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Autore: KyubiKonanOfAkatsuki    18/12/2009    0 recensioni
[Prequel di Kowaii Kitsune]Come è nato il CP9? Perché Lucci è il più forte assassino mai visto dalla sua creazione, e qual'è il perché della sua rivalità con Jyabura? In questa storia, racconterò la nascita del CP9 aggiungendo il mio OC alla vicenda. [Kaku si tranquillizzò al tono di voce di Kokitsune, ora più o meno incolore. Lei era fatta così, ma dopotutto nella visita medica della scorsa settimana le erano stati riscontrati chiari segni di schizofrenia, ma a lei non sembrava importarne molto. Kalifa sosteneva che la sua amica era perfettamente normale e non era pazza, ma a volte non ne sembrava convinta neanche lei.
Kokitsune: -Aspetta, ora tocca a me farti qualche domanda… Che ne so, pensi che io sia pazza?-
Kaku: -No, assolutamente… Perché?-
Kokitsune: -Lo so che lo pensi. Tutti lo pensano. Anche Kalifa, ma per bontà o forse pietà non me lo dice! Io ti faccio pietà, ammettilo!-
Suonava aggressiva, di nuovo nervosa...]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cipher Pool 9, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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xAmericanpeople95: Non preoccuparti, come dico sempre, l’erba cattiva non muore mai. Presto o tardi, aggiorno sempre. XD

Per la parte di Roger mi sono documentata con Wikipedia, che dice che Roger si era costituito e che comunque aveva una malattia che solo il dottore della sua ciurma poteva rallentare, ma non eliminare. Come mai non riesci più a postare? O_o

 

 

 

Kokitsune, nel frattempo, era tanto arrabbiata da fare impressione: dalle zanne scoperte filtravano fili di fumo grigiastro che si trasformavano in vere e proprie nuvole nere quando ruggiva innervosita, dal naso fiamme bluastre saettavano a intervalli regolari, gli occhi gialli a fessura, squadrava ogni malcapitato che le passava vicino, e se erano sfortunati li caricava anche con le sue corna da cervo.

 

???: -Oi, cosa succede, Kokò? Sembri una locomotiva-

 

Chiunque l’avesse chiamata in quel modo l’avrebbe pagata cara: si voltò, ma l’effetto sorpresa ebbe la meglio sulla sua furia in quel momento omicida: era Lucci. E l’aveva chiamata Kokò.

 

Kokitsune: -Lucci? Che cosa vuoi?-

 

Chiese lei brusca, senza volerlo. La quantità di fumo che le usciva dalla gola però era già notevolmente diminuita.

 

Lucci: -Nulla. Solo sapere come la mia nuova compagna di team se la passa-

Kokitsune: -Qui gatta ci cova-

Lucci: -… Non ti fidi di me?-

Kokitsune: -Solo uno stolto lo farebbe-

 

Rispose, inacidita. Stava perdendo ancora il controllo. Non era realmente lei a parlare, ma colei che stava dietro tutto… Dietro al destino di Kokitsune. Quel moccioso stava intralciando i suoi piani…

 

Lucci: -Ahah, hai sempre voglia di scherzare-

Kokitsune: -Devi solo provarci a toccarmi, che il tuo piccolo Hattori fa la fine dell’arrosto-

 

Vide chiaramente una vena pulsare nella tempia sinistra di Lucci, e provò una strana soddisfazione a vedere lo sforzo che il giovane faceva per non tranciarla in due con il Rankyaku.

 

Lucci: -Ah. Ah.Ah. Comunque, Sengoku vuole vederti…-

Kokitsune: -Sengoku?-

Lucci: -Hai capito bene. Dice che deve provare delle cose con te e ci sono altri Marine-

Kokitsune: -Mi domando cosa potrebbe essere… Vado subito-

 

Ancora semi-trasformata, varcò la soglia del quartier generale della Marina. Si accorse che i numerosi uomini che erano lì a svolgere le loro mansioni quotidiane si erano fermati per guardarla, in tutti i suoi tre metri di altezza.

