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Autore: Plumose Things    21/12/2009    5 recensioni
Bisogna scegliere fra ciò che è giusto e ciò che è facile. Questo gli aveva spesso ripetuto Silente, ogni volta che ne aveva occasione. Gli aveva sempre dato ragione. In fondo, è la grande scelta - o il grande bivio, come dir si voglia - della vita.
Genere: Generale, Romantico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Bisogna scegliere fra ciò che è giusto e ciò che è facile. (*)

Questo gli aveva spesso ripetuto Silente, ogni volta che ne aveva occasione.

Gli aveva sempre dato ragione.

In fondo, è la grande scelta - o il grande bivio, come dir si voglia - della vita.

Tra ciò che è semplice e indolore, e ciò che è difficoltoso ma giusto.

Albus si riferiva però al 'Bene Superiore', come lo chiamava lui.

Remus preferiva dargli il nome di 'Guerra'.

Ebbene, aveva sempre onorato quelle dannate parole - dalla prima all'ultima - da quando le aveva sentite la prima volta.

No, di più.

Dalla sua nascita.

Si era allontanato dai genitori, perchè era giusto. Non poteva farli rimanere vicini a un licantropo.

Aveva rifuggito la vita, per quella stessa giustizia.

Si era sempre ripetuto di non meritarla, per la sua mostruosità.

Era diventato refrattario alla passione, di qualsiasi tipo, per la suddetta giustizia - che fosse maledetta.

Ma, soprattutto, non aveva mai assaporato davvero l'amore - quello vero e puro, quello che ti fa star male, quello che ti trasporta all'Inferno, al centro esatto del miglior Paradiso mai immaginato da mente umana.

L'amore che gli aveva offerto Tonks - infantile e innocente, delizioso nella sua semplicità -  non era quello a cui aspirava.

No.

Lui voleva il desiderio.

Lui voleva il languore, l'abbandono selvaggio, l'irretimento stesso dei sensi.

Lui voleva smettere di pensare ed elucubrare, fra le braccia della persona amata.

E forse, finalmente, aveva trovato tutto ciò.

In uno spirito affine, nel luogo che considerava casa.

Hogwarts.

Il suo nome e quello della scuola erano indissolubilmente legati, si completavano l'un l'altra.

Remus era quasi certo che avrebbe insegnato lì, una volta conseguito il diploma.

Come dargli torto?

Lupin stesso aveva avuto il medesimo desiderio.

Di rimanere a casa.

E Hogwarts era in effetti la sua vera dimora, non quell'appartamento senza riscaldamento, scalcinato e impolverato che, ironia della sorte, era situato proprio accanto al St James Park, perchè il passato amava perseguitarlo e tormentarlo fino a vederlo implorare pietà - pietà che tra l'altro il fato non aveva, come era stato ampliamente dimostrato.

Ed era anche quella di Harry.

Che, come lui, aveva avuto un'infanzia difficile - se mai si poteva definire tale quel periodo della sua esistenza.

Infanzia è sinonimo di risate e giuochi, scherzi e lezioni di vita, esperienze e gioia.

Non di sofferenza, torture e drammi, non di dolore e pianti, non di ringhi bestiali, graffi e frustate, non di urla e servilismo, non di complessi e oscurità.

Non di lacrime versate al buio.

Non di crudeltà senza limiti.

Lui e il figlio dei suoi migliori amici - aveva gli occhi meravigliosi di Lil, e il fisico asciutto, muscoloso e mingherlino di Jamie - erano simili.

Complementari.

Bisogna scegliere fra ciò che è giusto e ciò che è facile.

Vero.

Ma chi decide il giusto?

Il facile è riconoscibile - malinconicamente riconoscibile.

Ma il giusto?

Quello no.

Altra cattiveria del mondo.

Ma non era questa la faccenda - il vero problema.

Oh, no.

Era che per lui giusto e sbagliato coincidevano, facile e complicato si equivalevano.

Stano concetto - così confuso - per uno tanto preciso.

Non era forse errato circuire un ragazzo di oltre vent'anni più piccolo?

Sì.

Non era forse equo cercare l'amore?

