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Autore: Morna    22/06/2005    3 recensioni
Da anni i McDiarmid si impegnano per sterminare la razza dei Vampiri che minacciano l'umanità ma se un giorno Huna McDiarmid scoprisse che pure loro possiedono un'anima?
Una piccola saga che spero vi piaccia!
Genere: Dark, Fantasy, Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il clan dei Devastanti
 

 

 

 

 

 

 

 


                                                          

                                                            

 

1996, Londra.

 

Avevo le mani legate da una spessa…corda direte voi…sbagliato, catene, pesanti e spessi catenacci che a ogni mio piccolo movimento tintinnavano. I miei polsi e le caviglie erano stati sfregiati fino a sanguinare ai miei continui tentativi di riuscire a liberarmi ma invano. Ero stata privata di tutte le mie armi, compreso il mio pugnale d’argento che mi accompagnava ovunque e che ora se ne stava attaccato alla cintura del mercante degli schiavi che mi fissò ghignando. Digrignai i denti contando lentamente fino a dieci per astenermi dal prenderlo a cazzotti in quel ventre piatto che si ritrovava sperando che bastasse…per fortuna fu sufficiente un’occhiatina alla frusta nella sua mano mi calmò, non desideravo un’altra cicatrice come se non ne avessi già abbastanza.

Ma iniziamo a spiegarvi bene la situazione. Non sono una schiava come molti avranno pensato ma una sterminatrice di vampiri. Avete incontrato uno di questi mostri? Bene mandatemi a chiamare pagandomi profumatamente e lo troverete morto quella notte stessa. La polizia richiedeva spesso il mio aiuto dato che oltre a essere una dei pochi Devastatori rimasti al mondo provengo da una stirpe di Sterminatori considerata la più antica in tutta Inghilterra. Non siamo comuni esseri umani perché siamo dotati di poteri speciali, alcuni di noi sanno resuscitare i morti e di fare incantesimi, altri possono avere premunizioni. Adesso siete curiosi di sapere il mio potere vero? Spiacente deludervi ma non ne possiedo. Eh già! Proprio così non sto mentendo non possiedo proprio alcuna dote particolare a parte una spiccata qualità per le arti marziali e le armi. Vengo considerata da tutta la mia famiglia una pecora nera e i miei genitori erano molto delusi di me fino a quando non ci hanno rimesso la pelle durante il lavoro. Beh pazienza, non ho mai pianto la loro morte, mi avevano sempre ignorata e io avrei fatto lo stesso anche dopo la loro morte. I miei parenti sono rimasti a vivere in Scozia mentre io sono scappata. Proprio così non ce la facevo più a sentirmi dire di quanto fossi una disgraziata…eccetera, eccetera…E se qualcuno ha da obbiettare che a venti anni si è troppo immaturi gli spacco il cranio in due, a me piace così e vivo la mia vita come mi pare e piace. Avevo accumulato un bel gruzzoletto e vivevo in un grazioso appartamento a Londra punto e basta.

E allora perché ero nei sotterranei di un castello abbandonato circondata da vampiri? Semplice. Un piccolo errore sul lavoro, stavo cacciando un branco di vampiri impazziti in un cimitero poco lontano dalla città e sono stata cacciata io. Era stato solo un diversivo per attirarmi fin là e quando mi ero accorta della trappola era già troppo tardi…Dopodiché non ricordo molto, ero stata colpita alla nuca perdendo i sensi e quando sono rinvenuta mi trovavo qui in questa specie di asta lugubre di cui io ero l’unica merce in vendita, a dir poco fantastico!!! Fissai la folla di quegli esseri che continuavano a sparar cifre a tutto spiano mentre il mercante che mi teneva sotto controllo li aizzava ancor di più, sembravano molto umani se non fosse stato per qualche luccichio di zanne alla tremolante luce delle fiaccole…Tutti erano ansiosi di gustare una Devastatrice vergine porca miseria! Era l’ultimo momento per agire altrimenti sarei finita nella merda oltre il mio collo esile. Feci un piccolo passo in avanti e poi mi diedi una spinta molto forte all’indietro verso il vampiro rinsecchito che mi teneva imprigionata. Con una gomitata piantatagli bene nel plesso solare lo feci volare contro il muro. Gli altri vampiri indietreggiarono intimoriti. Un punto per me. Inchinandomi sul mercante estrassi il pugnale dalla sua cintura impugnandolo saldamente con due mani. Era lungo una cinquantina di centimetri, lama d’argento ed elsa in avorio. Mi mancava la pistola fatta su misura per me (tipo quella di Black Cat N.d.A.), ma non avevo tempo di ispezionare meglio le tasche dello strozzino steso. I vampiri si erano ripresi quel tanto che bastava per affrontarmi. Non mi scorraggiai la magia che emanavano era quella di settanta massimo cent’anni, un’età giovane per un vampiro ma in massa erano comunque temibili. Mi diedi alla carica e ne uccisi uno prendendolo col pugnale dritto al cuore poi passai al successivo, stavo cercando di aprirmi un varco verso l’unica uscita all’angolo della sala sotterranea ma venni bruscamente afferrata per il collo. Maledizione il mercante di schiavi non era morto! Non potevo muovere le braccia liberamente perché erano legate dalle catene perciò venni messa al tappeto con facilità la testa schiacciata dalla sua lurida scarpa.

