Altaïr
aprì gli occhi. Fissando la volta spoglia
del soffitto sopra di sé, si concentrò sul rumore
che lo aveva svegliato. Era
un suono flebile, che solamente un orecchio dall’udito
estremamente fine come
il suo, forgiato dall’esperienza di molti anni al servizio
degli Assassini,
poteva percepire. Il rumore si avvicinava, e Altaïr si
alzò, avvicinandosi alla
porta di legno. Si trattava di passi felpati, di piedi abituati a
muoversi di
soppiatto... proprio come quelli di un Assassino.
«Ora
inconsueta per le visite» mormorò Altaïr
a
bassa voce.
Era
mezzanotte passata, ed era estate. Lungo il
corridoio che il misterioso visitatore stava percorrendo
silenziosamente, non
c’erano altre porte fuorché quella della sua
camera. Chiunque egli fosse, era
lì per lui. In pochi secondi, la mente di Altaïr
era passata dal sonno profondo
a uno stato di concentrazione estrema. Benché fossero infime
le probabilità che
un intruso si fosse introdotto nel castello di Masyaf eludendo la
sorveglianza
delle vedette, l’esperienza gli aveva insegnato che non si
può mai dare nulla
per scontato.
L’inatteso
ospite si trovava ora dinanzi alla
soglia della sua dimora. Solo un sottile uscio di legno li separava, e
Altaïr
si era già stancato di giocare con quella preda che si
credeva un predatore.
In
un attimo, afferrò la maniglia e spalancò
l’anta, mentre una micidiale lama nascosta sbucava dalla sua
mano. Avrebbe
travolto ed eliminato l’uomo, se non si fosse tempestivamente
accorto che si
trattava di Malik, il fratello che più di tutti gli altri
considerava un buono
a nulla.
«Pace,
Altaïr!» gridò questi, sorpreso e
sconvolto dalla fulminea e imprevedibile reazione del Priore.
«Malik!
Che cosa ti spinge a rischiare la vita
cercando di cogliermi di sorpresa di notte?»
domandò Altaïr, sprezzante.
«Non
intendevo disturbare il tuo sonno, ma
notizie importanti sono giunte dalla Terra Santa».
«Parla,
dunque. E sii essenziale».
«Il
re d’Inghilterra, al comando della sua orda
di infedeli, ha espugnato la città di Acri. Ciò
significa una sola cosa».
Altaïr
inspirò a fondo. Non ebbe bisogno che il
confratello terminasse il discorso perché intuisse
quant’altro avesse da
riferirgli.
«È
iniziata