in una mano e ne staccò un chicco
lanciandoselo in bocca. Non ricordavo che i vampiri mangiassero ma d’altronde era anche vero che non avevo mai
conosciuto uno talmente antico. Si diceva che in America ne pullulavano di
bestie come lui ed erano persino legalizzati…incredibile!!!. Bene, io non ci
avrei mai messo piede.
-“Ne
vuoi un po’ mia cara?” Era una domanda trappola. Se avessi detto di sì
sicuramente mi avrebbe imboccato se invece avessi risposto in maniera negativa
avrebbe chiesto se volevo qualcos’altro perciò usai una scappatoia.
-“Sì
grazie.” E prima che potesse muoversi gli strappai di mano l’intero grappolo.
-“Che
ingorda che sei tesoro!” Esclamò scherzoso ma notai con soddisfazione che era
deluso.
-“Senti…A
meno che non vuoi trovarti a esser chiamato succhia sangue o redivivo potresti
rivelarmi il tuo nome?” Cambiai bruscamente discorso.
-“Morna…”
Mormorò sorpreso dalla mia “improvvisa” curiosità.
Quasi
non mi strozzai con un chicco. Che nome ridicolo! Lui lo notò e non parve
gradirlo perciò partì all’attacco:-“E il tuo qual è se posso permettermi di
chiedertelo.”
-“No
non puoi permettertelo.” Lo beccai con le sue stesse smancerie.
-“Ah no…Huna?” L’ultima parola me la sibilò nell’orecchio, sporgendosi
in avanti. Per poco non sobbalzai, ma mi trattenei ferma:-“Come fai a sapere il
mio nome?” Non mi piaceva affatto che avesse indagato sul mio conto. Voluttuoso
mi passò l’indice sulle labbra prima di rispondere a pochi millimetri dalla mia
bocca:-“L’albero genealogico dei MacDiarmid non è poi tanto introvabile e il
tuo nominativo non passa inosservato.” Aveva abbassato la guardia, sentii le
sue difese magiche diminuire e me ne approfittai all’istante. Come un lampo
mossi la mano con le dita stese bloccandomi proprio sulla sua carotide:-“Non
prenderti troppe confidenze bastardo. Anche se non ho il mio pugnale posso
perforarti il collo con solo cinque dita.” Sibilai sulla sua bocca minacciosa.
Morna sgranò gli occhi visibilmente sorpreso ma poi il suo volto tornò
pacato:-“Fallo pure tesoro, nessuno te lo impedirà…” La sua sicurezza mi fece
vacillare, credevo che si sarebbe spaventato ma la sua imperturbabilità mi
mandava in confusione. Bastarono solo quei pochi secondi per ribaltare completamente
la situazione. I polsi mi furono imprigionati in una ferrea morsa e lui
sorrise:-“Sei ancora molto inesperta mia piccola Sterminatrice.” Ringhiai
furiosa digrignando i denti:-“Crepa maledetto!” Lui sorrise chinando il capo
sul mio collo. Per poco non mi venne un accidente. E se avesse l’intenzione di
mordermi. Sentii i denti acuminati sulla pelle e anche qualcosa di caldo e
umido. Che schifo! Mi aveva leccato! _“Non sono uno spuntino a lecca-lecca!”
Urlai fondandomi in avanti e affondandogli i miei denti nella sua spalla. Certo
non avevo delle zanne ma il dolore che provò secondo me era identico.
Ritraendosi di scatto si massaggiò la parte morsicata.
-“Provaci
ancora e ti ammazzo!”Ringhiai minacciosa.
Lui non replicò, preoccupato si aprì il primo bottone della vestaglia denudando la spalla.Con estrema delicatezza si passò due dita sulla parte lesa e sussultò quando le ritrasse luccicanti di sangue fresco.
-“Mi hai
morso!”
-“Direi di
si.” Ghignai trionfante. Lui invece perse parte della sua maschera di bellezza,
perché il suo volto si contrasse dall’ira e gli occhi si velarono di una strana
fiamma ardente:-“lo sai cosa potrebbe accadere se ti mordessi io?” Sorrise
mostrando le zanne. Sbiancai. Non ci avevo pensato. Lui notò il mio pallore e
il suo sorriso si fece più ampio ma non doveva cantare vittoria così presto
perché le mie risorse non erano certo esaurite:-“Vorresti trasformarmi in un
morto succhia sangue come te?” Domandai spavalda. Lui non parve molto felice
del termine con cui lo avevo appioppato:-“bada a come parli.” Disse duro.
