Effetto Truman
This was my
dream, but
now my dream has flown
(Oasis)
(Oasis)
La risata nasce stridula. Rimbalza sull'acqua e rotola e galleggia fino all'isola, dove stormisce fra le foglie rosate degli alberi. Prende forza. Si espande in un cerchio perfetto fino al punto in cui il cielo tocca il mare, trasportata da quel vento così regolare, meccanico e in definitiva così finto che, forse-forse, un sospettino poteva anche venire.
Non, però, di fronte a fortezze di pietra sull'acqua all'orizzonte. Non di fronte a una chimera di slanci sugli scogli, di vette traforate e appuntite da mano aliena, le cui finestrelle tonde ancora brillano di vita. Di queste immagini sono fatti i sogni – i miei, almeno.
Volevo visitarle. Eccomi.
Tiro un pugno all'impalcatura arrugginita. Il dipinto della fortezza scricchiola e ondeggia e si riassesta pacifico.
Fanbagno, Kadish.
E io ci cascai come una pecora. Non so voi. Appena linkata su Ahnonay ero lì a bocca aperta avvinta dalle 'rovine', coi neuroni che si alternavano fra “fiiiiiiiiiiiiigo” e “voglio andaaaaaaaaaaaaaaarci” (e nessun neurone rimasto per osservare bene il bilanciere, ma questa è un'altra figuraccia per un altro giorno). Il resto, come si suol dire, è storia.