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Autore: Melanyholland    13/12/2009    20 recensioni
Una serie di missing moments della stagione uno, raccontati da un punto di vista particolare.
Scritta per la Criticombola.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: Melanyholland

Iniziativa: Criticombola (www.criticoni.net)

Prompt: #66 “Perché dovrei farlo io al posto tuo?”

Summary: una serie di missing moments della stagione uno, raccontati da un punto di vista particolare.

Rating: giallo

Pairing: Chuck/Blair

Disclaimer: Gossip Girl non è mio. Ho solo preso in prestito i suoi personaggi per divertirmi un po’.

 

 

 

The Driver’s Tale

 

 

“Perché dovrei farlo io al posto tuo?”.

Arthur sapeva bene che porsi certi interrogativi era decisamente poco professionale, ma qualche volta non riusciva proprio a trattenersi. Quando aveva accettato di lavorare per i Bass, una delle famiglie più facoltose di New York (forse perfino la più facoltosa, come aveva sottolineato con un sorriso eccitato sua moglie Susan alla notizia), si era aspettato di dover accompagnare il magnate Bart Bass a riunioni di lavoro, meeting con altri industriali, aeroporti per viaggi d’affari e sì, ovviamente anche ad appuntamenti con signorine attraenti e disinibite; Arthur non era al suo primo impiego e sapeva come girava il mondo, soprattutto ai piani alti, pur non avendo mai occupato certi ruoli in prima persona.

Quello che sicuramente non si era aspettato il primo giorno di lavoro, era di trovarsi davanti un ragazzino che poteva avere quindici o sedici anni, in un completo elegante adatto a un uomo di trenta o quaranta, con ai fianchi due ragazze  di circa venti, che lo fissavano come se volessero divorarlo con gli occhi.

“Quindi sei tu il mio nuovo autista”, lo apostrofò il ragazzino –il suo capo, si corresse- con un’occhiata quasi sdegnosa, mentre Arthur gli apriva diligentemente la portiera della limousine.

“Arthur Banks”, si presentò con un lieve ossequio.

“Io sono Chuck Bass”.

C’era tracotanza e autocompiacimento nel tono e le giovani donne ne parvero ammaliate. Sembrava quasi che il ragazzo l’avesse detto più per vantarsi che per presentarsi a sua volta e probabilmente, rifletté Arthur, era così.

 “Beh, andiamo a divertirci stasera, Arthur.” proseguì il suo nuovo capo, lanciando un’occhiata lasciva alle accompagnatrici, che ridacchiarono e arrossirono.

 “Ma dobbiamo fare una fermata, prima.”

“Certo, signore”.

Come Arthur avrebbe scoperto poco più tardi, la ‘fermata’ era per rifornimento di droga. Non che fosse il giovane Bass a scomodarsi per andarla a prendere.

“Questi sono per la coca e questi per te.” gli sussurrò con tono cospiratorio, infilandogli due rotoli di banconote nella mano, dopo avergli ordinato di smontare dalla limousine per andare a concludere l’affare. “Sono certo che saprai tenere la cosa fra noi.” concluse con un sorriso subdolo, prima di tornare a palpeggiare le due ragazze che praticamente gli si stavano spalmando addosso. Ovvio che ne era certo. Anche se il sostentamento suo e della sua famiglia non fosse dipeso da lui, Arthur non avrebbe mai osato denunciare uno dei Bass.

Così aveva ricacciato indietro ogni protesta della sua mente, ovvero che tutto ciò esulava dalle sue competenze e che il ragazzo poteva fare i suoi acquisti sporchi da sé, e aveva ubbidito. Non disdegnava un po’ di contante in più, soprattutto ora che aveva scoperto che a sua figlia minore Holly serviva l’apparecchio.

Per lo più trasportava il giovane Bass da solo o con ragazze sempre diverse d’aspetto, ma tutte uguali nel concedersi senza riserve al ricco rampollo. Alcune erano abbastanza grandi da averlo come figlio, ma questo non sembrava turbare in alcun modo la loro libidine. Spesso la mattina, quando arrivava al Palace per portare il giovane Bass a scuola, vedeva le stesse donne che aveva trasportato lì vogliose e abbarbicate al ragazzo la sera prima andarsene infuriate, indignate o deluse in tutta fretta, qualcuna perfino con le lacrime agli occhi.

