Muove le sue dita il burattinaio. Quasi inconsapevole di ciò che causerà quell’impercettibile movimento di un solo dito.

Ignaro di ciò che causerà, continua il suo gioco, davanti al pubblico.

A collegare le abili dita, un filo. La folla lo vede a stento e solo se luce vi si riflette sopra.

Ma non è forse la parte più importante? Senza il filo, tutto si ferma.

E balla la marionetta, collegata alle dita che la muovono, da quello stesso filo. Balla seguendo le indicazioni che gli dà il marionettista, con abili dita, che comincia a comprendere che a tale movimento del dito, risponderà tale movimento della bambola. E la bambola non riesce a ribellarsi. Esegue. Non può fare altro.

Tra le risate di alcuni bambini, provenienti dalla platea, qualcosa si spezza.

Il filo si era stressato troppo e si è rotto.

La bambola cade a terra, non si muove più. E il burattinaio guarda il tutto, sorpreso.

In lontananza, dello scotch, osservava la scena. Aspettava e aspettava. Non doveva fare altro che aspettare, finchè non sarebbe stata richiesta la sua unica abilità. Rincollare le due metà di filo in un unico.

Si avvolge ora intorno alle due estremità, velocemente. Il pubblico non avrebbe aspettato molto.

E così, anche lo scotch entra a far parte dello spettacolo.

Appena in filo si collega di nuovo, il marionettista ricomincia a tirare i fili, e la marionetta a muoversi.

Lo scotch continua a incollare e il filo continuava a legare e a permettere che il tutto continuasse.

Fino alla prossima rottura.