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Autore: Scarcy90    19/12/2009    29 recensioni
[Storia scritta a quattro mani con fallsofarc] "I was in the middle before I knew that I had begun" (Ero già innamorato prima di accorgermene)...
Con questa frase, in Orgoglio e Pregiudizio, Mr Darcy comprende i sentimenti che lo legano alla sua Elizabeth. Ma questa frase può valere anche per due ragazzi di oggi? Massimiliano (“Il Figlio Della Prof”) e Alessandro (“Secretly”), si incontrano in questa meravigliosa storia insieme alle loro “dolci” metà, Valeria e Beatrice. Tra piani per sfuggire alla temibile “Lucifero” e strani modi per dimostrare i loro sentimenti, si sviluppa la storia che è riuscita ad unire “Il Figlio Della Prof” e Secretly”.
Ale e Bea si trovano a Lecce per uno dei soliti viaggi a sorpresa organizzati da lui, ma un avvenimento particolare li costringerà a cambiare tutti i loro piani e riscoprire una delle amicizie più grandi…
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I protagonisti de “Il Figlio della Prof” e di “Secretly” s’incontrano in questa nuova, coinvolgente e fresca storia, colma di brio e di piani frizzanti per riuscire a sfuggire allo sguardo sempre vigile di Lucifero






I Was In The Middle... Before I Knew That I Had Begun




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-Massi, hai battuto la testa contro qualche muro ultimamente?! Non ne posso più di sentire queste tue cavolo di richieste e obiezioni assurde!-
-Far sapere alla mia famiglia che mi sono innamorato ti sembra una richiesta tanto assurda?! Forse dovresti farti revisionare il cervello, Vale!-
Ormai erano mesi che questa storia andava avanti e Massi non ne voleva proprio sapere di gettare la spugna. Stava cercando in tutti i modi di convincermi a vivere la nostra relazioni alla luce del sole, ma non avrebbe mai raggiunto il suo scopo. Dopotutto stavamo insieme da dicembre, erano già passati quattro mesi, che gli costava aspettare la fine degli esami di maturità prima di far sapere a sua madre, Claudia D’Arcangelo, la mia prof di scienze, che stavamo insieme?
La sua testardaggine era quasi pari alla mia quindi non mi stupiva il fatto che continuasse ad insistere.
In macchina era sceso un silenzio quasi glaciale. Succedeva sempre dopo che ci prendevamo a male parole ed insulti, ormai mi ci ero abituata. Nonostante questo però, mi bastava voltare la testa verso di lui, vedere il suo viso, i suoi occhi verdi concentrati sulla guida e soprattutto le sue mani strette sul volante del SUV grigio metallizzato di suo padre per desiderare che una qualche magia ci teletrasportasse in un luogo appartato per fare pace nel modo in cui piaceva a me…
Possibile che lo amassi così tanto? Dopo tutti quei mesi ancora non riuscivo a capire cosa ci trovassi in lui, ma soprattutto cosa lui ci trovasse in me. Lui, il secondo ragazzo più figo della scuola, quello che tutte desideravano, e che io avevo detestato per cinque anni, aveva deciso d’innamorarsi proprio di me, l’ultimo anello di quella catena alimentare che era il Liceo Classico Virgilio di Lecce.
Eravamo in pieno periodo di vacanze, per fortuna Pasqua arrivava sempre e come ogni anno avevamo otto interi giorni di puro relax- tolti gli autocarri di compiti per casa che ci avevano scaricato addosso i professori.
Per festeggiare questo nuovo senso di momentanea libertà, Massi mi aveva invitato a cena fuori. Eravamo fermi davanti ad un semaforo, quello che portava al Viale dell’Università, una delle strade dalla quale si poteva raggiungere Porta S. Biagio. Era lì che stava il “Blu Notte” uno dei miei ristoranti preferiti, e uno dei più romantici che avessi mai visto in tutta la mia vita. Un locale piccolo e appartato, dove tra luci soffuse e candele si potevano vivere dei momenti magici, il tutto contornato dal meraviglioso centro storico.
Essendo venerdì sera c’era parecchio traffico e in più quell’incrocio era uno dei peggiori di tutta Lecce. Si sfioravano incidenti ogni cinque minuti.
Ad un certo punto Massi cominciò a suonare febbrilmente il clacson.
-Che c’è?- chiesi sussultando, ero rimasta per tutto il tempo ferma a fissare il profilo perfetto e sensuale del suo viso.