Arthur non poteva fare a meno di chiedersi come si potesse condurre uno stile di vita così a sedici anni. Il ragazzo sembrava abitare da solo nella suite al Palace, e le avventure sessuali non erano l’unica cosa al di sopra del tenore medio di un adolescente; Arthur lo vedeva spesso scolarsi bottiglie intere di scotch o champagne, ma di rado era allegro e rumoroso come lo sono i teenager durante le loro prime sbronze. Il giovane Bass reagiva all’alcol come chi con la bottiglia ha avuto una lunga relazione, ovvero diventava stordito, con lo sguardo un po’ annebbiato, ma per il resto conservava una parvenza di sobrietà.

E aveva sedici anni. Sedici. Quello era il boccone che Arthur non riusciva a mandar giù. Giudicava il ragazzo viziato e arrogante ma, avendo lui stesso tre figli, non poteva fare a meno di chiedersi con una punta di preoccupazione che fine avrebbe fatto se avesse continuato così e dove accidenti era suo padre. Forse era vero quell’antico detto sui soldi che non davano la felicità.

Comunque, lui taceva e guardava la strada; era pagato per questo.

C’erano solo due persone che Arthur aveva visto salire a bordo per più di una sola corsa. Uno era un giovane con capelli biondi un po’ ribelli e occhi azzurri svagati che il giovane Bass chiamava Nathaniel. Arthur dedusse che dovesse essere il suo unico amico, non c’erano mai stati altri maschi in limousine (a parte un episodio in cui c’entravano tre spogliarelliste e un bel po’ di coca che non gli piaceva rivangare). Fra i vari argomenti di cui i due discutevano e che Arthur ascoltava mentre era alla guida, sport e donne soprattutto, ce n’era in particolare uno che si reiterava:

“Allora, te la sei fatta Blair o no ieri sera?”

Sbuffo e tono riluttante: “No.”

“Cosa? E per quale diavolo di motivo?”

“Chuck, è… complicato.”

“Le fai aprire le gambe e glielo metti dentro. Che c’è di complicato?”.

Risatina e sospiro. “Sei sempre il solito, amico”.

Quel giorno, dopo che il ragazzo biondo fu sceso dalla limousine, il giovane Bass si sporse in avanti e abbassò il vetro scuro di separazione per dargli le nuove istruzioni e Arthur non poté fare a meno di notare che c’era un sorrisetto soddisfatto che gli arricciava le labbra, in parte forse inconscio.

L’altra abitudinaria della limousine era una ragazza graziosa dai lunghi boccoli scuri, sempre molto educata ed elegante. Arthur era rimasto colpito da lei fin dal primo giorno in cui le aveva aperto la portiera, per due motivi: non saltava addosso al giovane Bass come una prostituta in calore e soprattutto, gli rispondeva a tono come Arthur stesso tante volte avrebbe desiderato fare.

In particolare, gli era piaciuta un giorno che li stava portando ad un brunch, perché aveva dato voce a un interrogativo che lui stesso si poneva sovente:

“Perché dovrei farlo io al posto tuo, Bass?”.

Il tono era sprezzante, ma il ragazzo non sembrò esserne infastidito, anzi.

“Andiamo, Waldorf. Dopotutto mi devi un favore, hai dimenticato il mio servizio fotografico a Serena la scorsa settimana?”.

Arthur non sapeva se lei lo ricordasse, ma lui decisamente sì. Scoprire che il pedinamento era un altro dei compiti che il giovane Bass dava per scontato facessero parte del suo contratto, l’aveva fatto sospirare internamente.

“Non ti ho mai detto che avresti ottenuto qualcosa in cambio da me.”

“Sai bene che Chuck Bass non fa niente per niente”, replicò lui borioso, poi abbassò il tono fino a una carezza seducente. “Ma se vuoi possiamo accordarci in altro modo. Sono autoreggenti, quelle?”

“Sei disgustoso, Chuck! Non toccarmi!” lo redarguì lei, poi sbuffò. “D’accordo, dirò a Hazel di lasciarti in pace.”

“Bene. Uno se la fa una volta e ti si appiccica addosso come una cozza allo scoglio.” si lamentò, con un sospiro. “Accertati che obbedisca, però. Non mi sembra molto sveglia.”

 “Obbedirà”, ribatté la ragazza con un’altera freddezza che Arthur non le avrebbe mai attribuito. “Deve, se vuole far parte della mia cerchia”.

