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Autore: KuromiAkira    17/12/2009    2 recensioni
Yong sembrò capire il significato di quelle due parole e alzò a sua volta lo sguardo.
Rimasero in silenzio per qualche minuto poi, sospirando, il coreano poggiò la testa sulla spalla del cinese.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Corea del Sud/Im Yong Soo, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Metà
Personaggi/Pairings: Corea del Sud (Im Yong Soo), Hong Kong [Nominati: Cina (Yao Wang), Taiwan, Oc!Corea del Nord]
Rating: Verde
Avvertimenti: triste, malinconico, introspettivo, sentimentale, one shot, shonen-ai
Note: La Corea del Nord non so se è da considerare mio OC visto che a parte dire che è suo fratello gemello, identico a Yong ma simile caratterialmente a Cina non ho scritto altro.
Non betata e ho fatto una fatica per non mettere troppe ripetizioni che sicuramente ci saranno, oltre ai soliti errori. +__+


Metà


Stava seduto sul legno del pavimento della grande casa, la fronte appoggiata al dorso delle mani, le grandi maniche dell' hanbok gli coprivano il volto.
Non era da lui, avrebbe detto qualcuno, stare fermo, zitto e sopratutto piangere.
Sì, lui stava piangendo lì, appena fuori dalla porta scorrevole, protetto dai raggi del sole dai grandi alberi che circondavano la casa, nascosto e lontano da tutti.

Era sempre allegro, di solito. Nulla sembrava abbatterlo, nulla riusciva a togliergli la sua allegria.
Ed era forte, molto forte, più di quanto gli altri pensavano.

Ma a volte, ultimamente più spesso, Im Yong Soo fuggiva dagli sguardi dei fratelli e si rannicchiava su sé stesso, piangendo silenzioso, quasi come se nemmeno in solitudine potesse permettersi di fare rumore.

Anche in quel momento lo sentiva, lo sentiva molto bene.
Era il motivo per cui, ormai frequentemente, si prendeva un po' di tempo per sfogarsi e piangere.

Era lì, vicino a sé, su di sé. Anzi, lo divideva in due.
Quel muro, quella dannata linea che divideva la sua nazione, perchè era sua, sua e di suo fratello, il suo vero fratello, la sua vera famiglia.
Divideva la loro nazione, e divideva loro stessi.

Erano sempre stati insieme, lui e la Corea del Nord.
Gemelli, identici fisicamente, personalità opposte. Troppo.
Erano troppo diversi e avevano finito con l'allontanarsi definitivamente.

Ideologie e modi di agire in contrasto, continuavano a scontarsi l'uno con l'altro e ogni volta che si incontravano, per quanto si sforzassero, finivano col litigare.

E ogni volta che succedeva lui soffriva, osservava quella linea invisibile, quel muro che sembrava sempre più indistruttibile.

Più passava il tempo meno andavano d'accordo e meno possibilità c'erano di abbatterlo, quel muro, e di tornare insieme come quando erano piccoli.

E lui aveva paura, aveva davvero paura e faceva male, molto male perchè loro erano la Corea, loro erano fratelli e lui si sentiva come se una parte di lui non ci fosse più.

Non sapeva che fare ma voleva provare a fare qualcosa, parlargli di nuovo, tentare il tutto per tutto.

- Corea? -

Yong alzò lo sguardo, così velocemente che non riuscì a nascondere l'espressione di dolore e le lacrime.

Hong Kong si era avvicinato, silenzioso come sempre, e ora lo fissava serio.
Non sembrava stupito di vederlo così.

Senza dire nulla si sedette al suo fianco.

No, non era affatto stupito, anzi.
Aveva capito da tempo cosa provava e per una volta, invece di rimanere nascosto a guadarlo, aveva deciso almeno di mostrarsi e di stare accanto a lui.

Corea tirò appena su col naso, abbassando la testa, rimanendo zitto anche lui.

- Scusa, non è da me. - mormorò dopo un po', quando riuscì a impedire alle lacrime di bagnargli gli occhi.
- Dont' worry. - rispose l'altro guardando il cielo.
- Da quanto eri qui? - chiese guardandolo.
- Da sempre. - lui era sempre lì, ogni volta che l'altro incontrava suo fratello e soffriva.