-Quel deficiente con la Volvo!- esclamò indicando con un cenno l’auto davanti a noi. –Il semaforo è verde e lui è troppo occupato a risucchiare il viso di quella che gli sta accanto per accorgersene!-
Alzai un sopracciglio divertita, mentre anche le altre macchine cominciavano a suonare il clacson lasciando che qualche imprecazione contro il proprietario della Volvo si diffondesse nell’aria.
Incrociai le braccia e assunsi un’aria offesa.
-Potresti anche prendere esempio da quel tizio, non mi dispiacerebbe se anche il mio ragazzo facesse una cosa del genere-, non lo guardai ma immaginavo la sua espressione. Ero certa che si fosse voltato a guardarmi e un piccolo sorriso di sfida gli fosse apparso su quelle labbra così sexy.
Il punto era: avrebbe accettato la mia sfida?
-Ehi-, mi disse con tono deciso.
Sentii il mio cervello andare in fumo: detestavo che lui mi chiamasse EHI! Dopotutto un nome ce l’avevo.
Mi voltai di scatto verso di lui con aria furente.
-Lo sai che non voglio che… mi chiami… così…-, il suo sguardo mi aveva pian piano azzittita del tutto.
-Davvero vuoi che prenda esempio da quel tizio? Pensavo avessi capito che io possiedo altre armi da usare in questi casi- i suoi occhi erano caldi e accoglienti ma soprattutto erano affamati- e non di cibo. In quei mesi eravamo stati così occupati con lo studio che avevo dimenticato quello sguardo, era lo stesso che mi aveva fatto capitolare la prima volta che avevamo fatto l’amore, era lo sguardo più sensuale e famelico che avessi mai visto. Ed era rivolto solo ed esclusivamente a me…
Sì, le armi di Massi su di me avevano un indiscutibile potere e non avevo voglia di lottare contro quell’attrazione. Chi ne avrebbe mai avuto la forza?!
Quasi non me ne resi conto, il mio corpo si mosse da solo, mi avventai praticamente su Massi per baciarlo e quando le nostre bocche s’incontrarono ritrovai il mio Paradiso personale, quello che amavo visitare insieme a quello stupido del mio ragazzo.
Evidentemente Massi non si aspettava una reazione del genere, visto che premette per sbaglio l’acceleratore e l’auto con uno strappo partì all’improvviso.
Sentii una botta piuttosto forte.
-Merda!- mormorò Massi alzando gli occhi al cielo.
Mi rimisi a sedere al mio posto e subito vidi il tizio della Volvo che scendeva dall’auto e si dirigeva verso di noi mentre tutte le macchine che stavano intorno cominciavano ad attraversare l’incrocio dribblando le nostre auto ferme proprio nel mezzo.
-Fantastico, non vedevo l’ora di fare una bella discussione con un pallone gonfiato-, disse Massi aprendo lo sportello con fare scocciato.
L’avevo fatta grossa, ma alla fine dei conti non era tutta colpa mia. Lui non avrebbe dovuto provocarmi, lo sapeva benissimo che non riuscivo a starmene ferma soprattutto se mi guardava in quel modo.
Comunque decisi di scendere anch’io dalla macchina per sentire quello che si sarebbero detti.
Il tizio della Volvo si avvicinò al faro posteriore della sua auto e vide quello che anch’io mi ritrovai davanti agli occhi: era frantumato. A parte quello, non sembrava che ci fossero altri danni visibili.
-Dì un po’-, cominciò il tizio incrociando le braccia con fare risoluto. –Avevi preso la mia auto per il bersaglio di un poligono?-
Si trattava di un ragazzo. Di certo non era molto più grande di noi, però si notava subito che nei suoi occhi c’era qualcosa che lo rendeva più maturo. Era obbiettivamente affascinante, con quegli occhi così particolari, di un colore indefinito tra il verde e il marrone, e il viso serio ma bellissimo. Il suo abbigliamento lo rendeva ancora più attraente e maturo: aveva dei jeans scuri, una maglietta nera un po’ aderente e una giacca di pelle color castagna.
Aveva un fascino davvero magnetico e probabilmente, se il mio cuore non fosse già stato occupato, ci avrei anche fatto un pensierino… E detto da me era davvero una cosa strana.