-“Coglione! Lasciami andare o ti ammazzo!” Urlai. Il tacco si piantò con più forza sulla mia testa strappandomi una smorfia di dolore. Le mie braccia erano state torte dietro la schiena in modo molto doloroso. Lo strozzino cercò di strapparmi il coltello dalle mani ma io piantai saldamente le dita attorno l’elsa facendo sbiancare le nocche.

-“Molla il pugnale strega!”Mi minacciò torcendomi ancor più le braccia.

-“Col cazzo!”Gli gridai contro spavalda, nessuno a parte me toccava Zaroc (così l’avevo soprannominata.). 

Mi pentii della mia risposta quasi immediatamente. Il mercante sghignazzò:-“Come vuoi.” Mi torse ancor più i gomiti e io urlai dal dolore lancinante, con un CRACK! Spaventoso mi spezzò le ossa delle articolazioni. Per poco non svenni ancora una volta. La sofferenza che provavo era terribile e mi salì il bile alla bocca.

-“Allora chi offre diecimila sterline per questo bocconcino?” Continuò lui imperturbabile come se non fosse accaduto nulla un istante fa. I “clienti” si ritrassero spaventati, eh già! Dopo un massacro come quello non volevano certo una Devastatrice fra le mani per quanto ferita e debole fosse. Nonostante il dolore atroce sorrisi fra me e me, lottando per non vomitare mi concentrai sulla crepa nella pietra sotto i miei occhi, l’unica cosa che riuscivo a vedere. D’improvviso dal silenzio tombale salì una voce pacata:-“Diecimila sterline e neanche un centesimo in più.” Vidi due stivali grigi  e poi guardai verso l’alto. Era sicuramente un vampiro, lo dedussi dalla sua bellezza ultraterrena, pelle lattea e capelli ramati. Gli occhi verdi erano puntati su di me perciò distolsi lo sguardo frettolosa, non mi avrebbe ipnotizzato come un serpente con la preda, dal viso dedussi almeno una ventina d’anni ma l’aspetto ingannava un’esperienza di oltre un secolo. Rabbrividì. E così sarei morta per mano di quell’essere. Non lottai più contro il senso di svenimento, almeno non gli avrei dato la soddisfazione di mordermi e seviziarmi da sveglia. Caddi in un accogliente buio privo di qualsiasi luce.

 

                                                                             * * *

 

-“Ugh…” Mugolai. Un forte dolore alle braccia mi colse impreparata facendomi quasi urlare. Ero viva. Ma com’era possibile? Dovevo essere morta, ma nell’aldilà non bisognerebbe provare sofferenza fisica. Aprii cautamente gli occhi, un soffitto alto e illuminato da calde candele fisse in un candelabro d’oro appeso mi destò completamente. Sì ero in qualche maniera rimasta viva. La prima cosa che mi venne in mente dopo era: Mi avevano morso? Non potevo constatarlo di persona a causa degli arti inutilizzabili. Mi alzai in ginocchio con le braccia inerti lungo i fianchi, fasciate strettamente. Ero distesa su un tappeto persiano soffice di fronte a un enorme letto a baldacchino con le tende nere trasparenti e lenzuola di seta nera. Dietro di me un fuoco allegro scoppiettava in un camino e un divano in pelle nera era di fronte ad esso. Alla mia sinistra notai una scrivania color ebano con tanto di sedia e calamaio sul legno lucido. Tende in velluto nero coprivano finestre lunghe tutta la parete invece alla mia destra…La via di fuga!!! Accanto a una libreria enorme c’era una porta a due ante, se non fosse stata chiusa e magari se nessuno mi avesse fermato…Tentar non nuoce, conclusi alzandomi faticosamente in piedi, le braccia ciondolarono procurandomi fitte di un acutissimo dolore ma non ci feci caso. Dovevo fuggire, a qualsiasi costo, mi rendevo perfettamente conto che in quel posto ero in pericolo. Sentivo qualcosa di minaccioso nell’aria. Decisa feci per spingere il pesante portone con una spalla quando una voce pacata proferì:-“Io al tuo posto non lo farei. Oltretutto è chiusa.” Proveniva dal letto a baldacchino, di scatto mi voltai e scorsi una sagoma indistinta a causa delle tende nero trasparente. I capelli mi si rizzarono sulla nuca, come avevo fatto a non notarlo? Si era forse nascosto sotto le coperte? Poco probabile ma allora…D’improvviso una folata di magia m’investì mandandomi nel panico, era un vampiro ma non un vampiro qualsiasi. Era anziano almeno quattrocento anni se non più era la prima volta che ne incontravo uno talmente potente. Non dovevo perdere tempo ma agire, con una violenta spallata che per poco non mi fece slogare la scapola mi aspettai che la porta cedesse ma invano, era chiusa. Il vampiro non mi aveva mentito. Presa dalla disperazione mi sarei messa a battere i pugni e a gridare ma con gli arti superiori in quelle condizioni che cosa avrei potuto combinare? Mi lasciai scivolare a terra il capo chino. Se dovevo morire tanto valeva arrendersi. Combattere avrebbe significato ritardare la morte al più tardi ma di pochi secondi con molta probabilità.

