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Autore: Meli_mao    21/12/2009    0 recensioni
ATTENZIONE: i nomi dei personaggi e alcune loro fattezze sono tratte dal manga "Angel Sanctuary". Nel resto, la storia è completamente diversa.
Prima classificata al concorso {Multifandom} "The Angels' Fall"
Non rispose, ma nervosamente raggiunse l’uomo seduto nella sua solita posa con in mano un bicchiere di vino.
"“Ho avuto notizia di quello che hai fatto!” dichiarò lei, fermandosi a pochi metri da lui.
“Stragi, omicidi, congiure…quali di queste cose ancora non sapevi?” chiese ironico, distogliendo lo sguardo dal bicchiere per incontrare il suo."
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il Mio Tradimento


Il ticchettio dei suoi tacchi riecheggiava sinistramente per il lungo corridoio del palazzo.
Il suo passo era svelto e agitato, e il lungo vestito di seta rossa sinuosamente seguiva il movimento delle gambe snelle.
I suoi lunghi capelli castani erano stranamente sciolti sulle spalle, in modo scompigliato.
In poco più di qualche minuto aveva raggiunto la sala dei ricevimenti.
Vi entrò, spalancando il portone e ignorando bellamente un domestico sinceramente terrorizzato all’idea che lei potesse disturbare il suo padrone.
Tuttavia, il  suo semplice sguardo furioso lo spaventò ancora di più.
“Non volevo essere disturbato!” una voce annoiata la raggiunse ancora prima che lei potesse percorrere la navata centrale per arrivare ai due troni d’oro.
Non rispose, ma nervosamente raggiunse l’uomo seduto nella sua solita posa con in mano un bicchiere di vino.
“Ho avuto notizia di quello che hai fatto!” dichiarò lei, fermandosi a pochi metri da lui.
“Stragi, omicidi, congiure…quali di queste cose ancora non sapevi?” chiese ironico, distogliendo lo sguardo dal bicchiere per incontrare il suo.
“Mi riferisco a quella specie di ordine che hai dato ai tuoi cavalieri!” disse cercando di darsi un contegno, lei.
“Djibril non sono proprio dell’umore per discutere con te di questa cosa..” decisamente stanco, l’uomo si alzò con fluidità dal trono per incamminarsi verso l’uscita, passandole accanto.
“Io invece temo tu debba  farlo!” altezzosa si voltò seguendo i suoi movimenti.
“Esigo una spiegazione!” precisò alzando un po’ la voce.
Lui sbuffò un attimo, appoggiando il calice su una statua e poi, tornando sui suoi passi, le si parò di fronte.
“Ho ordinato di controllare a vista il Cappellaio perché non mi fido dei tuoi propositi buonisti sinceramente…beh non mi fido di nessuno, nemmeno di me stesso!” e rise rumorosamente.
“Inoltre..” continuò “Quel bambinetto  è un pericolo per la mia stirpe ed esigo proteggere il mio futuro, cosa che non ti deve interessare!” disse duro fissandola in modo ironico. Con le dita le prese una ciocca di capelli e la annusò per qualche istante.
“Bambolina…occupati delle cose che ti riguardano d’ora in poi! Io comando, io do gli ordini e questi ordini non vengono contestati da nessuno!” fece scivolare i capelli dalla mano e si allontanò lentamente come aspettandosi che lei lo fermasse.
Djibril invece rimase ferma, con le mani che le tremavano per la rabbia e, prima che lui potesse uscire, urlò con irritazione:
“Lucifer sia chiaro…io non prendo ordini da te!” ma la risposta che ricevette non era quella che voleva. Sentì solo una lunga risata riecheggiare per la stanza anche dopo che lui se ne era andato.

Raggiunse la sua camera ordinando di non portarle la cena. Indossò un abito  semplice, si infilò un mantello con un cappuccio e precipitosamente raggiunse il giardino.
“Damon…chiama la mia carrozza! Verrai con me, tu e solo la Duchessa…nessun altro!” Ancora prima di ricevere risposta si era già incamminata verso i cancelli della residenza.
Un diavoletto vestito da maggiordomo fece un leggero inchino alla sua schiena e si smaterializzò subito dopo.

Quando lei intravide dalla foschia la grande cancellata nera la carrozza la stava attendendo.
Salì in fretta, voltandosi appena per vedere se era stata seguita. Tutto le apparve nella norma: la tenebrosa foschia serale copriva l’intera residenza regale come un velo; animali scuri vibravano nell’aria appena sopra di loro, emettendo di tanto in tanto dei versi striduli; le piante, di un verde marcio, tutt’attorno erano fisse nell’oscurità.
Djibril non si impressionò affatto, ma in fretta salì i due gradini di ferro nero della vettura.
Quando lo sportello si richiuse abbassò il cappuccio.
“Duchessa…la ringrazio di essere venuta con così poco preavviso..”  disse sorridendo dolcemente.
“Non avevo di meglio da fare e ogni tanto sento la voglia di uscire…raramente, ma accade..”
La Duchessa era una dei “Sette Satan”, come si usava chiamarli, ognuno dei quali rappresentava un peccato capitale. Lei era l’Accidia.
“Posso dunque ora sapere il motivo di tutta questa riservatezza?” chiese curiosa sistemandosi meglio al collo un bellissimo esemplare di serpente bianco. Si diceva contenesse la sua anima, anche se probabilmente era solo una diceria. Lei amava in modo quasi perverso quell’animale. Forse per “anima” intendevano proprio il sentimento che li univa.
“Lucifer tempo fa accettò di proteggere un bambino per me..” iniziò seria Djibril attirando subito la massima attenzione dell’altra. Non le piacevano i giri di parole, quindi era partita subito dal nocciolo della questione.
“Un bambino?” chiese stupita la Duchessa Astarte.
