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Autore: Manami    22/12/2009    2 recensioni
Forbici, ecco ciò di cui aveva bisogno.
Fredde forbici di metallo per tagliare di netto le ali a quelle farfalle insolenti, e spezzare una volta per tutte quel già sfilacciato nastro di raso vermiglio.

[Storia partecipante alla Criticombola]
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ali e seta

É cominciato tutto per gioco.
Questo il pensiero che, fugace e ironico, passa nella sua mente ogni volta che i loro occhi si incontrano.
Perché ogni volta che il suo sguardo incrocia quello di lei i ricordi tornano prepotentemente a galla, proiettando nella sua mente immagini che il tempo non può sbiadire. Immagini che hanno la capacità di strappargli un sorriso e quella sensazione strana, alla bocca dello stomaco.

 Tutto è cominciato per capriccio.
Quello di lui, che aveva preteso per quella notte una preda degna dell’occasione da festeggiare, e quello di lei, che aveva voluto solo dimostrare al mondo – e a se stessa – che niente poteva realmente ferirla.
Allora perché, nonostante quella notte fosse stata per entrambi niente più che un mero capriccio, e nonostante avesse bevuto sicuramente molto più che qualche flûte di Champagne, ogni più piccolo particolare di essa era ancora così vivido nella sua mente?
Se l’era chiesto così tante volte da allora, sperando invano di arrivare prima o poi ad una conclusione differente, che oramai quella risposta la conosceva a memoria. Entrambi, padroni e maestri nell’arte del complotto, avevano sbagliato i propri calcoli.
E quella notte, che avrebbe dovuto lasciare dentro di loro un prezioso ricordo e nulla più, gli aveva invece donato qualcosa di molto diverso.

Farfalle.
Avevano invaso il suo stomaco, lasciandolo interdetto per un istante, non appena la portiera della limousine che aveva mandato a prendere Archibald si era aperta e ne era scesa lei, fine ed elegante come la più pudica fra le ancelle di una dea greca mentre sfilava imperiosa verso l’ingresso del suo locale.
Lo sguardo alto e il passo sicuro di chi nasconde al mondo la propria insicurezza.
Perché lei era sempre stata questo, un elegante insieme di orgoglio e fragilità.
- Voglio solo un po’ di svago. Si viene qui per questo,no? -  
Era stata diretta e decisa, lasciando coraggiosamente inganni e sotterfugi a un altro giorno, mentre dava voce al pensiero di entrambi. Nessuna morale, solo divertimento. E una fugace pausa da quel mondo sfavillante di potere e ricchezza, che a loro aveva riservato tante delusioni quante promesse.
Ciò che avviene al Victrola rimane al Victrola.
E ci avevano creduto davvero, lasciandosi trascinare da quell’atmosfera fatta di luci soffuse e ambigue tentazioni. Lasciando che il destino guidasse per una volta soltanto i loro passi, sempre così accuratamente studiati e soppesati.
Era bastato poco. Al destino quell’unica notte era stata sufficiente, per intrecciare insieme i fili rossi di quelle loro vite complicate e per renderle un inferno.
Da allora nulla, nonostante i tanti – deboli – tentativi di frantumarlo, era riuscito a rescindere quel legame scarlatto che impediva loro di andare avanti da soli.

 - Grazie, non devo sapere altro – la voce di lei, con quella nota incrinata capace di farlo tremare, lo riscosse dal flusso di quei ricordi lontani.
Farfalle.
Erano lì da quella notte, e volteggiavano senza tregua nel suo stomaco, rubandogli il fiato ogni volta che lei era nei paraggi.
Ogni volta che lei parlava, prendendo – di nuovo – per entrambi quelle decisioni che lui non poteva prendere.
Che non sapeva prendere.
Farfalle, il cui ronzio incessante recava l’eco di quelle sette lettere che le aveva appena negato.
Nonostante fossero impresse, limpide e sicure, nella sua mente. Nonostante fossero la perfetta risposta a quella domanda.
E come in quel momento, e come ogni volta, c’erano le farfalle e c’era quel dannato filo rosso, legato ai loro polsi con nodi inscindibili, mentre lei si allontanava, salendo sull’auto bianca e voltandogli le spalle come lui aveva fatto più volte. Come aveva appena fatto.
E mentre l’auto di lusso spariva dalla sua vista, e con essa il sorriso tirato sul volto di Blair, era come se per l’ennesima volta quel filo invisibile si fosse teso sempre più, lacerandosi quasi e lacerando lui.
Forbici, ecco ciò di cui aveva bisogno.
Fredde forbici di metallo per tagliare di netto le ali a quelle farfalle insolenti, e spezzare una volta per tutte quel già sfilacciato nastro di raso vermiglio.

Per terminare quel gioco, che oramai sembrava vederlo sconfitto.


***

Questa piccola one shot, che sarebbe stata comunque compatibile con la raccolta Temptation, è pensata (vaneggiata), scritta (scribacchiata) e postata (si, almeno questo lo so fare!) per la Criticombola.^__^
E in particolare per il tema numero 9: "Forbici".
Ad ogni modo, tutti gli amanti delle Chair riconosceranno subito la scena descritta, per gli altri - che dovrebbero decisamente convertirsi, perché se c'è un unico motivo per guardare quel benedetto telefilm sono proprio loro due *annuisce convinta* - la scena è quella del White Party, in cui Blair chiede a Chuck un valido motivo per restare (leggasi "Three Words Eight Letters"), ed il nostro adorato womanizer rimane impalato come un baccalà!

Well, hope you enjoyed it!
Manami

 

 

 

 

   
 
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