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Autore: redeagle86    18/12/2009    3 recensioni
"D'ora in poi per te sarò solo un fratello." Una frase che rimette le cose a posto, che riassegna i ruoli dei buoni a chi, per un istante, li aveva abbandonati. Ma è davvero così? Si è davvero risolto tutto tra Jace e Clary? O quella frase ha invece peggiorato la situazione, costringendoli in un labirinto di ambiguità?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: redeagle86

Autore: redeagle86

Titolo: Non solo bianco ~ Non solo nero

Fandom: Shadowhunters

Genere: Introspettivo

Rating: Verde

Avvertimenti: One-shot

Introduzione/NdA:

"D'ora in poi per te sarò solo un fratello."

Una frase che rimette le cose a posto, che riassegna i ruoli dei buoni a chi, per un istante, li aveva abbandonati. Ma è davvero così? Si è davvero risolto tutto tra Jace e Clary?

O quella frase ha invece peggiorato la situazione, costringendoli in un labirinto di ambiguità?

 

Prima classificata a parimerito al contest "La semplificazione" indetto da Only Me.

Risultati

 

 

 

 

Non solo bianco ~ Non solo nero

 

Jace.

Jonathan Christopher Morgenstern.

Un Cacciatore. Un Nephilim.

 

"In noi nulla ha origine dall'Inferno."

 

Un ragazzo con qualcosa in più rispetto ai suoi coetanei; un illuso, che in quel copione spento e simile ad un episodio di Laguna Beach, credeva di interpretare la parte del buono.

E questo solo perché svolgeva rigorosamente il suo lavoro di Shadowhunter, distruggendo i demoni e le creature cattive che volevano ribellarsi all'ordine imposto.

Ordine

Chi poteva davvero stabilire cosa fosse l'ordine?

Chi si era sentito in grado -o in diritto- di instaurare delle regole, ritenendole giuste per tutte le specie?

Anche innamorarsi della propria sorella in modo così disperato era una trasgressione, era innaturale. Solamente agli animali accadeva, o forse nemmeno a quelli. Succedeva solo a chi era oscuro, a chi non pensava agli altri.

 

"Ti innamorerai della persona sbagliata."

 

Oh, ma Jace aveva sistemato tutto con Clary, cancellando ogni possibile onta dal suo onore: le aveva detto che sarebbe stato un fratello, come lei desiderava. Ora era di nuovo il paladino del bene, convinto di aver eliminato qualsiasi traccia di tenebre dal suo animo: in fondo, anche ai supereroi più famosi era capitato di scivolare temporaneamente nel lato oscuro, tornando poi alla luce.

Proprio come lui, angelo dai capelli dorati che in un disegno sarebbe stato certo ritratto con forti chiaroscuri. E non per esaltarne il candore, quanto per sottolineare la sua doppia natura, perché per quanti sforzi facesse, non poteva sfuggire all'oscurità.

A parole aveva rinnegato quel sentimento insano che nutriva per Clary, quell'amore che mai avrebbe dovuto nascere tra loro; il cuore, però, non era dello stesso parere e gli occhi non la guardavano come avrebbe fatto un fratello.

No, il suo era lo sguardo di un amante, di un complice…di tutto, tranne che di un parente tanto stretto.

 

"Avrai anche l'aspetto di un angelo, ma io so benissimo cosa sei."

 

La verità era che somigliava a Valentine più di quanto avesse mai immaginato; era il suo degno figlio.

Un padre che permetteva ai suoi figli di amarsi liberamente, era un mostro; un ragazzo che non desiderava altro che poter amare totalmente la propria sorella, non era diverso.

Era per questo che aveva rivolto a Clary quelle parole; non erano oneste, non venivano dal cuore: era stato solo un modo per dimostrare che non era come il genitore, che non era un malvagio egoista teso solo a concretizzare i suoi desideri.

Inoltre era ciò che lei voleva sentirsi dire.

Per essere felice.

 

"L'amore rende bugiardi."

 

Felice

Non si era mai reso conto di quante ambiguità celasse una parola così breve.

Aveva fatto la cosa giusta, aveva reso contenta sua sorella, eppure non si sentiva felice.

Forse perché sapeva di non potersi strappare il DNA, anche se era la sola cosa che potesse davvero farlo felice.

 

"Non ho mai sentito di appartenere a nessun posto. Ma tu mi fai sentire come se ci fosse un posto per me."

 

Era la verità, e purtroppo lo pensava ancora. Tutte le volte in cui i suoi occhi correvano a Clary, provava quella sensazione. Un volo verso il cielo che veniva bruscamente infranto dalla dura realtà: amarla l'avrebbe fatta soffrire.