Risposi con un ghigno:-“Sai…se mi trasformassi in un essere orripilante come te
farei presto a ficcarmi un paletto nel cuore prima di aver vissuto neanche
dieci minuti da mostro.” Annunciai sicura. Lui tremò di furore:-“…Io non avrei
voluto divenire come sono ora! È tutta colpa vostra! Ma vivrò finché non mi
sarò vendicato…dopodiché si…penso che morirò…” Sibilò
-“Sei
matto!” Gridai
-“Forse sì
ma non m’importa. Raggiungerò il mio scopo. E sai una cosa? Se io volessi
potrei costringerti con la forza risparmiandomi del tempo prezioso…E sai perché
non lo faccio?”
Non risposi
perché mi resi conto che aveva ragione. Avrebbe potuto farlo senza esitazioni e
poi piegarmi alla sua volontà. Deglutii:-“Perché?”
-“Sarò
sincero con te. Non voglio che diventi come me. Dopo che la mia vendetta sarà
conclusa ti lascerò andare, in fondo noi due siamo simili in un certo senso.
Entrambi senza genitori e disprezzati, tu dalla famiglia io da tutti i vivi.”
Mormorò amaro. Sinceramente mi fece pena però non potevo accettare le mie
condizioni perciò urlai:-“Sei pazzo, pazzo,pazzo! Non paragonarmi a un essere
come te, hai capito?! Noi non siamo per niente simili!” Serrai i pugni. Avrei
voluto menarlo.
-“…Non
rivolgerti a me con quel tono…” Sibilò minaccioso e il suo potere strisciò come
un serpente sulla mia pelle facendomi rizzare i peli sulla nuca:-“…La notte è
ancora lunga.” Sorrise. Ignorai il suo tono voluttuoso e mi rabbuiai.
-“…Vieni
più vicino.” Non lo feci :-“Ti costringerò altrimenti…” niente si mosse a
quella minaccia. Io non l’avrei mai fatto. Lui sospirò sommesso:-“…Mi costringi
a usare la forza tesoro…” Mormorò pigramente una parola arcana e d’improvviso
un’ energia sconosciuta, simile a una corda legata attorno al mio ventre come
un boa mi trascinò inesorabilmente contro di lui. Combattei con tutte le mie
forze ma fu inutile, sudore freddo m’imperlò la fronte dal terrore e dai
continui tentativi di liberarmi ma senza profitto. -“è inutile che ti sforzi,
ogni atto è vano. Arrenditi.” Mi ammonì piano aprendo le braccia in attesa che
gli venissi incontro. Naturalmente non diedi ascolto alle sue parole ma il mio
corpo sembrava muoversi da solo e alla sua voce si era affrettato, era come
essere un burattino mosso dai fili inesorabili del burattinaio che poteva
comandarlo a piacimento. Chiusi gli occhi convulsamente mordendomi le labbra
quando sentii al contatto il tessuto morbido della sua veste. Ero un pezzo di
manichino rigido, immobilizzata in una morsa paranormale. Intanto Morna mi accarezzò
dolcemente la schiena. Il suo tocco era gelido e lo sentivo sulla pelle
nonostante la stoffa della tunica che mi separava dai suoi polpastrelli.
Rabbrividii. Dovevo agire…ma come?! -“Brava…Così…Impara a essere più remissiva…”Sussurrò al mio
orecchio piano. Le sue braccia mi avevano cinto la vita e solo allora con sommo
orrore mi resi conto di stare sulle sue ginocchia. Era davvero una situazione
allarmante. Mi morsi il labbro dal terrore. Il lieve dolore sembrò aiutarmi
perché d’improvviso il corpo parve perdere parte della rigidità, capii a quel
punto il trucco che usava il vampiro. Non era magia quella, ma ipnosi. Abbassai
il capo leggermente per non mostrargli che sanguinavo,poi mi morsi la lingua e
il dolore fu molto maggiore. All’istante l’immobilità scomparve e fui di nuovo
me stessa. Ero stata incauta nel guardarlo negli occhi così esplicitamente, in
tal modo gli avevo facilitato il compito nell’ipnotizzarmi senza che io me ne
accorgessi. Intanto lui non parve notare del mio risanamento e questo era un
bel punto per me perché adesso gliel’avrei fatta pagare a modo mio. Umettandomi
nervosamente le labbra risposi al suo abbraccio piano, lui parve trasalire poi
lo udii pronunciare:-“E così non puoi resistermi tesoro mio?” fortunatamente non vide il mio ghigno
malefico altrimenti il piano sarebbe saltato all’istante. Gli conficcai le
unghie nella schiena e gli feci leggermente male perché sobbalzò ma non si
ritrasse. Forse pensava che fossi stata accecata dalla passione, ma era meglio
così. Lentamente mi accostai al suo collo ove lo avevo morso. Il segno dei
denti spiccava ancora ma si era parzialmente rimarginato…hum…una rapida
capacità di rigenerazione. Sapevo che i vampiri ne erano capaci ma finora il
record era in una nottata, invece quell’essere non ci impiegava neanche ore.