“Già…beh forse dovrei precisare la sua natura: è per metà discendente dagli angeli e per metà demoniaco. Ha moltissime doti e un potere che se non viene controllato può seriamente far cadere questo mondo!” disse quelle cose con una lentezza esasperante, soppesando ogni parola con attenzione. Rimase con gli occhi puntati allo scenario desolante che si intravedeva dal finestrino.
“O demonio…” sussurrò l’altra quasi terrorizzata all’idea.
“Beh, è ancora piccolo, quindi inesperto e…” si voltò a guardare la donna “E aveva bisogno di un insegnante che lo istruisse ad arte!” affermò.
“Esattamente a quale delle due arti?” la domanda era più che legittima.
“Ho convinto Lucifer solo illustrandogli che se fosse stato istruito secondo l’arte nera avrebbe potuto solo giovare al suo potere…e per un po’ ne è rimasto affascinato e ha approvato, affidandolo a colui che avevo scelto!”
“Chi?”
“Al Cappellaio Matto..” affermò Djibril abbassando appena lo sguardo.
L’altra, che per la curiosità si era sporta verso di lei, ricadde sul cuscino di velluto con un sorrisetto divertito.
“Lucifer non ha mai approvato completamente quell’uomo…o quella donna...o…quella cosa insomma!” già, il Cappellaio non aveva sesso.
“Ciò non toglie che abbia dato la sua parola!” Djibril strinse la stoffa della gonna con nervosismo.
“Ha firmato qualcosa?” chiese l’altra, estraendo da sotto il suo abito una fiaschetta.
“No? Beh immagino che anche se l’avesse fatto non ci avresti dovuto fare troppo affidamento”
bevve un sorso poi le prese delicatamente una mano.
“Tesoro mio…il Demonio non è proprio il genere di uomo su cui fare affidamento!” asserì con calma.
“Nemmeno io!” continuò poco dopo divertita.
“Non mi è d’aiuto questo!” l’altra tolse bruscamente la mano.
“E poi che è successo?”
“E’ successo che ha ordinato a quella specie di cavalieri senza testa di fare da scorta a ogni loro movimento e di fargli pervenire a fine giornata un reso conto!” disse furiosa.
Astarte non rispose per un po’, per nulla sorpresa dalla cosa.
“Non mi fissi così!” continuò Djibril “L’ultima persona o creatura a cui affidò la sua scorta la trovarono polverizzata!”
La Duchessa scoppiò a ridere.
“Lucifer non ucciderebbe mai il Cappellaio..” affermò “E’ il suo migliore servo, nonché un ottimo conoscitore delle arti occulte e pure di quell’altre, il che non guasta.. Inoltre è comunque uno dei Sette!”
“Ma ucciderebbe il bambino!” lo sguardo che la giovane le rivolse era un misto fra angoscia e terrore.
“Perché tieni così tanto a quell’essere? Tu appartieni a entrambi i mondi…sei più fortunata di noi!” la cosa era piuttosto sbagliata in realtà, soprattutto perché lei non poteva più tornare al suo vecchio regno.

Djibril era stata uno dei quattro Arcangeli un tempo. Il bellissimo Arcangelo dell’acqua per l’esattezza. Di lei si credeva sempre di sapere tutto: un giorno, durante la seconda guerra celeste, combattuta fra cielo e inferno, lei fu l’unica a opporsi alla situazione, vedendo come risultato di quella follia collettiva solo stragi e morti, il che li avrebbe resi esattamente uguali a quei “mostri” che combattevano. Ma il Consiglio e Theos, il Dio cristiano, non la ascoltarono, troppo presi da un nuovo attacco, e le intimarono di starsene buona al suo posto.
Quella sera lei cercò di raggiungere l’altro regno per chiedere un  accordo, ma fu scoperta e la sua vita condannata all’oblio con l’accusa di tradimento.
Perse il suo titolo, con esso alcuni suoi poteri, gli fu tagliata la quarta ala, simbolo del suo rango,  diverso da coloro che ne posseggono tre (come i capi dei vari reparti angelici quali cherubini) e da coloro che ne hanno due, semplici custodi per ogni bambino umano.
Per un Arcangelo però, perdere quell’ala, significa l’esilio, l’abbandono.
Nonostante la dura condanna a reincarnazioni eterne destinate a morti atroci, riuscì misteriosamente a fuggire prima che il suo spirito rimanesse intrappolato per l’eternità.
Vagò per un tempo che nemmeno calcolò per il suo mondo, cibandosi di quelli che vengono considerati “Frutti Proibiti”,  accrescendo la sua colpa. Finché,  una mattina,  non scorse un mondo diverso, terribilmente crudele e spaventosamente potente. L’impero che tanto avevano combattuto: l’Inferno.
Trovò riparo presso una famiglia di nobili, una stirpe di demoni le cui discendenti femmine erano state da sempre scelte come mogli del grande Lucifer. Di giorno raggiungeva però di nascosto i villaggi attorno aiutando donne e feriti,  prima che diventassero polvere. Lei aveva infatti innati poteri curativi.   Tale compassione tuttavia in quel mondo non era capita.
Fu scoperta dalla giovane figlia del re che la ospitava. Fu portata davanti alla corte dei Sette Satan, nell’Utero, la grande residenza, e sarebbe stata condannata se proprio il Demonio non l’avesse trovata interessante. La prese con sé ricavandone in cambio una curatrice eccellente e una cacciatrice di taglie. Sarebbe stata quello per lui, che già da tempo aveva sentito della sua condanna e l’aveva cercata. Non aveva mai visto nessun angelo infatti combattere come aveva fatto lei in guerra. L’aveva definita come “un fiore raro in mezzo a tante erbacce bruciate”.
In quel momento la sua caduta fu completa. Strinse un contratto col Lord Oscuro senza tuttavia aver offerto apparentemente nulla in cambio.
Così si recava di tanto in tanto nel mondo mortale per recuperare qualche anima scappata dalla punizione eterna, controllava i registri delle entrate nell’Inferno e rimetteva in piedi anche il più grave soldato in fin di vita.