 

Kokitsune: -Beh? Non avete mai visto una volpe?-

Marine: -Tu… Una volpe?-

Kokitsune: -Ti crea qualche problema, amico?!-

 

Sbottò lei. L’uomo si affrettò a scuotere la testa in un ‘no’, mentre un altro uomo le si avvicinò senza farsi tanti problemi. Un uomo dal mento abbastanza pronunciato con su una cicatrice a ’X’ e i capelli arancioni e lisci buttati all’indietro.

 

???: -Sono il Contrammiraglio Drake. Probabilmente ti chiederai perché sono qui, di solito non mi occupo dei novellini ma…-

Kokitsune: -Sputa il rospo. Ti ha mandato Sengoku il Buddha-

Drake: -Già. Beh, credo che questo mi risparmierà le spiegazioni…-

Kokitsune: -Perché mi vuole vedere?-

Drake: -Il tuo Frutto del Diavolo è molto interessante, anche più del mio, sai? Dovresti essere contenta-

Kokitsune: -Oh, davvero?-

Drake: -Sì. Gli Zoan Mitologici sono più rari di quelli Ancestrali, ma ovviamente tutto dipende dall’utilizzatore. Ad esempio, potresti avere un frutto potentissimo ma non saperlo usare, allora sarebbe inutile-

 

Disse X-Drake, mentre si dirigevano verso delle scale che conducevano nei sotterranei. Subito vennero immersi nelle tenebre, ma il Contrammiraglio sembrava orientarsi molto bene nell’oscurità. Lo stesso non poteva dirsi di lei, che camminava dietro di lui e rischiava di cadergli addosso in ogni momento, e una bestia di trecento chili addosso non è per nulla piacevole. Con un deciso movimento del braccio, la prese sulle spalle.

 

Kokitsune: -E’ molto forte, Contrammiraglio-

Drake: -Zoan modello T-Rex. Sono nella forma ibrida. Sai, non vorrei rompermi qualche ossicino, in caso tu mi rotolassi addosso-

 

Kokitsune sorrise: l’uomo gli era simpatico. Dimenticò la sua rabbia di fronte alla sua pazienza. Nonostante fosse stata sgarbata con lui, egli non se l’era presa. Anzi, continuava a essere spontaneo ed educato. Lei aveva sempre pensato che i ‘superiori’ fossero tipi antipatici, come Spandam e suo padre.

 

Quando arrivarono alla fine delle scale, X-Drake la mise giù, tornando nella forma umana. Il pavimento sotto le sue zampe era stranamente liscio. All’improvviso, delle luci azzurre si accesero davanti a loro, a destra e a sinistra, formando una strada parzialmente illuminata e, a parere di lei, molto suggestiva. Camminarono nel silenzio, la galleria che si estendeva davanti a loro sembrava infinita, ma eccolo lì: Sengoku, accompagnato da Spandine (con cui stava parlando animatamente) e vari Marines di alto grado, dedusse la volpe-drago osservando incuriosita le numerose medaglie scintillanti sul petto degli uomini.

 

Spandine: -… Ecco qui. Stia indietro Grand’Ammiraglio, solo io sono capace di controllare la belva…-    

Kokitsune: -A dire il vero, io non sono una belva, mi controllo benissimo da sola-

Sengoku: -Seduta-

 

Kokitsune obbedì, docile. Si sedette sulla lunga coda squamosa che le era appena cresciuta e racchiuse il viso tra le zampe artigliate, sbuffando una nuvoletta di vapore.

 

Sengoku: -Ottimo lavoro Spandine, sapevo che eri bravo a raccattare orfanelli dalla strada, ma mi domando dove tu abbia trovato lei…-

Spandine: -Oh, è stato semplice. Era con Kalifa, la figlia di uno dei nostri del CP9-

Sengoku: -Va bene, bando alle ciance! Vediamo cosa ci ha mandato quella Damu…-

 

X-Drake prese una specie di collare molto pesante, in acciaio, collegato a un filo che andava a perdersi nell’oscurità e lo assicurò al collo di Kokitsune. La volpe-drago sentì chiaramente un macchinario entrare in funzione, investire tutti con un’onda di vapore bianco e bollente. Cominciava ad avere paura.

