Eccoci qui.x3
So che ho "Gabrielle" da aggiornare da secoli e giuro,
dico giuro, lo farò il prima possibile.*si prostra* E' che, ora, ci tenevo a finire questa cosina
speciale.^W^ Per chi ha letto le mie ultime shot
"Collide"e "Happy Sweet Halloween"{e approfitto per ringraziare
tantissimo chi ha commentato e preferizzato, vi
amo!♥}, la situazione non
sarà nuova. Per le altre, beh, divertitevi a scoprirla e se vi piace, recuperate
quello che vi manca.=) Nuovi pareri sono sempre ben accetti.
Prima di essere completamente assorbita dai cenoni delle feste,
prima del capodanno in trasferta a Parigi {♥♥♥}.
Questa shot è per augurare un felice Natale e un buon anno che verrà.
A Chiara,
innanzitutto, perchè è il nostro primo Natale insieme.
Tutti insieme♥.
Perchè lei e i nostri Jonas sono
la cosa più incredibilmente bella che questo anno - ormai agli sgoccioli
- mi ha donato.
{Ai miei scimmi e alla pecora più dolce del mondo,
ovviamente.}
E a tutte voi, meravigliose
lettrici, silenziose e non.
A voi che da un anno a
questa parte, da quando ho iniziato a scrivere in questa sezione,
mi avete seguita, sostenuta e gratificata con
i vostri commenti.
Perchè se sono ancora qui,
piena di voglia di scrivere, se "Gabrielle" è stata inserita fra le storie scelte del sito, beh, è anche
merito vostro.
Grazie davvero, di
cuore. Merry Xmas
to you all,
sweeties!♥
~ So This
Is Christmas
Profumo di zabaione.
Fu
la prima cosa che avvertii, appena rientrata a casa. Mi attendeva come un
abbraccio caldo e rassicurante, appena oltre la porta di ingresso. Mi sfilai il
basco di lana viola, scrollandolo con delicatezza per spazzare via i fiocchi di
neve.
- Eccoti, finalmente...! - Sentii scivolare il
terreno sotto ai piedi, ancor prima di poter realizzare che Joe mi era corso
incontro e mi aveva praticamente sollevata di peso. Incurante del cappotto
umido e della grossa sciarpa di lana che sfregava - ruvida - contro la sua guancia bollente.
-
Potevi almeno lasciare che mi spogliassi...! - Soffiai, arrossendo di più,
sotto le chiazze cremisi che il freddo aveva generosamente sparso sul mio viso.
Lo sentii ridere, mentre tornavo a reggermi sulle gambe e prendevo a slacciare
i bottoni di legno laccato. Abbandonai lo spolverino sullo schienale di una
sedia.
- Sbrigati.
- Mormorò, rigirandosi fra le dita un pon-pon della
sciarpa.
-
Sto cercando di acquisire calore...! - Replicai, sfregandomi il naso
ghiacciato. - Si iberna, làffuori! - Sorridendo si chinò leggermente in avanti,
scostandomi le mani tremanti dal viso, prima di rubare un bacio alle mie labbra
fredde. Le sue, al contatto, bruciavano quasi. - Scotti... - Mormorai, senza
allontanarlo.
- Ho
il fuoco dentro...! - Sogghignò.
°°°
-
Sbatti quell'affare Nicholas, o non verrà mai omogeneo! - Chiara afferrò un
cucchiaio di metallo lucente, attraversando la cucina a grandi falcate, proprio
nel momento in cui io oltrepassavo la soglia.
-
Che combinate voi due? - Ridacchiai, osservando Nick armeggiare con una ciotola
di ceramica blu. Una goccia di uovo crudo gli rotolò sulla guancia, tracciando
una scia arancio brillante sulla pelle nivea. Diede un'ultima girata al
contenuto, prima di allungare il tutto alla mia amica.
-
Va bene, grande chef? - Abbozzò,
leccando quello che era rimasto sul mestolo che impugnava. Lei inarcò le
sopracciglia, sistemando il cerchietto viola che domava il suo nuovissimo
taglio corto.
-
Direi di sì. - Annuì, osservando minuziosamente le labbra morbide di lui
tracciare percorsi invisibili sul legno impregnato di tuorlo e zucchero. - Lo
mettiamo in tazza? - Aggiunse, con voce un poco meno salda.
-
Dai, poi ce lo beviamo tutti insieme! - Rispose Nicholas, raccogliendo
un'ultima goccia sulla bocca tesa.
-
Vi do una mano. - Decretai, lanciando a
Chiara un'occhiata parecchio eloquente che lei provvedette
a restituirmi, non prima di averla resa sufficientemente tagliente.
