Il dolore di Anna
Perché mi hai abbandonato?
Non è giusto… Eri l’unico
che credevi in me…
Che dimostrava d’essere
orgoglioso di me… come se fossi una figlia, anche se tra noi non c’erano ne
parentele ne legami.
Però un legame c’era, un
legame indissolubile nato quel giorno alla stazione quando io aspettavo che
qualcuno venisse a prendermi e tu cercavi “il ragazzo” che la Signora Spencer
ti aveva promesso… Che scherzo del destino… Eppure anche se tu sapevi fin dall’inizio
che io non ero chi desideravi, anche se sapevi che Marilla a casa ti avrebbe
rimproverato mi hai accolto prima sul tuo calesse, poi a casa tua ed infine nel
tuo cuore, magari non in quest’ordine ma… E’ successo ed ora, a distanza di
anni sono qui a vegliarti… Marilla è accanto a me… Ha gli occhi rossi dal
troppo pianto…
Quante ne abbiamo passate
tutti e tre insieme…
Non è giusto. Perché è
successo… Vedo e sento tutti molto vicini, ma non sanno niente del mio dolore,
del dolore di Marilla.
Non sono riuscita a
piangere… Le lacrime non vogliono saperne di scendere e come se il mio dolore
si fosse cristallizzato all’interno del mio cuore… Sono qui con il corpo, ma la
mente è lontana… Sta viaggiando nei ricordi…
Ricordi di un tempo in cui
tu c’eri… Ogni stagione è legata a te… Ogni stanza di questa casa è legata a
te…
Diana mi viene vicino e mi
chiede qualcosa… La guardo quasi a volerla mettere a fuoco… Ritorno finalmente
nel mio corpo… Mi ripete la domanda… “Vuoi che mi fermi a dormire da voi
stanotte?” La guardo. Cara Diana, la mia amica del cuore, quante ne abbiamo
passate insieme… Le sorrido mestamente, ma con fermezza le dico “No, grazie di
cuore Diana, ma questo è il nostro dolore”. Marilla ha sentito, mi si avvicina
e mi tristemente mi sorride: so di aver fatto la scelta giusta.
Approfitto di un attimo di
pace per salire in camera a rinfrescarmi. Mi guardo allo specchio. Ho il viso
pallido e neppure le lentiggini riescono a darmi un po’ di colore, solo i
capelli sono l’unica nota di colore e danno al mio viso un aspetto ancor più
pallido. Penso a te a quando mi dicevi, fin da bambina, che sarei diventata una
donna meravigliosa… Mi osservo meglio allo specchio… Ed inaspettatamente vedo i
miei occhi lucidi… Calde lacrime rigano d’improvviso il mio viso: non riesco a
smettere. Mi lascio scivolare per terra ed inizio a singhiozzare come una
bambina: non m’importa se al piano di sotto mi sentono, non m’importa di nulla:
tu non ci sei più. Questa è l’unica cosa di cui m’importa e non posso fare
nulla. Continuo a piangere…
Non so per quanto tempo
sono rimasta per terra a piangere, mi avvicino alla finestra e scosto la tenda:
la sera ha ceduto il posto alla notte… E tante stelle, brillanti come diamanti
su un manto di velluto, splendono in questa triste notte. Osservo la notte: è
così tranquilla come sei sempre stato tu… Tu eri il mio punto di riferimento,
non ti ho mai sentito alzare la voce, quanti sorrisi che mi regalavi. Non ho
mai conosciuto mio padre, ma sono sicura che tu sia riuscito a sostituirlo egregiamente.
Sapevi sempre consigliarmi nel modo giusto.
Scendo e vedo Marilla, è
accanto a te. Dalla cucina sento un rumore decido di andare a vedere. E’ la
signora Lynde che sta cucinando. La guardo mentre lei, senza distogliere lo
sguardo da quello che sta facendo mi dice: “il dolore è grande, lo so, però
dovete mangiare. Siccome non siete nello stato d’animo per farlo voi, lo farò
io. Sono sicura che anche tu e Marilla fareste lo stesso per me”. La signora
Lynde termina la frase con un sorriso rassicurante poi improvvisamente mi
abbraccia. Ricambio l’abbraccio con affetto e la ringrazio. Marilla è ancora
seduta con gli occhi persi nel vuoto. Mi avvicino “Devi mangiare” le dico con
dolcezza. Lei mi guarda e sembra non volersi allontanare da te. Sa che domani
non ti vedrà più. Sa che domani tu lascerai per sempre questa casa e non farai
più ritorno. Insisto e la sospingo verso la sala da pranzo, dove la signora
Lynd ha già provveduto ad apparecchiare la tavola. Marilla sembra sorpresa.
