Certe notti - Dolce melodia
Certe notti hanno il sapore del passato.
Certe notti i ricordi più atroci, quelli che
credevi di aver eliminato, resettato, rimosso, cancellato del tutto riaffiorano
insidiosi come centinaia di serpenti dal baratro dell’incoscienza nel
quale inconsapevolmente li avevi rinchiusi per non autodistruggerti, per non
impazzire e ti viene meno l’aria, i polmoni si dilatano a vuoto, la
ricerca d’ossigeno è vana, inutile quando nel buio della tua
stanza si aprono mille occhi.
Occhi che conosci, occhi che
hai già visto, occhi folli e senza speranza, occhi sbarrati di cadaveri
dilaniati che non hanno avuto neppure il tempo di salutare la propria anima
prima di venderla per un proiettile, per una mina, per la pace
dell’inferno.
E’
un incubo, pensi subito, un ultimo guizzo di lucidità che
si oppone a questo tuo delirio, e se mi sveglierò, se riaprirò gli occhi
finirà, sì finirà e mi farò una risata per essermi fatto
spaventare da un sogno!
Ma quando gli occhi si riaprono sul buio della stanza i
sensi continuano ad ingannarti ancora, come se quelle
immagini che ti pareva fossero rimaste incastrate tra il velo fine delle
palpebre, prima abbassate, e le pupille fossero rimaste attaccate a
quest’ultime, quasi incollate, ma in modo assai più doloroso, come
se qualcuno te ce le avesse cucite sopra senza badare troppo a te e sul
pavimento della camera da letto immersa nell’oscurità si alza la
polvere dell’Afghanistan, si alza rossa la polvere dell’Afghanistan
e ti si ficca negli occhi ricamati fino a farli lacrimare e quando ti arriva in
bocca la polvere rossa dell’Afghanistan ti scricchiola sotto i denti, ti
brucia nella gola e sa di metallo.
Il comodino accanto al letto, giaciglio di cadaveri
così freddi da scottare e sui quali arranchi, ignorando se essi siano
stati nemici o amici, sconosciuto o volti già visti, cui
senz’altro avevi rivolto un timido sorriso, diventa la sagoma scura ed inquietante di un’animale come te, senza più
razionalità alcuna, risucchiato fino all’ultima sua fibra dal
meccanismo labirintico dell’onnipotenza, della violenza, mosso parimente
a te dall’egoistica smania senza fine di sopravvivere.
Le orecchie si riempiono di urla strazianti, delle
grida di chi viene scorticato vivo dalle baionette, fatto a pezzi, come si fa
al mattatoio con i vitelli che se ne stanno appesi allegri ma silenziosi in quarti
alle spalle del macellaio.
Poi è un attimo, l’animale spara
all’altro animale e un dolore atroce nella sua concretezza ti esplode
all’altezza della spalla sinistra: per un attimo tutto si fa oscuro, i
suoni ovattati, c’è solo il dolore, il
dolore e la paura.
Certe notti il tuo attendente Murray ed
il suo coraggio sono morti prima di te ed i sanguinari Ghazi
si avvicinano sorridendo sinistramente.
Certe notti non ci sono davvero che il dolore e la
paura, perché in certe notti i fantasmi del passato ritornano e le
labbra, pur morse a sangue, si lasciano scappare un
gemito di troppo.
Certe notti Holmes ha il sonno
un po’ troppo leggero e alle sue orecchie giungono ricordi altrui, memorie
feroci, reminescenze d’inferno attraverso le pareti che separano la sua
camera da letto dalla tua e in quelle notti Holmes, per quanto faccia freddo,
sguscia fuori dal letto e dalla calda coltre di coperte per mettere mano al suo
violino.
Certe notti una melodia dolce e lenta come una goccia
di miele -ed è raro sentire qualcosa di simile al 221B
di Baker Street, visti i gusti e le esigenze più cupe del violinista
stesso- si diffonde per le stanze armoniosamente, di
muro in muro, da una fessura della porta all’altra assieme allo spiraglio
della debole luce di una candela, fino ad insinuarsi tra gli incubi, tra i
ricordi, tra il dolore ed il terrore.
E’ una melodia dolce che placa il vento e
acquieta la polvere sporca di sangue, una melodia dolce, come una di quelle
nenie che si canticchiano piano ai bambini per farli addormentare, che
da’ una sepoltura al cumulo di bestie sul quale affannavi, che spezza le
baionette, mentre le serpi, gonfie del loro veleno, scivolano di nuovo nella
fossa della tua incoscienza, fino a scomparire, col dolore alla spalla che si
allieva sensibilmente ed il respiro che si normalizza.
Certe notti non si è
soli, certe notti accadono anche i miracoli.
Certe notti Holmes le passa
seduto sul pavimento, con la schiena appoggiata contro la sponda del letto del
suo Watson, a vegliare sui suoi sogni.
Note: Come
credo avrete intuito, l’incubo ed i ricordi di
Watson sono quelli riguardanti la seconda guerra Anglo-Afghana alla quale, in
qualità di chirurgo militare, egli dovette partecipare, se non erro,
pochi anni dopo il 1878, quando conseguì la laurea in medicina.
Per quanto
riguarda la ferita alla spalla e l’attendente Murray, Watson stesso, per
mano di Conan Doyle afferma, ne
“Uno studio in rosso” :“... fui ferito alla spalla [anche
se non si specifica quale] da un
proiettile Jezail che mi fracassò l’osso
procurandomi una lesione superficiale dell’arteria succlavia. Sarei
caduto nelle mani dei sanguinari Ghazi se non fosse
stato per la devozione ed il coraggio del mio
attendente Murray il quale mi caricò in groppa a un cavallo da soma e
riuscì a portarmi in salvo fino nelle retrovie inglesi.”.
Non credo
che certe cose si dimentichino in fretta, non credo che si dimentichino e
basta, quindi ho voluto rappresentare questa sorta di missing moment della loro vita da
coinquilini ed amici (ma forse anche qualcosa di
più) in cui i ricordi del buon dottore bussano alla porta della
realtà presente e quasi prendono corporeità innanzi a lui,
atterrendolo.
Per fortuna
che c’è Holmes...
Passando al
altro, come avrete notato, l’ultimo pezzo della fanfiction non è
in seconda persona come l’ho impostata sin dall’inizio e la voce
dell’autrice, che poi sarei io, non è rivolta solo a Watson, ma ad entrambi i personaggi e questo perché ho voluto
allargare il punto di vista, inquadrando meglio i due, per dare
un’ultima, lapidaria immagine che colpisse nella sua innocenza.
Spero di
esserci riuscita.
Voi che ne
dite?
Sono
proprio curiosa di sapere che ne pensate!
- Partecipa al
concorso “Sherlock Holmes”. -
ISI.
P.s. Ho
realizzato solo adesso che questa è la prima cosa in assoluto che scrivo
su Sherlok Holmes! Bhè, meglio
tardi che mai, no?