Sì.

E qui si presentava il nucleo del dilemma.

Ma Remus, si era ripromesso, per una volta non avrebbe riflettuto.

Basta pensieri raminghi, fantasie effimere, sogni sconclusionati, immagini false di un futuro incerto.

Basta bravo lupetto ammansito, soprattutto.

Solo su una cosa Fenrir aveva avuto una sacrosanta ragione - 'Sei un Lupo, cucciolo! Quel che vuoi, quello ti prenderai.'

Era una bestia feroce o no?

Ovviamente!

E allora si sarebbe adeguato alla sua condizione di suddetto animale.

Si sarebbe appropriato di ciò che da Alfa gli era dovuto - un compagno.

Fu proprio per questo che Remus si ritrovò a spedire quel biglietto ad Harry, nel bel mezzo della Sala Grande, davanti agli occhi di tutti.

'Mezzanotte, Foresta Proibita.

Ti aspetto con ansia,

Firmato

Arkady-Moony.'

Perchè Arkady-Moony (**)?

Arkady era il personaggio di uno dei suoi libri preferiti, I Diari della Famiglia Dracula, che in un certo senso gli somigliava; Moony... Così lo chiamavano i Malandrini.

Il ragazzo sgranò gli occhi sotto il suo sguardo compiaciuto, mettendosi prudentemente il foglietto in tasca.

Dieci minuti prima dell'ora stabilità si ritrovò sotto i primi alberi, con un mantello che lo celava perfettamente, a passeggiare nervosamente.

Quando - finalmente, per Merlino! - il giovane arrivò, si nascose.

Lo sentì borbottare qualcosa sui bidoni e gli scherzi idioti, e decise che l'attesa - quella di entrambi, in un certo senso - doveva finire.

Uscì silenziosamente dal suo nascondiglio, senza farsi notare - i sensi di licantropo lo facilitavano.

Con una mossa della bacchetta, seguendo il suo istinto, lo inchiodò all'albero più vicino.

Non gli diede il tempo di protestare, e fu su di lui in un balzo.

<< Chi sei? >> Sussurrò debolmente il giovane.

Senza badargli, il mannaro lo accarezzò, percependo i muscoli sotto la divisa, il fisico prestante, le cicatrici chiare e portatrici di ricordi.

Come un'ombra sottile la sua mano bianca - che bizzarro contrasto, le sue dita veloci rilucevano al candore abbacinante della luna, eppure erano indistingibili dal buio feroce che attanagiava la notte - sfiorò le labbra piene e rosse, godendo intensamente del fremito che avvertì in lui.

E così, al cucciolo d'uomo che aveva di fronte quel contatto piaceva, riflettè.

Senza trattenersi posò la bocca sulla sua, tenendo ferme le braccia con le sue.

Sorprendentemente Harry si inarcò contro di lui, tentando di stargli il più vicino possibile.

Lo lasciò andare, e le mani dell'altro si aggrapparono alla sua nuca, mentre il bacio si approfondiva e le lingue si sfioravano cercandosi con impazienza.

Quando furono a corto di fiato si staccarono, e il biondo sorrise, nascosto dal mantello.

Appoggiò la fronte contro la sua in un gesto intimo.

<< Quindi amoreggi con ogni sconosciuto che ti dà appuntamento in luoghi ambigui e potenzialmente pericolosi? >> Gli chiese roco, divertito ma un pò geloso.

<< Solo se il succitato sconosciuto sei tu, Remus. >> Rispose in tutta tranquillità il giovane, abbracciandolo.

<< Come... ? >>

<< Istinto. >>

Il mannaro sorrise sul suo collo, per poi suggerlo con dolcezza.

Con i denti prese un lembo di pelle, torturandolo piano, fino a sentirlo gemere.

Musica per le sue orecchie...

Il moro però improvvisamente lo fermò, posandogli le mani affusolate - perfette per un cercatore, quasi femminee - sulle spalle, in un muto invito a fermarsi.

<< Non vuoi? >> Gli bisbigliò il lupo sulla pelle bagnata da lui stesso, soffiando e facendo rabbrividire il giovane.