Poggiò
bruscamente la scodella sul tavolo, prima di dedicarsi ai piatti sporchi
ammucchiati nel lavello. Quello che sicuramente non si aspettava, era che il
piccolo le sfilasse la spugnetta insaponata dalle mani, lasciando indugiare per
un momento le dita contro le sue e poi prendesse a strofinare la prima fondina.
Sorridendole appena.
Versai
lo zabaione in cinque tazze colorate, mentre Chià si
divideva tra l'arrossire agli sguardi di Nick e sciacquare le stoviglie che le
faceva scivolare rapidamente tra le mani schiumose.
Scelsi
altrettanti cucchiai e scivolai silenziosamente in salotto, traballante, con un
vassoio in precario equilibrio fra le mani.
°°°
Kevin
alzò lo sguardo dallo spartito, sorridendo quando mi vide camminare goffamente
nella sua direzione. Smise di suonare, poggiando la Gibson contro il divano e si alzò con uno scatto morbido. Si
appropriò del cabarè, passandolo con sicurezza dalle mie mani instabili sul basso tavolino di ciliegio, decisamente
più al sicuro.
-
Grazie. - Soffiai, torturando un ricciolo biondo. - Mi hai impedito di fare dei
danni, probabilmente...! - Ridacchiai, osservando la millimetrica precisione
con cui spostò tutto, senza versarne nemmeno una goccia.
-
Era pesante. - Replicò, scuotendo appena la testa ricciuta. Scelse la tazza
turchese e me la allungò, mentre spostavo un cuscino ricamato per sedermi sul
divano. Per una frazione di secondo provai a ricordare se mi fosse mai capitato
di dirgli qual'era il mio colore
preferito.
-
Cosa suoni...? - Domandai, ricacciando quei pensieri esattamente dove li avevo
pescati.
-
Niente di particolare, strimpello qualche accordo. - Rispose, tornando a
pizzicare le corde. - In casa preferisco usare l'acustica... - Aggiunse. Annuii, prendendo a sorseggiare il mio
zabaione mentre gli occhi seguivano i movimenti eleganti e misurati delle sue
dita affusolate. Era una melodia lenta, incalzante. Affascinante a modo suo.
-
Che bella Kev, che cos'è...? - Chiara arrivò di corsa
dalla cucina, risvegliandomi dall'ipnosi con la sua voce squillante. - Una
nuova canzone? - Proseguì, sporgendosi oltre lo schienale per prendere la sua
tazza.
-
No. - Rise lui, passandole quella verde. - Non compongo, senza il Presidente
che supervisiona. -
-
E il Presidente, durante le feste, non lavora. - Aggiunse Nick, sfregando le
mani ancora umide sul tessuto rigido dei Jeans.
- Però posso suonarvi qualcosa, vi va? - Sorrise, accomodandosi al
pianoforte.
Un
grosso Baldwin a coda - nero e lucido
come l'olio - che doveva la sua presenza nel piccolo appartamento mio e di Chià, quasi esclusivamente a lui. Avevamo un piano perchè Nicholas potesse suonarlo, sempre.
Ne
sollevò il coperchio con calcolata delicatezza e scrutò i tasti bianchi e neri
mostrarsi quasi l'uno sull'altro. Vanitosi.
Poi prese ad abbozzare qualche accordo.
- Opterei
per un classico... - Mormorò, arricciando appena le labbra.
"So this is Christmas... And what have you done?
Another year over and a new one just begun."
Come
la prima nota vibrò nell'aria, rincorrendo birichina la voce vellutata di Nick,
tutta la stanza sembrò illuminarsi.
Le
luci colorate del nostro abete guizzarono sulla superficie lustra, illuminando
le partiture chiuse contro il leggio. Era improvvisamente Natale, più Natale. Complici la neve che
accarezzava incessantemente i vetri ed il cielo che andava imbrunendosi,
disegnando morbide ombre candide.
Poggiai
la tazza, rannicchiandomi meglio contro il sofà, caldo ed invitante, prima di
tornare ad osservare il piccolo.
Lo
vidi alzare la testa e, con un piccolo cenno, invitare Chiara a raggiungerlo.
Lei sussultò impercettibilmente, lasciando che un leggero rossore si allargasse
sulle sue guancie calde, prima di avvicinarsi ed occupare l'altra metà dello
sgabello. Si strinse la tazza al petto, quasi spaventata all'idea di poter
inavvertitamente toccare un tasto e spezzare l'incantesimo.
Un anno.
Quante le cose che erano drasticamente cambiate in - ormai - poco meno di
trecentosessantacinque giorni? Milano era diventata New York. Cinque o sei fermate
di autobus... svariate migliaia di
chilometri di distanza da casa mia. La me che non avrebbe mai osato nemmeno
cambiare quartiere, aveva chissà come sviluppato la tempra di mettere un intero
oceano a separarla dal passato. E non per rancore, quanto più per affetto.
