Autore:
redeagle86
Titolo: Non solo bianco ~ Non solo
nero
Fandom:
Shadowhunters
Genere:
Introspettivo
Rating: Verde
Avvertimenti:
One-shot
Introduzione/NdA:
"D'ora in poi per te sarò
solo un fratello."
Una
frase che rimette le cose a posto, che riassegna i ruoli dei buoni a chi, per un
istante, li aveva abbandonati. Ma è davvero così? Si è davvero risolto tutto tra
Jace e Clary?
O
quella frase ha invece peggiorato la situazione, costringendoli in un labirinto
di ambiguità?
Prima
classificata a parimerito al contest "La semplificazione" indetto da Only
Me.
Non solo bianco
~ Non solo nero
Jace.
Jonathan Christopher
Morgenstern.
Un
Cacciatore. Un Nephilim.
"In noi nulla ha origine
dall'Inferno."
Un
ragazzo con qualcosa in più rispetto ai suoi coetanei; un illuso, che in quel
copione spento e simile ad un episodio di Laguna Beach, credeva di
interpretare la parte del buono.
E
questo solo perché svolgeva rigorosamente il suo lavoro di Shadowhunter,
distruggendo i demoni e le creature cattive che volevano ribellarsi all'ordine
imposto.
Ordine…
Chi
poteva davvero stabilire cosa fosse l'ordine?
Chi
si era sentito in grado -o in diritto- di instaurare delle regole, ritenendole
giuste per tutte le specie?
Anche innamorarsi della propria sorella in modo così disperato era una trasgressione, era innaturale. Solamente agli animali accadeva, o forse nemmeno a quelli. Succedeva solo a chi era oscuro, a chi non pensava agli altri.
"Ti innamorerai della
persona sbagliata."
Oh,
ma Jace aveva sistemato tutto con Clary, cancellando ogni possibile onta dal suo
onore: le aveva detto che sarebbe stato un fratello, come lei desiderava. Ora
era di nuovo il paladino del bene, convinto di aver eliminato qualsiasi traccia
di tenebre dal suo animo: in fondo, anche ai supereroi più famosi era capitato
di scivolare temporaneamente nel lato oscuro, tornando poi alla
luce.
Proprio come lui, angelo dai
capelli dorati che in un disegno sarebbe stato certo ritratto con forti
chiaroscuri. E non per esaltarne il candore, quanto per sottolineare la sua
doppia natura, perché per quanti sforzi facesse, non poteva sfuggire
all'oscurità.
A
parole aveva rinnegato quel sentimento insano che nutriva per Clary, quell'amore
che mai avrebbe dovuto nascere tra loro; il cuore, però, non era dello stesso
parere e gli occhi non la guardavano come avrebbe fatto un
fratello.
No,
il suo era lo sguardo di un amante, di un complice…di tutto, tranne che di un
parente tanto stretto.
"Avrai anche l'aspetto di
un angelo, ma io so benissimo cosa sei."
La
verità era che somigliava a Valentine più di quanto avesse mai immaginato; era
il suo degno figlio.
Un
padre che permetteva ai suoi figli di amarsi liberamente, era un mostro; un
ragazzo che non desiderava altro che poter amare totalmente la propria sorella,
non era diverso.
Era
per questo che aveva rivolto a Clary quelle parole; non erano oneste, non
venivano dal cuore: era stato solo un modo per dimostrare che non era come il
genitore, che non era un malvagio egoista teso solo a concretizzare i suoi
desideri.
Inoltre era ciò che lei
voleva sentirsi dire.
Per
essere felice.
"L'amore rende
bugiardi."
Felice…
Non
si era mai reso conto di quante ambiguità celasse una parola così
breve.
Aveva fatto la cosa giusta,
aveva reso contenta sua sorella, eppure non si sentiva
felice.
Forse perché sapeva di non
potersi strappare il DNA, anche se era la sola cosa che potesse davvero farlo
felice.
"Non ho mai sentito di
appartenere a nessun posto. Ma tu mi fai sentire come se ci fosse un posto per
me."
Era
la verità, e purtroppo lo pensava ancora. Tutte le volte in cui i suoi occhi
correvano a Clary, provava quella sensazione. Un volo verso il cielo che veniva
bruscamente infranto dalla dura realtà: amarla l'avrebbe fatta
soffrire.