-Al posto di prendertela con me perché non pensi a quello che fai tu?!- rispose Massi facendo un passo verso il ragazzo e fulminandolo con lo sguardo. –Sei stato fermo mezz’ora con il semaforo verde a pomiciare con la tua ragazza!-
-Non che siano affari tuoi-, ribatté l’altro mantenendo una calma quasi surreale mentre Massi a suo confronto sembrava un leone in gabbia pronto ad azzannarlo da un momento all’altro, -ma mi sembra che tu mi abbia tamponato proprio perché eri impegnato in piacevoli attività con quella signorina.-
Fece un cenno verso di me e i suoi occhi si posarono sul mio viso per un secondo. Il suo sguardo era stato delicato ma allo stesso tempo mi aveva fatto irritare a morte.
-Ascoltami bene, razza di idiota!- esclamò Massi facendo qualche altro passo verso di lui . –La devi smettere di assumere quell’atteggiamento di superiorità, tu hai torto almeno quanto me, anzi forse di più!-
Preso da un eccesso d’ira Massi afferrò il ragazzo per il colletto della giacca e lo fissò dritto negli occhi: verde contro verde, fuoco contro fuoco… Stupido contro stupido anche…
-Non mi piacciono per niente i tipi come te!-
Ma che stava dicendo? Anche lui assumeva quegli atteggiamenti di superiorità, lo aveva sempre fatto e gli piaceva anche. I ragazzi sono davvero degli idioti.
-E la tua Volvo ha anche rovinato il paraurti del SUV di mio padre…-
-Ti consiglio di togliermi le mani di dosso-, sibilò il ragazzo lanciando uno sguardo simile ad una saetta.
-Altrimenti che fai?-
Massi era proprio incavolato.
-Ho detto di lasciarmi!- esclamò il ragazzo riuscendo a liberarsi dalla presa di Massi. Lo guardò con puro odio: -Fallo un’altra volta e me la pagherai sul serio…-
Il suo tono era tornato calmo ma i suoi occhi non mentivano: se avesse potuto avrebbe preso Massi a pugni senza farsi tanti problemi e sapevo che anche quel cretino del mio ragazzo non si sarebbe tirato indietro.
-Guarda che te la sei voluta tu! Se non sbaglio hai cominciato proprio tu ad insultare!- pronunciando queste parole Massi posò un indice minaccioso sul petto di quel ragazzo.
Qui si stava seriamente sfiorando la rissa… Forse era meglio intervenire.
Il ragazzo scacciò via il dito di Massi con un gesto deciso della mano.
-Te lo ripeterò una volta sola, biondino, non ti azzardare mai più a mettermi le mani addosso-, si sistemò la giacca con noncuranza. –Non sai con chi hai a che fare.-
-Biondino a chi?! Razza di stronz…-
E no adesso era abbastanza, dovevo fermare quella pagliacciata!
-Smettetela!- esclamai, e con uno slancio misi le mani sul petto di Massi appena in tempo per impedirgli di saltare addosso a quel ragazzo.
Ma nel momento stesso in cui riuscii a fermarlo mi resi conto di una cosa: poco prima non ero stata la sola ad urlare, un’altra voce si era aggiunta alla mia e una strana sensazione di famigliarità mi aveva avvolta.
Mi voltai lentamente verso il ragazzo sconosciuto e fu allora che la vidi. Una ragazza, un po’ più bassa e minuta di me, con lunghi capelli scuri che le ricadevano sulle spalle. Indossava abiti semplici, pantaloni scuri e una camicetta bianca a maniche lunghe, piuttosto affiancata per mettere in evidenza il suo fisico sinuoso. Il suo viso era di una dolcezza sorprendente e quando incontrai i suoi occhi scuri e profondi uno strano ricordo mi ritornò alla mente.
Era estate, due bambine e una signora avanti con l’età passeggiavano spensierate sulla spiaggia dorata illuminata dai caldi raggi del sole del sud.
Le due bambine si tenevano per mano e sorridevano contente mentre parlavano di argomenti così futili per gli adulti ma così importanti per i loro piccoli cuoricini. Una di quelle bambine aveva occhi profondi e pieni di segreti, gli stessi occhi che troneggiavano sul viso di quella ragazza.
-Bea…-, mormorai sbalordita.
La ragazza sbatté le palpebre diverse volte, come se stesse cercando di mettere meglio a fuoco la mia immagine.
-Vale…-, rispose lei altrettanto stupita.
-Voi due…-, cominciò Massi.
-… vi conoscete?- terminò l’altro ragazzo.
Bea ed io ci guardammo ancora per qualche secondo negli occhi.
Era lei! Non c’erano dubbi, era la mia Bea!
