Anime & Manga > Gundam > Gundam SEED/SEED Destiny
Ricorda la storia  |      
Autore: Shainareth    14/12/2009    5 recensioni
[Gundam SEED] Ad ogni modo, anche quando parlava, Lacus Clyne sembrava cinguettare. Poteva esistere qualcuno in grado di competere con tanta, sublime grazia?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Complessi




Sia Kira che Athrun sembravano molto legati a quella ragazza, e la cosa la incuriosiva, inducendola a chiedersi cosa avesse di tanto speciale Lacus Clyne. In effetti, ammetteva, quest’ultima aveva mostrato davvero un gran fegato voltando le spalle al Governo di PLANT – e solo a quello, non certo alla sua gente – per passare dall’oggi al domani dal ruolo di idolo per adolescenti a quello di capo della resistenza delle colonie. Si chiedeva, però, dove e quando una tipa tanto in vista ed impegnata come Lacus avesse imparato tutto ciò che concerneva il comando e la strategia militare. Insomma, lei era cresciuta in quell’ambiente fin da bambina e aveva appreso quelle stesse cose sia per motivi politici, sia perché realmente interessata.

   Riflettendo su tutto ciò, e passando lungo i corridoi della nave, udì proprio la voce allegra della fanciulla dai capelli rosa. Arrestò il suo cammino per mettersi in ascolto, senza però riuscire a cogliere quel che diceva. Ad ogni modo, anche quando parlava, Lacus Clyne sembrava cinguettare. Poteva esistere qualcuno in grado di competere con tanta, sublime grazia? Chissà, si domandò allora la Principessa, era vero che Athrun non ci era rimasto troppo male, scoprendo che la sua – ormai ex – fidanzata gli aveva preferito il suo migliore amico. Perché sì, era indubbio che fra Lacus e Kira vi fosse una simpatia reciproca, benché lei ne ignorasse la natura.

   A tal proposito, le sovvennero due cose: primo, quella era la seconda volta che il suo caro fratellino rubava la donna ad un amico; secondo, passare così sfacciatamente da un uomo all’altro non doveva far fare bella figura alla virtuosa Lacus.

   Oh, beh, dovette fare mea culpa la bionda un istante dopo, non che io debba apparire seria, gironzolando attorno ad Athrun pur avendo già un fidanzato… Alla sua mente si affacciò il volto di Yuna, con quel suo sorriso da schiaffi, e lei rabbrividì. Non che fosse brutto o antipatico o la trattasse male; anzi, a ben guardare era lei a mostrarsi davvero poco amabile agli occhi di lui, che pure sosteneva di adorarla.

   Cagalli scosse il capo per scacciare quegli spiacevoli pensieri, e si affacciò sull’uscio della stanza dalla quale ancora sentiva provenire la voce di Lacus. Rimase sorpresa: la figlia dell’appena defunto Siegel Clyne era da sola, intenta a rincorrere quei piccoli robot colorati di forma sferica che, rimbalzando da una parete all’altra e su tutto ciò che incrociavano lungo le loro impreviste traiettorie, non volevano saperne di stare fermi. Roba da indurre Cagalli ad un rosario infinito di imprecazioni, mentre invece pareva divertire non poco la idol di PLANT. Fissando la scena con espressione costernata, la bionda rivolse a se stessa l’ennesima domanda che riguardava la sua nuova compagna: era lei ad essere strana o lo era quella, che si portava quelle specie di giocattoli persino sul ponte di comando?

   Un’improvvisa spinta alle spalle la fece spaventare, e quando si voltò indietro per dirne quattro al suo assalitore, moltiplicò gli insulti per tre: Mayura, Juri e Asagi. Avevano seguito fedelmente la loro Principessa nello spazio insieme agli altri piloti degli M1 Astray, ma non v’era alcun dubbio che, oltre ad essere ritenute da Erica Simmons le migliori fra gli altri Naturals a cui erano state assegnate quelle unità, le tre erano molto legate anche a Cagalli.

   «Che diavolo vi salta in mente di farmi scherzi simili?»

   Juri sorrise, rivolgendole uno sguardo allegro da dietro le grandi lenti degli occhiali. «Scusa, è solo che eri così assorta che non abbiamo resistito alla tentazione.»

   «Cos’è che fissavi con tanto impegno?», volle sapere la bionda Asagi, sbirciando oltre la porta insieme alle sue amiche. «Lacus Clyne?», balbettò con meraviglia.