Si era sempre chiesta perché Lucifer accettasse la sua presenza. In fondo lei era capitata lì perseguendo un ideale di pace, non di odio o vendetta.
Eppure risiedeva a palazzo, era una delle più alte cariche e delle poche persone che avevano l’onore di vedere il grande sovrano in ogni momento.
Questo era quello che si raccontava di lei. Che fosse verità o in parte favola  non si sapeva. In un mondo come il loro piano piano ogni vita diventa leggenda e con essa assume un alone di mistero.

“Dove stiamo andando?” le chiese la Duchessa dando un’occhiata anche lei fuori.
“Ovvio…dal bambino!”
“Immagino tu non mi voglia dire chi è, vero?”
“Tempo al tempo Duchessa…” sussurrò Djibril.
Quella si sistemò meglio sui cuscini annoiata: “Aspetterò..” mormorò.

Quando raggiunsero una piccola radura era già notte fonda. Scesero in un luogo appartato, lontano da dove erano dirette. I cavalieri pattugliavano la zona e sarebbe stato difficile avvicinarsi alla casa senza essere viste.
Djibril si muoveva con passo veloce, sull’attenti in ogni secondo, seguendo il piccolo demone che le aveva accompagnate e che faceva loro strada.
La Duchessa le stava dietro, con una calma quasi irreale, sollevando l’abito fino alle ginocchia.
“Questo posto è orribile…non si riesce nemmeno a camminare..” mormorò più a sé stessa che agli altri.
“Mi dispiace averla coinvolta, ma necessitavo della sua presenza!” le rispose la mora, non notando però lo sguardo interrogativo dell’altra.
“Lei è uno dei Sette no? Dovrà distrarre quei cosi…” le spiegò poco dopo.
“O Lucifero…ti riferisci ai senza testa? Ma ragazzina, loro non mi vedono, non rimangono di certo affascinati da me come ogni altro essere!” disse indignata per l’ingrato compito.
“Sono sicura che troverà il modo” si sentì rispondere.
Fece un leggero risolino, poi annuì: “Certo che troverò il modo se voglio.. ma in cambio risponderai alla mia domanda!” e alluse a quella fatta poco prima.
“Duchessa…” iniziò Djibril, ma fu interrotta da lei che le prese un polso.
“Senti, non so per chi tu mi abbia presa…mi diverte fare queste cose, ma se il Signore ci scopre io sarò severamente punita e non intendo esserlo per un motivo che non so!” poi la mollò osservandola per qualche istante.
“Non siamo dolci creature dalle ali candide…le vedi le mie ali? Sono nere…e ho un titolo da difendere, non faccio niente per niente!” disse tutto d’un fiato facendo comparire le sue quattro ali color pece.
L’altra la guardò per un po’ attenta, poi  sorrise impercettibilmente:
“Duchessa…se in cambio vuole sapere solo perché io tenga a quel bambino mi delude! Sinceramente mi aspettavo cose terribili da lei!” mormorò maliziosa tanto da sorprenderla.
“Tuttavia le stavo giusto per chiedere se conosce bene la mia storia, perché quell’essere centra con essa!”
Il piccolo maggiordomo si era avvicinato per intimare alle due di sbrigarsi, ma optò per il silenzio vedendo la curiosità accrescere nello sguardo della Duchessa.
“La tua storia? Tutti la conoscono…tradisti Theos, vagasti per un po’, capitasti presso la famiglia reale di Gehenna e poi Lucifer ti risparmiò dal nostro giudizio.” elencò in modo confuso.
“Non è del tutto esatto… io non tradii mai Theos, semplicemente non ero d’accordo con le sue idee di guerra contro di voi!” dichiarò sicura Djibril.
“Provavi tenerezza per noi? O che animo nobile!” la sbeffeggiò.
“Non diciamo assurdità!” la corresse subito “Io incontrai un angelo con due ali un giorno…era così bella nella sua semplicità! Beh lei mi chiese aiuto…era innamorata e già quello era un peccato, tanto più che lo era di uno di voi..”
“Uno dei Sette?” chiese l’altra con un fil di voce, decisamente sconcertata dalla rivelazione.
“Non credo fosse uno così in alto, ciò non toglie che fosse un demone…e la ricambiava!” dichiarò convinta.
“Impossibile! Noi non proviamo amore!” si sentì rispondere.
“Lei forse, voi alti funzionari!” la prese in giro sapendo quando odiasse essere considerata un semplice sottoposto.
“Ma quell’essere si e…beh ci può arrivare da sola” concluse voltandosi e tornando a camminare.
“Ma ancora non mi è chiara una cosa: cosa centri tu con loro?” le chiese seguendola ora con più foga.
“Io non ho salvato i genitori…il minimo che possa fare è cercare un futuro felice per il figlio!” asserì con un pizzico di malinconia.
“Sciocca…ecco cosa sei! Una stupida sciocca! Cosa credi di ottenere?! Se Lui lo scopre non avrete scampo e io con voi. Theos non ti riammetterà al suo regno per questa tua azione compassionevole!” dichiarò leggermente allarmata.
“Non è compassione!” rispose alzando la voce l’ex Arcangelo. “E non voglio essere riammessa al mio titolo…desidero solo poter essere d’aiuto a qualcuno!Farò scappare quel bambino affinché possa vivere una vita normale!” e nelle ultime parole la duchessa lesse rimpianto.
“Lui ti ha dato tutto! Ti ha reso quello che sei, ti considera più di quanto faccia con noi e tu che fai? Lo tradisci così..” mormorò decisamente alterata.
“Lucifer non verrà da me tradito in nessun modo! Gli devo molto, per quanto possa sembrare strano! Solo che lui non comprende quanto la mia natura sia ben lontana dalla sua..” disse brusca tornando a fronteggiare l’altra.
“Ma…” fece per ribattere la Duchessa, ma una voce roca la interruppe.