-Bea!- esclamai con un sorriso enorme mentre le saltavo addosso per abbracciarla.
-Vale, tesoro mio!-
Cominciammo a saltare come due stupide mentre sentivo gli occhi di Massi e dell’altro ragazzo puntati su di noi con la stessa intensità di due fari. Eppure non m’importava, finalmente la mia cara Bea era tornata!
-Che ci fai qui?- chiesi staccandomi da lei e guardandola negli occhi, continuavo a sorridere senza riuscire a farne a meno. –E’ da una vita che non ci vediamo!-
-Lo so- rispose lei sorridendo. –Purtroppo non c’è stata più occasione di venire in vacanza qui, e i miei sono stati troppo impegnati.-
-E tua nonna? Come sta la signora Caterina?- chiesi con una brama d’informazioni che non credevo di possedere.
-Sta bene-, disse lei contenta.
-L’ultima volta che ti ho sentita su msn quando è stato? Un po’ prima di Natale, vero?-
-Sì…-
-Non credevo che ti avrei rivista!- ero talmente felice che avrei potuto urlare per la gioia.
-Ehm-ehm-, cominciò una voce seccata dietro di me. –Non per intromettermi in questa carrambata, ma potresti spiegarmi che sta succedendo?-
Mi voltai di scatto come una iena verso quello che da lì a poco sarebbe rimasto del mio ragazzo.
-Cos’era quel tono seccato, Draco?- chiesi socchiudendo gli occhi irritata.
Lui mi guardò sorpreso, o meglio terrorizzato.
-Vorrei solo capire che sta succedendo-, si difese lui con aria innocente.
-Non dirmi che…-, cominciò Bea fissando Massi, anzi gli stava proprio facendo una radiografia. –Lui è il tuo ragazzo? Il famoso figlio della tua prof di scienze?!-
-Confesso-, rispose Massi sorridendo.
-Non pensavo fosse così… così…-
-Idiota, stupido, egocentrico, cretino, imbecille? Ho anche altri suggerimenti se vuoi…-
-Sei sempre la solita, Vale-, disse Bea ridendo e dandomi un buffetto affettuoso sulla guancia. –No, volevo dire così… bello. In genere a te i ragazzi così non sono mai piaciuti…-
-Evidentemente non ci sto più con il cervello… E tu smettila!- esclamai verso Massi che stava sorridendo tutto compiaciuto dal complimento di Bea.
-Lui sarebbe “bello”?- chiese il ragazzo che stava con Bea guardandola con una certa irritazione.
-Andiamo, Ale, non sarei mica geloso?- si lasciò andare ad un risolino divertito.
Un attimo! Lo aveva chiamato Ale?!
-Fermi tutti-, dissi rivolta a quei due. –Tu sei Ale? Quell’Ale? Il miglior amico di Bea?-
-Confesso-, rispose lui ridendo e lanciando un’occhiataccia a Massi che rispose con altrettanto odio.
Sorrisi. Un sorriso di vittoria mi si allargò sul volto. Uno di quei sorrisi che mi piaceva tanto sfoggiare, e puntai gli occhi su Bea con aria sicura di me.
-Oh, Santo Cielo, Vale! So quello che vuoi dire quindi dillo e basta…-, disse lei arrossendo.
Avrei dovuto fare la persona seria, ma quando scoprivo di aver sempre avuto ragione, per anni, non riuscivo a non sbandierarlo ai quattro venti.
-Lo sapevo! Lo sapevo! Sapevo che con quell’idiota di Simone non sarebbe durata, te l’ho sempre detto che tu eri innamorata di Ale! Adoro avere ragione!-
-Ti sei sfogata adesso?- chiese Bea sorridendo, anche se sapevo che il suo non era un vero e proprio sorriso. Se avesse potuto mi avrebbe uccisa, ma il suo carattere dolce le impediva di fare una cosa del genere.
-Vale, giusto?- mi chiese Ale avvicinandosi. –Senti, tu sembri una ragazza così intelligente, lo dimostra quello che hai appena detto su quell’imbecille di Simone… Mi spieghi come mai stai con quel broccolo?-
-Come mi hai chiamato?!- esclamò Massi lanciandosi verso Ale per picchiarlo. Per fortuna riuscii a fermarlo in tempo.
-Comincio a chiedermelo anch’io…-, mormorai fissando il mio ragazzo negli occhi.
Finalmente sembrò calmarsi e io potei tornare a concentrare tutta la mia attenzione sulla mia amica, finalmente ritrovata.
