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Autore: Nephtian    23/12/2009    2 recensioni
che cosa succederebbe se Amore intervenisse negli affari di Morte?
Genere: Triste, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qua! Sono tornata, tra le mie innumerevoli fic da finire(perdonatemi) ma quest’idea mi era venuta in mente da un sacco di tempo, e finalmente ho avuto l’ispirazione giusta per poterla scrivere.

Che succederebbe se Amore interferisse negli affari della Morte?

Leggete e lo saprete

Ps: sono ben accetti commenti, per favore, lasciate una traccia della vostra lettura, sarebbe carino^^

 

 

Eros e Thanatos

 

Thanatos si guardò intorno, il suo triste regno gli restituì lo sguardo: gli alberi secchi lasciavano i loro rami in balia del vento polveroso, il forte odore di terra, zolfo e incenso permeava ogni cosa, anche le distese di prati verdi rendevano cupa l’atmosfera, i litri di sangue che ogni giorno nutrivano quei teneri fuscelli li rendevano tetri.

Il Dio della Morte si levò dal suo trono, con un movimento solenne, era ora di andare.

Chiamò due servi e disse loro che approntassero i cavalli, poi entrò nella sala dove i quattro cavalieri riposavano dall’eternità, li guardò uno ad uno per memorizzare ogni particolare che non sapesse già.

Avvicinandosi all’urna al centro della sala pronunciò delle parole nella lingua dei morti, parole terribili che i vivi non sono in grado di conoscere.

L’urna si aprì, lasciando fuoriuscire una sorta di ombra densa, che a contatto con la mano del Dio cambiò forma, trasformandosi in un’imponente falce nera.

Thanatos afferrò la falce saldamente, per poi immediatamente voltarsi ed uscire da dove era entrato facendo svolazzare il nero mantello dietro di sé.

Salì sul cocchio e prese le redini con la mano libera, sussurrò un semplice ordine ai purosangue dagli occhi di fuoco, che partirono immediatamente, portando il loro terribile padrone fin nel mondo dei vivi.

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Eros sedeva in mezzo ai sette angeli divini, ascoltando le preghiere che gli umani gli rivolgevano, tentando di scegliere in modo giusto chi accontentare.

Una donna chiedeva che il suo uomo tornasse dopo che l’aveva tradito, un uomo chiedeva vendetta per sua figlia.

Tutte quelle richieste suonavano assurde al suo orecchio, come poteva lui decidere la punizione di alcuno?

I suoi pensieri furono interrotti dalla voce piangente di una madre, che implorava disperata di risparmiare la vita al figlio neonato gravemente malato.

Eros si alzò dallo scranno, raggiungendo le stalle, dove chiese di preparare il bianco stallone di sua proprietà, mentre lui raggiungeva di nuovo la sala degli angeli per poter prendere il suo arco, rimasto appeso al candido muro dietro ai troni.

Cavalcò fino alla superficie terrestre e si diresse più veloce del vento alla sua meta.

 

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Thanatos stringeva la sua falce e stava per abbatterla sul bambino, mentre la donna che era sua madre piangeva implorando di lasciarlo vivere.

Non si accorse dell’arco puntato su di lui, sentì solo la freccia dorata che gli trapassava il petto, infondendo nel suo animo congelato un dolce calore.

“Morte! Non toccare il bambino! È mio protetto, ora!”

“Tu non sai cosa stai facendo, Amore! Questo bambino deve morire! E tu non puoi impedire il mio corso!”

“Se così fosse la mia freccia non avrebbe potuto colpirti!”

“Se tu salvi il bimbo dalla morte, lo condanni”

Eros si avvicinò, squadrando Thanatos per cercare la verità, ma fu solo sangue e tristezza che vide in lui.

Il Nero Messaggero aveva la ferita che sanguinava, il suo animo si andava sciogliendo: non poteva toccare gli strumenti d’Amore, come Eros non poteva sfiorare i suoi senza soccombere.

“Eros, tu hai ucciso la Morte, ma non sarò il solo, tu verrai con me per espiare la tua colpa”

Detto questo la grande e nera falce vibrò nella mano del Giustiziere, che la sollevò, scagliandola addosso alla creatura dalla pelle chiara e i riccioli ramati.

Caddero a terra, feriti mortalmente dalle rispettive armi, implacabili, opposte, ma ugualmente potenti, in grado di distruggersi a vicenda.

Thanatos si rivolse alla donna “Tuo figlio vivrà, ma poiché è solo il suo corpo ad essere sfuggito al mondo dei morti, mentre la sua anima già vi dimora, vivrà come vivono i morti viventi”

“Ma amerà come nessun altro” intervenne il fanciullo candido.

Cominciarono lentamente a svanire, sotto gli occhi attoniti della donna, finchè una voce  profonda e terribile sconquassò le mura della catapecchia.

“Poiché non posso permettere che non vi siano più né amore né morte, sulla terra e sotto, da oggi i terrestri avranno la capacità di donarseli da soli.

Voi Eros e Thanatos, vivrete insieme nel corpo di questo bambino maledetto, che dimorerà nelle profondità degli Inferi col nome sacro di Lucifero.

Così è la mia volontà”

I due Dei mormorarono un “Amen” strozzato, per poi svanire nel nulla.

   
 
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