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Autore: PrincipessaGin    09/12/2009    0 recensioni
Salve, è la primissima volta che scrivo per cui se volete dare un'occhiata siete i benvenuti. E' un pò un'autobiografia, una specie di diario scritto in un momento di ispirazione/disperazione ed è abbastanza triste. Spero di incuriosirvi!!^^ "Già allora vivevo nel mondo dei libri, pieno di personaggi che mi sembravano più reali, più veri di quelli che conoscevo nella mia vita quotidiana. Provavano le mie stesse emozioni, erano impulsivi, a volte egoisti, altre davano la vita per coloro che amavano. Sognavo una vita come la loro, non avrei desiderato altro che qualcuno mi bussasse alla porta per trascinarmi in una mirabolante avventura dove avrei rischiato la vita, salvato chi mi stava accanto, sconfitto il cattivissimo di turno e…mi sarei innamorata. Non capivo bene cosa realmente volesse dire… ma quando leggevo quella parola sentivo che era qualcosa che mi apparteneva, era la mia natura che mi chiamava."
Genere: Triste, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cerco un senso a tutto questo eppure non riesco ancora a spiegarmi…le cose sono successe troppo in fretta e io qui,ora, chiusa in questa stanza non posso fare altro che affidare tutta me stessa a una macchina che, se non mi darà risposta, almeno mi darà tregua. Ricordo perfettamente il momento in cui tutto è iniziato: avevo tredici anni e non mi ero mai innamorata prima, non realmente almeno. Già allora vivevo nel mondo dei libri, pieno di personaggi che mi sembravano più reali, più veri di quelli che conoscevo nella mia vita quotidiana. Provavano le mie stesse emozioni, erano impulsivi, a volte egoisti, altre davano la vita per coloro che amavano. Sognavo una vita come la loro, non avrei desiderato altro che qualcuno mi bussasse alla porta per trascinarmi in una mirabolante avventura dove avrei rischiato la vita, salvato chi mi stava accanto, sconfitto il cattivissimo di turno e…mi sarei innamorata. Non capivo bene cosa realmente volesse dire… ma quando leggevo quella parola sentivo che era qualcosa che mi apparteneva, era la mia natura che mi chiamava. Anche io avrei incontrato il mio cavaliere, l’avrei prima odiato e poi me ne sarei innamorata follemente per non lasciarlo mai più. Ma, come ogni volta, tu mi scombinasti i piani.

Tu, piccolo e insignificante bambino… mi colpisti in un’afosa giornata di mezza estate, l’estate più calda della nostra vita. Eravamo seduti insime ai nostri amici e stavi parlando,una giornata apparentemente uguale a tutte le altre. Poi ti girasti e puntasti i tuoi occhi azzurri su di me. BUM! Cosa stavo provando? Era la stessa sensazione di quando leggevo i miei libri, solo più forte, più mia. Mai la vita reale mi era sembrata così vivida. Era una sensazione strana, di leggero fastidio, di incompletezza e allo stesso tempo era un piacere sconosciuto e magico: le leggendarie farfalle sbattevano le loro ali dentro di me. Cosa dovevo fare? Tu non eri una cotta, non potevo giocare con te. Tu eri importante, me lo diceva il mio corpo, il mio cuore, tutto di me mi comunicava quanto tu fossi diverso. Ed eri molto diverso anche da quello che avevo immaginato per me: io ti conoscevo! E bene anche! Come potevi essere tu? Avremmo dovuto conoscerci all’improvviso, non da una vita, odiarci prima….per poi non riuscire più a fuggire dalla vera realtà del nostro amore… e in effetti io non riuscivo a fuggire via: mi ero innamorata di te. In maniera del tutto inaspettata mi avevi travolto senza nemmeno rendertene conto. Le mie amiche non capivano, non ti vedevano come ti vedevo io…. Non mi ero nemmeno accorta di quanto tu fossi basso o che fossi più giovane e, diciamocelo, anche un po’ bruttino. Eppure io ero rapita da te.

Te lo dissi. Ancora oggi penso che la mia fretta inesperta abbia creato spesso più disastri che bene, e tu fosti gentile, nel modo che amavo tanto, ma, secondo te, non eri per me. Non mi crollò il mondo addosso, non quel giorno almeno. Pensavo che un amore, a quel punto, si potesse mettere via con molta facilità, ma ancora una volta mi sbagliavo. Metterti via non era semplice per un cuore poco allenato come il mio…. Attesi, in silenzio, di crescere un po’, di guardarmi intorno, lasciandoti una cospicua parte del mio cuore e imparando a convivere con quel senso di incompletezza, riempiendo i vuoti alla bell’e meglio. La fretta fu per l’ennesima volta mia nemica, in un momento di pazzia (oggi la definisco così) mi dichiarai di nuovo a te dopo pochi mesi in maniera così infantile e supplichevole che ripensandoci arrossisco ancora. Quanta pazienza hai avuto con me!

Poi basta, il nulla. Non volevo più saperne, non volevo più averti dentro di me in quella maniera così ossessiva. Era passato un anno ormai e io lo dichiarai fin troppo tempo per amare una persona che non ricambiava. Ma tu non lasciasti il tuo posto e rimanesti lì, la saggezza delle esperienze precedenti mi aiutò fortunatamente a non ripeter quell’errore di dirti tutto quello che avevo dentro, paradossalmente tu ti avvicinavi in proporzione a quanto poco interesse dimostravo nei tuoi confronti.

Non sono una che ha mai preteso molto, diciamo che mi sapevo accontentare. Quel poco che mi concedevi di te mi bastava, o me lo facevo bastare… come sempre nessuno riusciva a capire questa mia follia. Forse un amore come il mio era troppo adulto, intrappolato nel corpo di una quindicenne che mai nessuno avrebbe capito. Eppure per me era semplice come bere un bicchiere d’acqua, cosa importava il resto? Lui aveva l’anima più bella, lo spirito più gentile e anche se non sarebbe stato mio, per lo meno potevo godere quel poco di lui che mi era concesso.

Poi successe. 

 

  
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