<< Fallo. >> Intimò invece l'altro, risoluto.

<< Fare cosa? >> Chiese perplesso.

<< Mordimi. >> Lo incitò, premendo il suo capo sulla clavicola, quasi a indicargli la via.

Il docente s'irrigidì, e tentò di scostarsi.

<< Non puoi volere... >> Tentò di dire.

<< Sì... Rendimi come te, Moony, te ne prego. >>

<< Perchè? >>

<< Perchè lo desidero da anni... >>

<< Saremmo entrambi reietti, te ne rendi conto? Sarò condannato a morte... >> Cercò di dissuaderlo. Non gli importava della soppressione, non davvero. Era il dover fuggire che lo impensieriva... Ci era abituato, lo trovava quasi confortevole, ma Harry? Lui aveva vissuto quasi sempre alla luce del sole, emblema stesso della legalità, della giustizia, della purezza.

<< Fuggiremo. Insieme... Andremo dove il Ministero non può raggiungerci. Ti scongiuro, Remus... Portami via da questo inferno, non vivo da sempre (1), dà anche a me una possibilità! So che non te ne frega nulla di essere abbattuto. In Australia lasciano in pace i mannari, staremo bene, non potranno prenderci... >> Implorò.

L'uomo annuì piano, riluttante.

<< L'amore è diabolico (2),Harrry, dannatamente diabolico... >> Sospirò, posando le labbra sulla sua carotide.

Il ragazzo gli si abbandonò tra le braccia, stringendosi a lui.

L'amante lappò il collo niveo, solleticandolo.

Lo morse piano, lenendo poi la zona con la lingua, sempre più forte, sempre più veloce...

Il ragazzo ansimò, e il licantropo si fermò.

<< Ne sei ancora certo? >>

<< Più che certo. >> Rispose fermamente.

<< E sia. Il destino non si ferma, si può solo maledire... (3) >>

Affondò i denti nella pelle morbida, e il moro trattenne a stento un grido.

Suggette delicatamente il sangue ferroso e dolce, permettendo al veleno contenuto nella sua saliva di infettare la ferita.

Lo serrò in un abbraccio, capendo il suo dolore.

Staccò la bocca dalla pelle martoriata, mormorando un incantesimo per ricongiungere lo squarcio che gli aveva procurato.

Ridacchiò, leccando dalle labbra gli ultimi residui della sua linfa vitale, assaporandola.

<< Sai di buono, Rhea... (4) >> Sussurrò, citando ancora una volta.

Harry sorrise.

<< Ora andiamo, Moony, prima dell'alba dobbiamo essere fuori Hogwarts, o ci prenderanno. >> Fece pochi passi, a fatica, batrcollando.

Il professore lo sorresse, preoccupato.

<< Ora? Non vuoi attendere che la trasformazione sia terminata? >>

L'altro scosse la testa.

<< No... Non ne abbiamo... Il tempo... >> Chiuse gli occhi, e lacrime di sofferenza scesero. Sotto le palpebre le iridi lampeggiarono, prima di verde e poi di giallo, come quelle di animale.

Comprese la necessità che lo guidava, e lo prese in braccio, camminando spedito verso il limitare della Foresta.

Il giovane svenne presto, mentre con la sua stessa scopa Remus lo portava in un posto adatto per Smaterializzarsi.

 

 

 

Tre giorni dopo, la Gazzetta del Profeta ripotava, a grandi lettere, 'Bambino Che E' Sopravvissuto scomparso, frenetiche le ricerche, si sospetta il suicidio!'.

Moony gettò il giornale nel primo cestino che vide, aspettando che Harry tornasse con le buste della spesa dal negozio in cui si era avventurato per prendere rifornimenti.

Stupidi media...

Non aveva mai visto una persona con più voglia di vivere di quanta ne avesse Harry!

Gli dispiaceva per Ron ed Hermione, che si stavano sicuramente struggendo per il loro migliore amico, sparito chissà dove.

Finalmente vide il suo Harry - il suo compagno, il suo branco, il suo mondo - venire verso di lui con un sorrisone.

Trillò un << Fatto! >> Che fece girare molte persone.