-“Per favore non svenirmi di nuovo.” Suonava più come una richiesta supplichevole che un ordine o altro.

Fissai la sagoma dello sconosciuto che si mosse lentamente fino a toccare le tende scostandole. Una chioma lunga biondo paglia raccolta in una coda apparve seguita da un viso affilato ma dai lineamenti stranamente armoniosi e dolci, le labbra ben proporzionate erano semichiuse in un mezzo sorriso ma nel momento in cui vidi gli occhi sussultai. Erano color nocciola con goccioline di ambra attorno alla cornea…strepitosi. Ma quel vampiro non mi era sconosciuto. Lo avevo già visto! Inaspettatamente mi feci indietro. Lui sorrise scendendo silenziosamente dal letto:-“Noto che mi rimembri.” Non era una domanda perciò non risposi.

La camicia da notte color cremisi lunga fino a coprirgli i piedi frusciò sommessa. Notai che era ornata con tanto di pizzi e volane che avrebbero ridicolizzato qualsiasi uomo ma non lui. Le maniche che gli nascondevano quasi l’intera mano scivolarono sull’avambraccio quando la alzò aprendo la mano:-“Vieni.” M’invitò melodioso a raggiungerlo. Scossi la testa, quel uomo che dimostrava solo ventitre o ventiquattro anni vantava in realtà un’esperienza di oltre quattro secoli! Mi ricordai la notte in cui morirono i miei, ero presente anch’io assieme a mio fratello, spesso capitava che i figli facessero pratica anche da giovanissimi nell’arte dello Sterminatore. Rividi davanti ai miei occhi la scena in cui mia madre veniva sbranata mentre mio padre strangolato. Mio fratello era svenuto dopo un colpo ricevuto alla testa e giaceva con il volto nell’erba accanto a una lapide. Paralizzata dal terrore vidi quegli occhi ambra prima che i rinforzi fossero sopraggiunti. Mi aveva fissato per un secondo poi aveva battuto la ritirata assieme ai suoi scagnozzi. Non era cambiato da allora.

-“Sei mutata rispetto a cinque anni fa mia cara.” Senza che me ne accorgessi si era fatto avanti ma non era più il momento di scappare, non ora. Mi alzai faticosamente ad affrontarlo:-“Bastardo! Hai ucciso i miei genitori, te la farò pagare cara.” Non è che in realtà mi avesse fatto poi quel gran dispiacere, ma era una questione di principio porca miseria!

-“I tuoi cari parenti hanno tolto la vita ai miei genitori ed è per colpa loro se sono divenuto vampiro. Mi vendicherò su tutta la tua stirpe mia cara, fino all’ultimo.” Non sembrava arrabbiato ma le labbra si strinsero e gli occhi divennero di ghiaccio dietro le ciglia di seta.

-“Allora vuoi uccidere anche me?” Chiesi tutt’altro che felice.

-“Oh no, no, no! Tu sei un’esca. È tuo fratello che voglio. Per te ho altri piani. Estirperò con lui tutte le speranze di voi MacDiarmid.”

-“Anch’io ho il loro sangue quindi se non uccidi anche me...”

-“Ma allora non lo sai!” enunciò sorpreso. Scossi il capo, cattiva mossa, mi assalii un conato di rigetto che a stento trattenei.

-“Non so a cosa vuoi arrivare bastardo.” Mi appoggiai alla porta, stanca. Volevo che la facesse finita al più presto. Mi era arrivato talmente vicino che sentivo il suo profumo di rose. Vomitargli addosso non sarebbe stata una cattiva idea dopotutto…

 -“Sai qual è il vostro segreto di famiglia che tentate di nascondere?” Chiese improvvisamente guardandomi.

-“No.”

-“Peccato di sangue.”

Incominciai a ridere istericamente. Proprio non riuscivo a trattenermi. Peccato di sangue! Questa è bella! Quel vampiro aveva il cervello divenuto marcio nel corso degli anni! Lui si accigliò visibilmente seccato:-“Puoi non credermi mia cara ma ti assicuro che i tuoi genitori erano cugini di primo grado e tuo fratello scoprirà del luogo in cui ti trovi…”

M’infuriai alla sua sicurezza, figuriamoci se mio fratello avesse dovuto…No impossibile!

-“Sei pazzo!” Annunciai irosa. Lui rise:-“Ma che peperino che abbiamo qui! Beh, lo vedremo…”

-“E se non vuoi ammazzarmi che cazzo vuoi da me?”

-“Che linguaggio colorito!” Finse di scandalizzarsi.

-“Rispondi coglione!”

Lui rise eufonico prima di decidersi a parlare:-“Oh! Questa sfrontatezza non la vivevo da anni!” Poi tornò serio e la scintilla di allegria scomparve dai suoi occhi:-“Io distruggerò ogni membro della famiglia MacDiarmid…Però  mi serve un erede con molto potere.”

-“E dovrei essere io?” Conclusi.

-“Esatto. Ma come hai fatto a indovinare?” Domandò sorridendo.

-“Mi spiace deluderti ma non tengo alcun potenziale speciale a differenza dei miei parenti.”