“Che bel quadretto!” il tono gelido di quelle parole le fece spaventare entrambe. Damon si parò davanti a loro in atteggiamento d’attacco fino a quando non riconobbe colui che aveva parlato.
“Damon…stai al tuo posto!” gli ordinò il grande angelo nero, con le sue ali scure leggermente scompigliate dal vento.
“Djibril Djibril…sei troppo prevedibile…mi credi così sciocco?”
Lei era pietrificata, con gli occhi fissi nei suoi e le mani intrecciate l’una con l’altra.
“Duchessa!” chiamò Lucifer con malignità “Rientri all’Utero…parleremo dopo delle sue azioni!”
Lei annuì, inchinandosi appena, con lo sguardo basso. Distese le sue grandi ali e prese il volo, senza desiderare altro che allontanarsi da li.
“Lei non centra..” cercò di dire la mora.
“Anche se fosse completamente coinvolta sono sicuro tu la difenderesti comunque! Però questa volta dovrò crederti avendo sentito la conversazione!” dichiarò divertito, avvicinandosi con decisione a lei.
La donna si rilassò per la risposta apparentemente buona.
“Ciò non toglie..” continuò lui “Che ha seguito te sapendo di fare una cosa alle mie spalle…avrà una punizione esemplare!” dichiarò.
“NO! Non ti accontenti di poter uccidere me?” disse con rabbia.
“Te?” le chiese sarcastico “Io non ti voglio uccidere Bambolina…tu mi sei indispensabile di questi tempi…anzi…credo che la migliore delle torture sia farti assistere alla morte di qualcun altro come punizione per la tua colpa!” disse afferrandola per il mento e parlandole con finta dolcezza vicino alle sue labbra.
“Non oseresti!” sputò lei con ira.
“Io comando!” rispose con semplicità lui “Tu non l’hai ancora capito che qui la tua parola è molto meno importante di dove eri prima…”
Poi la lasciò, rimanendo per un po’ ad osservarla con la testa leggermente piegata e un sorrisetto diabolico.
“Ancora mi chiedo perché tu non sia stata perdonata a suo tempo.  Personalmente se avessi tutto quell’amore per ogni creatura credo avrei dato a te una seconda possibilità. A dire il vero te la sto dando ora no? A quanto pare sono molto più compassionevole io del tuo Dio!”disse con ironia fissandola.
“La mia colpa andava ben oltre questo..” disse lei con rammarico.
“Si si ho sentito…aiutare così un amore proibito…quale terribile atto per un Arcangelo!” disse scherzosamente lui, facendo un passo indietro.
“Non si trattava solo di quello… Io…” ma abbassò lo sguardo rassegnata.
“Tu?” la incitò lui.
Non ottenne risposta.
“A quanto pare ti ho sottovalutata. Hai una macchia molto più grande di quello che pensassi…” disse con un certo luccichio negli occhi.
“Prendete il bambino!” ordinò ad alcuni dei cavalieri attorno a lui.
“Dite al Cappellaio che continuerà il compito a palazzo sotto la mia personale supervisione!” poi si avvicinò di nuovo a lei con stizza.
“Prendete questa donna e rientriamo!” dichiarò. “Da parte mia non avrai più nessun trattamento speciale finché non saprò con chi ho a che fare!”le disse.
Lei si senti gelare, non riuscì più a fronteggiare il suo sguardo crudele a abbassò gli occhi. Persino quando fu presa e fatta salire su un cavallo alato non fiatò. In realtà nemmeno se ne accorse.
 
Fu chiusa nelle sue stanze per giorni. Se ne stava davanti alla vetrata ad osservare il giardino macabro sotto di lei.
Non vedeva nelle sue azioni nessuna colpa, o se c’era non le sembrava così grave.
Desiderare un mondo di convivenza era troppo forse, ma aveva pensato, illudendosi, che il Cappellaio potesse insegnare giustamente entrambe le arti al piccolo, permettendogli un giorno di scegliere da che parte stare e magari avrebbe deciso di schierarsi con entrambe le fazioni, trovando di sicuro seguaci a quella giusta causa.
Poi, un giorno, le aprirono la porta non solo per portarle cibo, ma per dirle che il Signore voleva vederla.
Raccolse i suoi lunghi capelli con attenzione, sapendo quanto lui ci tenesse alle apparenze, e indossò un lungo abito nero con guanti rossi, suoi colori preferiti.
Lei sola sapeva il vero motivo per cui era stata così duramente condannata tempo prima e avrebbe fatto di tutto per proteggere il suo segreto o non avrebbe avuto scampo.
Fu scortata nella solita sala dove venivano accolti gli ospiti. In fondo ad essa troneggiavano le due sedie regali. Uno perennemente vuota e l’altra occupata solo dal suo Signore.
“Benvenuta!” la salutò cortesemente Lucifer avvicinandosi elegantemente.
“Mi chiedevo se avresti giusto accettato di cenare con me!” e nel dirlo rivolse lo sguardo verso l’altare alle sue spalle, facendo un cenno verso una lunga tavolata imbandita.
Lei non rispose nulla, restando per un attimo incantata di fronte alla sua bellezza.
Era esattamente il figlio prediletto di Dio. I suoi capelli arrivavano poco sopra le spalle, neri lucenti. I suoi occhi di un colore dorato, sembravano riflettere il suo animo: chiari come il miele quando era eccitato per una vittoria, scuri come l’olio quando l’ira lo dominava. E poi c’erano i momenti in cui era incontrollabile, quando dava libero sfogo al suo potere terribile. A quel punto assumevano la tonalità del sangue, e rilucevano nel buio della notte.
In quel preciso istante erano dell’insolita tonalità del Sole.
Alto, magro, perennemente vestito di scuro con gli impeccabili guanti bianchi. Copriva spesso il collo con un foulard rosso. Esattamente lì, ormai secoli prima, proprio lei aveva infilzato la sua spada per scacciarlo dal Paradiso.
