Alle volte succedeva che
girando per la città, Naruto
finiva con il perdersi nella grandezza del centro e di recarsi in posti
di cui
neppure sapeva l'esistenza: negozi, ristoranti, sushi bar, pub...Erano
così
tanti i negozi da visitare che alla fine andava sempre nella
metà dei luoghi
che si era prefissato.
Mancava una settimana
esatta prima di Natale, le strade erano illuminate e brulicavano di
persone. Quando
il freddo divenne terribile Naruto si infilò nel primo bar
dove sperava non ci
fosse rischio di soffocamento, ma mai “L’Aburane
Cafè” era vuoto: Naruto
rimase imprigionato tra le miriade di camerieri che cercavano di farsi
strada
nel trambusto e clienti infreddoliti.
C’era un forte
chiasso
nel bar, ma in fondo tutti erano affaccendati per prepararsi al Natale,
dovevano scegliere i regali appropriati e preparare cenoni enormi per
l’imminente
arrivo di vari parenti, che di solito durante il resto
dell’anno, si ignora
l’esistenza.
Uno come lui non poteva
capire.
Perché una persona
sola
non può capire qualcosa che non gli è mai stato
insegnato, no?
Finalmente scorse un
tavolo appena liberatosi, ci si fiondò prima che qualcuno
potesse
soffiarglielo.
Si sedette sulla comoda
sedia del bar afferrando il menu dal tavolino, che per fortuna o per
destino,
aveva trovato libero, e si immerse nelle prelibatezze. Certo, niente
superava
il suo ramen, ma una bella cioccolata al pistacchio e panna era quello
che ci
voleva per quel vento freddo che incessantemente soffiava fuori.
Naruto odiava il freddo,
di conseguenza odiava anche l’inverno e le vacanze non erano
un pretesto per
farglielo piacere. A lui che gli concedessero le vacanze da scuola non
importava molto, tanto le lezioni non le ascoltava mai. In
più, quell’atmosfera
di cui era sempre stato spettatore, ma mai partecipante, era capace di
fargli
male ogni anno, un male straziante.
Sasuke Uchiha odiava il
Natale. Lavoro, lavoro e
lavoro a non finire. Troppe persone felici, troppa gente superficiale.
Forse, a
mente fredda, Sasuke si sarebbe resto conto che quella era soltanto
invidia
verso quello che lui non aveva più da molto tempo, ma il
freddo orgoglio che lo
caratterizzava gli faceva escludere quella possibilità,
ignorandola
semplicemente.
Lui
non festeggiava mai il natale, casa sua rimaneva spoglia per tutto il
periodo natalizio,
nessuno gli faceva regali, escluse le mille ragazze che aveva sempre
attorno, e
lui non aveva nessuno a cui farli.
Era meglio così, ignorando il Natale e quei ricordi.
Lo ripeteva a se stesso, tante tante volte, pensando in un angolo
remoto del suo
cuore, dove la mente si rifiutava di esplorare, che alla fine ci
avrebbe
creduto davvero.
Si senti chiamare dalle cucine del bar Aburane,
dove aveva cominciato al lavorare sotto le raccomandazioni di un amico,
perché fino
all’anno prima non aveva mai considerato, nemmeno ti
striscio, l’eventualità
che avrebbe dovuto lavorare prima dei vent’anni.
Un
Uchiha non ha bisogno di lavorare a diciassette anni, ma lui non era
più un
Uchiha.
Cacciò
la sigaretta a terra. La pausa era finita, doveva tornare a servire i
clienti.
Si
rituffò tra la folla chiassosa, per recarsi presso il primo
tavolo che trovò. Era
occupato da uno sconosciuto, un volto che mai aveva visto, che
però rimase
impresso nella sua anima. Ai suoi occhi apparve come qualcosa di
straordinaria
bellezza e ovviamente, non poteva immaginare, o forse si, che quel
sentimento
era totalmente ricambiato anche dalla chioma bionda che aveva alzato lo
sguardo
per riferire la propria ordinazione, e che era rimasto incantato da
quegli
occhi color pece.
E
fu così che, dopo molti Natali trascorsi con assoluta noia e
indifferenza,
qualcosa di nuovo cambiò per sempre le loro vite. Non era
previsto, ma il
desiderio che avvenisse c’era e aveva gridato senza sosta
fino a quel momento.
Due anime sole e distrutte si incontrarono una settimana esatta prima
del 25
dicembre, non sembra che qualcuno volesse regalare a loro una seconda
possibilità?
Non
sembra qualcosa di incredibilmente romantico?