-“Oh! Ma tu li possiedi solo che il tuo subconscio si è sempre rifiutato di darli alla luce.” Rise. Deglutii. Ero incappata in una fossa molto profonda, voleva tenermi soggiogata sotto il suo potere e forse anche nel suo regal letto… Dovevo uscirne in qualche modo e sparai per prender tempo:-“Mi spiace ma sono sterile.” Annunciai sfidandolo apertamente. Lui smise di ridere anche se un mezzo sorriso rimase sulle sue labbra. Avvicinandosi felpato mi afferrò per la nuca senza che riuscissi a scansarlo e con un unico rapido movimento abbassò il capo sfiorando le mie labbra con le sue, vellutate. Non potevo muovere le mani per staccarmelo di dosso perciò piegai le testa di lato. Ero diventata paonazza dall’imbarazzo e l’umiliazione, una Devastatrice che viene baciata da un vampiro! Inaudito! Lui si scostò da me dopo aver tracciato dolcemente la curva del mio collo con i polpastrelli poi fece un passo indietro compiaciuto:-“Non puoi esser infeconda mia cara perché sei ancora una vergine.” Si umettò le labbra sorridendo.Non aveva funzionato cazzo! Mi maledissi per la mia vulnerabilità.

-“Sei un lurido bastardo!” Gridai buttandomi con tutto il mio peso verso il suo ventre. Naturalmente non fece alcuna fatica a bloccarmi, così mi ritrovai tra le sue bracca.

-“Ne vuoi ancora mia cara?” Sorrise malizioso.

-“Vaffanculo! E smettila di chiamarmi in quel modo!” Mi dimenai come una forsennata cercando di liberarmi ma lui me lo impedì.

-“Ora calmati un attimo. Sono stanco e tra un po’ sarà l’alba. Lasciati curare quei gomiti per favore così ce ne andiamo tutti a dormire.” Con una presa dolce ma salda mi afferrò le articolazioni strappandomi un gemito, vidi tutto nero per un attimo.

-“Tra un poco sarà tutto finito, porta pazienza.” Mi sussurrò comprensivo dopodiché chiuse gli occhi mormorando parole sconosciute che riconobbi per celtico. Mi sentii la parte lesa scaldarsi e per poco non mi venne un accidente. Chiusi gli occhi perdendomi in quel calore e quando li riaprii constatai di non provare alcun dolore. Lentamente mossi un braccio poi l’altro. Niente. Erano guariti perfettamente. Sbalordita puntai gli occhi sul vampiro in una muta domanda.

Lui sorrise enigmatico:-“Ora riposa mia cara.” E con ciò si diresse verso la porta chiusa che attraversò. Solo una potente magia ti permetteva di attraversare i muri e lui la possedeva. Ancora incredula mossi le braccia come un uccello che sta per spiccare il volo dopodiché mi stiracchiai. Ero stanca e avevo sonno. L’unico mio pensiero era un letto comodo, comodo. MI trascinai fino al baldacchino ove su di un guanciale scorsi una veste blu notte con maniche bianche a pizzo. In un primo momento storsi le labbra. Se quel tizio pensava che avrei indossato una delle sue camicie da notte…Mi guardai i pantaloni neri di pelle incrostati di sangue e il cappotto fino alle ginocchia sporco di terra e fango…Beh non era proprio il momento di fare gli schizzinosi. Mi tolsi la giacca scura e i pantaloni assieme alla maglia aderente bianca (beh, una volta doveva essere bianca perlomeno), afferrato il capo me lo passai sopra la testa. La seta morbida mi cinse il corpo accarezzandomi la pelle nuda, distendendomi tra le lenzuola pensai se non fosse il caso di alimentare il fuoco ma in fondo che me ne fregava? Non avevo neanche posato la testa sul guanciale che crollai in un lungo sonno senza sogni.

Mi destai molto più tardi e lui era di fronte a me, sorridente. Solitamente mi dava parecchio fastidio che qualcuno mi vedesse da appena sveglia ma in quell’istante non ci pensai. Notai che indossava un’altra veste di colore cremisi, bianco quanto la sua pelle e ornato di fronzoli, tra le mani reggeva un vassoio carico di ogni ben di Dio e proprio in quell’istante lo stomaco brontolò, reclamando la sua parte.

-“Quanto ho dormito?” Volli sapere, massaggiandomi le tempie, avevo perso ogni cognizione del tempo.

-“Il sole è appena tramontato.”

Bene, erano allora più o meno le sette e mezza perché eravamo in ottobre. Mi sollevai leggermente seduta e lui depose il vassoio davanti a me, incoraggiandomi:-“Mangia pure tutto ciò che vuoi.” Si sistemò sul bordo del letto di fronte a me.

-“Grazie ma non ce n’era bisogno.”

-“Devi essere in forze.”

-“E per cosa?”

Lui sorrise in risposta facendomi accapponare la pelle. Lo guardai in cagnesco:-“Dovrai uccidermi prima di riuscirmi a sfiorare solo con un dito. Non intendo essere un’erede di un vampiro, tanto meno un’amante.”

-“Davvero? Credo che sarai costretta a cambiare prospettiva.” Era molto sicuro del fatto suo il bastardo. Mantenni a stento la calma altrimenti avrei fatto il suo gioco:-“Sono impiegabile mi dispiace.”