-Quanto mi sei mancata, Bea…-, mormorai sorridendo.
-Scusa se non sono più tornata- rispose lei con sguardo depresso. –Ho pensato spesso di prendere un treno e venire qui ma poi succedeva sempre qualcosa che mi teneva inchiodata a Bologna.-
-E adesso come mai sei qui?- chiesi contenta. Non m’importava se eravamo state separate per tanto tempo, ero troppo contenta per rimproverarle o rimproverarmi qualcosa.
-E’ merito di Ale. Lui e le sue sorprese-, disse voltandosi verso il suo ragazzo e regalandogli un sorriso di pura adorazione. –Lo fa spesso. Organizza viaggi e partiamo senza che riesca a scucirgli la meta, pensa che mi ha portata addirittura a Volterra! Quel giorno mi sono sentita in Paradiso!-
-Volterra!?- esclamai incredula. –Che regalo meraviglioso! Se solo qualcuno prendesse esempio…-
Sentii un colpetto di tosse dietro di me.
-Abbiamo tante di quelle cosa da dirci Bea-, continuai con un sorriso enorme.
Poi mi venne l’idea del secolo.
-Venite a cena con noi!- esclamai entusiasta.
-COSA?!-
Ovviamente quella era stata la reazione dei ragazzi.
-Qualcosa in contrario?- chiesi rivolta a quei due bambini idioti.
-Certo! Non ti sei accorta che abbiamo tamponato?- cominciò Massi. –Dobbiamo compilare il CID e io devo pregare mio padre di non ammazzarmi. Hai visto il paraurti in che condizioni è?-
-Vogliamo parlare del mio faro?- chiese Ale incrociando le braccia.
Uomini! Sono sempre così materiali, idioti e infantili.
-Per il paraurti: mai sentito parlare di pennarello nero indelebile? Coprirà quel micrograffio che si vede a malapena-, cominciai fissando Massi con intensità, doveva solo provarci a contraddirmi.
-E per il tuo faro-, continuò Bea sbattendo le sue lunghe ciglia scure avvicinandosi al suo Ale. –Non vorrai mica che la nostra serata sia rovinata da uno stupido pezzo di plastica?-
La sua voce era dolce e delicata, tutto il contrario della mia, ma avevo come la sensazione che entrambe stavamo andando a finire allo stesso punto.
-Vogliamo soltanto dire-, ripresi io, -che se avete ancora intenzione di sfiorarci, è meglio che dimentichiate questo piccolo incidente…-
-Ci state ricattando con il sesso?- chiese Massi sgranando gli occhi. Persino lo sguardo imperturbabile di Ale si rabbuiò.
-Lo sai che se voglio posso diventare una cintura di castità umana- risposi pungente. Lo aveva sperimentato dopo che per l’ennesima volta mi aveva dato un’informazione sbagliata sulle interrogazioni della D’Arcangelo. Non mi ero concessa a lui per due settimane… Le due settimane più lunghe della mia vita, ma avevo resistito imperterrita.
Massi e Ale si lanciarono un sguardo veloce. Quando si trattava di sesso gli uomini deponevano, anche se momentaneamente, qualsiasi ascia di guerra.
-Che aspettiamo?- disse Massi sorridendo. –Il ristorante ci sta aspettando!-
E mi sembrava anche ora che ci togliessimo dal centro di quell’incrocio.
Non vedevo l’ora di passare una meravigliosa serata con la mia Bea.







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Ancora una volta il mio Ale mi aveva sorpresa, non avrei mai immaginato che la destinazione di quel nostro piccolo viaggio sarebbe stata proprio Lecce.
Quanti ricordi d’infanzia stavano riaffiorando nella mia memoria… Il destino si diverte sempre con noi poveri mortali, ma quella volta aveva anticipato ciò che stavo proprio pensando di fare.
Eravamo appena entrati a Lecce e subito avevo afferrato il cellulare cercando il numero della mia vecchia amica per farle sapere che mi trovavo nella sua città, ma non ce n’era stato bisogno perché me l’ero ritrovata davanti dopo il nostro piccolo incidente.
Erano anni che non la vedevo, se non in foto, ma dovevo ammettere che stare con il fantomatico figlio della sua prof di scienze la rendeva radiosa; certo, era sempre la mia solita adorata Vale, acida fuori ma tenera dentro, per chi aveva il privilegio di conoscerla davvero.
