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Autore: HonoSamurai    13/12/2009    5 recensioni
Lovino rise con amaro tono: - Si, magari Cento Passi li faccio!- Il settentrionale si ritrovò a sospirare nuovamente, passò la mano sulla schiena del fratello tentando in quel modo di fargli sentire la sua presenza: - Cento…sai contare giusto?- - Si..so contare..- Feliciano sorrise accarezzandogli la nuca: - E camminare?- - Si, so camminare..-
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La camera era buia, non una luce trapelava dalle finestre chiuse su cui erano state tirate con perizia scure tendine

La camera era buia, non una luce trapelava dalle finestre chiuse su cui erano state tirate con perizia scure tendine.

Era giorno?

Era notte?

Il giovane in camicia da notte avvolto delle coperte del suo letto non lo sapeva.

Restava lì.

Fermo.

Era ammalato.

La porta della stanza cigolò aprendosi, un raggio di luce illumino l’interno facendo mugolare contrariato il ragazzo dai capelli bruni.

Chi aveva poco prima aperto la porta entrò, si intravide appena la sagoma: capelli corti con un ciuffo a ricciolo e abiti eleganti che fasciavano il corpo esile.

Due gocce d’acqua, ma di animo diverso.

Stesso ciuffo ribelle a ricciolo, ma tonalità di castano diverse.

- Romano..non puoi continuare così..-

Sospirò Feliciano sedendosi sul letto accanto al fratello, posandogli una mano sul capo accarezzandolo, Lovino si rigirò nel letto dando le spalle al settentrionale:

- Posso!-

- Se vuoi guarire devi cercare di uscirne, non posso fare tutto io..-

Lovino strinse i pugni:

- Non ho chiesto il tuo aiuto!-

Feliciano abbassò la testa, non sopportava di vedere di vedere triste o ammalato il fratello ed ora che entrambi i fenomeni si manifestavano..beh…tutto risultava terribile..

Avrebbe voluto aiutarlo, curarlo, ma Lovino si ostinava a non dirgli il nome della malattia che aveva:

- Lovino, ti prego, devi dirmi cosa ti succede…che malattia hai?-

Il bruno si strinse il petto con le braccia:

- è una Cosa Mia, non ti riguarda!-

Italia del nord cercò ripetutamente di far girare Lovino verso di lui, ma i suoi sforzi furono vani perché il fratello resto girato di spalle:

- Se stai male mi riguarda! È una Cosa Nostra! Non tua!-

Lovino tremò leggermente, non voleva far ammalare anche il fratello e, se gli stava vicino, rischiava di infettare anche lui..

- Vai via, Feliciano! Sono cazzi miei! Va bene?!-

Veneziano non ai lasciò scuotere dall’improvvisa frase cattiva di Romano, lo conosceva, e sapeva benissimo che ora stava tentando di proteggerlo.

Ma lui ora era cresciuto, non aveva più paura.

Era un uomo!

Forse Lovino non l’aveva notato, ma ormai lui era più alto ed anche più forte.

Un tempo erano gemelli.

Ora lui era diventato il maggiore e, come tale, si sarebbe preso cura del suo fratellino.

- Usciamo a fare due passi, su, un po’ d’aria pulita ti farà bene..-

Lovino rise con amaro tono:

- Si, magari Cento Passi li faccio!-

 Il settentrionale si ritrovò a sospirare nuovamente, passò la mano sulla schiena del fratello tentando in quel modo di fargli sentire la sua presenza:

- Cento…sai contare giusto?-

- Si..so contare..-

Feliciano sorrise accarezzandogli la nuca:

- E camminare?-

- Si, so camminare..-

Lovino non capiva dove il fratello volesse arrivare…

- Facciamo così...usciamo fuori, tu conti Cento Passi e se poi ti senti ancora poco bene ti riporto a casa..-

Il meridionale pensò un attimo alla proposta del gemello, poi scosse il capo rannicchiandosi:

- No, no, no! Non voglio uscire! Non voglio! Tanto è inutile..non guarirò!-

Così non poteva continuare..

Feliciano lo sapeva bene, non sarebbe mai guarito se non usciva.

Se non faceva un gesto per dimostrare che avrebbe combattuto quella malattia con tutte le sue forze.

Lui aveva capito che non poteva continuare a tirarsi indietro..

A non combattere nascondendosi dietro agli altri , durante la Seconda Guerra Mondiale.

Per diventare grandi bisognava innanzi tutto dimostrare a sé stessi di essere delle persone adulte.

Fissò ancora per qualche istante il fratello raggomitolato nelle coperte e senza più aspettare lo prese per la vita caricandoselo in spalla:

- Idiota! Cosa stai facendo?!-

Hetalia iniziò con passo sicuro ad incamminarsi verso l'esterno della casa con Lovino sulla spalla che continuava a scalciare tentando di scendere, ma Feliciano era forte.

Mentre Lovino era diventato più gracile e, di conseguenza, più debole.

Lui invece aveva accresciuto la sua forza cercando di non fare i medesimi errori fatti quando era più giovane, proprio perchè non voleva fare gli stessi sbagli già fatti non voleva assolutamente abbandonare suo fratello ad un destino avverso.

Aveva visto che ormai da mesi un male sconosciuto lo stava lentamente consumando e, conscio di non volerlo veder scomparire, aveva deciso di aiutarlo con tutte le sue forze.

Erano fratelli.

Nelle loro vene scorreva il medesimo sangue, non poteva abbandonarlo!

Arrivò alla porta e con la mano libera la aprì, Romano continuava ad insultarlo ed a rivolgergli improperi di ogni tipo, ma la voce si era fatta debole e bassa, quasi piagnucolosa:

- Eccoci fuori!-

Esclamò allegro Feliciano posandolo a terra soltanto quando ormai la casa era lontana, Lovino lo fissò con occhi lucidi, la vestaglia bianca veniva scossa lentamente dalla brezza ed il vento gli solleticava così la pelle del viso:

- Perchè?-

Mormorò, si sentiva tradito..

Perchè Feliciano l'aveva portato fuori?

Perchè aveva voluto..

Romano sentì un'improvvisa fitta alle gambe che gli cedettero, ma prima che le ginocchia potessero toccare terra il fratello lo afferrò sostenendolo:

- Non mi interessa cos'hai, ma un po' d'aria ti farà bene! Ed io ci sarò sempre per aiutarti! Non è con il silenzio che ti aiuterai! Di me ti puoi fidare!-

Feliciano posò una mano sulla guancia del meridionale accarezzandola delicatamente, Lovino si ritrovò a fissare le iridi del fratello.

Lo sguardo era..

Sicuro.

Determinato.

Preoccupato.

Ma quel fuoco..quel fuoco che vedeva negli occhi del fratello lo faceva sentire al sicuro, alcune lacrime caddero dai suoi occhi, Feliciano le asciugò subito con tocco gentile:

- Non piangere, Lovino, non piangere per una malattia così insignificante, basta che credi in te e vedrai che tutto si risolverà per il meglio…-

Il meridionale abbassò lo sguardo:

- D…davvero?-

- Davvero, sono tuo fratello..fidati ti me, ti prego!-

Lovino alzò gli occhi incontrando nuovamente gli occhi del fratello..

Si poteva fidare?

Si…poteva fidarsi..

Era suo fratello in fondo e si erano sempre aiutati…

Doveva!

Accennò un sorriso stringendosi al settentrionale che sorrise nel sentire le parole del bruno:

- Mi fido..-

 

 

   
 
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