 

Kokitsune: -Signor Drake… Cosa vogliono farmi?-

Drake: -Testare le tue capacità. Non dovrebbe essere doloroso-

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Nel frattempo, Jyabura aveva raggiunto Kalifa. La bambina stava cogliendo dei fiori nel prato sul retro dell’ospedale.

 

Jyabura: -Kalifa! *ansimando* Aiutami!-

Kalifa: -Cosa c’è?-

Jyabura: -Kokitsune… Abbiamo litigato… Io le ho detto che sarebbe stato meglio se restava ancora un po’ *ansima* all’ospedale-

Kalifa: -Mi sembra strano che voi due litighiate per così poco. Tu le piaci, cosa le hai fatto?-

 

‘Tu le piaci’.

Il Lupo si sentì ancora peggio, ad averle urlato contro in quel modo, ma neanche Kokitsune era un angelo…

 

Jyabura: -Che cosa le ho fatto io? Cosa ha fatto lei!-

Kalifa: -Che ne posso sapere? Ho solo dieci anni, non so come funzionano queste cose da adulti-

Jyabura: -Ok… Ti credi furba, eh? E’ la tua migliore amica!-

Kalifa: -A dire il vero è più mia madre, per come mi tratta-

Jyabura: -Aahh, insomma, ho bisogno di te! Kokitsune ha le allucinazioni, e se non la fermiamo subito andrà a raccontare tutto a qualcuno della Marina!-

Kalifa: -Allucinazioni?!-

 

Jyabura le spiegò rapidamente il tutto.

 

Kalifa: -Ma non possiamo fermarla da soli!-

Jyabura: -E che si fa, allora?-

Kalifa: -Chiamiamo l’unico a cui dà retta, Kumadori, no?-

 

La terra cominciò a tremare.

 

Kalifa: -E’ un terremoto!-

 

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Kokitsune ruggì.

I suoi versi scuotevano la terra, gelavano il sangue di chi li udiva, lasciando presagire nulla di buono. Il ‘collare’ doveva essere un materiale opposto all’agalmatolite, perché non si sentiva debole, anzi sentiva una strana forza in sé.

 

Spandine: -Ahem… Grand’Ammiraglio Sengoku, non per insinuare nulla, ma… Sarà sicuro amplificare la potenza del Frutto del Diavolo con il collare che ci ha dato quella donna, Damu?-

Sengoku: -Tsk! Certo! E comunque, se la situazione ci sfugge di mano, sarà facile controllarla con l’Haki, almeno per me-

 

In una frazione di secondo, gli occhi di Kokitsune diventarono rossi, scintillanti come gocce di sangue. Il collare che aveva al collo andò in mille pezzi, e istantaneamente il corpo divenne tanto grosso da risultare stretto persino per l’immensa galleria, se i Marines non si fossero trovati davanti a lei sarebbero rimasti schiacciati alle pareti. Lei si allungò e la trasformazione ebbe inizio. Spandine urlò, ma Sengoku si fece avanti, la mano tesa verso il muso della volpe-drago, che diventava sempre più grossa e si dimenava come un demonio: presto avrebbe fatto crollare tutto.

 

Sengoku: -Stai calma!-

 

La guardò dritta negli occhi, e quella si calmò. Sembrava che avesse fermato la sua crescita. Un gorgheggio sommesso proveniva dalla gola di lei, come le fusa di un gatto con il padrone, ma il fatto che provenissero da un drago era piuttosto… Strano.

Spandine, recuperato il coraggio, si schiarì la voce e si avvicinò anche lui, poggiandole una mano su una zanna, come esaminandola.

 

Spandine: -Mhm… Non fai più tante storie, eh, brutta bestiona?-

 

Bastarono quelle parole per far agitare di nuovo Kokitsune, i lunghi baffi di fuoco che avvolgevano tutto e tutti.

 

X-Drake: -Accidenti! Grand’Ammiraglio, devo…-

Sengoku: -No! Posso controllarla! Spandine, sei un’idiota!-

 

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Mentre Jyabura e Kalifa correvano via, una scossa molto più forte li fece cadere: dalla terra spuntarono due enormi ramificazioni, come alberi spogli, senza fogliame.