Si lasciò guidare a un lato del tavolo, sedendosi aggraziatamene e seguendo i suoi movimenti fino a quando anche lui non si sedette di fronte a lei, all’altro capo della stessa.
Fu per lei un sollievo vedere che il fedele Damon non era stato punito, ma serviva proprio la cena. Sorrise rilassata mentre seguiva le sue piccole manine rosse versare il vino nel calice del suo signore.
“Non trovi che mi stia addolcendo troppo?” le chiese all’improvviso Lucifer, prendendo con una mano il suo bicchiere. Con gesto fluido fece circolare il suo contenuto osservandolo, poi puntò il suo sguardo profondo su di lei.
“Perché dovrei pensalo?” le chiese lei di rimando senza abbassare gli occhi.
“Il tuo maggiordomo è vivo e vegeto, tu ceni con me e la Duchessa al momento riposa tranquilla nelle sue stanze… non ho preso nessun provvedimento significativo contro di voi, miei fedeli servi!” disse con una nota di disappunto, mandando già un gran sorso di vino.
“Non sono un tuo servo!” disse lei con stizza sorseggiando a mala voglia dell’acqua.
“Già..” sussurrò lui pensieroso, e prima che potesse aggiungere altro con un click qualcuno apparve al suo fianco.
La donna rabbrividì leggermente notando il famoso Cappellaio Matto al fianco del padrone.
“Numero uno è qui, my Lord!” disse con un maestoso inchino. Il numero lo distingueva come il primo ad averlo seguito dopo la caduta.
Il Cappellaio era un individuo eccentrico, definito anche comunemente “Il Pagliaccio” per il suo modo di vestirsi con un grosso cilindro in testa, il volto completamente dipinto di bianco e quei capelli color fuoco. In realtà non era né un uomo né una donna.
Ciò che rendeva ancora più singolare la sue figura era il suo profondo e non ricambiato amore, fusione di passione e desiderio, nei confronti del Demonio. Lo amava, lo desiderava ed era anche geloso di ogni persona vicina a lui.
Lucifer non si degnò nemmeno di guardarlo, ma si rivolse ancora a lei:
“Spero non ti dispiaccia se Belial resta con noi!” disse con voce suadente. Sentirlo chiamare col suo nome vero fece sorridere il nuovo arrivato, lusingato che il suo amato padrone lo chiamasse come solo lui poteva, e con tranquillità andò a sedersi esattamente a metà tavolata. Lei invece fece un mezzo sorrisino, infastidita.
“Nessun problema!” disse cercando di sembrare disinvolta.
“Vedi.. credo di sentire la necessità di prendere una decisione riguardo a quella seccatura che ti sei portata dietro tempo fa!” iniziò afferrando il coltello d’argento e specchiandosi per un istante.
“Così ho pensato che Belial potesse darmi dei consigli, avendo trascorso tempo con lui ultimamente..” continuò con lentezza esasperante.
“E quindi a cosa ti servo io?” chiese lei irritata cercando di nascondere l’angoscia crescente.
“O volevo solo osservarti! Ogni tanto i miei occhi hanno bisogno di godere della bellezza femminile in tutto il suo splendore!” disse maliziosamente, richiamando il piccolo servo con uno schiocco delle dita.
Lei con la coda dell’occhio vide il Cappellaio stringere una mano a pugno cercando di contenersi, ma la cosa fu inutile, il suo volto era così contrariato da renderlo più che palese.
“O mia cara Belial non ti seccare, la bellezza va riconosciuta quando la si vede!” asserì leggermente divertito il signore.
Lucifer era forse l’unico a considerare Belial totalmente un essere di sesso femminile. Djibril era arrivata alla conclusione che forse il Re del male avrebbe preferito essere desiderato da una donna dopotutto.
“In ogni caso” riprese come nulla fosse “Forse anche tu vorrai esprimere il tuo parere in proposito, anche se potrei indovinarlo senza sforzo!” tacque lasciandosi riempire il piatto con una grossa fetta di carne e del condimento.
Aspettò che il piccolo Damon avesse servito anche loro poi iniziò a mangiare.
“Sai perfettamente che può giovare al tuo potere come nessun altro..” proruppe lei per nulla intenzionata a mangiare. Le si era completamente chiuso lo stomaco dopo l’ultima notizia. Aveva sospettato ci fosse qualcosa di strano in tutta la questione. Vedere il suo fedele servo vivo, la Duchessa nemmeno punita, lei ospitata con cortesia, erano particolari che non l’avevano di certo incantata. Non era un’ingenua.
Era laggiù da un tempo tale da conoscere che tipo di Angelo caduto avesse di fronte.
E anche prima che fosse cacciato aveva avuto a che fare con lui.
“Potrebbe altrettanto giovare a Theos però!” le rispose velocemente lui zittendola.
Lei socchiuse gli occhi stanchi per qualche secondo, osservando il suo piatto invitante.
“Se mi è permesso..” il Cappellaio attirò l’attenzione di entrambi “Non credo che il Dio possa essere interessato a un essere di natura promiscua! Se così fosse non avrebbe cacciato me a suo tempo!” disse appoggiando la testa sul dorso di una mano. Nemmeno lui aveva toccato cibo.
“Che risvolto interessante… anche tu sostieni la sua causa?” Lucifer indicò con la forchetta la donna, sorpreso.
“Davvero davvero insolito, mia cara! Mi sorprendi..” e per la prima volta dal suo arrivo, il Re guardò Belial.
Lui simulò un inchino con la testa, affascinato.
Ci fu un lungo silenzio. Solo il rumore del fuoco appena poco lontano da loro rimbombava nella grande stanza affrescata.
Non era per niente luminosa e quei pochi raggi di luce dati dal fuoco sembravano rimbalzare da una statua all’altra creando giochi inquietanti  di ombre.
Se fosse stata li da sola, Djibril ne era sicura, avrebbe provato terrore, seppur nella sua lunga vita aveva avuto modo di vedere cose ben più macabre di semplici figure immaginarie.