Il giovane Bass rise e Arthur intuì che c’era una certa complicità fra i due. Gli sarebbe sembrato un quadretto carino, se non avesse già fatto il collegamento necessario per capire che quella era la Blair che il ragazzo teneva tanto venisse deflorata dal suo migliore amico.

Insomma, escludendo qualche sporadico imprevisto, c’era una (perversa) routine nel suo lavoro per il giovane Bass. Almeno fino a una particolare giornata di prime volte che cambiò molte cose.

Quel giorno particolare il  ragazzo salì in limousine con una tipica sbronza da adolescente e per tutto il tragitto non fece che ridacchiare e fargli domande senza senso su suo padre, con voce impastata. Arthur non l’aveva mai visto in quello stato.

Quella sera stessa, la ragazza sempre compita e raffinata che aveva accompagnato al nuovo locale del giovane Bass, il Victrola, ne uscì con indosso solo una sottana e un sorriso malizioso e divertito. Arthur l’aveva sempre trovata carina, ma quella sera era stupenda, libera, raggiante.

Anche il suo capo sembrava un altro: il seduttore senza scrupoli era scomparso,  accarezzava Blair Waldorf con lo sguardo e il sorriso che le rivolgeva era di affettuosa riverenza, non di calcolato fascino. Arthur non distinse nessun doppio fine nelle parole di lui quando le offrì un passaggio e nel momento in cui le prese delicatamente la mano per aiutarla a salire a bordo, il ragazzo non tentò di sfiorarla in nessun altro punto.  

Arthur ne aveva viste e sentite di tutti i tipi da quando guidava quella particolare limousine, il giovane Bass non si era mai preoccupato del fatto che potesse essere testimone delle sue ‘avventure’. I sussurri e i gemiti soffocati che udì durante quella corsa erano inconfondibili, ma privi delle volgarità e dei rumorosi eccessi che di solito punteggiavano gli incontri amorosi del ragazzo.

La giovane scese davanti casa Waldorf senza guardarsi indietro e quando il vetro si abbassò, Arthur si aspettò di vedere solo compiacimento e soddisfazione sul viso del giovane Bass, poiché tale era il suo umore dopo il sesso. Si sbagliava. Mentre gli dettava la destinazione, il ragazzo sembrava contento ma sovrappensiero, gli occhi erano turbati, come se non capisse bene cosa gli era successo. Il che era davvero paradossale e quasi comico, tanto che Arthur represse un sorriso –non gli sembrava saggio dato lo stato d’animo incerto del suo giovane capo- mordendosi l’interno di una guancia.

Dopo quella sera arrivarono i cambiamenti.

Il più facile da notare fu l’improvvisa scomparsa di escort, spogliarelliste e ragazze sensuali ridacchianti e svestite. Ormai frequentavano la limousine insieme a Bass solo il migliore amico e – molto più spesso di prima e di lui- la ragazza dai capelli scuri. Contrariamente alla notte del Victrola, era composta e ben vestita quando saliva a bordo, ma come quella notte ne usciva con le guance rosse e un sorriso spontaneo a fior di labbra. Lo stesso che Arthur scorgeva sul volto del giovane Bass ogni volta che gli comunicava che andavano a prendere Miss Waldorf. Per la prima volta da quando lavorava per lui, il ragazzo sembrava quasi… felice. L’unico acquisto che gli aveva visto fare era stato in una gioielleria e aveva voluto occuparsene personalmente, tenendo poi con cura il sacchetto in grembo. Fumava ancora qualche spinello di tanto in tanto, hashish soprattutto, ma per il resto l’unica sua droga sembrava essere diventata Blair Waldorf.

Le  conversazioni che Arthur udiva mentre guidava poi si erano totalmente capovolte:

“Credo proprio che dovrei riprovarci. Con Blair, sai.”

“Ti renderesti solo patetico. Tutti penseranno che ti ha tagliato le palle.”

“Non m’importa. Io... voglio stare con lei. Voglio che sia la mia ragazza e voglio fare l’amore con lei.”

“Dammi retta, Archibald: dimenticala. Hai complicato troppo le cose perché te la dia.”

“Non potresti parlarci?”

“Perché dovrei farlo io al posto tuo?”

“Per tastare il terreno. Sei bravo a parlare alle donne, no?”

“Per sedurle, sì. Senti, amico, lascia perdere Blair. Lo dico per te”.