 

Kalifa: -Alberi che crescono all’improvviso?! Che diavolo succede?!-

Jyabura: -Kalifa… Questi non sono alberi!-

 

Il terreno si crepò proprio dove erano spuntati gli ‘alberi’: vampe di fuoco azzurro uscirono dall’abisso, due occhi scintillarono minacciosi nell’oscurità. Era Kokitsune, che con un altro poderoso colpo di testa emerse dal collo in su.

 

Kokitsune: -Ahahaha! Libera, finalmente!-

 

Disse, la voce orribilmente deformata, come se fossero due entità a parlare, contemporaneamente, una voce roca né maschile né femminile. Girò il lungo collo verso i due giovani, che si ritrassero, spaventati.

 

Kokitsune: -Attenti bocconcini, siete facili prede-

Jyabura: -Kalifa, indietro!-

Kalifa: -Ho paura!-

Kokitsune: -Kalifa, piccola, piccola Kalifa… Non mi riconosci?-

 

Disse, con falsa dolcezza, il drago dal muso felino.

 

Jyabura: -Kalifa, scappa! Ci penso io!-

Kokitsune: -Oh Jyabura, mi spezzi il cuore così, sigh…-

 

La bestia imitò un pianto seguito da qualche singhiozzo, poi rise malvagia.

 

Kokitsune: -… Non ti basta come me lo hai spezzato poco fa?-

Jyabura: -Aspetta... Tu sei…-

Kokitsune: -Esatto. Ma non vivrai per raccontarlo-

 

Disse Kokitsune, leccandosi le labbra e spalancando le zanne. Uno slancio con il robusto collo serpentino, il muso si schiantò contro la terra, si richiuse e deglutì: aveva inghiottito il Lupo, che aveva spinto via Kalifa appena in tempo.

 

Jyabura: -Ah, che schifo!-

 

Ma egli era riuscito a salvarsi, aggrappandosi alla lingua biforcuta del drago. La temperatura all’interno delle fauci era parecchio alta, l’umidità regnava sovrana e il buio era rischiarato solo da una luce azzurra che proveniva dal fondo della gola di Kokitsune: Jyabura sapeva che caderci dentro era un biglietto di sola andata per l’Inferno.

 

Jyabura: -Mi dispiace Ko, ma se fai così mi costringi… SHIGAN!-

 

Colpì numerose volte il mostro in gola, ben attento a non caderci dentro, ma non ci fu reazione. Probabilmente non aveva nemmeno sentito quegli shigan. Sentì delle voci maschili, erano molto lontane e, soprattutto, fuori dalle zanne di Kokitsune. Un urlo, e lei sibilò. Jyabura sentì l’enorme testa sbatacchiare contro il pavimento. Sengoku l’aveva domata.

 

Sengoku: -Mollalo-

 

E un istante dopo, le fauci si spalancarono. Gli occhi del Lupo ci misero un po’ per riabituarsi alla luce.

 

Jyabura: -Un tempismo impeccabile-

 

Era fradicio, ma sano e salvo. Kalifa gli corse incontro e lo abbracciò.

 

Kalifa: -Allora non ti ha mangiato!-

Jyabura: -Sono un lupo, sono un predatore io, non una preda-

 

Disse con orgoglio, guardando il Grand’Ammiraglio e la moltitudine di Marines, che legavano un collare di catene in agalmatolite attorno al collo di Kokitsune. Un uomo si avvicinò a loro, nervoso.

 

Marine: -Avete visto più di quanto avreste dovuto. Pertanto, la vostra memoria verrà modificata-

Kalifa: -Ma noi… Cosa succede?!-

 

Disse la bambina, ancora più stretta all’amico, ma prima che potessero fare o dire qualcosa, l’uomo poggiò loro le mani sulla fronte, e all’istante dimenticarono tutto. Nel frattempo, Kokitsune era tornata la solita ragazza, umana, pallida e allampanata con i capelli fino alle spalle come una criniera, distesa a terra priva di sensi.

 

  
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