   Tre paia d’occhi assalirono la Principessa. Questa si accigliò ed incrociò le braccia al petto. «E allora?»

   Mayura espresse un dubbio legittimo. «Cagalli-sama… sei per caso invidiosa di lei?»

   «Eh? Non vedo perché dovrei esserlo», fece spallucce quella.

   «Lacus Clyne è bellissima.»

   «Grazie per avermi ricordato che sono a malapena passabile», s’imbronciò, mortificata ma consapevole dei propri limiti.

   «Ed è anche molto femminile», aggiunse l’altra, rigirando il coltello nella piaga.

   «In realtà», intervenne Asagi prima che Cagalli, mordendosi il labbro inferiore, potesse ribattere con rabbia, «più che invidiosa, sono certa che la nostra Principessa è gelosa.»

   «Cosa?», trasecolò lei, cadendo dalle nuvole, tanto da non far neanche caso al modo in cui era appena stata chiamata. «Per quale motivo…»

   «Il motivo ha gli occhi verdi», la interruppe Juri, dispettosa.

   Cagalli avvampò, incapace di nascondere la verità. «Voi tre», iniziò in tono minaccioso. «Osate anche solo pensarlo e giuro che…!»

   «Ara, ara», si udì d’un tratto. Lacus Clyne si era infine accorta di loro e le aveva raggiunte, scrutandole ora con curiosità. «Cagalli-san, qualcosa ti turba?»

   «N-No», si affrettò a rispondere lei, impacciata. «Stavo solo… Ehi!», urlò quando le sue amiche, ridendo, la riempirono di pacche sulle spalle e la incoraggiarono a non farsi demoralizzare, allontanandosi però di corsa per evitare ritorsioni fisiche nell’immediato. «Bastarde!», inveì violentemente la poveretta, messa in evidente imbarazzo.

   «Ara?»

   Sobbalzò, ricordandosi di Lacus ed arrossendo più di prima al pensiero di apparirle tutto fuorché femminile: quale donna di classe avrebbe parlato in quel modo assai poco elegante, a parte lei stessa? Non c’era paragone, fra loro.

   Vedendola tanto abbattuta, la bella idol decise di distrarla, per cui le rivolse un sorriso gentile. «Ho perso Pink-chan», le disse.

   Cagalli si volse a fissarla, sforzandosi di sembrare interessata alla questione; eppure l’unica cosa che le riuscì di fare fu di aggrottare un sopracciglio e di mormorare un più che perplesso: «Che?»

   Lacus allora le mostrò uno dei suoi amici colorati, per la precisione quello blu al quale tempo prima, per gioco, aveva disegnato due enormi baffi bianchi. «Lui è Navy-chan», cominciò allora a spiegarle. «Pink-chan invece è rosa.»

   Evitando di osservare a voce alta quanto fosse intuibile quell’ovvietà, visto il nome dei robottini, la bionda commentò con un semplice ma comunque efficace: «Oh.»

   «Ara… Chissà dove si sarà cacciato», si preoccupò l’altra, portandosi una mano al viso chiaro e guardandosi ansiosamente intorno.

   Più cercava di comprendere quali sconcertanti misteri si nascondevano sotto quella fluente chioma rosa, più Cagalli non riusciva a capacitarsi di come quella sedicenne che si comportava da mentecatta potesse avere tanta influenza sulla gente. Escluse a priori la possibilità che avesse una volgare predisposizione ad aprire le gambe a destra e a manca: le era bastato poco, durante il loro primo incontro, per capire che Athrun non avesse mai avuto a che fare in quel senso con l’altro sesso – così come lei, del resto. Perciò, si convinse la Principessa, Lacus Clyne doveva avere altre convincenti qualità che non fossero necessariamente legate al suo aspetto grazioso. Doveva conoscerla meglio, si impose, prima di poter tirare conclusioni affrettate.

   «Senti», iniziò quindi, «vuoi che vada a cercarlo? La nave è grande, non lo troverai facilmente da sola.»

   Gli occhi celesti di Lacus si illuminarono. «Ah, sarebbe magnifico avere un po’ d’aiuto!», saltellò, felice per quella offerta insperata. «Grazie, grazie mille!»

