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Autore: LonelyAngel    22/12/2009    4 recensioni
Una ragazza che ha perso l'uomo che amava, sfoga la sua tristezza con l'alcool e con la lettura di quelle parole che un giorno il suo ragazzo le scrisse quando ancora stavano insieme.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve. Questa è la prima Fanfiction che scrivo. Siccome il tema è piuttosto banale, spero di non aver plagiato nessuno.


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Appoggio l'ennesima bottiglia vuota sul tavolo, proprio lì, accanto alle altre. Sono fatta così, quando sono triste e sto male bevo talmente tanto, finché non vomito e mi addormento. La birra per quanto mi faccia male, mi aiuta a non pensarti. E, anche se prendere così tante sbronze mi fa male, mi addolora di meno che pensare continuamente a te. Sono proprio un'idiota, dannazione. Vorrei sbatterti fuori dalla mia mente come si fa con un inquilino quando non paga l'affitto. Ormai sono mezza ubriaca. Anche se a stento mi reggo in piedi mi alzo, mi avvicino a quel fottuto cassetto e ne estraggo un foglietto. Quel foglietto, che mi scrivesti in un giorno qualunque, quando ancora stavamo insieme. Tu non eri un tipo da parole. Non parlavi tanto, e tanto meno scrivevi. Ma quel giorno facesti un' eccezione e scrivesti su un comune pezzo di carta qualche frase buttata là così. Tzè, questo dannato foglio, l'avrò letto tantissime volte, tant'è che ormai lo conosco a memoria. Eppure, ogni volta che lo rileggo provo sempre un qualcosa. Prima sentivo amore e gioia, ora questi due sentimenti si sono trasformati in odio e rammarico.
Faccio un respiro profondo e comincio a leggere lentamente il contenuto del pezzo di carta che tengo in mano.


"Quanto mi piacciono i tuoi occhi Baby, quanto li amo. Sono proprio lo specchio della tua anima, e grazie a quelli si capisce perfettamente cosa passa in quella tua testa. E proprio per questo che ti ostini a nasconderli sempre sotto ai soliti occhiali da sole neri. Non ami che la gente capisca cosa pensi, percepisca il tuo stato d'animo. Non vuoi che nessuno ti veda debole e vulnerabile. A me invece, concedi questo privilegio. Quando sono con te mi mostri senza problemi quelle tue iridi così belle, così castane che però quando piangi diventano verde chiaro. Mi ripeti che sei strana, ma io più ti guardo e più penso che sei la cosa più bella che io abbia mai visto. Ti amo."



Sorrido. Che idiozia smielata, in fondo. Queste righe sono proprio senza senso. Ti ricordi quando me le scrivesti? Era notte fonda e fuori pioveva fortissimo. Io e te eravamo sdraiati nel letto, abbracciati a consumare il nostro amore, come sempre. E, anche se la cosa si ripeteva molto spesso, ogni volta era sempre qualcosa di intenso e mai noioso. Dopo tanto appagamento ci addormentavamo sempre insieme, stretti, come fossimo un solo corpo. Era così bello svegliarsi la mattina, coi raggi del sole che filtravano dalla finestra e illuminavamo il tuo volto. Era così bello osservarti mentre dormivi. Il tuo viso angelico era la cosa più bella che avessi mai visto. Così falso però. Quella faccia da innocente mascherava in verità una personalità meschina e crudele. Come la mia, daltronde. Ammettiamolo, siamo sempre andati daccordo perché entrambi siamo sempre stati simili. Così diabolici e menefreghisti di tutto. Quel giorno però, sembravi più "buono" e dolce. Strano, molto strano, allora non potevo capire il motivo di quel tuo comportamento. Ricordi? Ogni mattina mi svegliavo prima io, e senza neanche salutarti uscivo subito di casa. Quella mattina invece, ti svegliasti prima tu. Quando aprii gli occhi vidi che non eri a fianco a me. Sul tuo cuscino vi era un foglietto. Quel foglietto. Lo lessi tutto d'un fiato e uno stupido sorriso dolce mi comparve sul viso. Odio ammetterlo, ma mi fece davvero piacere, chissà poi perché. Ancora mezza stordita, un po' dalla stupore, un po' dal sonno, uscii dalla stanza e andai in cucina. Eri lì, che preparavi il caffè. Mi notasti.
"Hey Donna, vedo che hai trovato..." esclamasti indicando il foglio che tenevo tra le dita.
Riflettei: Tu, la persona considerata da tutti la più fredda, bastarda e senza cuore di questo mondo, eri la stessa persona che mi aveva scritto quelle parole così carine? Sorrisi col mio solito sorriso strafottente ma in fondo così falso e esclamai con il mio solito tono da Bastarda:
"Da quando in qua scrivi? non è da te, Biondo".
Stranamente non ribattesti ma, avvicinandoti,mi prendesti il viso tra le tue mani e mi sussurrasti :
"Oggi mi va così. E poi, diamine, non potevo non dedicare due righe a questi bei occhi. Sai, loro non mentono, non si nascondono come fai tu. Sono buoni e puri, proprio come la tua anima, imprigionata da una maschera che raffigura una donna spietata e senza cuore. Comunque sia, se un giorno non avessi più l'occasione di rivederli, non li scorderò. Anzi, non ti scorderò."
Non sapevo cosa intendessi con la frase "se un giorno non avessi più l'occasione di rivederli..." ma non ci diedi importanza. Non avrei fatto domande, non in quel momento.
"Tu non sai quello che dici. E, per inciso, non sono io quella che passa la vita a nascondersi." Dissi.
Ti feci l'occhiolino e tu ribattesti ridendo:
"Sei la solita stronza." Ribattesti ridendo.
"Sto scherzando, bell'uomo! Comunque grazie, lo apprezzo molto."
Ti abbracciai. Tu allora avvicinasti le tue labbra al mio orecchio e mi sussurrasti:
"Ti amo, Bellezza."

Non riuscii a crederci:quella stupida affermazione mi scatenò qualcosa dentro. E invece di pensare a quanto fossi sciocca a emozionarmi per così poco, non pensai a niente. Dissi soltanto:
"Ti amo anche io, Baby"



Sbagliai a non dare importanza a quelle parole. Tu un giorno te ne andasti davvero. Mi lasciasti pure quel foglietto del cazzo. Ovviamente cercai di fare la forte e di convincermi che non me ne poteva fregare di meno se ormai non facevi più parte della mia vita. Ma non potevo mentire a me stessa. Mi mancavi, e mi manchi tutt'ora. Che cazzata, io, una solitaria che non ha bisogno di nessuno, come posso stare male così per un individuo? Forse perché in fondo, eri speciale per me. Non eri come gli altri. Io mi ero davvero affezionata a te, ti amavo. E non so ancora adesso spiegarmi il motivo, visto che ho sempre pensato che il mio cuore fosse troppo piccolo per contenere certi sentimenti per qualcuno. Ora sono qui. Sola. Lo sono sempre stata, con l'unica differenza che prima stavo bene, ora invece senza di te, mi manca una parte di me stessa. E vero, te ne sei andato, ma nel mio cuore sei rimasto impresso. Chissà ora dove cazzo sei. Odio averti nei miei pensieri. Mi fa male ricordare. Come mi fa male rileggere quelle righe. Eppure, mentre sono mezza ubriaca e a stento trovo la forza di non cadere a pezzi le rileggo sempre. Fino a che distrutta dal dolore e dall'alcool, non mi addormento. Che sadica che sono.


FINE.


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Lonée Blastiàrda.
  
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