Yong sembrò capire il significato di quelle due parole e alzò a sua volta lo sguardo.
Rimasero in silenzio per qualche minuto poi, sospirando, il coreano poggiò la testa sulla spalla del cinese.

- Non è proprio da me... - ripeté.
- È normale. -
- Davvero? - domanda stupida e lo sapeva lo stesso Yong. Ovvio che era normale, ci mancava altro.
- So cosa si prova. -

Guardò Hong Kong ricordandosi che sì, sapeva cosa si provava perchè anche lui, fino a qualche anni prima, viveva lontano da suo fratello.

Ma quella separazione era diversa da quella che stava vivendo Corea.
Lui poteva capire solo in parte la sua sofferenza ma la comprendeva e per questo voleva aiutarlo in qualche modo.

Quando fu costretto a vivere in Inghilterra Hong Kong pensava spessissimo alla sua famiglia e la voleva vicino. E non solo Cina e Taiwan, i suoi fratelli di sangue, ma anche quelli adottivi, anche Corea.
Sopratutto Corea, perchè lui era il fratello allegro, quello che sapeva sempre farti sorridere e farti dimenticare tutte le cose tristi, anche solo facendoti esasperare col suo modo di fare non permettendoti di pensare ad altro. Bhè, era già qualcosa.

Sperava, facendosi vedere da lui in quel momento, mostrando di sapere, che gli avrebbe permesso di rimanergli vicino in questi momenti o forse addirittura di consolarlo.

- Vero, scusa. - disse ancora, spiaciuto.
- Vuoi parlarne? - chiese poggiando una mano sulla sua schiena.

La parte meridionale della penisola coreana rimase zitta per qualche istante, poi scosse la testa.

Hong Kong abbassò appena lo sguardo. Non poteva certo sperare che ne avesse voglia, se ogni volta si sfogava da solo.
Probabilmente non voleva che nessuno sapesse, nessuno della sua famiglia adottiva.

Quando si riprendeva correva da Cina a cercare attenzioni e affetto, quell'affetto che non aveva più dal gemello.
Probabilmente Corea era così affezionato a Yao perché questi somigliava alla Corea del Nord.
Si somigliavano in molte cose ed entrambi non accettavano quelle dimostrazioni -e implicite richieste- di affetto.

Perso in questi pensieri non si accorse che il coreano aveva sollevato la testa per girarsi ed abbracciarlo e la cosa lo lasciò stupito.

- Scusa... - ripeté per la terza volta in pochi minuti.

Hong Kong ricambio l'abbraccio e sentì le mani dell'altro stringere la stoffa rossa del suo vestito.
Lo avvicinò a sé, scacciando l'automatico e fastidioso pensiero che quel vestito, simile a quello di Cina, spingesse Yong a immaginare di essere col loro fratello maggiore, consapevole che era l'abbraccio di Yao che voleva, era il suo affetto, o quello del gemello, di quella che considerava la sua metà.

La sua metà...

- Non potrei... prendere io il suo posto? - era un sussurro così debole che Yong nemmeno lo sentì, avendo cominciato a singhiozzare per la prima volta dopo tanto tempo, avvolto dal calore dell'altro.

Se solo come sostituto del Nord, invece di Cina, avesse scelto lui, anche se non somigliava in nulla a nessuno dei due... era certo che avrebbe potuto almeno abbracciarlo come stava facendo in quel momento, fargli sentire la sua vicinanza, sostenerlo.

Corea smise di piangere, respirando profondamente.

Apri gli occhi, finalmente calmo, osservando la stoffa del vestito di Hong Kong, inspirando il suo profumo, era così familiare anche se non si era mai davvero fermato a sentirlo.

- Hong Kong? - lo chiamò, piano.
- Mh? -
- Se ti va... la prossima volta mi aspetti già qui? -

Il più piccolo sorrise appena. - Va bene. -

Anche se non avrebbe mai potuto essere come Nord Corea o come Cina... andava comunque bene essere lui l'unico a poterlo consolare e a stargli vicino in quei momenti, senza dover prendere per forza il posto di qualcuno.
  
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