Lui non replicò perciò mi misi a osservare le pietanze davanti a me. Non sarei riuscita a finire tutta quella roba perciò optai per un piatto di salmone e una mela rossa per dessert. Mentre consumavo il mio pasto sentivo gli occhi del vampiro bruciarmi addosso e alla fine non ressi:-“Insomma la smetti di fissarmi?” Sbottai seccata.

-“Mi piace vederti mangiare di gusto mia cara.” Ribatté facendo un sorriso da seduttore. Lo mandai al diavolo mentalmente e ripresi a sfamarmi senza più badargli. Mi dava troppo sui nervi, poi d’improvviso un pensiero mi folgorò:-“Ti sei nutrito stanotte?” Se non lo aveva fatto ero in pericolo. In un GRAVE pericolo.

-“Preferirei non rispondere, rischierei di rovinarti l’appetito.”  Lo presi per un sì e ciò non mi piacque comunque. Poteva aver ucciso la vittima oppure no, non lo sapevo né lo volevo sapere. Respinsi il resto delle cibaglie sul vassoio e lui me lo portò via, poggiandolo sul comodino di fianco a me. Speravo che se ne andasse invece con mio forte disappunto si accoccolò sul letto abbracciandosi le ginocchia. I suoi occhi erano fissi su di me e ciò mi dava un incredibile fastidio.

-“Te ne vai per piacere?”

-“Lo vuoi davvero mia cara?”

-“Sì.” Non batté ciglio nell’alzarsi e si accomodò davanti al camino sedendosi su uno dei divani in pelle. Notai che era acceso ma io non lo avevo di certo fatto. Rabbrividii, sicuramente qualcuno era entrato nella stanza prima del mio risveglio, forse lui stesso. Intanto quel succhia sangue non se ne era andato come volevo io ma non avevo precisato merda!Si sporse oltre lo schienale del divano:-“Porteresti qua un po’ d’uva tesoro?”

-“Non sono il tuo tesoro e non sono la schiava di nessuno.” Ribattei aspra. Lui sospirò ma non si mosse attendendo che eseguissi la sua richiesta, non ne avevo alcuna intenzione ma dato che continuava a fissarmi insistentemente mi alzai furibonda. A grandi passi presi il piatto d’oro con il grappolo d’uva rossa e mi avvicinai tesa, porgendoglielo bruscamente. Lui me lo prese dalle mani fingendo di non aver notato i miei modi rozzi e sorrise:-“Grazie…tesoro.”

-“stronzo.”  

-“Lo prendo per un “prego”.”

Cos’è adesso si metteva anche a impartirmi lezioni di buona educazione?

Mi porse una mano invitandomi a sedere ma io non l’accettai cingendomi a fare un duro dietro front ma velocissimo lui me lo impedì afferrandomi per un polso:-“Non scappare tesoro, vieni, accomodati accanto a me…” Invitò. Era steso su tutto il divano, con il gomito poggiato sul bracciolo e quindi l’unico spazio disponibile era di fronte a lui, lo volevo? No, assolutamente. Intuendo i miei pensieri si mise seduto, tenendomi sempre sotto la sua presa. Nervosa mi lasciai cadere al suo fianco. Dovevo capire che la sua era una trappola per avvicinarmi. Calmo prese il grappolo d’uva in una mano e ne staccò un chicco lanciandoselo in bocca. Non ricordavo che i vampiri  mangiassero ma d’altronde era anche vero che non avevo mai conosciuto uno talmente antico. Si diceva che in America ne pullulavano di bestie come lui ed erano persino legalizzati…incredibile!!!. Bene, io non ci avrei mai messo piede.

-“Ne vuoi un po’ mia cara?” Era una domanda trappola. Se avessi detto di sì sicuramente mi avrebbe imboccato se invece avessi risposto in maniera negativa avrebbe chiesto se volevo qualcos’altro perciò usai una scappatoia.

-“Sì grazie.” E prima che potesse muoversi gli strappai di mano l’intero grappolo.

-“Che ingorda che sei tesoro!” Esclamò scherzoso ma notai con soddisfazione che era deluso.

-“Senti…A meno che non vuoi trovarti a esser chiamato succhia sangue o redivivo potresti rivelarmi il tuo nome?” Cambiai bruscamente discorso.

-“Morna…” Mormorò sorpreso dalla mia “improvvisa” curiosità.

Quasi non mi strozzai con un chicco. Che nome ridicolo! Lui lo notò e non parve gradirlo perciò partì all’attacco:-“E il tuo qual è se posso permettermi di chiedertelo.”

-“No non puoi permettertelo.” Lo beccai con le sue stesse smancerie.