Il cielo non era fatto per quelli come lui, che si barcamenavano sul confine sottile tra bene e male da così tanto tempo, da non essere più sicuri del fronte a cui appartenevano.

I Cacciatori facevano risalire il loro lignaggio all'Angelo, ma a loro non erano concesse ali piumate con cui volare: potevano solo tentare di non cadere.

 

°*°

 

Clary.

Clarissa Morgenstern, malgrado non volesse ammetterlo neppure con sé stessa.

Una Cacciatrice. Una Nephilim.

 

"Questa vita di cicatrici e morte… Tu non ne fai parte."

 

Una ragazza qualsiasi finché uno splendido ragazzo biondo non l'aveva gettata in un nuovo mondo, sconvolgendole la vita.

Prima di allora il mondo non era stato altro che un marasma indistinto di persone che si muovevano velocemente, tutte nella stessa direzione come un grosso gregge di pecore. Adesso lo divideva in buoni e cattivi, in luce e oscurità, in bianco e nero, nonostante spesso si ritrovasse a chiedersi dove fosse il confine tra le due fazioni.

O in quale si collocasse lei, che si era invaghita del proprio fratello.

 

"Non sempre il desiderio è diminuito dal disgusto."

 

Quel giorno aveva voluto incontrarlo per dirgli che lo amava, che non le importava degli altri. Che aveva bisogno di lui, ma non come un fratello.

Invece il copione aveva preso una piega diversa e Jace l'aveva colta di sorpresa, armato delle migliori intenzioni; era stata costretta a mentire, a recitare una parte che non era la sua. Aveva dovuto fingersi felice, perché era questo che il ragazzo voleva in cambio del suo sacrificio: si era stampata sulle labbra un sorriso falso, che avrebbe potuto tranquillamente far concorrenza a quelli di suo padre, e aveva interpretato anche lei il ruolo della buona.

La realtà, però, era che non apparteneva alla luce: troppe tenebre erano contenute in quel sentimento soffocato che continuava a crescere in attesa di poter dirompere. Se ne stava lì, come un fuoco sotto la cenere, sicuro che prima o poi Clary non sarebbe più stata in grado di controllarlo: era paziente e avrebbe aspettato l'occasione giusta.

 

"E non importa cosa non mi lasci dire, anche quello sarà sempre vero."

 

Aveva sempre pensato di somigliare a sua madre. Ma questo era stato prima di conoscere Valentine, suo padre.

Era buffo il modo in cui ora la sua vita si dividesse in prima e dopo l'incontro con quel mostro. Come altro si poteva definire un genitore che non ostacolava l'amore tra i suoi figli?

Un essere crudele a cui piaceva veder soffrire la gente, compreso il sangue del suo sangue; che insegnava che l'amore era un veleno che uccideva lentamente.

Jace provava per lui delle emozioni contrastanti; Clary lo odiava, forse perché temeva di somigliargli.

 

"Essere così significherebbe…essere come Valentine."

 

Solo un fratello. Era ciò che aveva desiderato, o almeno così credeva Jace.

Il giovane aveva ricacciato dentro di sé un sentimento bruciante solo perché lei fosse felice.

Ma Clary non era felice.

La felicità era un'utopia, un mito con cui dare un senso all'esistenza. Era falsa come la distinzione tra bene e male: i contorni non erano netti, si mescolavano l'uno nell'altro.

Un po' di bene nel male; un po' di male nel bene.

Non solo bianco. Non solo nero.

Valentine, dopotutto, aveva dato inizio a quella lotta per difendere dei valori che reputava giusti. A suo modo, riteneva di agire per la luce.

 

"Amare vuol dire distruggere ed essere amati vuol dire essere distrutti."

 

Purtroppo era vero.

All'inizio Clary l'aveva giudicata sbagliata, il frutto di un uomo divorato dall'odio e dalle tenebre; ora ne vedeva l'altra faccia: lei e Jace si amavano e non poter vivere quel sentimento li stava distruggendo. Ma anche lasciarlo esplodere li avrebbe ridotti in pezzi.

Così avevano fatto della menzogna la loro verità, calandosi sul viso la maschera da paladini e lucidando le armature candide; tutto per nascondere agli altri, e soprattutto a sé stessi, quanto in realtà odiassero quel gioco di specchi e bugie.

Era più facile fingere.

Faceva sentire normali.

Anche se normale non era poi un granché.

 

FINE

  
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