   Fu così che Cagalli si adoperò per davvero per  cercare Pink-chan, pur non avendo la più pallida idea di dove si fosse cacciato. Per lo meno, rifletté con una certa soddisfazione durante quell’imprevisto gioco a nascondino, c’era stato un passo avanti rispetto a due giorni prima, quando Kira le aveva presentato Lacus e lei era stata come intimidita da quella nuova presenza che con il suo dolce sorriso disarmante minacciava di portarle via l’attenzione del fratello e del suo amico. Ripensò anche con una certa apprensione al fatto che Athrun non avesse mostrato interesse per la questione, come se a lui non importasse poi troppo né dell’una né dell’altra. C’era però di confortante che adesso il giovane non se ne stava più per conto suo come prima, e Cagalli, con il cuore che le batteva forte al ricordo dell’inaspettato abbraccio che lui le aveva dato il giorno addietro, non ritenne minimamente di peccare di presunzione nell’attribuirsi parte del merito.

   «Torii», udì all’improvviso, sentendosi colpire ad una natica proprio mentre si chinava per dare un’occhiata sotto uno dei tavoli della mensa.

   Indignata, drizzò di scatto la schiena, rischiando di dare una zuccata contro uno spigolo, e scorgendo il suo gemello fuori dalla stanza, abbaiò: «Kira, tieni il tuo uccello lontano dal mio fondoschiena!»

   «Scusa», si affrettò a rimediare lui, già intento a richiamare indietro il volatile meccanico che Athrun gli aveva regalato anni prima.

   «Detta così, sembra una cosa poco pulita», li canzonò Dearka, il quale, non visto, aveva osservato tutta la scena dal fondo della mensa, dove era riuscito in qualche modo a trafugare qualcosa dal sorvegliatissimo frigorifero.

   A rispondergli, ci pensò il dito medio di Cagalli, che, svettando verso l’alto e facendolo ridere, per poco non lo ammazzò a causa di un boccone andato di traverso. La ragazza si diede una spinta verso Kira, lo afferrò per un braccio e si servì dell’assenza di gravità per trascinarlo via.

   «È successo qualcosa?», le domandò lui non appena furono lontani da orecchie indiscrete.

   La Principessa lo lasciò andare, fermandosi e puntando lo sguardo in basso. «Lacus ha perso una palla.»

   «Una… palla?»

   «Sì, uno di quegli affari fastidiosi che si porta dietro, hai presente?»

   Kira comprese. «Parli degli Haro?»

   «Haro

   «È così che si chiamano. Li ha costruiti Athrun, come il mio Torii», le fece sapere, appoggiando il polpastrello di un dito sulla testolina del piccolo robot verde che se ne stava obbedientemente appollaiato sulla sua spalla.

   «Oh», commentò Cagalli, fissando i perplessi occhi dorati su di esso. «E… dimmi… Athrun è solito costruire palle e uccelli?»

   «Eh?»

   Scosse il capo, pentita. «Niente, lascia perdere», sospirò, agitando una mano per aria per scacciare via quella questione che, nata a causa delle malignità di Dearka, ora la demoralizzava non poco. «Piuttosto, sto cercando l’Haro rosa.»

   «Lacus ha perso proprio Pink-chan?»

   «Così mi ha detto.»

   «Ti aiuto a cercarlo», si propose il pilota del Freedom, volenteroso come pochi altri quando si trattava dei suoi amici. Per prima cosa stabilì di ispezionare la cabina che lui adesso condivideva con Athrun, poiché non era da escludere che Pink-chan si fosse nascosto lì, magari preda della nostalgia per il suo creatore.

   Chiedendosi se fosse normale arrivare a convincersi che un robot avesse capacità di pensiero e potesse provare emozioni, Cagalli concluse che, in effetti, sotto certi aspetti suo fratello e Lacus potevano davvero definirsi anime affini.

   «Kira?», chiamò con voce incerta quando furono a pochi passi dalla loro meta. Lui si volse a guardarla, in attesa che continuasse. «Pensi che io sia brutta?»

   Sgranò gli occhi violetti, sbalordito da quella domanda che così poco si addiceva a sua sorella. «Cagalli, ma che…?»

   «Taci e rispondi!», riuscì ad esclamare lei, contraddicendosi al contempo in soli tre vocaboli. Era già abbastanza imbarazzante parlarne di per sé, e il dilungarsi oltre sulla cosa l’avrebbe senza dubbio ammazzata per la vergogna.