Benissimo. Ora vediamo cosa fai se è più profonda. Ovviamente di zanne non ne
avevo ma avrei fatto come loro con maggiore impeto magari. Mi ritrassi
leggermente indietro e poi affondai con tutte le forze della mascella, come un
bulldog furioso. Morna urlò dalla sorpresa e dal dolore e fece per ritrarsi
bruscamente ma io mi ero aggrappata alla sua schiena con le unghie simili a
ganci dalla furia. Ecco cosa si provava a mordere un vampiro…Avrei dovuto
sperimentarlo prima. Infine fui scaraventata a terra perché lui balzò in piedi
improvvisamente, durante la caduta mi ero saldamente afferrata alla sua
schiena così forte che nel lasciarlo lo
avevo graffiato molto profondamente poiché la tunica gli si lacerò fino a metà
scapola, scoprendogli una spalla. Lui vacillò lievemente prima che lo lasciassi
andare poi si eresse in tutta la sua altezza un metro e ottantacinque
abbondante in confronto ai miei centosettantaquattro centimetri. Non ero bassa
ma neanche altissima, nella norma insomma. Il vampiro invece per quanto alto
fosse non si mostrava molto muscoloso all’apparenza con la corporatura magra e
le spalle esili. Beh, mi resi conto di aver giudicato male la sostanza perché
anche se non robusta aveva una muscolatura asciutta, la sola spalla dava l’idea
a muscoli scolpiti, ma forse anche quella era solo un’illusione. Non lo sapevo
e non me ne importava una cicca. Con soddisfazione osservai il sangue colare
copioso lungo il collo fino a macchiare l’abito. Lui era ancora sconvolto ma cominciava
a riprendersi.
-“Come
diamine hai fatto a liberarti?!” Sbottò furibondo digrignando i denti dalla
sofferenza. Benissimo, mi congratulai con me stessa. Morna mi studiò come un
predatore in vista della preda poi si accorse del labbro ferito e comprese:-“Geniale,
il dolore aiuta…Stavolta hai vinto ma la notte non è ancora finita…Diciamo un
piccolo punto a tuo favore…” S’interruppe gemendo piano. Io invece avrei tanto
voluto vedere la sua espressione ma non lo feci. Non potevo rischiare
nuovamente di essere ipnotizzata perciò mi limitai a fissare la ferita. Lui se
ne accorse e sorrise:-“Andiamo più cauti, vero?” Annuii:-“…Con i piedi di
piombo…” dopodiché lui disse una cosa che mi pietrificò ma non capii se me lo
fossi sognata o fosse realtà pura perciò chiesi cauta:-“Come? Temo di non
aver…capito bene.” Invece dalle sue labbra increspate in un ghigno malizioso
confermai di non essermelo immaginata.
-“Oh…hai
capito benissimo…chi semina raccoglie, quindi ora mi curerai le ferite
altrimenti ci metteranno più tempo a guarire. Sei stata pesante stavolta…” Si
toccò piano il collo trasalendo dal dolore:-“Da quanto tempo che non sento tale
sofferenza…” Si avvicinò piano e io mi ritrassi. Ma lui chiamò
semplicemente:-“Raphael!” al suo grido sommesso dopo un poco giunse l’individuo
richiesto che aprii la porta…compresi allora che si apriva dall’esterno ma non
dall’interno…ma poi il mio pensiero restò interrotto a metà perché riconobbi il
tizio. Era il vampiro che mi aveva comprata! Rimasi sbigottita.Lui mi fissò attentamente
ma poi si soffermò sul padrone, perché si, oramai ne ero sicurissima, era il
braccio destro di Morna senza dubbio alcuno. Ne fui più che convinta quando
preoccupato si avvicinò all’altro vampiro:-“Signore…Voi siete ferito…E
pesantemente dalla vista…Vado a prendere qualcosa per curarvi…” Venne
interrotto da un gesto impaziente di Morna che scosse la testa:-“Non temere
Raphael…Lo farà questa signorina qui presente…”
Raphael mi
fissò gelido ma non se ne andò anzi, avvicinandosi a Morna lo costrinse a
piegare il collo di lato ed esaminò la ferita preoccupato:-“Ne è sicuro? Vuole
davvero che sia lei a…”
-“Sì
Raphael.”Concluse lui imperioso
-“Allora
non insisto ulteriormente signore…” Acconsentì lui indietreggiando e
ritirandosi. Passò attraverso la porta chiusa e se ne andò. Con uno sbuffo
Morna andò a sdraiarsi sul letto coprendosi gli occhi con la mano e io mi
ripromisi di non dormirci mai più sopra preferendo il pavimento.