 Arthur non si considerava un Einstein, ma rifletté che quel Nathaniel Archibald non aveva solo gli occhi di svagato. Bisognava essere proprio lenti per non accorgersi che i consigli del giovane Bass non erano del tutto disinteressati.

Poi ci fu la sera del Cotillon. Arthur non aveva idea di cosa fosse, ma quando annunciò a casa che avrebbe portato lì il suo capo, Holly cominciò a saltellare e fare strilletti entusiasti. Gli ci volle un po’ per farle togliere il broncio dopo che le ebbe confessato di non poterla portare con lui. A quanto sembrava, era una notte speciale per le ragazze, o almeno così riteneva sua figlia tredicenne.

Non fu una notte speciale per il giovane Bass, però. Quando salì a bordo, dopo la festa, sembrava totalmente devastato, un altro stato d’animo che finora non aveva mai mostrato. Accompagnarlo all’aeroporto fu una sorpresa, ma piacevole: per un po’ ebbe ferie pagate da passare con la sua famiglia e considerando che si avvicinava Natale, non poté che rallegrarsene.

Non fu difficile intuire che Miss Waldorf doveva aver mollato malamente il giovane Bass per ridurlo in fuga, per questo si stupì della richiesta del ragazzo di parcheggiare davanti a casa di lei, dopo che fu tornato da Monaco.

“Allora che vuoi? Ti ho già detto che fra noi è finita”, furono le prime parole, cariche di astio, che sentì pronunciare da Miss Waldorf quando salì a bordo. Il vetro di divisione non era completamente serrato stavolta e Arthur notò che il giovane Bass era tornato a sfoggiare uno dei suoi sorrisi perfidi e calcolatori. Nessun segno di affetto né di vera allegria negli occhi scuri che riflettevano l’immagine della ragazza.

 “Ciao anche a te, tesoro. Mi aspettavo che fossi più carina con me, dopotutto mi hai intasato la segreteria pregandomi di non rivelare al caro Nathaniel il nostro segreto”. Il tono era freddo e insinuante. “Non mi è dispiaciuto, però. Sai quanto adoro sentirti implorare.”

“Sei nauseante, Bass.” lo insultò lei, arricciando il naso irritata. “E comunque, so che non hai detto niente. Nate mi ha chiamata poco fa.”

“Davvero?”

“E non credo dirai niente.” proseguì lei ignorandolo, il tono deciso, ma le mani guantate strizzavano con troppa energia il manico della borsa che teneva in grembo, particolare che sicuramente l’arguto rampollo aveva notato.

 “Stai bluffando. Nate è il tuo migliore amico e non vuoi perderlo.”

“Vero. Ma stando le cose come stanno, potrei essere costretto a parlare.”

“Che vuoi dire?”.

Il ragazzo tacque, voltandosi verso il finestrino e accarezzandosi il labbro inferiore con il pollice. La tecnica per tenerla sulle spine funzionò, perché Miss Waldorf cominciò a muoversi a disagio sul sedile, ma sembrava restia a ripetere la domanda. Dopo attimi interminabili in cui Arthur immaginò si stesse svolgendo una battaglia psicologica, la ragazza sbuffò e cedette:

“Allora?”.

Il sorriso del giovane Bass si allargò, vittorioso. Quando parlò, tornando a guardarla, lo fece con deliberata dolcezza:

“Voglio dire che dipende da te, mia cara Blair.”

La ragazza lo scrutò da capo a piedi, stringendo le labbra velate di rossetto. Sembrava furiosa.

“Dovevo immaginarlo che mi avresti ricattato. Ma se pensi che verrò a letto con te per non farti parlare-“

Bass le rise in faccia, ma il divertimento non raggiunse gli occhi, gelidi come il vento che batteva sul parabrezza.

“Non ho bisogno di mezzucci simili per scoparti, sei infinitamente più facile da sedurre”.

Lo schiocco dello schiaffo risuonò per l’abitacolo e Arthur sobbalzò, ma i due non stavano per ovvi motivi prestando attenzione a lui e non se ne accorsero. Per fortuna.

“Bastardo.” ringhiò lei, e non era più né controllata né elegante. Ansimava, le guance arrossate, sembrava una forza della natura. Arthur non poté biasimare la sua reazione, ma per un attimo, vedendo la rabbia sul volto del giovane Bass, temette che reagisse e la colpisse a sua volta. In quel caso davvero si sarebbe trovato in una posizione odiosamente scomoda.   

