Le avventure di un piccolo Albero di Natale

1. Che differenza c'è?

George entrò in casa sommerso da buste, borse e pacchetti: Angelina non aveva badato a spese per comprare gli addobbi quell’anno e, ovviamente, quello che faceva fatica era lui.
Gli incantesimi per rimpicciolire gli oggetti non erano serviti a molto, anzi, sembrava che li avessero moltiplicati. Angelina varcò la soglia dopo il marito e non perse tempo a togliersi il cappotto che già aveva iniziato a ordinare con fare perentorio dove andassero posizionati i vari addobbi.
Dopo un paio d’ore la casa aveva completamente cambiato volto e tutto era stato ricoperto da festoni e addobbi dorati e argentati; George si sedette sfinito sul divano per riprendersi dallo sforzo.
«L’albero che abbiamo comprato è in una di queste buste?» chiese Angelina dalla cucina, mezza immersa nelle borse degli acquisti.
«Era in quella blu», rispose lui senza girarsi per guardare i movimenti della moglie.
«È proprio in quella che sto guardando, ma non lo tro-... ah, eccolo», esultò Angelina per correre in salotto, posizionarlo nel punto in cui doveva trovarsi l’albero e puntargli la bacchetta.
Provò qualsiasi tipo di incantesimo per ingrandirlo, ma sembrava che nulla potesse riportarlo alla sua grandezza naturale. «George», iniziò Angelina suadente. «Che incantesimo hai usato per rimpicciolire le borse?»
L'interpellato si riscosse dal momento di relax e guardò prima la moglie e poi l’albero che, a seguito degli incantesimi, si era accasciato al mobile accanto a sé.
«Che c’è che non va?» chiese poi non capendo cosa intendesse Angelina.
«Avevo scelto l’albero alto quasi due metri, questo non è neanche di uno», sospirò la donna guardando disgustata la povera piantina.
George deglutì a fatica, mentre lo sguardo di Angelina lo inceneriva: «Devono aver sbagliato al negozio», disse cercando di discolparsi. «Io stavo guardando gli addobbi».
«Facciamo finta che ti creda, adesso lo riporti al negozio e compri quello della misura giusta», ordinò Angelina più seria che mai.
«Ma che differenza vuoi che faccia questo o quello più grande?» chiese innocentemente George. Angelina alzò gli occhi al cielo per l’ingenuità del marito e si trattenne dal rispondergli male.
«Va bene, vado», sospirò George alzandosi dal divano, indossando il giaccone e uscendo di casa.

***

George richiuse la porta lentamente, non volendo fare troppo rumore, Angelina gli faceva un po’ paura quando si arrabbiava.
«È inutile che fai piano, so perfettamente che sei tornato», lo salutò la moglie dalla cucina.
«Non c’erano altri alberi», sussurrò George fermandosi sulla soglia della stanza.
«Cosa?» chiese Angelina cercando di capire se avesse compreso bene o meno.
«Niente alberi, li hanno venduti tutti», rispose prendendo il coraggio a quattro mani.
Angelina meditò per svariati minuti se cruciarlo o lasciar perdere, in fondo sapeva che era solo colpa di George se si trovavano in quella situazione e si dovevano tenere un alberello minuscolo.
«Ok», sospirò infine e sorprendendolo. «Addobbiamo quell’albero, ma la prossima volta mi compri quello più grande», disse puntando un dito contro il petto del marito, per poi sparire in salotto.