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Autore: Kikyo90    11/12/2009    2 recensioni
Non ho mai pensato molto a come sarei morta, ma morire al posto di qualcuno che amo è un buon modo per andarmene.
La storia che sto per raccontarvi ha dell'incredibile, forse non mi crederete neanche ma non vi biasimo per questo. Del resto, se non la stessi vivendo io stessa in questo momento, anche io faticherei a credere che le vicende di una persona comune si siano potute intrecciare a quelle dei personaggi di un libro.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TOO LOST IN YOUR EYES

CAPITOLO 1

Non ho mai pensato molto a come sarei morta, ma morire al posto di qualcuno che amo è un buon modo per andarmene.
La storia che sto per raccontarvi ha dell'incredibile, forse non mi crederete neanche ma non vi biasimo per questo. Del resto, se non la stessi vivendo io stessa in questo momento, anche io faticherei a credere che le vicende di una persona comune si siano potute intrecciare a quelle dei personaggi di un libro. Si, avete capito bene: ho proprio detto i personaggi di un libro.
Prima di pensare a me come ad una pazza, vi prego di aspettare e di ascoltare la storia che sto per raccontarvi.
Tutto ha inizio parecchi anni fa, ormai non so più nemmeno io quanti, ma ricordo ogni particolare come se fosse accaduto solo ieri...

***

La giornata era iniziata come al solito e si preannunciava tranquilla. Daphne Seta si era alzata come al solito alle sei e mezzo del mattino per fare colazione e prepararsi per andare a scuola, cosa che non le era mai piaciuta ma che quel giorno la entusiasmava più del solito.
Il motivo? Un ragazzo molto affascinante della scuola vicina che vedeva sempre alla fermata dell'autobus.
“Lo sento, oggi è la volta buona che riesco a parlargli... che agitazione!”
Daphne frequentava il liceo linguistico e il ragazzo in questione il liceo scientifico. Era carino da non crederci, alto coi capelli neri la cui frangia ricadeva sugli occhi talmente scuri da faticare a scorgere la pupilla. Lei non avrebbe saputo dire se lui l'avesse notata oppure no, fatto sta che quando rimanevano soli ad aspettare il pullman (ognuno al lato opposto della strada) gli sguardi di entrambi si posavano sull'altro facendo bene attenzione a non farsi scoprire e se per caso gli occhi si incrociavano rimanevano incatenati per un brevissimo attimo prima di tornare nuovamente a guardare da tutt'altra parte.
In quei momenti, il povero cuore di Daphne batteva iperattivo nella speranza che lui si decidesse a parlarle dato che lei dubitava di avere il coraggio necessario ad attaccare bottone con lui. Questa paura era dettata dal fatto che l'avevano sempre definita una brutta ragazza anche se le sue amiche le dicevano continuamente che non era vero e che doveva valorizzarsi.
“Forza e coraggio, è ora di andare...”
La ragazza si riscosse dai suoi pensieri e si alzò dal tavolo, diretta al lavandino per lavare la tazza usata per la colazione e quando ebbe finito di mettere in ordine tutto quanto andò a prendere il suo zaino per prepararsi ad uscire.
“Che stupida, stavo dimenticando le chiavi!”
Daphne tornò dentro e prese le chiavi dal tavolino davanti al televisore per poi uscire di nuovo e chiudere bene la porta. I suoi genitori non erano in casa dato che si alzavano molto presto per andare a lavorare. La sua mamma, Dalila Stevens, lavorava come segretaria in una fabbrica dove venivano prodotti vestiti di alta moda mentre il suo papà, Morgan Seta, era un importante giornalista.
Avendo due genitori molto impegnati, era scontato che lei fosse spesso costretta a rimanere da sola ma stava ben attenta a non far pesare la situazione a nessuno perché sapeva che la cosa non faceva piacere a nessuno della famiglia.
Nei suoi attimi di solitudine, Daphne si rifugiava nel mondo della fantasia leggendo il suo libro preferito: Twilight. Passava ore intere a fantasticare su Edward, il vampiro dalla bellezza straordinaria e non poteva fare a meno di provare invidia per Isabella che aveva trovato l'amore della sua vita in così poco tempo.
Sospirò, pensando di nuovo al bel ragazzo dai capelli neri.
“Chissà come si chiama, mamma mia quanto mi piace...”
Mentre lo sognava ad occhi aperti, ecco che il pullman fece la sua comparsa come a ricordarle che nella vita bisogna tenere i piedi per terra. Salì e timbrò il suo biglietto, dopodiché andò a sedersi accanto alla sua amica Rose.
-Allora, come va?
-Bene, sono sicura che oggi è la volta buona. Riuscirò a parlargli, vedrai...
-Brava, così si fa! Devi essere determinata, e poi hai detto che vi scambiate degli sguardi, no?
-Già... comunque resto del parere che avresti potuto presentarmelo tu, dato che lo conosci. Perché non mi dici almeno come si chiama?
-Troppo facile così, e poi sarà più bello saperlo al momento, non trovi?
Scesero dall'autobus, Daphne borbottando qualcosa che somigliava a “bell'amica che ho” mentre l'altra se la rideva sotto i baffi.
-Cos'hai da mugugnare sempre, eh?
Daphne si girò e vide arrivare Claire, un'altra sua amica che aveva contribuito coi suoi consigli ad incoraggiarla al grande passo.
-Colpa di Rose che non vuole dirmi come si chiama.
-Claire, dille anche tu che non c'è gusto a sapere tutto e subito...
-Infatti... Daph, Rosalie ha ragione. Oggi, dopo che usciremo da scuola andrai tu stessa a parlargli e gli chiederai come si chiama. Se sei fortunata capirà anche di piacerti e magari sarà lui stesso a chiederti informazioni su di te.
-Io... non so se voglio che capisca. Di sicuro non gli piacerò e...
-Basta,-intervenne Rosalie-non voglio sentire questi discorsi. Adesso inventerai una scusa qualsiasi e al momento giusto andrai da lui.
-Concordo in pieno!-esclamò Claire mentre lei e Rosalie prendevano Daphne sottobraccio per avviarsi insieme in classe.
Naturalmente, la ragazza sapeva che quel giorno non sarebbe riuscita a concentrarsi su nulla dato che la sua mente era occupata dalla preoccupazione.
Solo il pensiero di quello che avrebbe fatto la agitava a dismisura. Che scusa avrebbe usato per attaccare bottone con lui? Doveva sbrigarsi a farsi venire in mente qualcosa o avrebbe finito per farselo scappare.
Entrarono in classe e andarono a sedersi ai rispettivi posti, preparandosi ad una nuova mattinata di lezioni.

 


Saaalve a tutti!!!!!!!!!!!!! Questa fic doveva essere scritta per un concorso, ma solo ora ho trovato il modo di mandarla avanti. È un po' la mia storia, ci mette un po' per ingranare, spero abbiate la pazienza di leggerla e la gentilezza di commentare ^^

  
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