   Per puro istinto di sopravvivenza, il giovane obbedì. «Sei carina.»

   «Davvero?»

   Sorrise, intenerito dal quel pigolio speranzoso. «Anzi, quando ti ho vista con quel vestito a casa di Waltfeld-san, e poi anche sull’Archangel, quando siamo arrivati a Orb per la prima volta, mi sono sorpreso a pensare a quanto fossi bella.»

   Quelle parole ebbero il potere di far zittire la Principessa, che, sentendosi le gote in fiamme, tornò ad aggrapparsi al suo braccio per nascondervi contro il viso. A Kira, dunque, piacevano le ragazze femminili; e benché ormai la cosa non avesse più importanza, non c’era di che stupirsi che, all’epoca, a lei avesse preferito Fllay Allster, con la quale tuttavia andava molto meno d’accordo. Ma Fllay era arrivata per prima e, adesso, col senno di poi, non potevano che ringraziare lei ed il suo davanzale – così invitante agli occhi di un uomo, specie se paragonato al suo, molto più piccolo – per aver inconsapevolmente scongiurato un pericolo di gran lunga maggiore per la sanità mentale di Kira.

   Continuando a sorridere, il pilota portò la bionda davanti alla sua cabina e quando ne aprì la porta, vi trovò Athrun che, seduto alla scrivania, stava lavorando su qualcosa nonostante il braccio destro ancora fasciato. «Scusa, non sapevo fossi qui.»

   «Nessun problema», disse l’ex-soldato di ZAFT, alzando solo in un secondo momento gli occhi da ciò che lo stava tenendo occupato da circa un’ora. Si accorse di Cagalli, ancora stretta a Kira. «Tutto bene?»

   «Stiamo cercando Pink-chan, Lacus lo ha perso di vista», lo informò l’amico.

   Athrun sbuffò, assai contrariato. «E dire che quando l’ho costruito era così obbediente…»

   Di nuovo la Principessa fu assalita dal dubbio che su quella nave vi fosse una pericolosa fuga di neuroni. Decidendo di soprassedere per l’ennesima vota, la sua attenzione fu attirata dal foglio che il ragazzo dai capelli blu aveva davanti a sé e sul quale c’era disegnato qualcosa. Si avvicinò per dare un’occhiata.

   «No, ferma!», reagì lui d’istinto, tentando di nascondere il tutto. Troppo tardi, perché Cagalli aveva già intuito che si trattava del progetto di un altro robot in miniatura, questa volta a forma di…

   «Un topo?»

   «Doveva essere una sorpresa, accidenti a te», ci rimase male Athrun.

   «Un topo?», ripeté lei, non riuscendo a capacitarsi della cosa.

   «Non è esatto», la corresse il giovane, arrendendosi a rivelarle la verità. «È un criceto.» Si trattava di un regalo che voleva farle per la gentilezza che lei aveva mostrato nei suoi riguardi.

   «Grazie», farfugliò Cagalli, ancora mortalmente sconvolta per apprezzare appieno il pensiero del giovanotto per cui spasimava.

   «Che hai?», intervenne allora Kira, preoccupato.

   La bionda fece un profondo respiro e sciolse definitivamente la lingua, lasciandoli di sasso. «Niente, è solo che tra te che hai sempre quell’uccello in mano, Lacus che gioca con le palle, e lui che si diverte a costruire inconsciamente roba con chiari richiami sessuali, mi sto davvero convincendo di essere la più normale, qui dentro. E devo dire che è piuttosto confortante.»













Ma, poi, che fine avrà fatto Pink-chan?
A parte lui, è vero che Athrun (pur con l'aiuto di Kira e Dearka) ha costruito un criceto (o qualcosa di molto simile) per Cagalli, anche se al fine di risollevarle il morale dopo la morte di Uzumi-sama. Questo se prestiamo fede ad una delle trasposizioni manga che potete trovare qui: http://yzak.nu/cfud/seed/if2/
Detto questo, mi eclisso, ringraziando quanti leggono, e Atlantislux, Hanako_chan e kari16 per i loro preziosi commenti. ^^
Shainareth
P.S. Mi scuso per eventuali sviste e/o errori: domani, con calma, rileggerò la shot e la rimetterò in ordine.





  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Gundam > Gundam SEED/SEED Destiny / Vai alla pagina dell'autore: Shainareth