Forse era proprio la tensione del momento a farle credere che quel posto era pronto ad inghiottirla per l’eternità.
Il Cappellaio sembrava invece perfettamente a suo agio. Osservava il padrone con sguardo sereno e un sorrisetto quasi malizioso. Era il Satan della Lussuria dopotutto.
Dal canto suo Lucifer sembrava fin troppo pensieroso.
Poi all’improvviso parlò in modo brusco e quasi arrabbiato:
“Non hai toccato cibo!” sulle prime sia lei che l’altro ospite si scambiarono un’occhiata per capire a chi dei due era rivolta la frase. Poi fu tutto molto chiaro a entrambi quando lui continuò:
“Pensavo che il serpente potesse piacerti!” e fintamente dispiaciuto fissò Djibril per vedere la sua espressione.
Lei sbiancò, guardò il piatto e di nuovo lui, la piccola bocca rossa le si era aperta per lo stupore. La chiuse, cercando di darsi un contegno e si portò un mano davanti ad essa come per nascondere il fatto che proprio non le riusciva di serrarla.
Gli occhi erano spalancati e l’intero corpo tremava per l’agitazione.
“Serpente?” chiese farfugliando.
“Un bellissimo esemplare bianco!” rispose lui orgoglioso.
Si alzò bruscamente, senza trovare parole per il suo disgusto. La sedia cadde a terra rumorosamente mentre lei cercava di allontanarsi velocemente. Voleva solo raggiungere l’ala Est del Palazzo dove la Duchessa aveva dimora. Ma quando raggiunse la porta si ritrovò la strada bloccata proprio da lui.
“Immagino che avrai fatto qualcosa anche a Damon allora!” sputò arrabbiata.
“Affatto… lui è discreto, silenzioso, ubbidiente ed efficiente. Sapevi che si occupa lui di tutto qui dentro?” e con un gesto della mano indicò astrattamente la reggia.
“Punirlo non gioverebbe a me purtroppo.” Concluse con una nota quasi di rammarico.
“Tu…lurido..” una mano le tappò la bocca bruscamente.
“Bambolina non bestemmiare! O se vuoi farlo cita l’altro Signore, non me!” disse quasi divertito avvicinandosi a lei.
Il Cappellaio da dietro la teneva stretta con facilità.
“Mi sento in vena di sincerità questa notte sai? Ti dirò.. tu sei qui perché hai quel tocco di macabro che mi affascina!” e poi con un gesto intimò all’altro di lasciarla.
“Macabro?” chiese alterata.
“Diciamo che il tuo passato mi stuzzica!” e senza aspettare che lei ribattesse si avvicinò a un antico divano di pelle verde posto poco lontano.
Belial la afferrò per un braccio facendola sedere.
Djibril si aspettò che Lucifer si decidesse a parlare, invece rimase in piedi con espressione seria. Gli occhi la osservavano quasi ammirati.
Fu sorpresa di sentire Belial intonare una sorta di filastrocca accanto a lei tanto da non capirne appieno l’inizio, ma subito dopo ciò che sentì la paralizzò.
“Se il vostro pensiero è così frettoloso,
Io mi chiudo nel mio meritato riposo;
Se l’affanno della vita vola via,
il gusto dei sapori rende l’allegria;
Se c’è qualcosa di eccitante,
la mia vita ha il ruolo più importante;
Se invidio la sua immortalità,
invidio anche al falco la sua libertà;
Se l’ira mi salva dal suicidio,
non risparmia dall’omicidio;
Se mi piace un corpo caldo e consenziente,
io amo tutta la gente;
Se nelle mie doti c’è la differenza,
sono così fiero di me nella mia coscienza.”
Pensierosa non riusciva a distogliere gli occhi dalla faccia bianca del Cappellaio.
Aveva già sentito quell’insolito ritornello, ma il suo ricordo era come sbiadito, terribilmente lontano.
“I sette peccati capitali!” proruppe il Signore attirando la sua attenzione.
“Accidia, Gola, Avarizia, Invidia, Superbia, Ira e Lussuria” elencò compiaciuto.
 “Ho sempre pensato che voi angeli foste più peccaminosi di noi demoni, riconoscendovi comunque rispetto perché beh…sapete nascondere molto bene le vostre colpe!” disse inginocchiandosi elegantemente davanti a lei.
“Poi accadono però fatti che sconvolgono tutto, vero Djibril? Immagino che il caro vecchio Uriel fosse così sconvolto da non poterlo nascondere quella volta..” dichiarò con tono suadente, prendendole una mano e sfilandole il guanto.
Accarezzò la sue belle morbida per qualche secondo poi riprese:
“So che dopo quel fatto era così turbato da chiedere aiuto agli altri due, che trio interessante! Hanno così tanti segreti da poter diventare loro i miei esempi di vita!”
Serio puntò il suo sguardo su di lei. I suoi occhi erano più scuri, per un attimo Djibril pensò fossero addirittura rossi, ma probabilmente era stato un gioco di luci.
Sentire di nuovo nominare coloro che per lei erano stati come una famiglia le fece anche ricordare il terribile momento della condanna. Rivide Uriel, l’Arcangelo dell’elemento Terra, colui che controlla la porta degli inferi, nonché giustiziere della Corte Sacra del Paradiso, davanti a lei, sopra il suo seggio, leggerle la condanna con voce alta a chiara, elencando le sue colpe e fissarla in modo austero.
In un fremito di rabbia tremò, stringendo la mano ancora stretta in quelle di Lucifer.
“Anche voi provate Ira!” sussurrò lui.
Poi ricordò il motivo per cui fu così duro con lei: l’amava. Nel solo modo in cui un Angelo non potrebbe mai amare. Bramava solo il suo corpo e lei l’aveva rifiutato brutalmente.
Socchiuse gli occhi e piegò appena la bocca in modo schifato.
“Anche voi provate Lussuria!” disse sempre lui.