Ma Chuck Bass, che Arthur aveva visto compiere varie nefandezze, non sembrava intenzionato a fare del male alla ragazza. Non fisicamente, almeno.

“Non ti costringerò a venire a letto con me.” le assicurò, serio, poi stirò di nuovo le labbra. “Infatti, non ti farò andare a letto con nessuno.”

“Cosa?” ribatté lei, esitante.

“Hai capito bene, Waldorf. Da ora in avanti, se non vuoi che Nathaniel venga a sapere di tutte le volte che hai aperto le gambe per me, non lo farai più nemmeno per lui. E per non farti cadere in tentazione, direi che dovrai anche evitare di avere ogni altro contatto con lui.”

“Stai scherzando, spero. Vuoi che lo molli?”

Il giovane Bass annuì.

“Ma non posso! Come faccio? Che dovrei dirgli?”

“Non sono affari miei.” ribatté lui. “Ma ho sempre ammirato la tua abilità nel fare la stronza. Sono certo che non avrai problemi”.

Ci fu un lungo attimo di silenzio in cui la ragazza fissò indignata il suo imperturbato interlocutore, mordendosi il labbro inferiore e stringendo i pugni, tesa. Arthur pensò che lo avrebbe colpito di nuovo, e sicuramente lei ne aveva voglia, ma alla fine le piccole spalle si rilassarono, la facciata da dura crollò e il viso divenne sconsolato.

“Chuck, te lo chiedo per favore. Se provi ancora qualcosa per me… non farmelo fare”.

 Il giovane Bass si avvicinò a lei, allungò una mano per intrecciare le dita nei suoi boccoli scuri, poi le accarezzò con dolcezza la guancia. Avvicinò il viso per posarle un bacio sulle labbra e lei abbassò le palpebre, lasciandolo fare, per poi guardarlo con una silenziosa preghiera negli occhi quando lui si ritrasse.

“Mia cara”, cominciò, accarezzandola ancora. “Non posso. Non mi piace quando gli altri toccano le mie cose. E tu sei mia, Blair. Questo te lo farà capire”.

Arthur trovava incredibile che un tono così tenero potesse risultare tagliente come una lama. Miss Waldorf schiaffeggiò via la mano di lui dal suo viso e i suoi occhi ridivennero gelidi.

“Non sono tua. Non sarò mai di uno come te.” dichiarò, aggressiva, per poi precipitarsi fuori dalla macchina accompagnata dal sorriso di scherno del giovane Bass. Sorriso che scomparve non appena la portiera si richiuse e il finestrino oscurato celò al mondo la sua espressione.

“Torniamo a casa.” borbottò, afferrando il collo di una bottiglia di scotch. Sussultò quando si accorse che il vetro di divisione era abbassato e si affrettò a richiuderlo con una smorfia seccata.

Per un po’ non vide più la giovane Waldorf a bordo, per motivi che gli erano abbastanza chiari; l’unico che la frequentava con regolarità era il giovane biondo e distratto, che continuava a chiedere consigli all’amico sulla ragazza che a sua insaputa desideravano entrambi. Ad Arthur facevano venire in mente quelle commedie teatrali greche che piacevano tanto a sua moglie e alle quali la accompagnava quando erano fidanzati, ma dubitava che in questo caso avrebbe assistito ad un lieto fine. Infatti, qualche tempo dopo, rivide il ragazzo biondo e i suoi occhi non erano più svagati, ma ricolmi d’ira. Aggredì il giovane Bass e il diverbio fu ovviamente a causa di Miss Waldorf.

Quella sera, quando andò a prenderlo in un bar, Arthur dovette sorreggere il ragazzo per rimetterlo nella limousine perché era in condizione pietose. Doveva aver bevuto ancora più del solito: barcollava  e i suoi occhi erano vuoti.

“L’ho distrutta, Arthur.” farfugliò, con un sorrisetto. “Avresti dovuto vederla, non farà più tanto la stronza, ora. Così impara a prendere in giro Chuck Bass”. Rise, aspramente. “Già, io sono Chuck Bass. L’avevo dimenticato, ma ora lo so. Non ho bisogno di loro”.    

 Così erano tornate le innumerevoli donne, i fiumi di alcol e le sortite notturne di Arthur per comprare polvere bianca e pillole. A prendere il posto dei due ex amici come abitudinario fu un ragazzino che guardava il giovane Bass con affetto e ammirazione, un certo Eric. Ma Eric non c’era mai la notte, quando il ragazzo smetteva di sorridere e di fare battute e cercava in tutti i modi di perdersi, più che di ricordarsi chi era.