Pensava anche lei che fossero andati via tutti, invece… La signora Lynde osserva
il suo operato compiaciuta. Poi va a prendere il suo soprabito, ci raccomanda
di mangiare tutto e di non preoccuparsi per le stoviglie sporche, passerà lei
domattina a lavarle prima del funerale. Esce frettolosamente di casa. Io e
Marilla osserviamo il tavolo e seppur con poca voglia ci sediamo e cerchiamo di
fare onore alla cena.
Finito di cenare accompagno
Marilla a riposare un po’. Lei a malincuore acconsente. Torno in cucina e
riordino tutto. Dopotutto tu adoravi questa casa e non voglio che tu pensi che
la stiamo trascurando: neppure per un giorno. Finite le incombenze salgo nella
mia camera, non prima di aver controllato Marilla.
Mi stendo sul letto della
mia camera. Marilla aveva pianto prima di cedere al sonno. Era stata una
giornata molto faticosa per entrambe. Cerco un po’ di sollievo dal dolore che
provo e spero che il sonno giunga presto per impedirmi di pensare… Pensare che
domani tu lascerai per sempre questa casa… La tua casa… Buonanotte Matthew.
L’alba è appena spuntata ed
io sto guardando il soffitto già da un po’… Mi alzo dal letto. Che strano,
solitamente quando dormo mi muovo e disfo letteralmente il letto, stanotte
invece il letto sembra intatto. Scendo di sotto e come al solito per prima cosa
vengo a darti il buongiorno.
Ti sorrido, anche se so che
non potrai ricambiare. Gli occhi mi si inumidiscono, cerco di trattenere le
lacrime meglio che posso e dopo qualche attimo capisco di aver vinto la mia
battaglia. Preparo la colazione e vado a controllare Marilla. E’ già vestita ed
è seduta sul letto perfettamente rifatto. Mi guarda con gli occhi pieni di
lacrime “Come farò” mi dice. La stringo con affetto e in un sussurro le dico
“Ce la faremo. Ce l’abbiamo sempre fatta. Ricorda che puoi contare su di me ed
io so che posso contare su di te, non siamo sole” le dico con gli occhi umidi.
Mi guarda come a volermi sondare l’anima e poi mi stupisce dicendomi “Meno male
che ho te Anna! Come farei altrimenti a sopportare da sola un simile dolore.
Non riesco ancora a credere a quanto e successo in questi giorni… ” poi crolla
in un pianto liberatorio. Le resto accanto e l’abbraccio. Si ricompone e guarda
l’ora: le 7.00. Ci alziamo ed andiamo a prepararci per l’ultimo giorno di
Matthew in questa casa. Iniziano ad arrivare le prime persone: Diana ed i suo
genitori, la signora Lynd e suo marito Thomas, la signora Allan, Jane e Ruby
con i loro genitori, ed altri abitanti di Avonlea. La signora Allan mi si
avvicina “Come stai?” mi chiede. La guardo con affetto: se me l’avesse chiesto
qualcun altro me la sarei presa un pò, ma la signora Allan sa tutto l’affetto
che provo per Matthew e per Marilla e con voce abbastanza normale le dico
“Bene, so che Matthew non vorrebbe vedermi triste, quindi cerco di non esserlo,
anche se non è facile”.
E’ l’ora. Il corteo è
pronto e mestamente ci avviamo verso la chiesa dove il reverendo Allan
celebrerà il rito funebre.
La chiesa è gremita di
gente: oh Matthew! Non ti piaceva attirare l’attenzione, volevi sempre passare
inosservato, ed invece tutti ti hanno voluto bene… Sei entrato nel cuore di
tutti con la tua bontà, con la tua generosità. Il reverendo inizia la funzione.
Marilla sembra distratta: ha lo sguardo perso nel vuoto. Ascolto l’omelia con
gli occhi fissi sulla tua bara: non posso fare nulla per riportarti tra noi ma
posso ricordarti e portarti nel mio cuore. Improvvisamente una frase del
reverendo cattura la mia attenzione: “lui non è morto, si è addormentato e
domani lo ritroveremo nel regno dei cieli: lui da lassù non ci ha dimenticati
ne lo farà mai, anzi, continuerà a vegliarci come ha sempre fatto”. Che sciocca
che sono stata! Devo ricordarlo. E’ questo il regalo più bello che posso
fargli. Non ti dimenticherò mai Matthew! Finalmente il mio cuore è più sereno.
Osservo di sottecchi Marilla: anche lei ha ascoltato quella frase e sembra
rifletterci sopra. Ci spostiamo in cimitero. La bara viene calata all’interno
della fossa: io e Marilla lasciamo scivolare i nostri fiori sopra la bara. Ci
rivedremo Matthew, questo non è un addio ma un arrivederci.