Chiara,
innanzitutto. E un'amicizia - nata dallo schermo di un pc
- che era cresciuta, grande e forte al di là di ogni intuibile prospettiva. Perchè, da sola, non sarei mai andata da nessuna parte.
Poi,
in America, loro. Una catastrofe con
ali d'angelo e occhi di sogno. Un imprevisto, nel vero senso del termine. Sconvolgente.
Soprattutto lui. "Sopra a tutto"...
Joe. Era qualcosa che ancora facevo fatica a realizzare, a volte.
Sussultai
appena, nel vederlo arrivare, quasi di corsa. Come se mi avesse sentita
chiamarlo. E, naturalmente, arrossi quando mi cercò con lo sguardo, puntellando
i gomiti sul bordo del pianoforte per sostenersi. Mi alzai di scatto,
bloccandomi un momento nell'intuire il braccio di Kevin appoggiato contro la
mia schiena e rischiando, con la mia solita grazia, di aggrovigliarmi in lui e
attirarlo in una rovinosa caduta sul pavimento.
-
Scusa...! - Mormorai, praticamente senza emettere alcun suono. Si lasciò
sfuggire un sorriso "dolcemalinconico" come solo i suoi potevano
essere, intuendo quali fossero le mie intenzioni e agitò leggermente il capo
come a rassicurarmi che non era successo nulla, potevo andare. - Vieni. -
Sfiorai la sua mano, abbassando appena lo sguardo. Lo invitai ad alzarsi in
piedi e senza sapere bene perchè, non mi mossi prima
di avere la certezza che mi stesse seguendo.
"And so this is Christmas... I hope you have fun,
the near and the dear one. The old and the young."
- Ehi...!
- Soffiò Joe, stringendomi forte attorno ai fianchi. - Che succede...? - Scossi
appena la testa, strofinando il naso sulla stoffa morbida della sua camicia
nuova.
- Niente...
- Mormorai, con le guancie improvvisamente bollenti. - Avevo voglia di te. -
-
Ma davvero...? - Sorrise, lasciando correre lentamente le mani lungo la mia
schiena. Poi scese veloce a sfiorarmi il
collo con un bacio. - Ha le voglie, lei...! - Ghignò, contro la mia pelle.
- Mh. - Rabbrividii. - E anche un ragazzo scemo. - Conclusi,
tornando ad ascoltare la voce vellutata di Nicholas.
Lui
sorrise, accelerando il ritmo sui tasti e lanciando un'occhiata colma di
gratitudine a noi due - accoccolati l'uno nell'altra - a Kev,
poggiato contro il lato opposto del pianoforte. E infine a Chiara, allungandosi
a sfiorarle la guancia e la punta del naso col proprio.
-
Grazie di essere qui. Tutti voi... -
Sussurrò, interrompendo per un attimo le parole della canzone, lasciando semplicemente
indugiare le dita in un accordo più lungo dei precedenti. Sorrise, mentre Chià abbandonava bruscamente la tazza mezza vuota sul piano
lucido e gli stringeva le braccia attorno al collo.
-
Scemo...! - Esalò, contro la sua guancia arrossata.
-
Passare il Natale con le persone che amo, è così che lo immagino. - Sorrise,
inclinando appena il capo. Schioccò un bacio sui capelli alla mia amica. Chinandosi
appena su di lei, senza smettere di premere morbidamente sui tasti.
"So this is Christmas... For weak and for strong,
for rich and the poor ones. The world is so wrong."
-
Mi piace il Natale. Mi è sempre piaciuto. - Sorrisi, accarezzando piano il
braccio di Joseph.
-
Sì, eh? - Ridacchiò, rubando un bacio alle mie labbra socchiuse.
-
Quest'anno di più. - Sorrisi sulla
sua bocca. Sentii distintamente Chiara emettere un versetto infastidito a metà
fra un risolino e un sospiro. Le lanciai un'occhiata sghemba, veloce. Prima che
Joe mi costringesse a guardarlo di nuovo, per depositare una scia di baci
microscopici - praticamente ovunque - sul mio viso.
-
Fate tanto miele che ci sentiremo
male tutti, prima o poi...! - Borbottò lei, scostando un ricciolo dalla tempia
di Nick. - A me piacerebbe di più, se fosse uguale per tutti... il Natale. -
Soffiò. Poi si trovò a ritrarre la mano, imbarazzata, quando Nicholas si girò a
guardarla. Gli occhi scuri dolci e indagatori. - Insomma, vorrei che tutti
potessero star bene, come noi. -
-
E' un bellissimo pensiero, bimba. - Sorrise Kevin, arricciando l'angolo di uno
spartito fra le dita affusolate. - In fondo siamo tutti uguali, sotto questo
cielo. - Nick annui, le labbra tese in un sorriso mente riprendeva l'ultima
strofa.