-“Ah no…Huna?” L’ultima parola me la sibilò nell’orecchio, sporgendosi in avanti. Per poco non sobbalzai, ma mi trattenei ferma:-“Come fai a sapere il mio nome?” Non mi piaceva affatto che avesse indagato sul mio conto. Voluttuoso mi passò l’indice sulle labbra prima di rispondere a pochi millimetri dalla mia bocca:-“L’albero genealogico dei MacDiarmid non è poi tanto introvabile e il tuo nominativo non passa inosservato.” Aveva abbassato la guardia, sentii le sue difese magiche diminuire e me ne approfittai all’istante. Come un lampo mossi la mano con le dita stese bloccandomi proprio sulla sua carotide:-“Non prenderti troppe confidenze bastardo. Anche se non ho il mio pugnale posso perforarti il collo con solo cinque dita.” Sibilai sulla sua bocca minacciosa. Morna sgranò gli occhi visibilmente sorpreso ma poi il suo volto tornò pacato:-“Fallo pure tesoro, nessuno te lo impedirà…” La sua sicurezza mi fece vacillare, credevo che si sarebbe spaventato ma la sua imperturbabilità mi mandava in confusione. Bastarono solo quei pochi secondi per ribaltare completamente la situazione. I polsi mi furono imprigionati in una ferrea morsa e lui sorrise:-“Sei ancora molto inesperta mia piccola Sterminatrice.” Ringhiai furiosa digrignando i denti:-“Crepa maledetto!” Lui sorrise chinando il capo sul mio collo. Per poco non mi venne un accidente. E se avesse l’intenzione di mordermi. Sentii i denti acuminati sulla pelle e anche qualcosa di caldo e umido. Che schifo! Mi aveva leccato! _“Non sono uno spuntino a lecca-lecca!” Urlai fondandomi in avanti e affondandogli i miei denti nella sua spalla. Certo non avevo delle zanne ma il dolore che provò secondo me era identico. Ritraendosi di scatto si massaggiò la parte morsicata.

-“Provaci ancora e ti ammazzo!”Ringhiai minacciosa.   

Lui non replicò, preoccupato si aprì il primo bottone della vestaglia denudando la spalla.Con estrema delicatezza si passò due dita sulla parte lesa e sussultò quando le ritrasse luccicanti di sangue fresco.

-“Mi hai morso!”

-“Direi di si.” Ghignai trionfante. Lui invece perse parte della sua maschera di bellezza, perché il suo volto si contrasse dall’ira e gli occhi si velarono di una strana fiamma ardente:-“lo sai cosa potrebbe accadere se ti mordessi io?” Sorrise mostrando le zanne. Sbiancai. Non ci avevo pensato. Lui notò il mio pallore e il suo sorriso si fece più ampio ma non doveva cantare vittoria così presto perché le mie risorse non erano certo esaurite:-“Vorresti trasformarmi in un morto succhia sangue come te?” Domandai spavalda. Lui non parve molto felice del termine con cui lo avevo appioppato:-“bada a come parli.” Disse duro. Risposi con un ghigno:-“Sai…se mi trasformassi in un essere orripilante come te farei presto a ficcarmi un paletto nel cuore prima di aver vissuto neanche dieci minuti da mostro.” Annunciai sicura. Lui tremò di furore:-“…Io non avrei voluto divenire come sono ora! È tutta colpa vostra! Ma vivrò finché non mi sarò vendicato…dopodiché si…penso che morirò…” Sibilò

-“Sei matto!” Gridai

-“Forse sì ma non m’importa. Raggiungerò il mio scopo. E sai una cosa? Se io volessi potrei costringerti con la forza risparmiandomi del tempo prezioso…E sai perché non lo faccio?”

Non risposi perché mi resi conto che aveva ragione. Avrebbe potuto farlo senza esitazioni e poi piegarmi alla sua volontà. Deglutii:-“Perché?”

-“Sarò sincero con te. Non voglio che diventi come me. Dopo che la mia vendetta sarà conclusa ti lascerò andare, in fondo noi due siamo simili in un certo senso. Entrambi senza genitori e disprezzati, tu dalla famiglia io da tutti i vivi.” Mormorò amaro. Sinceramente mi fece pena però non potevo accettare le mie condizioni perciò urlai:-“Sei pazzo, pazzo,pazzo! Non paragonarmi a un essere come te, hai capito?! Noi non siamo per niente simili!” Serrai i pugni. Avrei voluto menarlo.

-“…Non rivolgerti a me con quel tono…” Sibilò minaccioso e il suo potere strisciò come un serpente sulla mia pelle facendomi rizzare i peli sulla nuca:-“…La notte è ancora lunga.” Sorrise. Ignorai il suo tono voluttuoso e mi rabbuiai.