Il
cielo non era fatto per quelli come lui, che si barcamenavano sul confine
sottile tra bene e male da così tanto tempo, da non essere più sicuri del fronte
a cui appartenevano.
I
Cacciatori facevano risalire il loro lignaggio all'Angelo, ma a loro non erano
concesse ali piumate con cui volare: potevano solo tentare di non
cadere.
°*°
Clary.
Clarissa Morgenstern,
malgrado non volesse ammetterlo neppure con sé stessa.
Una
Cacciatrice. Una Nephilim.
"Questa vita di cicatrici
e morte… Tu non ne fai parte."
Una ragazza qualsiasi finché uno splendido ragazzo biondo non l'aveva gettata in un nuovo mondo, sconvolgendole la vita.
Prima di allora il mondo non
era stato altro che un marasma indistinto di persone che si muovevano
velocemente, tutte nella stessa direzione come un grosso gregge di pecore.
Adesso lo divideva in buoni e cattivi, in luce e oscurità, in bianco e nero,
nonostante spesso si ritrovasse a chiedersi dove fosse il confine tra le due
fazioni.
O
in quale si collocasse lei, che si era invaghita del proprio
fratello.
"Non sempre il desiderio
è diminuito dal disgusto."
Quel giorno aveva voluto
incontrarlo per dirgli che lo amava, che non le importava degli altri. Che aveva
bisogno di lui, ma non come un fratello.
Invece il copione aveva
preso una piega diversa e Jace l'aveva colta di sorpresa, armato delle migliori
intenzioni; era stata costretta a mentire, a recitare una parte che non era la
sua. Aveva dovuto fingersi felice, perché era questo che il ragazzo
voleva in cambio del suo sacrificio: si era stampata sulle labbra un sorriso
falso, che avrebbe potuto tranquillamente far concorrenza a quelli di suo padre,
e aveva interpretato anche lei il ruolo della buona.
La
realtà, però, era che non apparteneva alla luce: troppe tenebre erano contenute
in quel sentimento soffocato che continuava a crescere in attesa di poter
dirompere. Se ne stava lì, come un fuoco sotto la cenere, sicuro che prima o poi
Clary non sarebbe più stata in grado di controllarlo: era paziente e avrebbe
aspettato l'occasione giusta.
"E non importa cosa non
mi lasci dire, anche quello sarà sempre vero."
Aveva sempre pensato di
somigliare a sua madre. Ma questo era stato prima di conoscere Valentine, suo
padre.
Era
buffo il modo in cui ora la sua vita si dividesse in prima e dopo l'incontro con
quel mostro. Come altro si poteva definire un genitore che non ostacolava
l'amore tra i suoi figli?
Un
essere crudele a cui piaceva veder soffrire la gente, compreso il sangue del suo
sangue; che insegnava che l'amore era un veleno che uccideva
lentamente.
Jace provava per lui delle
emozioni contrastanti; Clary lo odiava, forse perché temeva di
somigliargli.
"Essere così
significherebbe…essere come Valentine."
Solo un fratello. Era ciò
che aveva desiderato, o almeno così credeva Jace.
Il
giovane aveva ricacciato dentro di sé un sentimento bruciante solo perché lei
fosse felice.
Ma
Clary non era felice.
La
felicità era un'utopia, un mito con cui dare un senso all'esistenza. Era falsa
come la distinzione tra bene e male: i contorni non erano netti, si mescolavano
l'uno nell'altro.
Un
po' di bene nel male; un po' di male nel bene.
Non
solo bianco. Non solo nero.
Valentine, dopotutto, aveva
dato inizio a quella lotta per difendere dei valori che reputava giusti. A suo
modo, riteneva di agire per la luce.
"Amare vuol dire
distruggere ed essere amati vuol dire essere
distrutti."
Purtroppo era
vero.
All'inizio Clary l'aveva
giudicata sbagliata, il frutto di un uomo divorato dall'odio e dalle tenebre;
ora ne vedeva l'altra faccia: lei e Jace si amavano e non poter vivere quel
sentimento li stava distruggendo. Ma anche lasciarlo esplodere li avrebbe
ridotti in pezzi.
Così avevano fatto della
menzogna la loro verità, calandosi sul viso la maschera da paladini e lucidando
le armature candide; tutto per nascondere agli altri, e soprattutto a sé stessi,
quanto in realtà odiassero quel gioco di specchi e bugie.
Era
più facile fingere.
Faceva sentire
normali.
Anche se normale non
era poi un granché.
FINE