Remus, nel suo mantello scuro che lo nascondeva, ghignò.

Era diventata un'abitudine, quella del mantello.

<< Ce ne hai messo di tempo, cucciolo. >>

Il moretto si imbronciò.

<< C'era la fila! >> Si lamentò come un bambino, sgranando gli occhi chiari - occhi dorati.

Il mannaro lo raggiunse, togliendogli il peso e poggiandolo a terra.

Il ragazzo capì, e si sporse per aggrapparsi alla sua nuca e baciarlo.

L'altro lo sollevò, facendolo girare, ridacchiando.

Non c'era quasi nessuno nella Sydney Magica, e non destarono troppa attenzione.

<< E ora a casa Harry... >> Gli sussurrò Moony, smaterializzando entrambi ad Alice Springs, nella cui periferia avevano una casetta.

Sistemarono i viveri, raggiungendo poi il Gran Deserto Sabbioso.

<< Pronto? >> Fece l'uomo, e il Salvatore annuì, concentrandosi.

Pochi minuti dopo, due lupi dal pelo invernale, uno color miele, e uno bianco come la neve, correvano fra la sabbia cedevole e l'aria arida, spettacolo insolito per uno dei paesi più caldi del mondo.

 

 

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Saaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaalve! Prima di tutto: grazie per essere arrivati fin qui ( se ci siete arrivati ) !

* volano pomodori e verdure marce, uno scarpone sfiora il viso dell'autrice *

Avete apprezzato?

* un coro di espressioni locali irripetibili e di 'buuuuu!' risuona minaccioso. Un telefonino colpisce Elena, che sorrideva contenta, interpretando le urla come d'entusiasmo *

Ne sono felice! Bene, che ne dite di lasciarmi una recensioncina, senza usare parole troppo sconce?

* brutto gesto unanime da parte dei lettori *

Oooooooooooooooooooooooooooooookay.... Detto questo, perdonate il pairing, finora l'unico su cui riesca davvero a scrivere. Sono impossibili, ma...

Li amo! Sono perfetti assieme, unici!

Ditemi cosa ne pensate della ff.

Vi scongiuro, vi scongiuro, vi scongiuro, sono un'insicura cronica!

So che ci sono delle incongruenze con la vera storia della Rowling, e che molti di voi troveranno questa storia orrida.

Ho finito. XD

Allora, vi scongiuro, me la lasciate una recensione? ^^

VI PREEEEGO! ^_^

 

NOTE DI FONDO, PER GLI ASTERISCHI E I NUMERETTI IDIOTI CHE AVETE TROVATO LETTURA FACENDO:

*) Questa è una famosa frase di Silente, come penso che avrete capito.

**) Arkady è Arkady Tsepesh, o Dracul, è il nipote - metteteci una ventina di pro- davanti e capirete meglio - di Vlad L'Impalatore nella trilogia di Jeanne Kalogridis.

1) Credo sia una citazione, ma non ricordo di chi, da cosa e in merito a quale contesto ;D

E se è mia, beh... Mi piace da impazzire!

2)Questa la so, questa la so! Virginia Woolf! Ho fatto i compiti a casa, stavolta... Ora che ci penso, carina l'analogia tra Woolf e Wolf, ( lupo ) ! Così in effetti erano chiamati i due coniugi, Virgilia e Leonard Woolf, i due Lupi.

Mi spiego: perchè Remus dovrebbe dire simili parole? Un motivo c'è. Semplicemente, riflette su come l'amore per Harry l'abbia portato a fare ciò che più abborre, ovvero condividere la sua maledizione con qualcuno. E' diabolico, che con tanta facilità l'abbia convinto. L'amore stesso lo è.

3) Idem come la nota n° 1 ( sorry! ) .

4) E' di un romanzo che mi piaceva molto, ma siccome parlava lievemente di sesso, mia madre me l'ha tolto. -_- Quindi non ne ricordo nè il titolo, nè l'autore. Chiedo venia.

Per domande o altro, c'è il caro, vecchio, link 'Recensioni, o il ' Contatta autori'.

 

 

 

 

 


   
 
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