-“…Vieni più vicino.” Non lo feci :-“Ti costringerò altrimenti…” niente si mosse a quella minaccia. Io non l’avrei mai fatto. Lui sospirò sommesso:-“…Mi costringi a usare la forza tesoro…” Mormorò pigramente una parola arcana e d’improvviso un’ energia sconosciuta, simile a una corda legata attorno al mio ventre come un boa mi trascinò inesorabilmente contro di lui. Combattei con tutte le mie forze ma fu inutile, sudore freddo m’imperlò la fronte dal terrore e dai continui tentativi di liberarmi ma senza profitto. -“è inutile che ti sforzi, ogni atto è vano. Arrenditi.” Mi ammonì piano aprendo le braccia in attesa che gli venissi incontro. Naturalmente non diedi ascolto alle sue parole ma il mio corpo sembrava muoversi da solo e alla sua voce si era affrettato, era come essere un burattino mosso dai fili inesorabili del burattinaio che poteva comandarlo a piacimento. Chiusi gli occhi convulsamente mordendomi le labbra quando sentii al contatto il tessuto morbido della sua veste. Ero un pezzo di manichino rigido, immobilizzata in una morsa paranormale. Intanto Morna mi accarezzò dolcemente la schiena. Il suo tocco era gelido e lo sentivo sulla pelle nonostante la stoffa della tunica che mi separava dai suoi polpastrelli. Rabbrividii. Dovevo agire…ma come?! -“Brava…Così…Impara  a essere più remissiva…”Sussurrò al mio orecchio piano. Le sue braccia mi avevano cinto la vita e solo allora con sommo orrore mi resi conto di stare sulle sue ginocchia. Era davvero una situazione allarmante. Mi morsi il labbro dal terrore. Il lieve dolore sembrò aiutarmi perché d’improvviso il corpo parve perdere parte della rigidità, capii a quel punto il trucco che usava il vampiro. Non era magia quella, ma ipnosi. Abbassai il capo leggermente per non mostrargli che sanguinavo,poi mi morsi la lingua e il dolore fu molto maggiore. All’istante l’immobilità scomparve e fui di nuovo me stessa. Ero stata incauta nel guardarlo negli occhi così esplicitamente, in tal modo gli avevo facilitato il compito nell’ipnotizzarmi senza che io me ne accorgessi. Intanto lui non parve notare del mio risanamento e questo era un bel punto per me perché adesso gliel’avrei fatta pagare a modo mio. Umettandomi nervosamente le labbra risposi al suo abbraccio piano, lui parve trasalire poi lo udii pronunciare:-“E così non puoi resistermi tesoro mio?”  fortunatamente non vide il mio ghigno malefico altrimenti il piano sarebbe saltato all’istante. Gli conficcai le unghie nella schiena e gli feci leggermente male perché sobbalzò ma non si ritrasse. Forse pensava che fossi stata accecata dalla passione, ma era meglio così. Lentamente mi accostai al suo collo ove lo avevo morso. Il segno dei denti spiccava ancora ma si era parzialmente rimarginato…hum…una rapida capacità di rigenerazione. Sapevo che i vampiri ne erano capaci ma finora il record era in una nottata, invece quell’essere non ci impiegava neanche ore. Benissimo. Ora vediamo cosa fai se è più profonda. Ovviamente di zanne non ne avevo ma avrei fatto come loro con maggiore impeto magari. Mi ritrassi leggermente indietro e poi affondai con tutte le forze della mascella, come un bulldog furioso. Morna urlò dalla sorpresa e dal dolore e fece per ritrarsi bruscamente ma io mi ero aggrappata alla sua schiena con le unghie simili a ganci dalla furia. Ecco cosa si provava a mordere un vampiro…Avrei dovuto sperimentarlo prima. Infine fui scaraventata a terra perché lui balzò in piedi improvvisamente, durante la caduta mi ero saldamente afferrata alla sua schiena  così forte che nel lasciarlo lo avevo graffiato molto profondamente poiché la tunica gli si lacerò fino a metà scapola, scoprendogli una spalla. Lui vacillò lievemente prima che lo lasciassi andare poi si eresse in tutta la sua altezza un metro e ottantacinque abbondante in confronto ai miei centosettantaquattro centimetri. Non ero bassa ma neanche altissima, nella norma insomma. Il vampiro invece per quanto alto fosse non si mostrava molto muscoloso all’apparenza con la corporatura magra e le spalle esili. Beh, mi resi conto di aver giudicato male la sostanza perché anche se non robusta aveva una muscolatura asciutta, la sola spalla dava l’idea a muscoli scolpiti, ma forse anche quella era solo un’illusione. Non lo sapevo e non me ne importava una cicca. Con soddisfazione osservai il sangue colare copioso lungo il collo fino a macchiare l’abito. Lui era ancora sconvolto ma cominciava a riprendersi.

-“Come diamine hai fatto a liberarti?!” Sbottò furibondo digrignando i denti dalla sofferenza. Benissimo, mi congratulai con me stessa. Morna mi studiò come un predatore in vista della preda poi si accorse del labbro ferito e comprese:-“Geniale, il dolore aiuta…Stavolta hai vinto ma la notte non è ancora finita…Diciamo un piccolo punto a tuo favore…” S’interruppe gemendo piano. Io invece avrei tanto voluto vedere la sua espressione ma non lo feci. Non potevo rischiare nuovamente di essere ipnotizzata perciò mi limitai a fissare la ferita. Lui se ne accorse e sorrise:-“Andiamo più cauti, vero?” Annuii:-“…Con i piedi di piombo…” dopodiché lui disse una cosa che mi pietrificò ma non capii se me lo fossi sognata o fosse realtà pura perciò chiesi cauta:-“Come? Temo di non aver…capito bene.” Invece dalle sue labbra increspate in un ghigno malizioso confermai di non essermelo immaginata.