Giunti di fronte all’entrata del “Blu Notte” mi allontanai di poco dal fianco di Ale per sussurrare all’orecchio della mia amica: “non organizzerà week-end fuori porta ma devo dire che il tuo Massi ha gusto nello scegliere i ristoranti!”
Lei mi sorrise sincera, sapeva che il suo ragazzo non poteva aver sentito, altrimenti avrebbe prontamente e sicuramente risposto qualcosa di acido per smentire il mio complimento.
“Wow, Ale hai visto?!” Una volta entrata strattonai la mano di Ale alzando gli occhi per rimirare il soffitto a volta, estasiata come una bambina di fronte al banco delle caramelle.
“Molto carino, certo non è “Il Baiocco” ma non c’è male…” Mi rispose guardandosi in giro.
“E cosa sarebbe “Il Baiocco”?” Intervenne Massi alzando un sopracciglio.
“Il ristorante dei genitori di Alessandro… e non metterti a fare battute cretine come tuo solito, perché ho visto le foto ed è stupendo!” Lo riprese Vale.
Quei due erano davvero fantastici! Si punzecchiavano e rimbeccavano in continuazione, stavano sempre abbastanza distanti da non apparire una coppia di fidanzatini, ma si lanciavano certi sguardi che rivelavano la vera natura del loro rapporto.
In quei pochi minuti che ero stata con loro avevo notato come Vale, tolti gli attacchi acidi di routine, si perdesse, spesso e volentieri, a fissare il volto di Massi come se ancora non credesse che lui potesse davvero essere al suo fianco. Ma come biasimarla? Ne avevano passate così tante.
Dal canto suo, Massi, pur mantenendo qualche centimetro di distanza da Vale, si muoveva attorno al corpo di lei in modo quasi protettivo, scandagliando sempre il perimetro come se temesse che qualcuno la volesse portare via da lui.
“Ho una prenotazione per due a nome Massimiliano Draco… mi chiedevo se fosse possibile aggiungere altri due posti al nostro tavolo.” Esordì deciso il ragazzo della mia amica, appena un cameriere giunse a riceverci.
Il personale del “Blu notte” riuscì ad aggiungere un altro tavolinetto da due a quello prenotato da Massi; i nostri due ragazzi, che ancora si squadravano in cagnesco, si sedettero nei posti più lontani l’uno dall’altro.
Stavo per sedermi accanto ad Ale, di fronte a Massi, quando Vale mi prese per un braccio e mi disse con sguardo furbo: “andiamo a lavarci le mani, Bea”.
Era giunto il “pettegolezzo-time”. Le sorrisi divertita e feci un cenno ad Ale, che mi guardò scocciato all’idea di rimanere solo con il biondino esagitato, come lo aveva definito nel tragitto in auto verso il ristorante.
“Vedete di non azzannarvi mentre siamo via.” Ordinò Vale, incenerendo Massi con uno sguardo assassino, che sicuramente sottintendeva qualche genere di punizione per lui se avesse sgarrato.
“Racconta!” Avevamo esclamato la stessa identica parola nello stesso istante, appena entrate nel bagno deserto.
Ci sorridemmo nuovamente, felici di poter essere di nuovo insieme come ai vecchi tempi.
“Cosa mi sono persa? So che avevo ragione ma voglio sapere COME e COSA sia successo!!” Agli ordini di Vale non si poteva certo disertare perché era così determinata che non avrebbe accettato nulla di poco dettagliato o vago come risposta.
“Una notte mi sono fermata a dormire da Ale, come ai vecchi tempi, avevamo fatto tardi a vedere un film… bè… qualche ora prima a casa mia Ale si era perso in discorsi sul sesso e mi ero accorta che si fosse… come dire…eccitato. Mi aveva confessato che era stata anche la mia presenza a causargli quella reazione, non solo l’argomento, così quella notte siamo finiti a riparlarne e…”
“E…?” Vale mi guardava in attesa, bramosa di informazioni.
“… e mi ha detto che avrebbe voluto fare l’amore con me, mi ha proposto, diciamo, di essere sua per una notte…” Finii con un sussurro, imbarazzata al ricordo.
“E tu che hai fatto? Ma stavi ancora con quell’imbecille di Simone, no?”
“Io ho accettato…” Ripresi prima che Vale potesse parlare, il suo sguardo allibito non prometteva nulla di buono. “Però Ale si è fermato prima di baciarmi, non voleva che io potessi soffrire per i sensi di colpa il mattino dopo, svegliandomi tra le braccia del mio migliore amico.”