Arthur non poté negare di essere piacevolmente stupito di ricevere l’ordine di andare a casa Waldorf una mattina, anche se c’era voluto parecchio tempo. E lo fu ancora di più quando udì di nuovo la voce della ragazza nel retro della limousine, quella sera stessa:

“Whorgina la pagherà per quello che ha fatto a S.” annunciò, combattiva. “Non può nascondersi dietro Humphrey per sempre.”

“Cosa intendi fare?” chiese il giovane Bass, intrigato.

“Non lo so ancora. Ma lo saprò domattina, dovessi stare sveglia tutta la notte a studiare un piano”.

Calò il silenzio, e Arthur immaginò che il disagio fra i due fosse palpabile. Era da un po’ che non restavano soli, dopotutto, e quella limousine doveva evocar loro ricordi agrodolci. Fu Bass a rompere per primo l’impasse.

“Studiamolo insieme.”

“Come?”

“Serena fa parte della famiglia, adesso. Se vuoi prendere a calci in culo Georgina, voglio partecipare.”

“Ti preoccupi per Serena?” chiese la ragazza, con tono incredulo ma profondamente colpito.

“Non leggerci niente dentro, Waldorf.” la ammonì, chiaramente infastidito.

“Va bene. Andiamo a casa mia, allora e pianifichiamo.” sospirò infine lei. “Sarà l’ultima volta  insieme prima di ricominciare a ignorarci.”

“Beh, ci sono altre cose che potremmo fare insieme un’ultima volta in camera tua.” ribatté lui, in tono seducente.

“Sempre disgustoso a quanto vedo, Bass.” lo insultò, ma Arthur percepì il sorriso nelle sue parole.

Anche il ragazzo sembrava di umore più leggero quando la mattina dopo si presentò nella limousine. Arthur intuì che la riappacificazione fra i due dovesse essere avvenuta o imminente, il che per lui era un sollievo. Preferiva di gran lunga accompagnarlo a casa Waldorf piuttosto che a party oltre ogni limite e ad acquistare droga. Si chiedeva sempre, non senza una certa ansia, cosa avrebbe fatto se un giorno il giovane Bass o una delle sue accompagnatrici fossero andati in overdose. Immaginava che Bart Bass avrebbe protetto il figlio nella seconda eventualità, anche a costo di insabbiare tutto, ma ad Arthur non piaceva l’idea di rendersi complice di una cosa simile. Perciò che ben venisse Blair Waldorf a chetare le acque.

Le sue speranze furono accolte. Dopo il ‘Matrimonio del Secolo’, come era chiamato sulla prima pagina di un giornale (praticamente era in primo piano su tutte le testate. Arthur riteneva che fosse meno importante dell’omicidio di pagina tre e del rapimento a pagina sei, ma lui non era un giornalista, dopotutto), il giovane Bass tornò verso la limousine con la mano sul fianco di una sorridente Miss Waldorf in un vestito rosa che Arthur trovava francamente ridicolo; ma anche il giovane Bass aveva strani gusti in fatto di abbigliamento, quindi in coppia erano perfetti.

Arthur non fece in tempo a chiudere la portiera dopo averli fatti salire che i due cominciarono a baciarsi. Si preparò a sentire i soliti gemiti soffocati durante la guida ma tutto ciò che udì fu:

“Sei sicuro di volerci andare piano? Sei Chuck Bass.”

“Sì, e tu sei Blair Waldorf. Per questo non posso rischiare di sbagliare di nuovo.” Una pausa, probabilmente riempita da un bacio, e poi: “Sempre che ce la fai a resistermi, tesoro.”

“Sei un insopportabile playboy narcisista, Bass”. Rise. “Ma ora appartieni solo a me, vero?”

Tu sei mia. Dillo.”

“Perché dovrei farlo io e non tu?”

“Perché se lo dici, io…” la voce si abbassò in un sussurro e Arthur non capì. Ma doveva essere un’argomentazione convincente, perché Miss Waldorf capitolò, con voce eccitata:

“Sono tua, Chuck”.

Fu una settimana piuttosto bella per il giovane Bass e l’attraente Miss Waldorf. Sul viso del primo era tornato il sorriso spontaneo, ma stavolta lo mostrava senza riserve, così come sembrava non perdere occasione per far vedere a tutti che Blair Waldorf stava con lui.