-“Oh…hai capito benissimo…chi semina raccoglie, quindi ora mi curerai le ferite altrimenti ci metteranno più tempo a guarire. Sei stata pesante stavolta…” Si toccò piano il collo trasalendo dal dolore:-“Da quanto tempo che non sento tale sofferenza…” Si avvicinò piano e io mi ritrassi. Ma lui chiamò semplicemente:-“Raphael!” al suo grido sommesso dopo un poco giunse l’individuo richiesto che aprii la porta…compresi allora che si apriva dall’esterno ma non dall’interno…ma poi il mio pensiero restò interrotto a metà perché riconobbi il tizio. Era il vampiro che mi aveva comprata! Rimasi sbigottita.Lui mi fissò attentamente ma poi si soffermò sul padrone, perché si, oramai ne ero sicurissima, era il braccio destro di Morna senza dubbio alcuno. Ne fui più che convinta quando preoccupato si avvicinò all’altro vampiro:-“Signore…Voi siete ferito…E pesantemente dalla vista…Vado a prendere qualcosa per curarvi…” Venne interrotto da un gesto impaziente di Morna che scosse la testa:-“Non temere Raphael…Lo farà questa signorina qui presente…”

Raphael mi fissò gelido ma non se ne andò anzi, avvicinandosi a Morna lo costrinse a piegare il collo di lato ed esaminò la ferita preoccupato:-“Ne è sicuro? Vuole davvero che sia lei a…”

-“Sì Raphael.”Concluse lui imperioso

-“Allora non insisto ulteriormente signore…” Acconsentì lui indietreggiando e ritirandosi. Passò attraverso la porta chiusa e se ne andò. Con uno sbuffo Morna andò a sdraiarsi sul letto coprendosi gli occhi con la mano e io mi ripromisi di non dormirci mai più sopra preferendo il pavimento.

-“Huna.” Sobbalzai al mio nome, era la seconda volta che mi chiamava. E il mio nome pronunciato da lui diveniva strano, simile a un sogno o al paradiso sulla terra ma non mi lasciai incantare. Era sicuramente un’altra illusione delle sue:-“Cosa vuoi?” Sbottai aspra. :-“Nulla. Volevo solamente stuzzicarti.” Ridacchiò. Quanto era odioso! Feci per ribattere ma la porta si aprì e vi entrò Raphael con una bacinella d’acqua e bende pulite oltre che a un disinfettante e cotonfiocchi… una balia premurosa. Senza dir nulla mi si avvicinò e mi depose tutto in mano, prima di andarsene mi sorrise incoraggiante dopodiché se ne andò…solo allora mi resi conto, troppo tardi di averlo guardato negli occhi ma non mi parve che mi avesse ipnotizzato in qualche maniera ma per ogni evenienza mi morsi nuovamente il labbro che ricominciò a sanguinare. Depositai il tutto sul comodino ma non feci altro. Che si curasse da solo il succhiasangue.

-“Huna?” Dopo poco giunse la sua voce melliflua.

-“Curati da solo.” Risposi brusca.

-“Huna…” Ora era dolcemente minacciosa come un cobra. Lo ignorai. Dal letto giunse un sospiro sommesso:-“Dobbiamo giungere a compromessi per farti convincere?” Domandò docile.

-“Sentiamo a che patto possiamo metterci d’accordo.” Dissi scettica.

-“Se mi curi…”S’interruppe per riflettere un minuto:-“Ti prometto che non cercherò più di ipnotizzarti…” Concluse.

-“Come faccio a fidarmi?” Chiesi ironica.

-“Io mantengo la mia parola.”

Non potevo esserne sicura ma era meglio di niente. Se non avessi accettato…sicuramente avrebbe trovato un altro modo. Perciò mi avvicinai piano e giunta al bordo del baldacchino depositai il tutto. Era ora disteso a pancia in giù. La ferita continuava a sanguinare e lui aveva chiuso gli occhi. Al mio arrivo li aprì e per un momento li incontrai. Profondi inquietanti ma almeno…normali. Si era denudato la schiena mostrando lunghi graffi profondi ma quelli si stavano rimarginando pian piano, era spettacolare.

-“Alzati.”

-“Devo proprio?”

-“Sì.”

Si mise seduto chinando il capo. Qualche ciocca gli coprì i zigomi alti, scoprendo il collo. Scostai qualche altro ciuffo e immersi il cotonfiocco nel disinfettante cominciando poi a pulire piano. Lui mugugnò dal dolore ma non si mosse. Non ci misi molto dopo quell’operazione glielo fasciai non strettamente e conclusi l’opera, scommisi che di li a poco si sarebbe rimarginata subito.

-“Grazie.” Mi sorrise. Non diedi risposta. All’improvviso con una velocità sovrannaturale mi afferrò per la nuca, avvicinando il suo volto al mio e poco dopo mi stava baciando arditamente. Sentii la sua lingua incontrare la mia. Feci per indietreggiare istintivamente ma lui me lo impedì trattenendomi un attimo in più. Il suo potere si sprigionò come un’onda impetuosa prima che si staccasse. Lo fissai stordita e arrabbiata:-“Avevi detto niente ipnotismi.”

-“Non stavo cercando di farlo infatti…” Si umettò le labbra e mi sembrò stranamente preoccupato.

-“Non dovevi baciarmi.” Soffiai irosa. Lui mi guardò:-“Ti giuro che non era mia intenzione volontaria…Io…” saltò in piedi e prima che potessi dir altro era già scomparso oltre il muro. Scossi la testa ansiosa…Cosa gli era preso? 

 

  
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