“Sei cotta di lui da sempre Bea, e te l’avevo detto anche quando avevi accettato di stare con Simone.” La mia Vale mi capiva sempre perfettamente e rimpiansi un po’ di non averla ascoltata l’estate precedente.
“Poi le cose si sono complicate, è successo di tutto, ma alla fine eccoci qui. E lo amo da impazzire Vale!” Terminai riassumendo a grandi linee, le avrei spiegato i dettagli in un altro momento, non nel bagno di un ristorante con i nostri fidanzati abbandonati in sala a guardarsi rabbiosi l’un l’altro. E speravo sul serio che si stessero limitando solo a guardarsi…
“Non mi giudichi perché avevo accettato la sua proposta, vero?” Vale era una delle poche persone che non avrei mai voluto deludere.
“No Bea, non ti giudicherei mai. Poi, pensandoci… avrei accettato anch’io. Con Massi è stato un calvario…” Disse sospirando.
“Lo so, ricordo i tuoi racconti, però non ti lamentare dai, non erano neanche ventiquattr’ore che eravate una coppia e siete passati subito al sodo… giustamente aggiungerei…!”
“Parla lei! Tu avresti aspettato ancora meno se fossi stata al mio posto!” Solita frecciatina della solita Vale, ma adoravo la mia amica anche per questo.
“Bè… se la fama di Massi in quell’ambito era paragonabile a quella che aveva Ale… penso proprio di no!” Terminai ridendo il discorso che avevo cominciato con tono quasi serio.
“Uhm…” Vale si mise una mano sotto al mento con fare pensieroso, “non saprei. Se mi prestassi Ale per un po’ potrei farmi un’idea più ampia e approfondita della situazione…”
"Tesoro, sai che ti voglio bene, ma Ale non si tocca!!! Come se poi tu mi presteresti mai Massi, figuriamoci! Comunque complimenti... è veramente veramente gnocco... da paura proprio!"
Scoppiammo a ridere di gusto, fortunatamente ancora nessuna cliente aveva avuto bisogno del bagno.
"Ognuno si tenga il suo allora, anche se nel mio caso si tratta più di sopportazione... Quello lì è un deficiente patentato!" Si lamentò.
“Però lo ami…” Aggiunsi guardandola comprensiva.
“Sì… lo amo, e anche tanto.” Distese l’espressione del suo viso e l’abbracciai di slancio.
“Sono così felice per te Vale, ti meriti proprio un amore così grande ed intenso.” Le dissi mentre lei ricambiava il mio abbraccio.
Ci staccammo sorridendoci e convenendo insieme che fosse il caso di lavarci veramente le mani e tornare di là, sperando di non trovare feriti di guerra.
Tutto mi sarei aspettata di trovare tranne quello che vidi mentre ci incamminavamo verso il nostro tavolo.
Ale ero appoggiato sui gomiti sporto in avanti e parlava concentrato mentre Massi rideva e annuiva. Ma di cosa cavolo stavano parlando? E perché ridevano se fino a dieci minuti prima stavano per azzuffarsi come gatti?
“No non c’è proprio storia, l’ultima versione è la migliore di tutti i tempi.” Sentii dire a Massi mentre prendevo posto a tavola e lo stesso faceva Vale, lanciandomi occhiate interrogative.
“Ce ne avete messo di tempo!” Aggiunse poi lui accorgendosi di noi; il suo tono, però, era rilassato e divertito, a differenza di pochi minuti prima.
Ale si girò e mi sorrise.
“Di che parlavate?” Chiese Vale battendomi per un decimo di secondo.
“Di PES.” Rispose Massi come se fosse ovvio.
“Il videogioco della pace…”Rise Vale guardandomi e scuotendo il capo.
Mi misi a ridere insieme a lei. “Che avete da ridere?” Ci chiese Ale fissandoci.
“No no nulla… ordiniamo?” Sviai l’argomento per fermare l’attacco di risate mio e della mia amica.
Stavamo sicuramente pensando entrambe di avere due bambini come fidanzati, ma eravamo profondamente grate a quella loro passione per aver acquietato i loro animi irascibili.
Studiammo i menu con attenzione mentre Ale, pensieroso, giocava con una ciocca dei miei capelli, lo faceva inconsciamente e quasi non se ne rendeva conto.
Eravamo perennemente alla ricerca di una qualche forma di contatto tra di noi, come se i nostri corpi non potessero stare distanti troppo a lungo.