Ma se fosse stato solo un rifiuto l’avrebbe considerato semplicemente pazzo. Invece lui lesse nelle sue parole anche il segreto: per lui,  lei nascondeva un amore per qualcun altro.
“Anche voi provate Invidia!” di nuovo.
Così l’aveva denunciata e senza risentimento in un primo momento l’aveva condannata.
“Tre peccati in una sola persona! Davvero davvero stupefacente!” Fu Lucifer col suo tono di voce eccitato a ricordarle dove si trovava.
“Ma passiamo agli altri due ti va?” le chiese con finta cortesia. Djibril capì subito a chi si stesse riferendo: Raphael e Michael erano gli altri due Arcangeli, il primo dell’elemento Aria e delle Virtù, il secondo della Podestà e del Fuoco.
Chiunque sapeva delle incandescenti storie dell’affascinante Raphy con ogni donna che lo attraesse, come chiunque era a conoscenza dell’amore invidioso che Michelino provava per il fratello gemello, niente meno che lo stesso Angelo demoniaco.
“Invidia, Lussuria, persino Accidia in certi casi vero? Raphael non ama particolarmente uscire dalla sua residenza per motivi che definisce noiosi! E il mio caro gemellino spesso e volentieri distrugge ciò che vuole per Ira!” e nel pronunciare quelle parole aveva un sorriso compiaciuto.
Si alzò, lasciando la piccola mano di lei, che ricadde sulle sue ginocchia senza un briciolo di forza.
“Se i quattro Arcangeli sono così, come saranno gli altri semplici sottoposti, io mi chiedo?” continuò rivolgendo la domanda più al Cappellaio che a lei.
“Però sanno redimersi! Sbaglio o furono comunque loro a liberarti? Ti fecero fuggire poco prima che la condanna fosse completa, addirittura ti offrirono l’opportunità di vagare per terre e sentieri sicuri, appositamente controllati da loro…dopotutto, devo ammetterlo, hanno dimostrato un certo affetto per te!” e con un gesto veloce fece smaterializzare il bicchiere di vino di poco prima nella sua mano. Lo sorseggiò a lungo, gustando più il momento che il suo contenuto.
“E poi ci sei tu!”
Quella era la parte che lei attendeva con paura. Cosa avrebbe mai potuto saperne lui di ciò che aveva provato? Come avrebbe compreso lui la scelta che lei aveva fatto? Non ci sarebbe mai riuscito, nemmeno nel corso della sua frustrante eternità di orrore.
“Rifiutasti Uriel, scelta che approvo, quell’uomo non mi è mai piaciuto!” sorrise.
“Non cedesti mai alle lusinghiere dichiarazioni di Raphael, probabilmente perché sapevi come quelle parole fossero semplicemente un eco di ciò che diceva a tutte!” annuì in modo teatrale.
“Hai sempre avuto un affetto quasi materno per Michael, che hai sempre cercato di placare prima che compisse stragi terribili, e per questo hai un mio rimprovero Bambolina..” asserì duro.
“Forse l’unico vero Arcangelo degno di tale nome in tutta la sua purezza, non credi anche tu Belial?” e l’altro fece un semplice sorriso.
“Allora mi chiedo…eri forse troppo buona per quel mondo oppure commettesti qualcosa di così atroce da battere tutti loro in un colpo solo?”
Lei sentì i battiti del suo cuore accelerare. Che strano… era sempre stata sicura di non averlo più, un cuore. Eppure ora lo sentiva. Percepiva ogni suo battito forte. Le rimbombava nelle orecchie e non riusciva a fermarlo.
Era sicura che persino lui l’avesse sentito. In fin dei conti il Signore Oscuro conosceva ogni cosa di lei a quel punto.
“Comunque arriviamo subito al problema!” disse tornando accanto a lei.
“Sarò onesto…speravo di essere io il tuo peccato più grande, invece.. in un certo qual modo sono stato solo una delle tante pedine, vero Arcangelo dell’acqua?” chiese ironico. I suoi occhi si fecero scuri e cupi.
Li socchiuse in un momento di rabbia repressa.
“Quel bambino… qual bambino è tuo figlio vero?” le chiese cauto.
Lo sguardo che lei gli rivolse era vuoto. I suoi grandi occhi verdi avevano sempre espresso gioia, ma non quella volta.
Freddi e caldi allo stesso tempo, vuoti e così pieni di vita, calmi e tempestosi insieme.
“Ammetto di averti sottovalutata… e soprattutto di aver sopravalutato Theos! Io al suo posto ti avrei uccisa con le mie stesse mani!” disse risoluto evitando accuratamente di incontrare i suoi occhi come se in quel momento lui li temesse.
“Non mi fu difficile trovare un sciocco demone così debole da amarmi!” iniziò lei seguendo ogni movimento del signore.
“Ciò che mi stupì fu proprio trovarlo in una famiglia reale dell’Utero, ma in fin dei conti.. il vostro impero si basa sulla corruzione, no?” gli chiese senza aspettarsi una risposta.
“Era affascinante, ma allo stesso tempo così stupido da non capire! Aspettai che il suo seme fosse pronto e poi lo presi in me, per la nuova vita che volevo!” prese fiato.
“E come l’avevo cercato, così lo uccisi.  Dopotutto sarebbe stato un testimone scomodo se trovato. Avevo l’appoggio di Raphael e Michael che credevano in me, ma Uriel e i suoi sciocchi sentimenti mi ostacolarono e mi condannò, giudicandomi un’adultera” rise senza trovare la cosa realmente divertente. Lucifer ne fu sicuro, sulla sua guancia aveva visto una lacrima salata.
“Quella creatura mi serviva per fermare tutto questo… tu, Lui, ogni essere ripugnante che voleva la guerra invece che la pace. Ti pare stupido vero?” e a quella domanda diretta lui non riuscì a rispondere.
“Il tuo finto buonismo è agghiacciante! Pensi davvero che io creda alle tue parole? Hai fatto la loro stessa cosa… hai ucciso qualcuno dopo averlo usato, loro almeno uccidono e basta!” le disse duro, ma prima di aggiungere altro, come un’illuminazione, capì ogni cosa.