“Wow, sembri davvero… felice”.

Non era stato Arthur a dar voce a quel pensiero, ovviamente, anche se lo condivideva.

“Che vuoi che ti dica, Eric? Blair sa come tirarmi su di morale.”

“Okay, non voglio i dettagli”, lo bloccò precipitosamente il ragazzino. “Ma non credevo fossi il tipo da rapporto serio.”

“Nemmeno io”, ammise il giovane Bass, ma la sua voce aveva assunto una nota pensosa che prima non c’era.

“Ho letto che la Toscana è davvero incantevole in questo periodo dell’anno”, affermò Miss Waldorf qualche ora più tardi. I due avevano deciso di trascorrere l’estate in Italia, a quanto sembrava. Arthur pensò al suo viaggio di nozze in Pennsylvania e si sentì un po’ giù.

“Oh, devo assolutamente comprare un Cavalli nella boutique a Firenze. Penelope, Iz e Hazel moriranno dall’invidia.”

“Certo.”

“Chuck, cos’hai? Sembri un po’ assente.” mormorò, preoccupata. Il vetro era di nuovo abbassato e Arthur poté vederla sporgesi verso di lui e intrecciare le loro dita. Il giovane Bass sorrise a quel gesto e posò delicatamente le labbra sul dorso della mano di lei, come un gentiluomo d’altri tempi.

“Non è niente, Blair.”

Miss Waldorf non parve molto persuasa.

“Chuck… se questo è troppo per te...”

Arthur non poteva giurarlo, ma gli parve che ci fosse una breve esitazione da parte del giovane Bass. Il suo sorriso vacillò un istante, ma forse era solo l’effetto della luce.

“Tranquilla, Blair. Sto bene. Davvero.” dichiarò, poi la circondò con le braccia e la baciò. Quando affondò il viso nei suoi boccoli, ad Arthur sembrò che più che stringerla a sé si stesse aggrappando a lei. “Tu mi conosci. Non cambierà niente.” bisbigliò, accarezzandole i capelli.

“Certo che ti conosco, Chuck. Ti sopporto da quando eravamo piccoli.” scherzò lei, ed entrambi risero.

 “Noi due, in Italia… sarà come in Vacanze Romane.” sospirò sognante la ragazza.

“Ma andiamo in Toscana, Waldorf.”

“Sei sempre il solito guastafeste, Bass”.

Arthur tirò un respiro di sollievo. Per un attimo aveva pensato che potessero mandare a monte il viaggio; sarebbe stato un bel problema, lui aveva già programmato con Susan dove trascorrere le ferie.

Purtroppo, se c’era una cosa che aveva imparato al servizio del giovane Bass, era che i colpi di scena erano sempre dietro l’angolo. Il suo capo sapeva essere imprevedibile e lo dimostrò chiaramente quando, la sera del giorno previsto per la partenza, lo chiamò per andarlo a prendere in un bar. Arthur lo trovò di nuovo ubriaco fradicio e con un’espressione buia sul viso.

Mentre lo aiutava ad arrivare alla limousine, una voce femminile li fece sobbalzare entrambi.

“Chuck! Che cavolo ci fai qui? Dov’è Blair?”.

Ad apostrofare il suo capo era stata una bionda mozzafiato tutta gambe che ad Arthur sembrava familiare. E infuriata.

“Sorellina, è un piacere vederti.” biascicò Bass, con un sorriso.

“Non dirmi che l’hai mollata lì. Non dirmelo.”

“Come desideri.”

“Perché, Chuck? Perché l’hai fatto?”. La ragazza  sembrava profondamente turbata. “Stavate così bene insieme.”

Poi il suo capo lo sorprese ancora una volta. Non per quello che rispose, era una cosa che diceva continuamente, ma per come, forse involontariamente, gli venne fuori:

“Perché sono Chuck Bass”.

E non c’era più tracotanza nel tono, ma solo indigesto rammarico. 

 

 

Fine

 

 

 

 

Note dell’Autrice: vorrei approfittare di questo spazio per ringraziare tutti coloro che hanno letto “Delightful Dancing” e in particolare chi ha commentato e ha aggiunto la storia tra i preferiti. Perciò, Kaicchan, barbi_eli, Mimi18, AnniPrisoner, bulma4ever e miri03,  vi ringrazio tutte di cuore, siete state adorabili.   

 

 

 

 

 

 

 

  
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