Con la coda dell’occhio vidi Vale irrigidirsi dopo aver alzato gli occhi, distratta dall’entrata di qualcuno nel ristorante. Ero di spalle quindi non potevo vedere chi fosse entrato ma, a giudicare dal suo comportamento, era senza dubbio qualcuno che non voleva vedere.
Si coprì il viso con il menu e rifilò una poderosa gomitata a Massi che rispose seccato con un “Ahia!Ma sei scema?!”
“Massi, c’è tua madre!” Gli sussurrò lei quasi disperata.
Stupita dal loro comportamento mi uscì una domanda che avrei sicuramente dovuto evitare; i miei, per fortuna rari, momenti d’istintività patologica, mi portavano a non riflettere prima di parlare.
“Vale, ma Lucifero non sa che tu e suo figlio state insieme?”
Ok, avrei dovuto dirlo a bassa voce e soprattutto evitare di dire Lucifero. D’Arcangelo, si chiamava D’Arcangelo, per la miseria! Ma in quel momento non lo ricordavo, stupida memoria da criceto!
L’espressione che assunse Massi non prometteva nulla di buono…















***L’Autrice***
Ed eccoci arrivati alla fine di questo primo capitolo.
Era da un po’ che io e Chiara avevamo scritto questa piccola storia ma abbiamo pensato di pubblicarla in questi giorni come nostro piccolo regalo di Natale per tutti i fan de “Il Figlio della Prof” e di “Secretly”.
Oltre a questo ci sarà un altro capitolo, e poi un piccolo epilogo.
Sinceramente non avrei mai pensato che un giorno avrei scritto una storia a quattro mani, più che altro perché non pensavo di essere all’altezza di farlo. Però Chiara ed io ci siamo divertite così tanto a scriverla (tra giornate passate su msn e deliri telefonici…^^), quindi chissà, magari è un’esperienza che ripeteremo presto.
Ovviamente ringrazio Chiara per aver scritto con me questa storia. Non dimenticherò mai tutto quello che abbiamo passato insieme in questi mesi, e che spero passeremo insieme per i prossimi anni…XD
Un ringraziamento enorme va anche alle ragazze del forum de “Il Figlio Della Prof” senza le quali probabilmente non avrei mai continuato fino alla fine la mia storia. E ringrazio anche tutti coloro che si sono iscritti al gruppo su Facebook.
In questo periodo non ho avuto troppo tempo per scrivere- causa ore e ore passate in Università- quindi tutti quelli che stanno seguendo “La Ragazza Delle Macchinette” potrebbero perdonarmi per il fatto che non la aggiorno da una vita? ^^ In questo periodo non sono proprio riuscita a trovare l’ispirazione per il terzo capitolo, però se vi può far sentire meglio ho cominciato “Il Figlio Della Prof 2- Verso La Maturità”. Ho scritto giusto un paio di capitoli che non pubblicherò a breve…^^ Però almeno non sono stata del tutto ferma.
Comunque grazie ancora a tutti voi che avete letto questo primo capitolo di “I Was In The Middle”.

Francesca- Scarcy90




Scarcy90 (Pagina Autrice)

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NOTE FINALI

Vorrei ringraziare quanti di voi hanno letto questo capitolo e tutti i meravigliosi lettori che mi supportano con Secretly da ben tre mesi.
Ma il grazie più grande va a Francesca perché è stata lei a spronarmi a scrivere e a farmi da cassaforte per Secretly, impedendomi di cancellarla.
Visto che siamo due matte, e le nostre conversazioni lo dimostrano, abbiamo sperimentato questa nuova frontiera della “scrittura a quattro mani” e ci siamo divertite tantissimo.
Per me è stato un onore incredibile scrivere con lei, considerando che quando ho scoperto “Il Figlio Della Prof” a Maggio non avevo nemmeno il coraggio di lasciarle una recensione.
Sono grata al forum, che Bec e Angela hanno aperto, perché mi ha permesso di conoscere meglio la mia Francy, oltre a tantissime altre meravigliose ragazze, e ora non saprei davvero come fare senza di lei!
Mi auguro che il nostro “regalino di Natale” vi sia piaciuto e vi abbia regalato un sorriso; vi aspetto al prossimo capitolo!
Un bacio e un augurio di un sereno e felice Natale a tutti voi!

Chiara – fallsofarc


fallsofarc (Pagina Autrice)

   
 
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