-
E' un mondo ingiusto, per tante cose... Per altre
molto meno. - Sussurrò all'orecchio di Chià - che
arrossì immediatamente - sfiorandole il lobo con le labbra piene. Abbozzò la
melodia, senza quasi usare le parole, soffermandosi a carezzarle la pelle col
suo respiro regolare. - Mh-hm... this is Christmas... -
-
Mi fai venire i brividi...! - Esalò, allontanandolo appena.
"And so happy Christmas... For black and for white,
for yellow and red ones. Let's stop all the fight."
-
Sapete... - Intervenne Joe, rigirandosi fra le dita lo zabaione che Nick aveva
lasciato sul pianoforte. Prese un sorso veloce, senza smettere di stringermi a sè. - Credo dovremmo esprimere un desiderio. Tutti insieme.
-
-
Ma è solo il ventidue di dicembre...! - Mormorò Chiara, inarcando
appena un sopracciglio. - Ha comunque valore? -
-
Sì, ne ha. - Replicò. Le luci soffuse
dell'albero si riflettevano nei suoi occhi pensierosi. Gli sfilai la tazza
dalle mani, lasciandolo libero di accarezzarmi quanto desiderava. Bevvi un
piccolo sorso, aspettando in silenzio che concludesse il suo discorso. - Io
voglio un Natale perfetto... Egoisticamente, lo voglio perfetto per me. - Aggiunse, abbandonando lo
sguardo d'ambra fusa nel mio.
-
Io... voglio te, Joe. - Soffiai,
sollevandomi leggermente a sfiorargli le labbra con un bacio. Sapevano di
buono... di zabaione e di lui. - E voi.
- Aggiunsi. - Vi voglio al mio fianco, nella mia vita. Per molti Natali a
venire.... Anzi, per sempre. - Arrossii,
torturando il manico di ceramica fredda.
-
Io vorrei più coraggio, nell'anno nuovo. - Continuò Kevin, sorridendo. Raccogliendo
l'invisibile testimone di quella strana staffetta. - Per me, ma anche per gli
altri... - Mormorò. - Perchè, troppo spesso, le cose
più difficili da dire sono anche le
più importanti. - Lo vidi scambiarsi un'occhiata con suo fratello. Complice in modo sbagliato, intuii nel momento
in cui l'abbraccio di Joseph si fece improvvisamente più deciso, quasi
protettivo. E gli occhi di Kev si incastrarono nei
miei.
-
Io voglio meno cattiveria. - Decretò Chià, spingendomi
a guardarla e ad interrompere bruscamente quel contatto. - Anzi, non ne voglio
proprio...! - Continuò. - Voglio un mondo dove la diversità venga finalmente vista come un pregio e accettata. Che la
smettano tutti di darsi addosso e fare del male per nulla. - Concluse,
mordendosi il labbro.
-
E io... - Esitò Nicholas, facendo scivolare un braccio dietro la schiena di
lei, prima di ricominciare a suonare. Chiara gli si ritrovò premuta addosso,
stretta a lui che quasi non respirava. - Io desidero solo che i giorni futuri,
non solo i prossimi trecentosessantacinque, ma tutti quelli che verranno... Che
siano buoni. Di quelli che ti alzi
col sorriso sulle labbra e la vita ti sembra comunque bellissima...! - Mormorò, socchiudendo gli occhi scuri in un'espressione
beata. Poi si chinò a sussurrare qualcosa all'orecchio della mia amica,
facendola arrossire. Un altro piccolo desiderio segreto, probabilmente.
-
Senza nessuna paura. - Riflettè Kevin ad alta voce.
Ci ritrovammo tutti ad annuire, sorridendo. E restammo in silenzio, seguendo la
melodia crescere di nuovo, sotto le abili mani di Nick.
Come
una firma a quella nostra speciale lettera natalizia. Ci abbracciammo più
stretti, mentre la neve, fuori, cadeva silenziosa e le luci brillavano soffuse,
calde sotto il cielo ghiacciato di New York.
- Buon
Natale, ragazzi. - Soffiò il piccolo, mischiando con un sorriso sincero l'ultima
sillaba al primo ritornello. Buon Natale.
Nell'aria
profumo di zabaione.
"A very merry Christmas and a happy New Year.
Let's hope it's a good one, without any fear..."
(Happy Christmas - John Lennon)