“Volevi usare quell’bambino per arrivare a me?” le chiese come se nemmeno lui ci credesse.
“Cosa può mai capire il Grande Signore dell’amore?” gli rispose, lasciando scendere a dirotto piccole lacrime senza aver la forza di asciugarle.
“Ti vidi per quello che eri solo quando combattei contro di te. Le tue ali, i tuoi occhi, la tua pelle persino.. ogni parte di te brillava di luce propria! Ne fui abbagliata!” Djibril abbassò la testa sconfitta, sicura che quella sarebbe stata la sua ultima confessione prima del Vero oblio.
Con la coda dell’occhio vide il Cappellaio alzare il braccio pronto per colpirla.
Lui, più di chiunque altro, avrebbe voluto ucciderla per aver anche solo osato guardare con affetto il suo amato padrone.
Chiuse gli occhi lei, aspettandosi la morte, ma non sentì nulla, solo un piccolo spostamento d’aria.
Quando ebbe il coraggio di rialzare lo sguardo vide Lucifer che fermava il suo servo con la spada.
“Belial…lasciaci!” ordinò. Djibril per la prima volta vide Il Pagliaccio indeciso se ubbidire o attaccarla.
“Belial!” al secondo richiamo piegò il capo in un inchino molto poco convinto.
“Si, My Lord!” sussurrò prima di sparire.
Per un attimo interminabile restò ad osservare l’angelo nero rimettere via la sua arma con lentezza.
Poi lo seguì nei suoi movimenti, come ormai era abituata a fare, finché lui non seppe sorprenderla di nuovo.
Sciolse il foulard che teneva al collo per nascondere quella cicatrice, e si piegò come poco prima davanti a lei.
“Hai abbindolato i tuoi stessi compagni con quell’ideale….tutto per arrivare a me! Non se stupirmi di più del tuo sentimento quasi perverso o di loro che ti hanno creduto!”
Con un mano allungò il leggero pezzo di seta rossa e le asciugò le guance con calma.
Djibril intravide un leggero sorriso dipinto sulle sue labbra.
“Non sono l’uomo dei sogni Bambolina!” le disse con una nota di rimprovero.
“Lo so!” gli rispose fin troppo sicura.
“Lo so…!”
“Cosa pensavi di fare a questo punto?!” senza che lei se ne accorgesse le sfiorò di nuovo le punte dei capelli con dolcezza.
“Dopo tante bugie mi sentivo soffocare..”
“L’amore non è nel mio vocabolario e per il tuo bene sarebbe meglio se non cercassi di ottenere da me qualcosa di simile!” fece per alzarsi e andarsene ma lei lo richiamò con dolcezza.
“Lucifer… esattamente per questo ti ho detto quelle parole! Tu ami, ami forse più intensamente di chiunque altro, ma non te ne accorgi e allora leggi quell’amore come pazzia o risentimento!” e sorrise di nuovo scuotendo il capo.
“Stai cercando di corrompermi per quel ragazzino?” stava cercando un motivo per cambiare discorso. Aprirsi con qualcuno lo spaventava da sempre.
“Puoi stare tranquilla, ordinerò al Cappellaio di riprendere il viaggio di istruzione..” e la guardò ancora una volta.
La trovò bellissima. Aveva avuto molte spose bellissime, molte amanti affascinanti, ma lei era qualcosa in più. L’aveva vista terribile e crudele nel mezzo di un campo di battaglia, sporca di sangue, con i lunghi capelli impregnati dell’odore del nemico. E la vedeva ora perfettamente incantevole, elegante e quei capelli che non poteva fare a meno di toccare e osservare sempre, erano raccolti in modo forzato. Li aveva sempre preferiti liberi al vento lui. Forse un giorno glielo avrebbe detto…
“Che uomo stupido…” disse lei avvicinandosi. Non la fermò, né si oppose a lei. Per la prima volta in vita sua si arrese.
Si lasciò abbracciare, in silenzio, e sorrise.
“Che ragazza sciocca..” ribattè infine, avvicinando le sue labbra calde a quelle di lei.



















































Spero vivamente che la storia vi piaccia. Beh se siete arrivati fin qui è un buon segno, no?
Posto qui il giudizio dato...

Prima classificata: Meli_mao
con Il mio tradimento

Parametri:
Correttezza grammaticale: 8,5/10
Stile: 5/5
Completezza della storia: 9,5/10
Trattamento dei personaggi: 7,5/10
Attinenza al tema dato: 10/10
Originalità: 5/5
Giudizio personale: 5/5
Totale: 50,5 punti

Valutazione:
Andando in ordine secondo i parametri di valutazione: ci sono parecchi errori (anche se in realtà, vista la lunghezza del testo, non ho voluto togliere troppi punti), la maggior parte di distrazione, e qualche imprecisione nella costruzione di alcune frasi. Tuttavia, lo stile è decisamente buono, le descrizioni sono molto accurate e dettagliate, e in generale l'atmosfera ricreata dava molto bene il senso che volevi esprimere. Anche la trama, l'ho trovata ben sviluppata, anche se ho avuto delle perplessità nella parte conclusiva. Non mi ha convinta più di tanto la reazione finale di Lucifer, come pure mi ha lasciata un po' perplessa tutta la spiegazione finale, che a mio avviso era un po' troppo macchinosa. Ha stravolto in maniera considerevole quello che mi ero figurata fino a quel momento riguardo Djibril e la cosa mi ha un po' turbata.
Tuttavia, sia per quanto riguarda l'attinenza al tema dato, si per quanto riguarda l'originalità, il punteggio è pieno. Anche se il finale mi ha lasciata con un paio di punti di domanda, la storia mi è piaciuta. Complimenti!
   
 
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