-“Huna.”
Sobbalzai al mio nome, era la seconda volta che mi chiamava. E il mio nome
pronunciato da lui diveniva strano, simile a un sogno o al paradiso sulla terra
ma non mi lasciai incantare. Era sicuramente un’altra illusione delle
sue:-“Cosa vuoi?” Sbottai aspra. :-“Nulla. Volevo solamente stuzzicarti.”
Ridacchiò. Quanto era odioso! Feci per ribattere ma la porta si aprì e vi entrò
Raphael con una bacinella d’acqua e bende pulite oltre che a un disinfettante e
cotonfiocchi… una balia premurosa. Senza dir nulla mi si avvicinò e mi depose
tutto in mano, prima di andarsene mi sorrise incoraggiante dopodiché se ne
andò…solo allora mi resi conto, troppo tardi di averlo guardato negli occhi ma
non mi parve che mi avesse ipnotizzato in qualche maniera ma per ogni evenienza
mi morsi nuovamente il labbro che ricominciò a sanguinare. Depositai il tutto
sul comodino ma non feci altro. Che si curasse da solo il succhiasangue.
-“Huna?”
Dopo poco giunse la sua voce melliflua.
-“Curati da
solo.” Risposi brusca.
-“Huna…”
Ora era dolcemente minacciosa come un cobra. Lo ignorai. Dal letto giunse un
sospiro sommesso:-“Dobbiamo giungere a compromessi per farti convincere?”
Domandò docile.
-“Sentiamo
a che patto possiamo metterci d’accordo.” Dissi scettica.
-“Se mi
curi…”S’interruppe per riflettere un minuto:-“Ti prometto che non cercherò più
di ipnotizzarti…” Concluse.
-“Come
faccio a fidarmi?” Chiesi ironica.
-“Io
mantengo la mia parola.”
Non potevo
esserne sicura ma era meglio di niente. Se non avessi accettato…sicuramente
avrebbe trovato un altro modo. Perciò mi avvicinai piano e giunta al bordo del
baldacchino depositai il tutto. Era ora disteso a pancia in giù. La ferita
continuava a sanguinare e lui aveva chiuso gli occhi. Al mio arrivo li aprì e
per un momento li incontrai. Profondi inquietanti ma almeno…normali. Si era
denudato la schiena mostrando lunghi graffi profondi ma quelli si stavano
rimarginando pian piano, era spettacolare.
-“Alzati.”
-“Devo
proprio?”
-“Sì.”
Si mise
seduto chinando il capo. Qualche ciocca gli coprì i zigomi alti, scoprendo il
collo. Scostai qualche altro ciuffo e immersi il cotonfiocco nel disinfettante
cominciando poi a pulire piano. Lui mugugnò dal dolore ma non si mosse. Non ci
misi molto dopo quell’operazione glielo fasciai non strettamente e conclusi
l’opera, scommisi che di li a poco si sarebbe rimarginata subito.
-“Grazie.”
Mi sorrise. Non diedi risposta. All’improvviso con una velocità sovrannaturale
mi afferrò per la nuca, avvicinando il suo volto al mio e poco dopo mi stava
baciando arditamente. Sentii la sua lingua incontrare la mia. Feci per
indietreggiare istintivamente ma lui me lo impedì trattenendomi un attimo in
più. Il suo potere si sprigionò come un’onda impetuosa prima che si staccasse.
Lo fissai stordita e arrabbiata:-“Avevi detto niente ipnotismi.”
-“Non stavo
cercando di farlo infatti…” Si umettò le labbra e mi sembrò stranamente
preoccupato.
-“Non
dovevi baciarmi.” Soffiai irosa. Lui mi guardò:-“Ti giuro che non era mia
intenzione volontaria…Io…” saltò in piedi e prima che potessi dir altro era già
scomparso oltre il muro. Scossi la testa ansiosa…Cosa gli era preso?